N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
GENGIS KHAN IN PERSIA
L'OCCUPAZIONE MONGOLA
di Biagio Nuciforo
La
Persia era
il
territorio
che
corrisponde
all’attuale
Iran
(e
parte
dell’Iraq).
La
storia
persiana
è
piena
zeppa
di
cambi
di
potere,
quindi
di
dinastie,
e di
conquistatori:
dagli
Achemenidi
ad
Alessandro
Magno,
dai
Parti
ai
Sasanidi,
dai
Turchi
Selgiuchidi
agli
Ilkhan
Mongoli
e ai
Safavidi.
Nel
1051
circa
la
Persia
cadeva
sotto
il
controllo
dei
Turchi
Selgiuchidi
ān.
Durante
questo
periodo
venne
inaugurata
una
nuova
era
illuminata
dalla
filosofia,
dalla
letteratura,
dall’arte
e
dalle
scienze,
e a
questo
proposito
vennero
fondate
numerose
scuole
teologiche.
La
religione
Islamica
dei
Turcomanni
era
di
matrice
sunnita,
quindi
diversa
da
quella
degli
antichi
Vassalli
degli
Abbasidi,
i
Samanidi,
che
invece
erano
sciiti.
Nel
1092
morì
Malik
Shāh
e
questo
segnò
la
fine
della
dominazione
turca.
Verso
il
1220
i
Mongoli,
popolazione
nomade
insediata
sul
territorio
che
corrisponde
all’odierna
Mongolia
Aniyeh
nord-orientale,
iniziarono
a
conquistare
Gambad-è-Soltaniyeh.
I
Mongoli
erano
organizzati
in
tribù
o
clan
ed
iniziarono
ad
unirsi
grazie
all’abilità
di
un
uomo
carismatico
e
feroce:
Temujin,
passato
alla
storia
con
il
nome
di
Gengis
Khan.
Costui
era
un
pastore
nomade
discendente
da
uno
dei
clan
delle
steppe
dell’Asia
centro-orientale.
I
mongoli
esordirono
sulla
scena
mondiale
con
una
sapiente
organizzazione
del
terrore.
La
loro
storia
è
costellata
di
massacri,
di
città
espugnate,
di
guerra
e
conquiste.
Tutti,
soprattutto
gli
Europei.
Temevano
Gengis
Khan
e la
sua
gente,
ed è
per
questo
motivo
che
tutti
cercavano
di
“farselo
amico”,
inviando
doni
ed
ambasciatori,
creando
così
una
fitta
rete
diplomatica
tra
Oriente
ed
Occidente.
L’impero
Mongolo
fu
vittima
delle
invasioni
proveniente
dall’Est
e
prima
fra
tutte
quella
di
Tamerlano
(appartenente
ad
un
clan
Turco-Mongolo).
Con
questi
ebbe
inizio
un
periodo
di
anarchia
e
caos
in
Persia,
che
fu
nuovamente
smembrata
sotto
i
colpi
di
tribù
e
dinastie
e
dinastie
autonome.
Nel
1218
Gengis
inviò
ambasciatori
e
mercanti
presso
la
città
di
Otrar
(Nord-Est
del
regno
del
Khwarezm)
ma
furono
tutti
giustiziati.
Per
vendetta
il
Capo
Mongolo
saccheggiò
la
stessa
Otrar
ed
avanzò
verso
Samarcanda.
Fu
suo
nipote
Hulagu
Khan
a
completare
la
conquista
della
Persia
e
prese
la
città
di
Baghdad,
eliminando
il
potere
abbasidi;
successivamente
proseguì
verso
il
Mediterraneo
e fu
fermato
solo
dai
Mamelucchi
nel
1260.
La
Persia
divenne
un
Ilkhanato.
I
nuovi
governanti,
detti
Ilkhan
(“luogotenente
del
Khan”)
abbracciarono
l’Islam
(i
Mongoli
erano
buddhisti
e
cristiani).
Quando
Hulagu
conquistò
Baghdad,
eliminò
la
famigerata
“Setta
degli
hashishiyyin”.
Durante
la
marcia
su
Gerusalemme
si
vide
costretto
a
ritirarsi
per
la
morte
del
Gran
Khan
Mongke,
al
quale
successe
Kublai
Khan,
mentre
Hulagu
assunse
il
titolo
di
Ilkhan.
Gli
Ilkhan
si
susseguirono
per
ottant’anni,
ma
non
ci
fu
nessun
evento
eccezionale
tranne
la
perdita
della
Siria
per
mano
mamelucca.
Durante
il
governo
degli
Ilkhan
buddhisti,
i
musulmani
furono
ferocemente
perseguitati;
viceversa
con
la
conversione
islamica
del
1295
furono
i
cristiani
ed i
buddhisti
ad
essere
perseguitati.
Nel
1335
con
la
morte
di
Abu
Sa’id
l’Ilkhanato
iniziò
a
logorarsi.
Durante
l’ottantennio
Mongolo
in
Persia
si
susseguirono
dodici
Ilkhan:
Hulegu
Khan,
Abaqa,
Ahmad,
Arghun,
Gaykhatu,
Baydu,
Ghazan,
Öljeitü,
Abu
Sa'id,
Arpa
Ke'un,
Musa,
Muhammad.
Dopo
un
primo
periodo
di
distruzione,
la
Persia
Mongola
vide
una
grandiosa
rivalutazione
artistica
e la
costruzione
di
alcuni
monumenti
tra
cui
il
Mausoleo
di
Solthanyieh.
Dopo
l’assasinio
dell’ultimo
pretendente
all’Ilkhanato
(1353),
il
potere
fu
preso
da
una
popolazione
originaria
dell’Azerbaigian,
i
Safavidi.
Il
territorio
Mongolo
era
vastissimo,
si
estendeva
da
Pechino
ad
Istanbul,conosciuto
con
il
famigerato
nome
di
Orda
d’Oro
ed è
annoverato
tra
i
grandi
imperi
della
storia.