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N. 23 - Novembre 2009
(LIV)
FUGA DALL' EST
ESPULSIONE DELLE POPOLAZIONI TEDESCHE AL termine DEL II conflitto mondiale
di Marco Siddi
[Nell'Europa
centro-orientale
gli
ultimi
mesi
del
secondo
conflitto
mondiale
e i
primi
mesi
di
pace
furono
caratterizzati
da
enormi
migrazioni
ed
espulsioni
di
massa
di
popolazioni
di
varie
etnie,
in
particolare
tedesche,
polacche,
ungheresi
ed
italiane.
Allo
stesso
tempo,
numerosi
superstiti
delle
migrazioni
forzate
volute
da
Hitler
a
partire
dal
1939
si
misero
in
marcia
per
tentare
un
difficile
ritorno
alle
regioni
dalle
quali
erano
stati
estirpati.
Per
comprendere
le
dimensioni
del
fenomeno,
basti
pensare
che,
nell'agosto
del
1944,
7,8
milioni
di
lavoratori
forzati,
in
gran
parte
sovietici,
polacchi,
francesi
e
italiani,
erano
impiegati
nelle
fabbriche
e
nelle
campagne
del
Terzo
Reich.
Tuttavia,
le
migrazioni
e i
fenomeni
di
pulizia
etnica
più
massicci
nell'ultimo
periodo
di
guerra
e
nei
primi
mesi
di
pace
coinvolsero
le
popolazioni
di
etnia
tedesca
stanziate
nei
Sudeti
e ad
est
dei
fiumi
Oder
e
Neisse,
in
particolare
nelle
allora
province
tedesche
della
Slesia,
Pomerania,
Prussia
Orientale
ed
Occidentale.
Stando
ai
dati
indicati
nella
Dokumentation
der
Vertreibung
der
Deutschen
aus
Ost-Mitteleuropa
(Documentazione
dell'espulsione
dei
tedeschi
dall'Europa
centro-orientale),
circa
14
milioni
di
tedeschi
fuggirono
o
furono
espulsi
dall'Europa
centro-orientale;
circa
2
milioni
di
essi
morirono
durante
la
fuga
a
causa
dei
bombardamenti
sovietici
ed
alleati,
delle
ritorsioni
dell'Armata
Rossa
e
delle
precarie
condizioni
meteorologiche
e
materiali
in
cui
si
svolse
la
fuga.
L'espulsione
della
popolazione
tedesca
da
ampie
zone
dell'Europa
centro-orientale
va
collocata
nel
contesto
delle
politiche
etniche
e
razziali
del
Terzo
Reich
negli
anni
che
la
precedettero.
Fu
il
regime
hitleriano
che
diede
inizio
ad
ampie
migrazioni
forzate
di
gruppi
etnici
nella
regione,
in
particolare
a
partire
dal
1938
con
il
programma
Heim
ins
Reich
('A
casa
nel
Reich'),
che
prevedeva
il
trasferimento
nel
Reich
di
migliaia
di
tedeschi
(Volksdeutsche)
stanziati
al
di
fuori
dei
confini
della
Germania.
Con
lo
scoppio
della
guerra,
l'occupazione
della
Polonia
ed
il
patto
Molotov-Ribbentrop
dell'agosto
1939,
'Heim
ins
Reich'
assunse
proporzioni
ancora
più
ampie.
Centinaia
di
migliaia
di
individui
di
etnia
tedesca
stanziati
in
Bucovina,
Bessarabia,
nelle
repubbliche
baltiche
(regioni
che
vennero
annesse
all'Urss
in
seguito
al
patto
Molotov-Ribbentrop),
in
Dobrugia
e in
Jugoslavia
furono
costretti
a
migrare
nelle
province
annesse
al
Terzo
Reich
dopo
l'occupazione
della
Polonia.
Contemporaneamente,
i
polacchi
e
gli
ebrei
che
abitavano
nelle
regioni
annesse
furono
sistematicamente
internati
in
campi
di
concentramento
ed
espulsi
nel
Governatorato
Generale,
lo
stato
fantoccio
creato
dai
nazisti
nelle
province
polacche
non
annesse
al
Reich.
Qui
molti
di
essi
vennero
sterminati
nei
campi
di
Auschwitz-Birkenau,
Belzec,
Majdanek,
Sobibor
e
Treblinka.
In
seguito
all'invasione
dell'Urss
nel
giugno
del
1941,
i
piani
nazisti
di
sterminio
e
ripopolamento
con
individui
di
etnia
tedesca
furono
estesi
ad
ampie
aree
del
territorio
sovietico.
Il
Generalplan
Ost
(Piano
Generale
Est),
elaborato
alla
vigilia
dell'attacco
all'Urss
dall'
Ufficio
Principale
per
la
Sicurezza
del
Reich
(Reichssicherheitshauptamt),
prevedeva
la
riduzione
in
stato
di
schiavitù
della
gran
parte
della
popolazione
sovietica
e la
successiva
espulsione
a
est
degli
Urali
e lo
sterminio
di
quest'ultima.
Solo
una
frazione
delle
etnie
stanziate
nell'Urss
che,
secondo
i
piani
nazisti,
erano
più
adatte
alla
germanizzazione
sarebbero
sopravvissute.
Ampie
aree
dell'Europa
orientale,
in
particolare
i
paesi
baltici,
l'Ucraina
ed
il
Caucaso
fino
al
Volga,
sarebbero
diventate
terre
di
insediamento
per
coloni
tedeschi
e
sottoposte
allo
sfruttamento
economico
del
“Grande
Reich”
L'esito
sfavorevole
del
conflitto
con
l'Unione
Sovietica
impedì
la
realizzazione
del
Generalplan
Ost,
il
quale
doveva
essere
portato
a
compimento
nell'arco
dei
25-30
anni
successivi
alla
sconfitta
militare
sull'Urss.
Tuttavia,
durante
la
guerra
e
l'occupazione
nazista
delle
province
occidentali
dell'Urss
alcune
fasi
preliminari
del
piano
vennero
messe
in
pratica,
come
dimostrano
il
trattamento
brutale
riservato
dalla
Wehrmacht
e le
SS
ai
prigionieri
di
guerra
sovietici
ed
alla
popolazione
locale,
lo
sfruttamento
indiscriminato
delle
risorse
economiche
delle
aree
occupate
e la
deportazione
di
numerosi
cittadini
sovietici
per
lavori
forzati
o
per
la
loro
liquidazione
in
campi
di
sterminio.
Già
nel
novembre
del
1941,
a
pochi
mesi
dall'attacco
all'Urss,
leaders
nazisti
quali
Hermann
Goering
pronosticavano
l'imminente
morte
per
inedia
di
milioni
di
cittadini
sovietici
e
informavano
dei
loro
piani
persino
alti
funzionari
dei
governi
alleati
con
la
Germania,
tra
cui
l'allora
ministro
degli
esteri
dell'Italia
fascista
Galeazzo
Ciano.
Dopo
aver
sventato
il
piano
nazista
di
conquista
militare
dell'Unione
Sovietica,
nell'autunno
del
1944
le
truppe
dell'Armata
Rossa
raggiunsero
i
confini
orientali
del
Terzo
Reich
e si
prepararono
per
l'offensiva
finale
verso
Berlino.
La
martellante
propaganda
antisovietica
del
regime
nazista,
che
descriveva
i
soldati
sovietici
come
brutali
orde
asiatiche
di
“sottouomini”
(Untermenschen),
incrementò
il
timore
della
popolazione
tedesca
nei
confronti
della
sempre
più
prossima
invasione
sovietica
del
Reich.
Le
prime
efferatezze
compiute
da
truppe
dell'Armata
Rossa
nei
confronti
di
civili
tedeschi
in
Prussia
Orientale
sembrarono
sostanziare
le
cupe
previsioni
della
propaganda
di
Goebbels.
Per
questo
motivo,
quando
l'esercito
sovietico
lanciò
un'offensiva
generale
nel
gennaio
del
1945
e
fece
vacillare
l'intero
fronte
orientale
tedesco,
gran
parte
della
popolazione
tedesca
stanziata
in
Prussia
Orientale,
Slesia,
Pomerania
e
Posnania
fuggì
precipitosamente
verso
ovest,
nel
disperato
tentativo
di
sottrarsi
all'occupazione
sovietica.
I
drammatici
avvenimenti
in
Prussia
Orientale,
una
provincia
del
Reich
dove
nel
1944
si
trovavano
circa
2,5
milioni
di
tedeschi,
esemplificano
il
tragico
destino
a
cui
andò
incontro
gran
parte
della
popolazione
tedesca
stanziata
a
est
dei
fiumi
Oder
e
Neisse.
La
rapida
offensiva
sovietica
accerchiò
la
provincia
in
soli
dieci
giorni,
tagliando
i
collegamenti
via
terra
col
resto
della
Germania.
Alle
centinaia
di
migliaia
di
civili
tedeschi
in
fuga
non
restò
altro
che
riversarsi
nelle
città
portuali
della
provincia,
alla
ricerca
di
una
nave
che
li
trasportasse
ad
occidente,
oppure
tentare
di
sfuggire
all'accerchiamento
dell'Armata
Rossa
a
piedi,
attraverso
la
laguna
ghiacciata
alla
foce
del
fiume
Vistola
e
l'istmo
di
terra
del
Frische
Nehrung
(o 'Mierzeja
Wiślana',
in
polacco).
In
entrambi
i
casi,
le
colonne
di
profughi
erano
sottoposte
ai
bombardamenti
dell'aviazione
sovietica
e al
rischio
di
essere
raggiunti
dai
reparti
avanzati
dell'Armata
Rossa.
Le
tormente
di
neve,
con
una
temperatura
che
rimase
per
settimane
sotto
lo
zero,
resero
la
fuga
ancora
più
drammatica.
Poiché
gran
parte
degli
uomini
si
trovavano
al
fronte
o in
prigionia,
furono
soprattutto
donne,
bambini
ed
anziani
a
fuggire.
La
loro
fuga
fu
resa
ancora
più
ardua
dalla
totale
assenza
di
piani
di
evacuazione;
infatti,
benchè
conscio
dei
rischi
che
incombevano
sulla
popolazione
civile
in
vista
dell'imminente
offensiva
sovietica,
il
governo
provinciale
nazista
guidato
dal
fanatico
Erich
Koch
aveva
rifiutato
di
preparare
piani
di
evacuazione,
ritenendoli
una
manifestazione
di
disfattismo.
Inoltre,
l'esercito
e la
marina
tedesca
ricevettero
ordini
di
concentrarsi
esclusivamente
sulle
operazioni
belliche
e di
prestare
aiuto
alle
colonne
di
rifugiati
solo
qualora
tale
attività
non
fosse
d'intralcio
per
il
movimento
delle
truppe.
La
Wehrmacht
si
riservò
l'uso
delle
migliori
strade
e
spesso
costrinse
le
colonne
di
profughi
a
procedere
attraverso
i
campi
ai
lati
della
strada,
in
modo
tale
da
non
rallentare
lo
spostamento
dei
mezzi
corazzati
nei
pressi
del
fronte.
Ospedali,
mense
e i
centri
allestiti
dall'organizzazione
di
welfare
del
Reich
(Nationalsozialistische
Volkswohlfahrt),
già
messi
a
dura
prova
dal
costante
flusso
di
feriti
dal
fronte,
furono
soverchiati
dalla
massa
di
rifugiati.
A
causa
di
queste
circostanze,
il
bilancio
umano
della
fuga
fu
drammatico.
Nella
sola
Prussia
Orientale
300.000
civili
tedeschi
perirono
a
causa
dei
bombardamenti
alleati,
del
freddo
e
delle
precarie
condizioni
materiali
in
cui
si
svolse
la
fuga.
Tuttavia,
650.000
prussiani
riuscirono
ad
imbarcarsi
nel
piccolo
porto
di
Pillau
(oggi
Baltyisk,
in
Russia)
e
sfuggirono
all'accerchiamento
sovietico
via
mare;
inoltre,
altri
700.000
raggiunsero
l'adiacente
Pomerania
via
terra,
di
cui
ben
450,000
attraversando
la
laguna
ghiacciata
alla
foce
della
Vistola
e il
Frische
Nehrung.
500.000
tedeschi
restarono
in
Prussia
Orientale,
ma
vennero
in
gran
parte
espulsi
dopo
il
termine
della
guerra.
Pochi
mesi
dopo
gli
eventi
sopra
descritti,
nel
luglio
del
1945
alla
Conferenza
di
Potsdam
veniva
formalizzata
l'espulsione
delle
popolazioni
di
etnia
tedesca
dai
Sudeti
e
dalle
province
tedesche
a
est
della
linea
Oder-Neisse.
L'articolo
XIII
dell'accordo
di
Potsdam,
intitolato
'trasferimento
regolato
delle
popolazioni
tedesche',
recitava:
'I
tre
governi
alleati,
avendo
preso
in
considerazione
la
questione
in
tutti
i
suoi
aspetti,
riconoscono
che
il
trasferimento
in
Germania
delle
popolazioni
tedesche
ed
elementi
appartenenti
ad
esse
ancora
stanziati
in
Polonia,
Cecoslovacchia
e
Ungheria
dovrà
essere
effettuato.
Essi
[i
governi
alleati]
concordano
che
qualsiasi
trasferimento
debba
essere
effettuato
in
modo
umano
e
regolato'.
Tuttavia,
i
trasferimenti
dei
civili
tedeschi
non
furono
né
umani
né
regolati;
spesso
si
verificarono
vere
e
proprie
espulsioni
di
massa.
Inoltre,
per
volere
del
dittatore
sovietico
Josif
Stalin
sia
i
confini
occidentali
che
orientali
della
Polonia
vennero
tracciati
più
ad
occidente
rispetto
alle
aree
realmente
abitate
dalla
popolazione
polacca.
Di
conseguenza,
le
province
tedesche
della
Slesia,
Prussia
Occidentale,
gran
parte
della
Pomerania
e
l'intera
Posnania
furono
incorporate
nel
nuovo
stato
polacco,
che
si
mise
subito
all'opera
per
garantire
l'espulsione
dei
tedeschi
superstiti
e il
ripopolamento
di
queste
aree
con
cittadini
polacchi;
l'intera
area
dei
Sudeti
venne
assegnata
alla
Cecoslovacchia,
dove
il
governo
Beneš
procedette
all'espulsione
di
circa
3
milioni
di
individui
di
etnia
tedesca.
La
Prussia
Orientale
venne
spartita
tra
Polonia
ed
Unione
Sovietica
e la
sua
capitale
Königsberg
venne
ripopolata
da
coloni
russi
e
rinominata
Kaliningrad.
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