contemporanea
TRA SFORTUNA E TRAGEDIE
FRITZ JULIUS LEMP E LA VICENDA DELLA
NAVE ATHENIA
di Lorenzo Lena
Tsingtao, odierna Qingdao, è una città
affacciata sul Mar Giallo di fronte alla
penisola coreana. Dal 1897 al 1914 è
stata capoluogo della colonia tedesca di
Kiao-Ciao, un territorio cinese occupato
dopo la repressione della Rivolta dei
Boxer (ultimo atto di una spartizione in
corso da tempo). Allo scoppio della
guerra le colonie tedesche furono
lasciate a loro stesse e si difesero con
le poche forze a disposizione. Quelle
asiatiche, in particolare, si
ritrovarono completamente accerchiate e
Tsingtao, assediata da una forza
anglo-giapponese, cadde nel novembre
1914.
L’anno precedente era nato, figlio di un
ufficiale coloniale, Fritz Julius Lemp.
Cresciuto in una Germania sconfitta e
sconvolta, Lemp si arruolò nella
Reichsmarine nel 1931 (Kriegsmarine
hitleriana dal 1935) e nel 1936 passò
alla specialità sommergibilista,
assumendo il primo comando due anni
dopo.
Il primo settembre 1939 Hitler invase la
Polonia, due giorni dopo Francia e Gran
Bretagna dichiararono guerra. Nel
pomeriggio dello stesso giorno,
nell’Atlantico settentrionale, Lemp si
trovava al comando dell’U-30
quando individuò una nave diretta a
ovest e la identificò come un piroscafo
da carico, legittimo bersaglio della
guerra appena iniziata. Il comportamento
della nave, che procedeva in oscuramento
e zigzagando, potrebbe aver contribuito
a tale sciagurata interpretazione. Si
trattava della SS Athenia, nave
di linea con oltre mille persone dirette
da Liverpool a Montreal.
A bordo la notizia delle ostilità era
appena arrivata e l’equipaggio stava
prendendo le necessarie contromisure
quando un siluro colpì (un secondo
ordigno, difettoso, tornò verso il
sommergibile che riuscì a evitarlo). L’Athenia
impiegò 14 ore per affondare, portandosi
dietro 118 morti, tra cui decine di
statunitensi e canadesi. Lemp si accorse
subito del tragico errore e i vertici
nazisti si affannarono a nascondere ogni
prova del crimine, una violazione del
diritto bellico che rischiava di
trascinare in guerra gli Stati Uniti
quando l’esercito tedesco non era
nemmeno arrivato a Varsavia.
Il giornale di bordo venne falsificato,
attestando che il sommergibile era in
tutt’altra zona operativa, l’equipaggio
fu costretto a tenere segreto l’accaduto
e Joseph Goebbels, ministro della
propaganda secondo a nessuno quanto a
ipocrisia e sfacciataggine, sparse la
notizia che l’Athenia fosse
incappata in una mina inglese, arrivando
a sostenere che gli inglesi l’avevano
affondata di proposito per incolpare i
tedeschi.
Ben presto la vicenda fu dimenticata
sotto l’incalzare degli eventi, la
verità sul primo affondamento della
seconda guerra mondiale venne alla luce
durante il processo di Norimberga, con
l’interrogatorio dell’ex ammiraglio
Erich Reader, comandante della
Kriegsmarine.
La distruzione dell’Athenia non
portò in guerra gli Stati Uniti, ma le
conseguenze per i tedeschi si rivelarono
ugualmente disastrose. Gli inglesi,
nello spirito di compromesso del primo
ministro Neville Chamberlain, cullavano
la convinzione che la Germania avrebbe
condotto la guerra nel rispetto dei
trattati internazionali che, tra le
altre cose, regolamentavano severamente
l’impiego dei sommergibili.
Lemp, con il suo errore, distrusse
questa certezza fin dal primo giorno.
Winston Churchill, nominato quella
mattina primo lord dell’Ammiragliato
dopo un decennio fuori dal governo,
sarebbe partito dal caso Athenia
per prendere una serie di iniziative
culminate nella reintroduzione del
sistema dei convogli scortati, soluzione
che si era rivelata decisiva nel primo
conflitto, ma vista come fumo negli
occhi da armatori e assicuratori per i
costi di trasporto.
Il sistema fu lentissimo a entrare a
regime, anche per la posizione
tutt’altro che salda dello stesso
Churchill, che riconobbe la minaccia
subacquea ma centellinò per anni gli
sforzi per combatterla. Fino a dicembre
1939 gli U-Boot affondarono ben
110 mercantili inglesi, a cui aggiungere
la portaerei HMS Corageous e la
corazzata HMS Royal Oak,
quest’ultima distrutta alla fonda nella
protettissima roccaforte di Scapa Flow,
a nord della Scozia.
Un’umiliazione nazionale per la Gran
Bretagna, che avrebbe potuto stroncare
la carriera di Churchill. Winston, con
l’eccezionale misto di cinismo e sagacia
che lo contraddistinse, si comportò da
politico navigato: incolpò il suo
predecessore per lo stato pietoso dei
sistemi di difesa.
La prima crociera di guerra dell’U-30
non era però ancora conclusa e avrebbe
visto altri momenti concitati. Il 14
settembre intercettò il piroscafo SS
Fanad Head, obiettivo legittimo.
Memore del disastroso errore di undici
giorni prima e sotto nuovi ordini che
vietavano tassativamente di attaccare
senza preavviso navi non militari, Lemp
intimò l’alt con dei colpi di
avvertimento. Prima di fermarsi la nave
lanciò una richiesta di aiuto che,
raccolta dalla portaerei HMS Ark
Royal, diede avvio a una serie di
azioni tanto confuse quanto improbabili.
Tre aerei sopraggiunsero mentre i
tedeschi, messo in sicurezza
l’equipaggio, stavano per distruggere il
piroscafo. In due sganciarono a bassa
quota ma le esplosioni, mancato il
sommergibile, colpirono i velivoli
stessi. I piloti, sopravvissuti, vennero
tratti in salvo dai tedeschi. Il terzo
aereo obbligò l’U-30 a
un’immersione così rapida che i marinai
sul Fanad Head non riuscirono a
rientrare. Uno, sul ponte del
sommergibile, rimase letteralmente in
acqua.
L’U-30 restò in zona, senza
riuscire a scollegarsi dal battello
gonfiabile con cui stava imbarcando
viveri dal piroscafo e che prese a
segnalarne la posizione come una
bizzarra boa. Manovrando sott’acqua per
tornare vicino alla nave, Lemp andò a
sbattere contro la fiancata deformando i
tubi lanciasiluri, ma riuscì a
recuperare i suoi uomini. Inseguito da
aerei e navi inglesi, poté finalmente
tagliare la cima della scialuppa e,
prima di allontanarsi, affondò il
Fanad Head con l’unico tubo di
lancio ancora attivo. I due piloti
catturati avrebbero passato i successivi
sei anni in un campo di prigionia. Meno
fortunato fu l’U-39, che
approfittando del caos aveva puntato al
bersaglio grosso e attaccato la Ark
Royal senza esito, venendo
individuato e affondato dalle navi di
scorta.
L’U-30 compì 8 crociere e affondò
15 navi al comando di Lemp. Nel novembre
1940 questi prese il comando dell’U-110,
un modello migliorato ma concettualmente
identico. Anche con esso non mancarono i
momenti, per così dire, tragicomici. Nel
marzo 1941, nella fretta di aprire il
fuoco con il cannone, gli artiglieri
dimenticarono di rimuovere la protezione
della bocca da fuoco, facendo così
esplodere l’arma. Per i danni subiti, l’U-110
dovette rientrare in porto.
Nel maggio successivo il battello trovò
una fine a suo modo unica, mentre il suo
comandante non sopravvisse all’ennesima
disavventura. Un “branco di lupi” di
quattro sommergibili attaccò il
convoglio OB318, in navigazione da
Liverpool al Canada (la stessa rotta
dell’Athenia due anni prima).
Preso di mira dalla scorta, l’U-110
fu costretto a riemergere e Lemp ordinò
di abbandonare il sommergibile e
distruggerlo. Con le navi inglesi che
iniziavano a recuperare i naufraghi,
divenne evidente che l’autodistruzione
dell’U-110 non aveva funzionato.
Il comandante dell’HMS Bulldog
colse l’occasione per inviare una
squadra d’abbordaggio e recuperare più
materiale possibile compreso, se
possibile, il sommergibile stesso. Anche
Lemp vide che il suo battello restava a
galla e tornò a nuoto verso di esso. Le
circostanze della sua morte non sono
chiare, probabile è che sia annegato
come altri quattordici marinai dell’U-110,
nel tentativo di azionare le cariche di
demolizione. Altri sostengono che gli
inglesi gli abbiano sparato, ma questi
hanno sempre negato di aver fatto fuoco
sugli uomini in mare. Il suo corpo non
venne mai ritrovato.
L’U-110 sarebbe affondato, a
causa dei danni riportati, mentre veniva
trainato in Gran Bretagna. Quanto
recuperato, documenti di intelligence,
cifrari e una macchina Enigma
completa, fu comunque uno straordinario
colpo di fortuna che contribuì a
decifrare le comunicazioni tra Berlino e
gli U-Boot in navigazione. Re
Giorgio VI decorò personalmente i
protagonisti dell’operazione.
Fritz Julius Lemp, nato in Cina sotto
l’impero del Kaiser e morto
nell’Atlantico combattendo per il
Reich di Hitler, fu perseguitato
dalla sfortuna e resterà nella storia
per la criminale, seppur non
intenzionale, distruzione della SS
Athenia. Affondando una nave di
linea e facendo cadere il suo apparato
di comunicazione in mano agli inglesi,
causò alla Germania più problemi di
quanti ne ebbero gli inglesi per le
venti navi che affondò nei suoi anni di
servizio. La morte in combattimento gli
evitò l’umiliazione di un processo e la
probabile fucilazione, destino di altri
sommergibilisti tedeschi che affondarono
navi non combattenti e, per diversi
motivi, si rifiutarono di soccorrere i
naufraghi.
È probabile il corso degli eventi non
sarebbe mutato sensibilmente se, nel
pomeriggio del 3 settembre 1939, il
comandante dell’U-30 non avesse
sbagliato l’identificazione del
bersaglio. Tanto meno se, due anni dopo,
l’U-110 si fosse correttamente
auto-affondato. Lo schema storico era
così ampio che un singolo individuo non
avrebbe potuto modificarlo. Ciò detto,
la straordinaria storia di errori e
sfortune di Fritz Lemp è perfettamente
inserita nel titanico scontro dei grandi
personaggi del Novecento, e merita di
essere conosciuta.
Ultima circostanza beffarda, tra
tragedie e momenti surreali, l’U-30
fu forse l’unico sommergibile tedesco a
restare operativo dall’inizio alla fine
della guerra senza venire mai colpito
dal nemico e senza perdere un solo
marinaio imbarcato.
Venne smantellato nel 1946.
Riferimenti bibliografici:
AA.VV., Storie segrete dell’ultima
guerra, Selezione dal Reader’s
Digest, 1960.
Dimbleby J., La battaglia decisiva
della seconda guerra mondiale. Come gli
alleati hanno sconfitto i nazisti
sull’Atlantico, Newton Compton
Editori, 2016.
Valzania S., U-Boot. Storie di uomini
e di sommergibili nella seconda guerra
mondiale, Mondadori, 2011. |