[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

170 / FEBBRAIO 2022 (CCI)


contemporanea

TRA SFORTUNA E TRAGEDIE

FRITZ JULIUS LEMP E LA VICENDA DELLA NAVE ATHENIA

di Lorenzo Lena

 

Tsingtao, odierna Qingdao, è una città affacciata sul Mar Giallo di fronte alla penisola coreana. Dal 1897 al 1914 è stata capoluogo della colonia tedesca di Kiao-Ciao, un territorio cinese occupato dopo la repressione della Rivolta dei Boxer (ultimo atto di una spartizione in corso da tempo). Allo scoppio della guerra le colonie tedesche furono lasciate a loro stesse e si difesero con le poche forze a disposizione. Quelle asiatiche, in particolare, si ritrovarono completamente accerchiate e Tsingtao, assediata da una forza anglo-giapponese, cadde nel novembre 1914.

 

L’anno precedente era nato, figlio di un ufficiale coloniale, Fritz Julius Lemp. Cresciuto in una Germania sconfitta e sconvolta, Lemp si arruolò nella Reichsmarine nel 1931 (Kriegsmarine hitleriana dal 1935) e nel 1936 passò alla specialità sommergibilista, assumendo il primo comando due anni dopo.

 

Il primo settembre 1939 Hitler invase la Polonia, due giorni dopo Francia e Gran Bretagna dichiararono guerra. Nel pomeriggio dello stesso giorno, nell’Atlantico settentrionale, Lemp si trovava al comando dell’U-30 quando individuò una nave diretta a ovest e la identificò come un piroscafo da carico, legittimo bersaglio della guerra appena iniziata. Il comportamento della nave, che procedeva in oscuramento e zigzagando, potrebbe aver contribuito a tale sciagurata interpretazione. Si trattava della SS Athenia, nave di linea con oltre mille persone dirette da Liverpool a Montreal.

 

A bordo la notizia delle ostilità era appena arrivata e l’equipaggio stava prendendo le necessarie contromisure quando un siluro colpì (un secondo ordigno, difettoso, tornò verso il sommergibile che riuscì a evitarlo). L’Athenia impiegò 14 ore per affondare, portandosi dietro 118 morti, tra cui decine di statunitensi e canadesi. Lemp si accorse subito del tragico errore e i vertici nazisti si affannarono a nascondere ogni prova del crimine, una violazione del diritto bellico che rischiava di trascinare in guerra gli Stati Uniti quando l’esercito tedesco non era nemmeno arrivato a Varsavia.

 

Il giornale di bordo venne falsificato, attestando che il sommergibile era in tutt’altra zona operativa, l’equipaggio fu costretto a tenere segreto l’accaduto e Joseph Goebbels, ministro della propaganda secondo a nessuno quanto a ipocrisia e sfacciataggine, sparse la notizia che l’Athenia fosse incappata in una mina inglese, arrivando a sostenere che gli inglesi l’avevano affondata di proposito per incolpare i tedeschi.

 

Ben presto la vicenda fu dimenticata sotto l’incalzare degli eventi, la verità sul primo affondamento della seconda guerra mondiale venne alla luce durante il processo di Norimberga, con l’interrogatorio dell’ex ammiraglio Erich Reader, comandante della Kriegsmarine.

 

La distruzione dell’Athenia non portò in guerra gli Stati Uniti, ma le conseguenze per i tedeschi si rivelarono ugualmente disastrose. Gli inglesi, nello spirito di compromesso del primo ministro Neville Chamberlain, cullavano la convinzione che la Germania avrebbe condotto la guerra nel rispetto dei trattati internazionali che, tra le altre cose, regolamentavano severamente l’impiego dei sommergibili.

 

Lemp, con il suo errore, distrusse questa certezza fin dal primo giorno. Winston Churchill, nominato quella mattina primo lord dell’Ammiragliato dopo un decennio fuori dal governo, sarebbe partito dal caso Athenia per prendere una serie di iniziative culminate nella reintroduzione del sistema dei convogli scortati, soluzione che si era rivelata decisiva nel primo conflitto, ma vista come fumo negli occhi da armatori e assicuratori per i costi di trasporto.

 

Il sistema fu lentissimo a entrare a regime, anche per la posizione tutt’altro che salda dello stesso Churchill, che riconobbe la minaccia subacquea ma centellinò per anni gli sforzi per combatterla. Fino a dicembre 1939 gli U-Boot affondarono ben 110 mercantili inglesi, a cui aggiungere la portaerei HMS Corageous e la corazzata HMS Royal Oak, quest’ultima distrutta alla fonda nella protettissima roccaforte di Scapa Flow, a nord della Scozia.

 

Un’umiliazione nazionale per la Gran Bretagna, che avrebbe potuto stroncare la carriera di Churchill. Winston, con l’eccezionale misto di cinismo e sagacia che lo contraddistinse, si comportò da politico navigato: incolpò il suo predecessore per lo stato pietoso dei sistemi di difesa. 

 

La prima crociera di guerra dell’U-30 non era però ancora conclusa e avrebbe visto altri momenti concitati. Il 14 settembre intercettò il piroscafo SS Fanad Head, obiettivo legittimo. Memore del disastroso errore di undici giorni prima e sotto nuovi ordini che vietavano tassativamente di attaccare senza preavviso navi non militari, Lemp intimò l’alt con dei colpi di avvertimento. Prima di fermarsi la nave lanciò una richiesta di aiuto che, raccolta dalla portaerei HMS Ark Royal, diede avvio a una serie di azioni tanto confuse quanto improbabili.

 

Tre aerei sopraggiunsero mentre i tedeschi, messo in sicurezza l’equipaggio, stavano per distruggere il piroscafo. In due sganciarono a bassa quota ma le esplosioni, mancato il sommergibile, colpirono i velivoli stessi. I piloti, sopravvissuti, vennero tratti in salvo dai tedeschi. Il terzo aereo obbligò l’U-30 a un’immersione così rapida che i marinai sul Fanad Head non riuscirono a rientrare. Uno, sul ponte del sommergibile, rimase letteralmente in acqua.

 

L’U-30 restò in zona, senza riuscire a scollegarsi dal battello gonfiabile con cui stava imbarcando viveri dal piroscafo e che prese a segnalarne la posizione come una bizzarra boa. Manovrando sott’acqua per tornare vicino alla nave, Lemp andò a sbattere contro la fiancata deformando i tubi lanciasiluri, ma riuscì a recuperare i suoi uomini. Inseguito da aerei e navi inglesi, poté finalmente tagliare la cima della scialuppa e, prima di allontanarsi, affondò il Fanad Head con l’unico tubo di lancio ancora attivo. I due piloti catturati avrebbero passato i successivi sei anni in un campo di prigionia. Meno fortunato fu l’U-39, che approfittando del caos aveva puntato al bersaglio grosso e attaccato la Ark Royal senza esito, venendo individuato e affondato dalle navi di scorta.

 

L’U-30 compì 8 crociere e affondò 15 navi al comando di Lemp. Nel novembre 1940 questi prese il comando dell’U-110, un modello migliorato ma concettualmente identico. Anche con esso non mancarono i momenti, per così dire, tragicomici. Nel marzo 1941, nella fretta di aprire il fuoco con il cannone, gli artiglieri dimenticarono di rimuovere la protezione della bocca da fuoco, facendo così esplodere l’arma. Per i danni subiti, l’U-110 dovette rientrare in porto.

 

Nel maggio successivo il battello trovò una fine a suo modo unica, mentre il suo comandante non sopravvisse all’ennesima disavventura. Un “branco di lupi” di quattro sommergibili attaccò il convoglio OB318, in navigazione da Liverpool al Canada (la stessa rotta dell’Athenia due anni prima). Preso di mira dalla scorta, l’U-110 fu costretto a riemergere e Lemp ordinò di abbandonare il sommergibile e distruggerlo. Con le navi inglesi che iniziavano a recuperare i naufraghi, divenne evidente che l’autodistruzione dell’U-110 non aveva funzionato.

 

Il comandante dell’HMS Bulldog colse l’occasione per inviare una squadra d’abbordaggio e recuperare più materiale possibile compreso, se possibile, il sommergibile stesso. Anche Lemp vide che il suo battello restava a galla e tornò a nuoto verso di esso. Le circostanze della sua morte non sono chiare, probabile è che sia annegato come altri quattordici marinai dell’U-110, nel tentativo di azionare le cariche di demolizione. Altri sostengono che gli inglesi gli abbiano sparato, ma questi hanno sempre negato di aver fatto fuoco sugli uomini in mare. Il suo corpo non venne mai ritrovato.

 

L’U-110 sarebbe affondato, a causa dei danni riportati, mentre veniva trainato in Gran Bretagna. Quanto recuperato, documenti di intelligence, cifrari e una macchina Enigma completa, fu comunque uno straordinario colpo di fortuna che contribuì a decifrare le comunicazioni tra Berlino e gli U-Boot in navigazione. Re Giorgio VI decorò personalmente i protagonisti dell’operazione.

 

Fritz Julius Lemp, nato in Cina sotto l’impero del Kaiser e morto nell’Atlantico combattendo per il Reich di Hitler, fu perseguitato dalla sfortuna e resterà nella storia per la criminale, seppur non intenzionale, distruzione della SS Athenia. Affondando una nave di linea e facendo cadere il suo apparato di comunicazione in mano agli inglesi, causò alla Germania più problemi di quanti ne ebbero gli inglesi per le venti navi che affondò nei suoi anni di servizio. La morte in combattimento gli evitò l’umiliazione di un processo e la probabile fucilazione, destino di altri sommergibilisti tedeschi che affondarono navi non combattenti e, per diversi motivi, si rifiutarono di soccorrere i naufraghi.

 

È probabile il corso degli eventi non sarebbe mutato sensibilmente se, nel pomeriggio del 3 settembre 1939, il comandante dell’U-30 non avesse sbagliato l’identificazione del bersaglio. Tanto meno se, due anni dopo, l’U-110 si fosse correttamente auto-affondato. Lo schema storico era così ampio che un singolo individuo non avrebbe potuto modificarlo. Ciò detto, la straordinaria storia di errori e sfortune di Fritz Lemp è perfettamente inserita nel titanico scontro dei grandi personaggi del Novecento, e merita di essere conosciuta.

 

Ultima circostanza beffarda, tra tragedie e momenti surreali, l’U-30 fu forse l’unico sommergibile tedesco a restare operativo dall’inizio alla fine della guerra senza venire mai colpito dal nemico e senza perdere un solo marinaio imbarcato.

Venne smantellato nel 1946.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

AA.VV., Storie segrete dell’ultima guerra, Selezione dal Reader’s Digest, 1960.

Dimbleby J., La battaglia decisiva della seconda guerra mondiale. Come gli alleati hanno sconfitto i nazisti sull’Atlantico, Newton Compton Editori, 2016.

Valzania S., U-Boot. Storie di uomini e di sommergibili nella seconda guerra mondiale, Mondadori, 2011.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]