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N. 137 - Maggio 2019 (CLXVIII)

LA PARABOLA DEL BOIA FRANZ STANGL

TRA MEMORIA, RIGURGITI NAZIFASCISTI E TEORIE NEGAZIONISTE - PARTE I
di Francesco Cappellani

 

Stiamo assistendo a un preoccupante ritorno di ideologie fasciste e naziste che si sperava fossero definitivamente tramontate dopo l’immane tragedia della seconda guerra mondiale col suo carico di oltre cinquanta milioni di vittime. Sembra che la storia di quella catastrofe e le ragioni che la provocarono vengano lentamente avvolte nell’oblio o reinterpretate in modo distorto e antistorico.

 

È questo il caso delle teorie negazioniste, sviluppatesi maggiormente verso gli anni Ottanta del secolo scorso, intese a sostenere che il genocidio degli ebrei perpetrato dalla Germania nazista in realtà non sia veramente esistito e in ogni caso non nella misura documentata dagli storici.

 

Sono indicative le dichiarazioni rilasciate il 24 novembre 2017 a La Zanzara su Radio 24 da parte di Leonardo Cabras, coordinatore toscano di Forza Nuova: “Guardate che ci sono molti ebrei che la pensano in un altro modo. Pensano che c’è un’industria, un business sull’Olocausto e che le camere a gas non sono esistite. Ci sono molti ebrei antisionisti che dicono questo” e prosegue “Personalmente ho molti dubbi sull’esistenza delle camere a gas. Non ritengo ci fosse la volontà di sterminare il popolo ebraico”.

 

Negli anni Cinquanta, un ex deportato politico nel campo di Buchenwald, Paul Rassinier, pubblicò un libro, Le Mensonge d’Ulysse, dove la Shoah veniva definita una “menzogna storica” elaborata dagli Alleati a danno della Germania, e che l’esistenza delle camere a gas non poteva essere considerata indiscutibilmente stabilita. Rassinier, che pure era stato torturato dai nazisti, basava il suo negazionismo sui seguenti punti: i sopravvissuti ai campi di sterminio avevano esagerato nel descrivere le atrocità viste e sopportate nei lager, il numero delle vittime è stato ingigantito, le violenze avvenute nei campi sono da attribuire per la gran parte agli stessi prigionieri.

 

Dopo Rassinier altri autori hanno sostenuto tesi negazioniste ma, per qualche decennio, i loro scritti hanno avuto scarso rilievo sia a livello storico che dei mass-media. Dopo gli anni Settanta vi è stato un risveglio e un nuovo interesse verso il “revisionismo” di fatti già conclamati dovuto a una sempre maggiore distanza temporale dagli anni della guerra e a un insorgere delle nuove tendenze di destra in tutta Europa.

 

Nel 1978 viene fondato a Torrance, California, l’Institute of Historical Review, che raccoglie i negazionisti di tutto il mondo; recentemente l’attuale direttore dell’Istituto, Mark Weber, ha affermato che “il ricordo dell’Olocausto non è, come dicono i suoi sostenitori, un nobile sforzo motivato da sincera preoccupazione per l’umanità. Questa martellante campagna è invece una espressione del potere Giudaico-Sionista, ed è volta a favorire gli interessi Giudaico-Sionisti”.

 

Nel 2005 il docente all’Università di Lione, Robert Faurisson, figura centrale del negazionismo in Europa, affermava in una lettera a Jawe Sharbaf, direttore dell’Istituto di Scienze Politiche dell’Università di Teheran, che “L’impostura dell’Olocausto è la spada e lo scudo dello Stato Ebraico (…) Essa permette agli ebrei ed ai sionisti di mettere sotto accusa il mondo intero: in primo luogo la Germania del III Reich che avrebbe commesso un crimine abominevole e senza precedenti, poi il resto del mondo che l’avrebbe lasciata commettere questo stesso crimine”.

 

Il “caso Faurisson” era in realtà esploso nel 1979 dopo la pubblicazione su alcuni giornali dei suoi articoli che tentavano di dimostrare che i nazisti non volevano sterminare gli ebrei, ma solo espatriarli o rinchiuderli nei campi di concentramento, che le camere a gas non erano mai esistite, che il numero delle vittime era inferiore a quello riportato dagli storici, e infine che l’enfatizzazione dell’Olocausto era stata programmata ad arte per giustificare la creazione dello Stato di Israele nel dopoguerra. Ne seguì una rivolta di tretaquattro storici che lo accusarono di “oltraggio alla verità”, ma contemporaneamente fu difeso da diversi intellettuali, tra cui il linguista e teorico della comunicazione statunitense Noam Chomsky, i quali anche se contrari al negazionismo, rivendicavano in ogni caso la libertà di opinione. 

 

Una prova della infondatezza delle varie teorie negazioniste è offerta dalla storia professionale e anche umana dell’ufficiale delle SS Franz Paul Stangl, nato nel 1908 e Altmünster in Austria, figlio di una guardia notturna che morirà nel 1916 lasciando la famiglia in ristrettezze economiche. Franz impara a suonare la cetra e darà lezioni di questo strumento per guadagnare un po’ di denaro. A seguito della crisi del 1929 si trasferisce nel 1930 a Innsbruck dove viene assunto nella polizia federale austriaca e nel 1931 si iscrive al partito nazista (NSDAP).

 

Nel 1933 Adolf Hitler diviene cancelliere del Reich. Questa nomina, come osserva Antonella Tiburzi, “rappresentò per Stangl un cambiamento non tanto nella sua concezione politica del nuovo ordine europeo, quanto piuttosto nelle sue aspirazioni all’interno del partito e del futuro governo. Fu la presa del potere di Hitler che segnò oggettivamente la sua ascesa negli organi di repressione e di aggressione degli oppositori politici prima e nella realizzazione del piano dell’annientamento ebraico nella fase successiva”.

 

Nel 1935 Stangl entra a far parte della KRIPO (Kriminal Polizei) per passare, dopo l’Anschluss, nella Schutzpolizei, in seguito inglobata nella Gestapo, a Linz, dove è assegnato all’Ufficio Affari Ebraici (Judenreferat) preposto alla sorveglianza e al controllo delle comunità ebraiche.

 

Nel maggio del 1938 viene accettato nelle SS (SchutzStaffel, Reparti di Difesa) grazie alle sue ottime credenziali politiche e professionali. Alla fine del 1940, su ordine di Himmler, viene assegnato al progetto nazista dell’Eutanasia con sede a Berlino al n. 4 della Tiergarten Strasse in una villa confiscata ai proprietari ebrei.

 

La sigla T4, riferita all’indirizzo dell’ufficio, diventerà tristemente famosa in quanto sottindenteva il “Gemeinnützige Stiftung für Heil und Anstaltspflege”, cioè l’Ente Pubblico per la Salute e l’Assistenza Sociale, che presiedeva alla cosiddetta Aktion T4, il programma di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili o da malformazioni fisiche con lo scopo di migliorare la razza ariana ed eliminare bocche inutili.

 

Stangl è nominato supervisore alla sicurezza in uno dei centri di annientamento della T4, quello del castello di Hartheim dove diviene il vice di Christian Wirth, l’ispettore generale di tutto il programma di eutanasia nazista. Una Commissione Medica sceglie i malati da eliminare, mentre Stangl si occupa di problemi amministrativi: il suo ufficio deve registrare gli arrivi, contattare i familiari, provvedere al corretto funzionamento delle camere a gas, ed infine comunicare alle famiglie l’avvenuto decesso del parente. Una “burocrazia dello sterminio” di cui Stangl finirà per esserne il gestore principale.

 

Quasi tutti questi malati deportati a Hartheim furono oggetto di sperimentazione o, peggio ancora, di internamento in modalità “Sonderbehandlung” ovvero il noto trattamento speciale che li affamava o li assetava lasciandoli morire di inedia e di conseguenza per aggravamento delle loro condizioni, senza mai prestare loro alcun soccorso. Una terza soluzione consisteva invece nell’inviarli direttamente nella camera a gas senza neanche registrarli”.

 

Nel periodo gestito da Stangl, tra il novembre 1940 e l’agosto 1941, vengono uccise nel castello di Hartheim circa 10.000 persone. Il medico addetto alla gasazione ha raccontato che tutte le domeniche veniva organizzato nel cortile del castello un concerto a cui partecipava anche Stangl suonando la cetra. Si stima che l’attuazione complessiva del programma “eugenetico” T4 abbia portato all’uccisione di oltre 60.000 inabili o presunti tali.

 

Il programma è fermato da Hitler nel settembre del 1941 a causa soprattutto delle infuocate prediche del vescovo cattolico di Münster in Vestfalia, Clemens August Graf von Galen che aveva denunciato lo scopo criminale dell’Aktion T4 e ne aveva informato direttamente il Führer. Inoltre montavano anche le proteste dei parenti delle vittime e un programma della BBC in tedesco aveva informato il popolo tedesco delle finalità del programma T4. Tuttavia l’uccisione dei disabili proseguirà anche dopo la fine ufficiale dell’operazione, portando a circa 200.000 il totale delle vittime.

 

Nella primavera del 1942 Stangl è chiamato a partecipare alla Aktion Reinhardt, programmata dal generale nazista Heydrich Reinhard, allora governatore del Protettorato di Boemia e Moravia, soprannominato ”il boia di Praga” per la sua feroce crudeltà, volta alla repressione degli ebrei presenti anche nei territori dell’Unione Sovietica nel quadro della “Endlösung der Jugenfrade” (Soluzione Finale del Problema Ebraico) sancita da Hitler all’inizio del 1942.

 

Dal 28 aprile al settembre del 1942 Stangl, nominato Obersturmführer del campo di Sobibor in Polonia, presso Lublino, presiede allo sterminio di circa 10.000 ebrei. Quando l’impianto di erogazione della camera a gas, che funzionava giorno e notte, si guasta, Stangl è spostato nel campo di Treblinka, a 80 km da Varsavia, dove rimane fino all’agosto del 1943.



 

 

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