[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 160 / APRILE 2021 (CXCI)


contemporanea

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A HIDDEN LIFE
LA STORIA VERA DI FRANZ JÄGERSTÄTTER

di Giovanna D'Arbitrio

 

«For he growing Good of the world is partly dependent on unhistoric acts and that things are not so ill with you and me as they might have been, is half owing to the number who lived faithfully a hidden life, and rest in unvisited tombs».

(Dal momento che il Bene crescente del mondo dipende in parte da atti non storici, tale che le cose non siano così negative per te e per me come avrebbero potuto essere,ciò è per metà dovuto al numero di persone che ha vissuto fedelmente una vita nascosta, e riposa in tombe non visitabili“.

 

Tale citazione tratta dal romanzo Middlemarch di George Eliot condensa in breve il senso del film di Malick che da essa ha tratto anche il titolo A Hidden Life, presentato in concorso alla Selezione Ufficiale di Cannes 2019 e ispirato a una storia vera.

 

Apparso sugli schermi italiani con il titolo La vita nascosta-Hidden life nell’agosto 2020 per un breve periodo a causa delle restrizioni anti-Covid19, il film è senz’altro un toccante biopic sull’obiettore di coscienza austriaco Franz Jägerstätter, martirizzato dai nazisti nel 1943 e poi beatificato nel 2007.

 

Fin dalle prime scene, il film ci mostra il piccolo paese austriaco di Radegund, un’oasi di pace dove Franz (August Diehl) e Fani (Valerie Pachner) si sono incontrati e innamorati. Mentre la loro vita scorre lieta tra lavoro nei campi e giochi sui prati con le piccole figlie, la guerra irrompe all’improvviso sconvolgendo le loro vite. Nel 1938, in effetti, Franz è l’unico abitante del villaggio a votare contro l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania di Hitler, essendo contrario al nazismo per la sua sincera fede cristiana. Quando scoppia la seconda guerra mondiale è costretto ad arruolarsi, ma in seguito decide di rifiutare di combattere per un conflitto ingiusto, benché consapevole di poter incorrere nella condanna a morte per tradimento.

 

In un primo momento in verità Franz e Fani sono assaliti dai dubbi e chiedono consiglio al parroco del paese e poi al vescovo, ma alla fine decidono in base ai loro saldi principi: Franz non può accettare né il nazismo, né la guerra, Fani non può che schierarsi con lui quando tutti i paesani li emarginano e cercano di obbligarli a rinunciare ai loro principi. Ѐ nell’altezza etica della loro unione che risiede in gran parte la bellezza del film: il rifiuto condiviso trasforma la loro vita in una scelta spirituale che conduce al sacrificio. E Franz è pertanto processato, imprigionato e condannato a morte nell’agosto del 1943.

 

E parimenti Malick decide di esaltare la ribellione di un solo umile uomo il cui sacrificio forse, in modo anonimo e silenzioso, ha contribuito al progresso spirituale dell’Umanità. Nello stesso tempo egli celebra ancora una volta il tema elegiaco a lui caro: il dramma storico dentro un contesto rurale in cui i destini di esseri umani vengono sconvolti in contrasto con l’immutabile Bellezza della Natura, l’unica ancora di salvezza che offre serenità di fronte a un Male ingiusto sopportato con la forza della fede in Dio.

 

«Franz è un martire, perché ha scelto di essere fedele alla sua coscienza»ha affermato Malick – «come dice suo suocero nel film, meglio essere vittima di ingiustizia che perpetrare un ingiustizia. È un film che volevo raccontare da tanto tempo, ne sono venuto a conoscenza grazie a un mio amico storico che ha scritto la sua storia, anche in Austria nessuno la conosceva, è venuta fuori solo negli anni Settanta, molti anni dopo la sua morte. Stava per accadere quello che dicono i nazisti nel film: tu morirai, la tua famiglia soffrirà ma nessuno se ne accorgerà».

 

In realtà grazie anche al film di Malick la storia di questo pastore ha fatto il giro del mondo, ma il regista ci tiene a sottolineare il coraggio della moglie di Franz: «Lei è martire quanto lui: è stato bellissimo leggere le lettere che si sono scritti mentre lui era in carcere, ne abbiamo inserite alcune nel film, ma certo non tutte, vi invito a leggerle. Lei lo ha sostenuto fino all’ultimo, nonostante il dolore».

 

Senza dubbio un bel film che si avvale di bravi interpreti, straordinaria fotografia (Jörg Widmer), bellissime musiche (James Newton Howard), un film che ha ottenuto molti riconoscimenti tra il 2019 e 2020: Premio della Giuria Ecumenica al Festival di Cannes, Premio François-Chalais, Independent Spirit Awards - Candidatura per il miglior film, National Board of Review Awards: Migliori dieci film indipendenti dell’anno.

 

Tra le opere del grande regista ricordiamo: La rabbia giovane (Badlands) (1973), I giorni del cielo (Days of Heaven) (1978), La sottile linea rossa (The Thin Red Line) (1998), The New World - Il nuovo mondo (2005),The Tree of Life (2011),To the Wonder (2012),Knight of Cups (2015),Voyage of Time (2016),Song to Song (2017)

 

Terrence Frederick Malick, nato a Waco nel 1943, regista, sceneggiatore e produttore americano laureato in filosofia, ha diretto una decina di film ricchi di riflessioni filosofiche e spirituali Ha vinto la Concha de Oro al Festival di San Sebastián nel 1974 per il film d’esordio La rabbia giovane, il premio per la regia a Cannes nel 1979 per I giorni del cielo. l’Orso d’Oro a Berlino nel 1999 per La sottile linea rossa, la Palma d’oro a Cannes nel 2011 per The Tree of Life, È stato candidato due volte al Leone d’oro a Venezia e tre volte all’Oscar (due per la miglior regia e una miglior sceneggiatura originale. Il critico cinematografico Roger Ebert l’ha definito: «uno dei pochi registi i cui film non sono mai meno che capolavori».

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]