[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

198 / GIUGNO 2024 (CCXXIX)


filosofia & religione

François Guizot
La filosofia del pensiero liberale
di Riccardo Renzi

 

Più di ogni altro pensiero, quello François Pierre Guillaume Guizot e si può definire fondamentale per le vicende legate alla seconda Restaurazione francese. Il suo pensiero basato sull’istanza liberale, lontana dalla violenza rivoluzionaria, arricchita dall’esperienza di governo e dall’insegnamento, rappresenta e rispecchia pienamente i sogni e le aspirazioni di quello sperimentalismo politico francese della prima metà dell’Ottocento. Ricordiamo in questa sede che Guizot partecipò alla rivoluzione del 1830 e che nel 1848 fu esiliato. Ma chi fu François Pierre Guillaume Guizot? Facciamo un attimo un punto. Guizot nacque il 4 ottobre 1787 a Nîmes da una famiglia borghese ugonotta. I suoi genitori si sposarono segretamente con rito cattolico. L’8 aprile 1794 suo padre Andrea Guizot, accusato di federalismo fu giustiziato a Nimes nel pieno del Terrore.

 

Da questo momento fu sua madre, Elisabeth Sophie Bonicel, a occuparsi della sua educazione. Era una tipica ugonotta, fortemente credente e rigidamente fedele ai suoi princìpi, e animata da un forte senso del dovere. Su questi princìpi ella modellò il carattere del figlio, della cui vita condivise tutte le vicissitudini. Esiliati da Parigi durante la Rivoluzione, si rifugiarono a Ginevra, dove il Guizot fu educato secondo i princìpi liberali di Jean Jacques Rousseau. Secondo le teorie pedagogiche dell’Emilio del Rousseau, il giovane Guizot dovette anche imparare un lavoro manuale. Fu così che apprese il mestiere di falegname e costruì egli stesso un tavolo che conservò sempre. La figura della madre fu una presenza costante nella vita di Guizot e quando egli fu esiliato lei lo seguì a Londra.

 

Nella produzione letteraria di Guizot si ravvisa sempre una necessità al diealogo e il netto superamento delle logiche e delle istanze rivoluzionarie. Quella di Guizot non è una reazione rabbiosa, ma un’analisi ponderata e razionale, che cerca di discernere tutto ciò che di negativo c’è stato nella Rivoluzione, dalle derivazioni positive di essa. Guizot sviluppa il suo pensiero su quello di Rousseau. Tutti gli altri pensatori sono sempre relegati in secondo piano in tutte le sue opere rispetto a Rousseau. Guizot era un conservatore liberale in politica ma contrario ai principi del libero scambio in economia. Il liberismo infatti era una teoria economica inglese con la quale l’Inghilterra favoriva i suoi interessi. L’agricoltura francese invece andava protetta e d’altronde erano gli stessi industriali che spingevano il governo a togliere le tariffe doganali. Per Guizot i problemi ai quali la Francia doveva far fronte non erano economici ma soprattutto politici e sociali. Egli pensava che dopo cinquant’anni di guerre e rivoluzioni a partire dal 1789, il paese si trovava in una grande confusione diviso tra due estremi: da una parte i monarchici, nostalgici dell’Ancien Regime che non avevano mai perso la speranza di restaurare l’ordine feudale e dall’altra i repubblicani di cui alcuni pensavano di poter instaurare una repubblica con la rivoluzione.

 

Egli riteneva che i liberali avessero il compito di creare una società libera e pacifica senza rinunciare ai grandi meriti della Rivoluzione e soprattutto d’assicurare la preminenza della borghesia sull’aristocrazia. Egli giudicava la Rivoluzione francese come uno scontro di interessi contrapposti: il terzo stato contro gli ordini privilegiati, poi la plebe contro i borghesi. Si trattava di una lotta tra classi di cui l’esito avrebbe stabilito durevolmente il senso della Storia. Fu Guizot per primo a parlare di lotta di classe che in seguito Marx avrebbe teorizzato. Egli è considerato il padre della storiografia d’indirizzo economico sociale. Riteneva che mentre il proletariato fosse destinato a svolgere un ruolo dominante, gli operai d’origine contadina, invece dovessero rimanere nel ruolo subalterno che la società assegnava loro: essi avevano perso i legami con la terra, si erano declassati e dunque non potevano essere ritenuti cittadini responsabili. Riprendendo le teorie politiche della Grecia antica pensava che la democrazia è una cosa troppo seria perché degli irresponsabili potessero avere il diritto di dire la loro. Il diritto di voto andava riservato a coloro che avessero delle proprietà e pagassero le tasse e quindi si assumessero la responsabilità dei loro comportamenti. Nonostante queste sue idee sulla società bisogna sottolineare che Guizot fece approvare nel 1841 una legge che proibiva il lavoro dei bambini nella manifattura al di sotto degli otto anni e che egli si batté a più riprese per l’abolizione della schiavitù nelle colonie riuscendo nel 1844 a far accettare questo principio dall’Assemblea nazionale. Nel 1845 e nel 1846 il problema fu dibattuto ma senza arrivare a stabilire in pratica le modalità dell’emancipazione. Infatti la legge prevedeva la fine della schiavitù ma non stabiliva quando. Saranno i repubblicani nel 1848 a determinare la fine definitiva della schiavitù.

 

La convenzionale associazione tra liberismo e individualismo non si sposa con il pensiero di Guizot, poiché in tutte le sue opere l’esaltazione della componente individuale non occupa un ruolo di primo piano, anzi l’autore cerca sempre di limitare e contenere tale componente. La critica dell’individualismo viene impiegata dall’autore contro le emergenti correnti socialiste. «L’uomo non è solamente quegli esseri individuali che si chiamano uomini; è il genere umano, che ha una vita d’insieme, ed un destino generale e progressivo; carattere distintivo della creatura umana sola fra tutti gli esseri umani». Il pensiero di Guizot, difficilmente riassumibile in caratteri generali, può però essere definito olistico piuttosto che individualistico. Guizot è una figura liberale con un pensiero che collide con quello degli altri liberali, in particolare nel suo ultimo periodo di governo (1840-48).

 

Sarebbe però del tutto superficiale attribuire questa così particolare posizione sull’individualismo al mero fatto della partecipazione di Guizot alla gestione del potere governativo. I fondamenti di tale pensiero hanno le loro radici non nell’esperienza governativa, ma risiedono nella sua giovinezza e nella sua istruzione. Come detto in precedenza, la figura della madre fu fondamentale per lo sviluppo di tale pensiero liberale sui generis. Guizot parlando di popolo e della sua nozione critica Rousseau per aver svuotato d’importanza il concetto di patria. Secondo Russeau si ha un popolo solo a seguito di una convenzione, essa per antonomasia deve essere approvata unanimamente. Prima di tale stipula di contratto sociale vi è solo l’uomo primitivo che vive secondo la legge di natura.

 

La definizione di popolo fornitaci da Rousseau presuppone la protezione reciproca e la difesa tra tutti i contraenti. Guizot parla invece di porzione maggioritaria e non di totalità e distingue il popolo in base alla sua appartenenza a nazioni, ciò che crea l’identità del popolo stesso. Quello di Guizot fu dunque in pensiero sì liberale, ma allo stesso tempo patriottico e anti-individualista.

 

 

Riferimenti Bibliografici:

 

G. de Broglie, Guizot, Paris, Perrin, 1990.

A. Saitta, Introduzione alla “Civilta’ in Europa” di F. Guizot, in F. Guizot - Storia della civilta’ in Europa, Torino, Einaudi, 1956.

G. Brizzolara, La Francia dalla restaurazione alla fondazione della terza repubblica: 1814-1870, Roma, U. Hoepli, 1903, p. 457.

François Guizot, in Cyclopædia of Biblical, Theological, and Ecclesiastical Literature, Harper.

A. Coco, François Guizot, Guida Editori, 1983 pp. 94-95.

G. S. Pene Vidari, Lineamenti di storia giuridica, G Giappichelli Editore, 2013, p.292.

F. P. G. Guizot, Della democrazia in Francia, Torino, Gianini e Fiore, 1849, p. 64.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]