moderna
MAXIMILIEN DE BÉTHUNE, DUCA DI SULLY
LA NASCITA DEL MERCANTILISMO IN FRANCIA
di Enrico Targa
Maximilien de Béthune Duca di Sully
nacque il 13 dicembre 1559 nel castello
di Rosny-sur-Seine, fu membro del più
giovane e anche meno fortunato ramo dei
Béthunes-Locres-Mareuil di fede
calvinista e discendenti dell’antica
famiglia dei conti sovrani di Artois,
relativi ai conti delle Fiandre, i
Béthunes. Secondo figlio di François de
Béthune e Charlotte Dauvet, divenne
l’erede della baronia di Rosny a seguito
della morte del fratello maggiore, Louis
de Béthune, nel 1578. Suo fratello
minore fu Philippe (1566-1649), marchese
de Chabris, conte di Selle, barone de
Chârost.
Nel 1572 studiò nel Collège de Bourgogne,
a Parigi, riuscì a sfuggire al massacro
di San Bartolomeo compiuta nella notte
tra il 23 e il 24 agosto 1572 dalla
fazione cattolica ai danni degli
ugonotti (appellativo dato ai
protestanti francesi di confessione
calvinista presenti in Francia tra il
XVI secolo e il XVII secolo e la sua
etimologia rimane incerta) a Parigi in
un clima di rivincita indotto dalla
battaglia di Lepanto e dal crescente
prestigio della Spagna – e divenne
compagno d’arme e amico di fiducia del
re Enrico III di Navarra (futuro re
Enrico IV di Francia), che seguì in
tutte le sue guerre contro la corona
francese.
Nel 1576, combatté negli eserciti
protestanti in Olanda per liberare la
contea di Gand che non aveva potuto
ereditare dal proprio padrino, suo
cugino Maximilien de Melun d’Épinay,
perché di fede cattolica.
Nel 1583, nel castello di Bontin,
Maximilien signore di Rosny sposò la
principessa capetingia Anne de Courtenay
- La Ferté-Loupière, signora di Bontin e
Beaulieu in Auvergne, una ricca
ereditiera. Grazie a una serie di
speculazioni commerciali, come il
commercio di cavalli per l’esercito, e
ai bottini ricavati dai saccheggi delle
città cattoliche occupate dai
protestanti, si arricchì in breve tempo.
Le sue fortune non finirono qui: nel
1580 divenne ciambellano ordinario
(amministratore del tesoro e i beni
dello Stato), membro del Consiglio di
Navarra e infine fu incaricato di
avviare i negoziati con il re di
Francia, Enrico III, con lo scopo di
continuare una lotta comune contro la
Lega cattolica e i loro massimi
esponenti, la famiglia cattolica dei
Guisa che ambiva a impossessarsi del
torno francese.
Tuttavia, il Trattato di Nemours,
firmato nel 1585, avvicinò il re di
Francia ai Guisa a spese del re di
Navarra. Nel 1587 combatté al fianco di
Enrico de Navarre in una serie di
battaglie: a Coutras, alle porte di
Parigi, a Arques nel 1589 e a Ivry nel
1590 dove rimase ferito. Nel 1591,
mentre si recava a Chartres per
sostenere Enrico IV nell’assedio della
città, fu nuovamente ferito da un
proiettile che gli attraversò la gola,
cadendo in un’imboscata vicino a Mantes.
Rimase vedovo ma nel 1592 sposò Rachel
de Cochefilet, figlia di Jacques de
Cochefilet, signore di Vaucelas. Nel
frattempo il 2 agosto 1589 il re Enrico
III di Francia fu assassinato da Jacques
Clément, frate domenicano, appartenente
alla Lega.
Nel 1593, Sully consigliò a Enrico III
di Navarra, diventato re di Francia con
il nome di Enrico IV primo della
dinastia Borbone e discendente del
figlio cadetto di Luigi IX il santo,
Roberto di Clermont, di convertirsi al
cattolicesimo per pacificare il regno,
ma il re rifiutò di ritrattare. Quindi
cercò di stabilizzare il regno
negoziando la pace con alcuni leader
della Lega (il marchese de Villars, il
duca di Guisa e il cardinale de
Bourbon). Durante l’assedio di Amiens
nel 159, si distinse nuovamente a capo
dell’artiglieria.
Enrico IV per risanare le finanze
statali in forte deficit nel 1596 nominò
Sully membro Consiglio delle Finanze
poi, intorno al 1598, Sovrintendente
alle Finanze. Sully con una serie di
riforme molto avanzate per l’epoca
(tanto che uno dei più grandi economisti
del novecento Joseph Alois Schumpeter
considera Sully il primo esponente del
mercantilismo) metterà ordine nei conti
pubblici, creando in primis, nel 1601
una Camera di giustizia con lo scopo di
combattere l’appropriazione finanziaria,
e grazie ai consigli dell’abile
economista Barthélemy de Laffemas, il
Sovrintendente alle Finanze sviluppò
l’industria dei manufatti, dell’
artigianato e della seta piantando
migliaia di alberi di gelso e di vite
mettendo fine alla devastazione delle
foreste.
Quanto alle industrie però Sully pensava
che la Provvidenza avesse creato diversi
i paesi nella produzione per
costringerli agli scambî inoltre temeva
che il lavoro delle industrie sottraesse
braccia all’agricoltura e privasse del
vigore necessario per essere buoni
soldati. Di qui la sua avversione per
tutte le industrie nascenti (in polemica
con Laffermas autore dell’opera
Mémoires sur le commerce, 1596) che
può essere così riassunta nelle seguenti
parole espresse proprio dal Sully:
“Pascolo e agricoltura sono le due
mammelle che alimentano la Francia, le
vere miniere e tesori del Perù”.
A tal fine proclamò la libertà del
commercio del grano, abolì un gran
numero di pedaggi che costituivano
altrettante barriere tra le province,
aprì importanti vie di comunicazione e
fece scavare diversi canali, in
particolare il canale di Briare che
collega la Senna alla Loira, iniziato
nel 1604 e terminato nel 1642.
Spingerà i contadini a produrre più del
necessario per vendere il surplus
agli altri paesi in particolare alla
Spagna (il paradosso di una Spagna ricca
di ricchezze ma povera di industrie e di
agricoltura è così descritto:
«Le
più ricche miniere d’oro e d’argento che
siano in Terra son quelle del nuovo
mondo. [...] Ora di tutte queste
ricchezze sono i soli Spagnuoli
posseditori. E di qui è che i sovrani di
Spagna hanno potuto avere la mira a una
Monarchia quasi che universale.
[...] Se gli altri popoli d’Europa
non possono star senza dell’oro e
dell’argento di Spagna, per una sorte di
provvidenza che le nazioni tutte vuole
unite, la Spagna non può star senza
delle derrate e delle manifatture delle
altre nazioni. Poiché sebbene ell’abbia
delle buone terre e degli indigeni
abilissimi alle arti, Tuttavia per la
grande estensione del Paese e per la
pochezza degli abitanti e oltre a ciò
per una certa ripugnanza alla fatica,
che da animo altero e signorile
atteggiamento, ella è nel bisogno di
gran parte di quelle cose che ad
alimentare e rendere agiato un popolo
culto son necessarie»
dall’opera di Thomas Mun, Tesoro del
commercio.
Per tale motivo decise di aumentare la
superficie coltivata prosciugando le
paludi. Per proteggere i contadini dal
fisco, proibì il sequestro di aratri e
concesse agli agricoltori uno sconto
sugli arretrati di potatura.
Uguale avversione il Sully ebbe per le
imprese coloniali, specialmente
nell’America Settentrionale. Così, sulla
Nuova Francia in Canada, scrive nel
Febbraio 1608 al presidente Pierre
Jeannin, uno dei protettori di Samuel de
Champlain:
«la
conservazione e il possesso di tali
conquiste [di stabilimenti francesi in
America], troppo distanti da noi e di
conseguenza sproporzionati rispetto alla
natura e al cervello del Francese.
Ammetto, con mio grande dispiacere, che
non ho né la perseveranza né la
lungimiranza necessaria per queste cose
[...] Le cose che rimangono separate dal
nostro corpo da terre o mari stranieri
non saranno mai che noi. “con grande
spesa e poca utilità”.
Ridusse, nell’ambito della visione
mercantilista di cui era sostenitore e
intransigente attuatore, al minimo le
importazioni – specialmente di generi di
lusso – per evitare il deflusso
dell’oro. Altre importanti misure furono
varate per sistemare il deficit statale
e per reperire le risorse necessarie per
finanziare la guerra che la Francia si
trovò a combattere contro l’eterna
rivale: la Spagna. In primo luogo
abbassò considerevolmente le tasse, pagò
i debiti contratti dallo Stato.
Nel 1598 Sully cancellò tutte le
nobilitazioni decretate per 20 anni ed
eliminò i piccoli uffici finanziari e
giudiziari mettendo fine agli abusi e
alla prodigalità presenti di ampi
settori dell’amministrazione. L’arrivo
in Europa dei metalli preziosi
americani, dall’inizio del ’600, permise
alla casse francesi di beneficiare delle
entrate fiscali riuscendo così a
pareggiare il bilancio e ad accantonare
tutte le risorse necessarie per
finanziare la guerra contro gli Asburgo.
Fu nominato governatore della Bastiglia
nel 1602 conservando sotto la sua
direzione una parte del tesoro reale e
fu anche governatore di Mantes e Jargeau,
governatore di Figeac, Capdenac e
Cardaillac en Quercy, governatore di
Poitou, e Sovrintendente agli edifici
nel periodo 1602-1621.
Nel 1602 su proposta del segretario
della Camera del re (era l’incaricato
che organizzava il personale domestico
del re, assicura l’alloggio della
persona reale, il suo cibo, la sua
sicurezza, la sua rappresentazione e le
sue devozioni, quotidianamente come in
situazioni eccezionali) Charles Paulet,
Sully introdusse la Paulette,
effettiva solo nel 1604, ovvero un
diritto annuale versato allo Stato
francese da chi ricopriva cariche
pubbliche in cambio della possibilità di
trasmettere la carica ai propri eredi.
Grazie ai risultati ottenuti in campo
economico Enrico IV lo nominò Gran
Maestro dell’Artiglieria di Francia e
Gran Voyer di Francia, con il compito di
controllare tutti i canali di
comunicazione e sotto la direzione del
Sully le strade principali del regno di
Francia vengono ridisegnate, riempite,
asfaltate e rese adatte ai veicoli
facilitando così il commercio interno.
Dopo l’assassinio di Enrico IV nel 1610
per mano di un cattolico che non gli
perdonava il suo passato di protestante,
Francois Ravaillac, fu comunque nominato
membro del Consiglio di Reggenza e
preparò il bilancio per il 1611. In
completo disaccordo con la reggente
Marie de Medici, si dimise dalla carica
di Sovrintendente alle Finanze e
Governatore della Bastiglia (1611)
mantenendo solamente il governo del
Poitou fino al 1616 quando lasciò la
corte ormai dominata dal parti devot
o Compagnia del Santo Sacramento (una
società segreta cattolica francese che
comprendeva tra i suoi membri molte
celebrità cattoliche del XVII secolo tra
i quali spiccano i nomi di Maria de
Medici, San Vincenzo de’ Paoli, il beato
Alano di Solminihac;e e il vescovo
teorico dell’assolutismo monarchico
Jacques-Bénigne Bossuet).
Seppur in esilio Sully rimase
politicamente attivo: intervenne come
moderatore nelle lotte tra protestanti
francesi e reali sia dopo i 96 giorni
dell’assedio di Montauban da parte di
Luigi XIII (1627-1628) sia durante
l’assedio di La Rochelle prima della
resa dell’ultima roccaforte protestante
ugonotta ceduta con l’editto di Nantes
nel 1598. Vicino alla rete diplomatica
di Richelieu, fu nominato maresciallo di
Francia il 18 settembre 1634 rinunciando
però, a favore di Richelieu alla carica
di gran maestro dell’artiglieria. Nel
1638 fu pubblicato il trattato
Mémoires, altrimenti noto come
Les économies royales, nel quale
viene elaborato il Grand dessein
(“Grande disegno” o “Grande progetto”)
ossia la creazione di una “Repubblica
cristiana” (addirittura “cristianissima”
all’interno del testo) universale capace
di garantire la libertà di culto delle
tre principali confessioni cristiane
(cioè cattolicesimo, luteranesimo e
calvinismo). Sarebbe stata garantita
inoltre la libertà di commercio per
tutti e 15 gli Stati membri di nuova
fondazione, tripartiti secondo le loro
differenze istituzionali (monarchie
elettive, monarchie assolute e
repubbliche).
La nuova Repubblica universale sarebbe
stata retta da un Consiglio generale a
cui si sarebbero affiancati i vari
Consigli particolari competenti per aree
regionali. Sarebbe stato costituito un
esercito capace di imporre le decisioni
prese a maggioranza agli Stati
refrattari. Fu un trattato che
riassumeva la sua azione di
riorganizzatore dell’amministrazione e
dello stato, azione che, a parte le
critiche talvolta anche fondate, era
stata effettivamente il necessario
presupposto della politica del
Richelieu.
Sully morì
calvinista presso Château de Villebon (Eure-et-Loir)
il 22 dicembre 1641. La sua tomba si
trova a Nogent-le-Rotrou. Nel 1999 le
sue ceneri furono trasferite nella
cappella del castello di Sully-sur-Loire,
alla presenza del parroco della Chiesa
riformata d’Orleans.
Rifermenti bibliografici:
B. Barbiche et S. de Dainville-Barbiche,
Sully, l’homme et ses fidèles,
Fayard, Paris 1997.
M. di Béthune, Les économies royales,
Amsterdam 1638.
J.A. Schumpeter, Storia dell’analisi
economica, volume I, Bollati
Boringhieri, Torino 1990.
J. Cary, Storia del commercio della
Gran Bretagna, trad. di P. Genovesi,
B. Gessari, Napoli 1757. |