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N. 22 - Marzo 2007

LE FORTEZZE CIRCOLARI DI AROLDO DENTE AZZURRO

Analisi dei materiali archeologici e alcune riflessioni sullo stile di vita

di Emanuela Marchetti

 

Le fortezze circolari fondate dal re danese Aroldo Dente Azzurro intorno al 980 – 981 (Trelleborg, Aggersborg, Fyrkat e Nonnebakken), si rivelarono un caso molto particolare nello studio della Danimarca vichinga. Tali siti infatti si distinguono sia per la struttura geometrica degli insediamenti, sia per l'abbondanza dei reperti rinvenuti al loro interno, comprendente tra l'altro una notevole quantità di gioielli e monete. La qualità dei materiali si rivelò spesso elevata, indicando un ambiente aristocratico e intense attività economiche. Scopo di questo articolo sarà dunque di fornire una discussione sui materiali più interessanti, rinvenuti nelle fortezze, quali: la ceramica, i gioielli e le monete, che hanno fornito indizi utili circa la funzione e lo stile di vita di questi siti.

 

La prima classe di materiali da segnalare è certamente la ceramica, che, come spesso accade, era molto presente e ha fornito fin da subito dati interessanti sulla produzione locale, sulla datazione dei siti e su eventuali contatti internazionali. Il tipo più diffuso è rappresentato da vasellame di forma arrotondata con orlo introflesso: i cosiddetti “vasi sferici dello Jutland”, caratterizzati da impasti grezzi e di scarsa qualità, con molti inclusi di sabbia, ghiaia e granito.

 

La colorazione superficiale si presenta irregolare e di solito varia dal bruno al grigio al marrone giallastro, con tracce frequenti di bruciature; si tratta quasi sicuramente di produzione locale destinata ad uso interno. Le decorazioni sono rare, e quando presenti, appaiono costituite da semplici figure geometriche (linee o cerchi) incise o impresse sulla superficie. Non manca inoltre la ceramica da fuoco, costituita da vasi in pietra ollare. Moltissimi sono gli esemplari provenienti da Fyrkat, tra cui frammenti decorati da scanalature sulla superficie e un'apertura, calcolata per vasi completi, di circa 35 e 24 cm. Il vasellame importato comprende invece ceramica proveniente dall'est europeo, rappresentata da vasi lavorati al tornio, di qualità superiore.

 

Pancia e fondo sono appiattiti, l'orlo è estroflesso e la decorazione è costituita da motivi geometrici, impressi sulla superficie, che si presentano più definiti che nella ceramica locale. La ceramica proveniente da Trelleborg, infine, si distingue per la varietà di tipi attestati, divisi in tre gruppi. Il primo gruppo, detto “a”, comprende una variante dei vasi sferici dello Jutland, con pancia leggermente appiattita, e vasi biconici decorati con bande di motivi geometrici. Il gruppo “b” comprende invece frammenti di vasi lavorati al tornio, con orlo introflesso, ma sagomato e con profilo spigoloso, il cui colore varia dal rosso chiaro al grigio bruno.  La decorazione, originale e ben definita, consiste di linee ondulate, a volte con punti incisi e tratti rettilinei eseguiti al pettine. La datazione di tali vasi risale alla seconda metà del decimo e dell'undicesimo secolo. Il gruppo “c” è infine il meno rappresentato e comprende pezzi con superficie levigata, ma priva di decorazione, eseguiti durante una fase di maturazione della lavorazione al tornio.

 

Il colore dell'impasto è di solito tra il rosso e il grigio, oppure tra il grigio scuro e il marrone chiaro, con inclusi rossastri. In conclusione i tipi ceramici, rinvenuti presso le fortezze, corrispondono a quelli di età vichinga (900 – 1200) provenienti da Birka (centro commerciale svedese) e Hedeby (città nel nord della Germania, che fu danese in età vichinga), due centri di eccezionale importanza politica ed economica. Mentre i materiali di importazione est europea, possono essere confrontati con ceramiche provenienti da Wollin, in Polonia, e quindi correlati con la cultura materiale dei Vendi, popolo con cui i danesi ebbero molti scambi commerciali e scontri militari.

 

Vasi sferici dello Jutland da Aggersborg

Frammento di vaso biconico da Trelleborg

 

Nonostante la varietà dei reperti ceramici attestati, i gioielli sicuramente spiccano per quantità e qualità, inoltre la loro produzione era allora connessa con la formazione di legami tra il re e i suoi nobili, che si conquistava con ricchi doni. I gioielli rinvenuti nelle fortezze comprendono tipi già attestati presso siti di ambiente aristocratico, quali Birka, Lejre e Tissø (due residenze aristocratiche danesi). Si tratta soprattutto di spille o fibule femminili, in argento e bronzo, utilizzate per assicurare gli abiti intorno al corpo. Le grosse spille ovali o a disco servivano infatti a chiudere uno scialle sul collo o sul petto, mentre due fibule rettangolari o ovali venivano appuntate sulle spalle, per fermare sull'abito la veste superiore. Attestate presso le fortezze sono anche fibule trilobate, come quelle di bronzo scoperte ad Aggersborg, decorate a filigrana e punzonatura, con motivi animalistici e talvolta elementi vegetali di ispirazione franca. Molte spille a disco e a tartaruga appartenevano allo stile Borre, caratterizzato da una compatta figura animale, con collo e arti allungati e nastriformi, che si intrecciano articolandosi su tre dimensioni.

 

Ornamenti molto diffusi nelle fortezze erano anche bracciali e anelli, costituiti da fili d'oro o argento intrecciati. I bracciali erano decorati spesso da scanalature oppure da una spirale, che si avvolgeva intono ad un unico filo, la chiusura era costituita dall'intreccio delle terminazioni dei fili. Gli anelli erano anch'essi formati da un filo metallico chiuso, alcuni esemplari recano piccole decorazioni: come un anello rinvenuto a Fyrkat, che presenta terminazioni a spirale intrecciate e la parte centrale più larga, decorata con punti incisi. Sono attestati anche sottili anelli d'argento da portare alle dita dei piedi, secondo una moda di origine est europea.

 

Bracciali e anello da Fyrkat

Spille a tartaruga in stile animalistico da Trelleborg

 

L'elevato numero di monete, rinvenute presso le fortezze, ha confermato ulteriormente l'importanza commerciale e politica di tali insediamenti, contribuendo a collocarne in modo più preciso la cronologia. Un importante contributo agli studi di Aggersborg era giunto infatti dal ritrovamento di 3 monete d'argento: una franca coniata da Ludovico il Pio (814-840) e due monete germaniche datate all'anno 1000, emesse a Meinz e a Speier. Entrambe provenivano da capanne a fondo scavato, una collocata all'interno del muro di cinta, vicino all'accesso orientale, e l'altra all'esterno del muro ovest dell'abitato. Moltissime le monete rinvenute anche a Nonnebakken: una delle quali coniata in Germania, ben 99 di origine araba con iscrizioni cufiche e 9 monete di produzione nordica, di cui 5 coniate in Danimarca.

 

La moneta germanica risale probabilmente al re Ottone I (936-962), mentre le monete arabe risalgono ad un periodo compreso tra il 917 e il 944, di cui la più antica è datata al 913 – 922 e la più recente al 948 – 949. Le monete nordiche invece risalgono tutte al 950 – 980 e sono un'imitazione del tipo detto “Carolus/Dorestad”, coniato appunto a Dorestad (Olanda) dal tardo ottavo secolo. La produzione danese, iniziata nel corso del nono secolo e terminata nel 975 – 980, presenta il disco metallico più sottile e incisioni abbozzate, mantenendo però  leggibili su entrambe le facce, il nome di Carlo Magno e della città di Dorestad. Una sola moneta è stata invece trovata a Trelleborg, appartenente al tipo delle Hedebyhalvbrakteater (letteralmente: semi – bratteate di Hedeby), che reca sul davanti una raffigurazione poco chiara di Cristo in trono, analoga a quella delle monete d'oro bizantine in circolazione tra l'867 e il 927. Purtroppo la datazione di questo tipo di monete non è del tutto sicura: secondo Hauberg risalirebbe ad un periodo compreso tra il 940 e il 960, secondo Galster e Rasmusson invece tra il 965 e il 985.     

 

Moneta araba da Nonnebakken con iscrizioni cufiche

Moneta germanica da Aggersborg

 

Queste sono dunque le classi di materiali che caratterizzano le fortezze come siti aristocratici di importanza militare e politica, tuttavia sono stati ritrovati anche materiali di uso più comune. Naturalmente, trattandosi di siti con una forte connotazione militare, le armi si sono rivelate numerose, soprattutto in forma di asce da guerra e punte di lancia. Le asce da guerra risalenti al decimo secolo si presentano di solito massicce e pesanti, mentre quelle prodotte nel corso dell'undicesimo secolo appaiono più sottili e leggere, ma con lama allargata.

 

Le lance invece sono attestate in tre tipi, già noti da Birka: il primo tipo ha di norma lama piatta con attaccatura breve o più allungata, il secondo ha invece lama a tre facce, allungata con attaccatura anch'essa allungata e spessa, infine nel terzo tipo la lama presenta sezione quadrata e attaccatura spessa. Tuttavia possono sempre variare, con una certa libertà, le proporzioni tra lunghezza della lama e dell'attaccatura. Da segnalare è inoltre l'unica punta di lancia proveniente da Fyrkat, caratterizzata da lunga lama e sezione a croce, rinvenuta presso una piccola casa vicino all'accesso principale, collocato a ovest.

 

Non mancavano infine attrezzi agricoli, ferri di cavallo e finimenti, frammenti di serramenti e altro materiale da cucina in legno o metallo; tali materiali erano comunque di tipologie già note in altri siti danesi. Il materiale connesso con la filatura e la tessitura, in particolare pesi da telaio, testimoniava, insieme ai gioielli femminili e ai resti ossei provenienti dalle tombe, la presenza di donne, che era stata messa in dubbio da precedenti teorie, secondo cui le fortezze sarebbero state centri di addestramento militare. Inoltre i resti ossei documentano anche la presenza di bambini, anche se la maggior parte degli scheletri apparteneva a individui di sesso maschile, molto probabilmente guerrieri, come dimostrato dalla relativa giovane età, il buono stato di salute e la presenza di tagli causati da asce o spade.

 

Pertanto alla luce dei reperti archeologici provenienti dagli abitati e dalle necropoli connesse, è possibile affermare che vivevano presso le fortezze, le famiglie dei nobili legati al re. Ma data la presenza di materiale di produzione locale, anche artigiani e mercanti dovevano risiedervi, con le loro botteghe. La produzione doveva essere destinata principalmente ad uso interno o locale, testimoniato nel caso della ceramica, dalla scarsa qualità di molti manufatti. Infine, anche grazie a studi comparati con siti analoghi, come le fortezze circolari trovate in Svezia, le teorie più recenti sostengono che gli ufficiali del re svolgessero le loro funzioni amministrative proprio dalle fortezze, usate pertanto come centri di gestione territoriale, quali sarebbero diventate in seguito le città.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

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Graham-Campbell, James, The Viking world, 1980, Londra

Nørgaard, Felix e Roesdahl, Else e Skovmand, Roar, Aggersborg gennem 1000 år, 1986, Herning

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