LA FORESTA HOIA BACIU
IN TRANSILVANIA, fascino e mistero
TRA GLI ALBERI
di Lorenzo Bruni
Non sono pochi quei posti al mondo
che risultano essere circondati da
uno spesso alone di mistero,
protagonisti di macabre vicende, o
più spesso contorno di crude
leggende, queste ultime ormai
talmente assodate nella cultura
popolare, tramandate di generazione
in generazione, da poter essere
considerate quasi veritiere.
Uno degli esempi a noi
geograficamente più vicini è la
foresta di Hoia Baciu. Situata nella
zona Nord-Ovest della Romania, in
una regione della Transilvania
vicina alla città di Cluj-Napoca,
questa foresta di modeste
dimensioni, appena 250-300 ettari di
vegetazione boschiva che vanno a
coprire una superficie di circa 3
kmq, è considerata tra le più
infestate e misteriose al mondo,
tanto da essersi guadagnata
l’appellativo di “casa del diavolo”.
La tradizione, difatti, vuole che il
demonio in persona risieda nella
vegetazione e la stessa foresta sia
in grado di percepire le emozioni di
chi vi entra; nel caso in cui queste
siano piene di pensieri omicidi,
mostrerebbe alla luce del sole la
vera natura dei soggetti, prima di
richiedere il proprio terribile
tributo.
Sono molti gli arcani che la
tradizione transilvana accosta a
Hoia Baciu: la maggior parte di
questi, si parla di circa un
migliaio di casi, legati alla
sparizione dei malcapitati che si
sono ivi avventurati. La più celebre
scomparsa, la quale dà nome alla
foresta, è quella di un allevatore
di pecore (traduzione “baci”)
che, dopo aver condotto il suo
gregge di duecento animali
all’interno della stessa, è sparito,
così come le sue pecore, senza mai
fare ritorno. Un altro caso riguarda
una donna, la quale sarebbe
scomparsa per alcuni giorni, per poi
fare ritorno a casa come nulla fosse
accaduto e con una moneta del XV
secolo in una tasca. Il caso più
inquietante riguarda però una
bambina locale che sarebbe sparita
per cinque anni per poi fare
ritorno, con indosso gli stessi
vestiti e senza apparire invecchiata
di un giorno, convinta di aver
girovagato soltanto per alcune ore.
Questi episodi, in ogni caso,
appartengono soltanto alla
tradizione orale transilvana: non
esistono testimonianze dirette di
queste sparizioni, ormai attestate
soltanto in documenti redatti molto
tempo dopo, ma sono ben radicate
nella narrazione popolare rumena.
Ben concreta risulta invece essere
la testimonianza di Emil Barnea,
tecnico militare che trovatosi a
Hoia Baciu in gita di piacere notò
un oggetto volante in cielo e,
incapace di identificarlo, decise di
scattargli una foto: l’immagine,
tutt’ora reperibile online, è stata
oggetto di numerosi studi da parte
di chi la considera una prova
dell’esistenza degli alieni;
nonostante un grande fermento
internazionale riguardo a questo
scatto, il direttore
dell’osservatorio astronomico di
Cluj la definì una foto autentica,
quindi non manomessa o artefatta, ma
scattata a un pallone idrovolante
che si trovava in un’angolazione
particolare.
La testimonianza di Barnea,
comunque, non è l’unica a carattere
extraterrestre: più persone hanno
dichiarato di avere assistito a
particolari giochi di luci, strani
tremolii, di aver visto una nebbia
nera composta da occhi verdi calare
sulla foresta, oltre a sagome umane
non meglio identificate aggirarsi
tra gli alberi. L’ultima
dichiarazione di questo tipo risale
al 2002, quando due residenti di un
complesso di appartamenti di Cluj
sono riusciti a catturare ventisette
secondi di riprese di un oggetto
luminoso a forma di sigaro, lungo
circa cinquanta metri, che si
librava sopra la foresta.
Se tali casi possono comunque essere
circoscritti al campo della
suggestione, se non addirittura
della fantasia, sotto gli occhi di
tutti risulta essere la particolare
forma stessa della foresta: Hoia
Baciu, nonostante la sua esistenza
ormai plurisecolare, presenta alberi
dai tronchi molto sottili,
dall’apparenza giovani, contorti su
loro stessi, innaturali e
inquietanti: la leggenda narra che
altro non sarebbero che i contadini
locali, scomparsi in passato e
magicamente trasformati in
vegetazione. Al centro della foresta
può inoltre essere trovato uno
spiazzo perfettamente circolare,
chiamato Zona Morta, nel quale non
cresce alcuna pianta, né arbusto;
tale area ha da sempre attratto i
curiosi e numerosi studi sono stati
eseguiti sul suo terreno, nel
tentativo di dare una spiegazione
razionale all’assenza di flora:
nonostante le ricerche nulla è stato
trovato a giustificazione del
fenomeno.
Un ulteriore fenomeno, senza
spiegazioni, ma universalmente
riconosciuto, è quello delle
affezioni, fisiche e psicologiche,
che colpiscono chiunque decida di
addentrarsi a Hoia Baciu: una
sensazione di malessere costante,
ansia, nausea, dolori alla gola
uniti a una sete eccessiva, capogiri
e addirittura ustioni sulla pelle,
oltre alla sensazione di essere
osservati di continuo. A subire gli
effetti di Hoia Baciu sono anche gli
strumenti tecnologici, come bussole,
telefoni e radio, i quali al suo
interno cesserebbero di funzionare.
A cercare di dare una spiegazione
razionale a questi fenomeni è stato
il biologo Alexander Sift, che, dopo
essere stato ricoverato in ospedale
per due settimane a causa di forti
febbri e ustioni su tutto il corpo
scaturiti in seguito a una visita
nella foresta, si incuriosì alla
questione e trascorse il resto della
sua vita a indagare i misteri di
Hoia Baciu. In base alle sue
ricerche egli ha ipotizzato che la
causa dei malesseri e delle
allucinazioni fosse un forte
magnetismo naturale, presente nel
sottosuolo, capace di generare una
radioattività superiore a quella
dell’uranio naturale. Trovando molti
punti in comune con tale malattia,
Sift definì ciò che colpiva le
vittime di Hoia Baciu un’evoluzione
della cheratosi attinica, un morbo
cutaneo dovuto a un’eccessiva
esposizione ai raggi ultra violetti
del Sole.
Le ricerche di Sift, però, non
trovarono mai valida base
scientifica, né ricevettero
considerazione dalla comunità
internazionale. Dopo la sua morte,
nel 1993, la maggior parte degli
appunti e delle foto vennero
dispersi; quel poco rimasto venne
raccolto dall’amico Adrian Patrut,
che nel 1995 pubblicò le sue
ricerche nel libro
Fenomenele de la Pădure Hoia-Baciu.
I misteri che circondano la foresta
continuano a esistere tutt’oggi e
Hoia Baciu è ormai diventata meta
turistica ricercata nella
Transilvania: sono numerose le
escursioni che vengono organizzate
dalle autorità locali, dai pic-nic
alle lunghe passeggiate tra i
caratteristici alberi, così come non
sono poche le attività sportive che
si tengono nelle sue immediate
vicinanze, come le corse di
biciclette o i campionati di
softball.