N. 69 - Settembre 2013
(C)
fOOTBALL’S COMING HOME
Il calcio lungo le rive del Tamigi
di Andrea Bajocco
In
data
13
aprile
1314
il
sovrano
d’Inghilterra
Edoardo
II
proibì
la
pratica
del
large-football
(antenato
dell’attuale
gioco
del
calcio)
nei
luoghi
pubblici
di
Londra
per
via
della
violenza
di
tale
pratica,
tipica
del
periodo
carnevalesco.
All’iniziale
divieto
ne
seguì
poi
un
altro
ancor
più
limitativo,
datato
1388
e
firmato
dal
re
Enrico
V,
il
quale
con
un
apposito
editto
interdisse
definitivamente
il
rissoso
large-football.
Il
nuovo
divieto
(non
sempre
rispettato,
soprattutto
negli
spazi
“privati”)
durò
fino
al
1617
quando
Giacomo
Stuart
riabilitò
il
gioco,
che
in
breve
tempo
divenne
espressione
di
rivalità
tra
i
vari
college
e
università
inglesi.
Si
dovranno
aspettare
altri
quattro
secoli,
prima
di
veder
nascere
il
primo
football
club
al
mondo.
Era
il
24
ottobre
1857,
e il
nome
del
team
era
“Sheffield
United”.
In
breve
tempo
la
nascita
di
nuove
associazioni
sportive
crebbe
in
modo
esponenziale,
fino
ad
arrivare
al
1863,
quando
la
sola
città
di
Londra
contava
11
club.
I
rappresentanti
di
questi
si
riunirono
in
Great
Queen
Street
il
26
ottobre
del
1863
per
creare
la
prima
federazione
calcistica,
cui
venne
dato
il
nome
–
ancora
oggi
in
uso
– di
Football
Association
(spesso
abbreviata
in
F.A.).
Londra
è
quindi,
almeno
numericamente
parlando,
la
rappresentante
maggiore
del
calcio
inglese;
non
è un
caso
se
la
capitale
risulta
la
città
con
più
squadre
presenti
in
Premier
League
(la
Serie
A
inglese).
Tra
queste,
le
più
“abituate”
ai
piani
alti
della
massima
serie
sono
addirittura
6:
Arsenal,
Chelsea,
Tottenham,
QPR
(Queens
Park
Rangers),
Fulham
e
West
Ham.
L’Arsenal,
fondato
nel
1886,
è il
club
più
titolato
della
City.
Il
nome
fu
scelto
in
quanto
i
fondatori
della
squadra
lavoravano
nell’arsenale
reale
di
Woolwich,
nel
sud-est
di
Londra.
Difatti,
nello
stemma
–
ripetutamente
modificato
nel
corso
degli
anni
– ha
sempre
campeggiato
un
cannone,
e
questo
è il
motivo
per
cui
i
giocatori
e i
tifosi
sono
chiamati
Gunners
(cannonieri).
Questi
giocano
le
partite
casalinghe
all’Emirates
Stadium,
impianto
sportivo
situato
nel
nord-est
di
Londra
e
raggiungibile
scendendo
alla
fermata
Holloway
Road
della
tube.
È
uno
stadio
nuovo
(è
subentrato
al
celebre
e
leggendario
Arsenal
Stadium
–
comunemente
chiamato
Highbury
–
soltanto
nel
2006)
ed
eredita
il
nome
dal
main
sponsor
(presente
sulla
maglia
da
gioco)
della
squadra.
La
scelta
di
cambiare
stadio,
demolendo
di
fatto
lo
storico
Highbury
– il
cui
centrocampo
è
stato
mantenuto
e
trasformato
in
giardino
condominiale
– ha
mandato
su
tutte
le
furie
i
tifosi,
estremamente
passionali,
dei
Gunners.
Proprio
la
maniacale
passione
di
un
tifoso
dell’Arsenal
è
descritta
nel
film
Fever
Pitch,
conosciuto
in
Italia
come
Febbre
a
90°
e
tratto
dall’omonimo
libro
firmato
da
Nick
Hornby.
I
rivali
storici
dei
Gunners
sono
gli
Spurs
del
Tottenham
Hotspur,
squadra
fondata
nel
1882
e
che,
dal
1899,
disputa
i
match
casalinghi
a
White
Hart
Lane.
La
rivalità
tra
le
due
squadre
ha
le
sue
radici
nel
lontano
1919,
quando
l’Arsenal
fu
promosso
in
First
Division
–
l’attuale
Premier
League
–
proprio
a
scapito
del
Tottenham.
A
questo
va
aggiunta
la
vicinanza
dei
due
quartieri,
entrambi
nel
nord
di
Londra
(da
qui
il
North
London
Derby,
nome
che
contraddistingue
le
partite
tra
le
due
compagini).
Pur
non
essendo
un
vero
derby,
i
tifosi
del
Tottenham
nutrono
un
certo
disprezzo
anche
nei
confronti
del
West
Ham
(1895),
squadra
che
risiede
nell’East
London.
Lo
stemma
del
West
Ham
è
composto
da
due
martelli
incrociati
con,
sullo
sfondo,
il
Boleyn
Castle,
nel
quale
si
dice
abbia
vissuto
per
un
breve
periodo
Anna
Bolena.
Dai
martelli
deriva
il
soprannome
dei
tifosi,
The
Hammers
(i
martelli),
mentre
dal
castello
ha
preso
nome
lo
stadio,
il
Boleyn
Ground,
comunemente
chiamato
Upton
Park.
La
rivalità
più
accesa
degli
Hammers
è
quella
con
il
Millwall,
squadra
che
non
è
abituata
a
navigare
in
buone
acque,
facendo
spesso
spola
tra
Championship
(la
nostra
Serie
B) e
addirittura
League
One
(la
corrispondente
inglese
della
Serie
C1).
La
rivalità
West
Ham-Millwall,
famosa
in
tutto
il
mondo
del
pallone,
tra
i
due
club
è
alla
base
del
film
Hooligans,
divenuto
presto
un
cult
per
gli
amanti
del
genere.
Le
rimanenti
tre
squadre
–
QPR,
Fulham
e
Chelsea
–
vengono
dallo
stesso
quartiere
(il
London
Borough
of
Hammersmith
and
Fulham);
di
facile
comprensione
è la
rivalità
che
intercorre
tra
i
tre
club
e
che
si
manifesta
soprattutto
nel
cosiddetto
South
London
Derby
tra
Chelsea
e
Fulham.
Dal
canto
suo,
il
QPR
–
acronimo
di
Queens
Park
Rangers
– è
datato
1886
e,
tra
le
tre
squadre
del
sud
di
Londra,
è
quella
con
minore
storia.
La
storia
del
club
in
questione
è
strettamente
legata
a
Loftus
Road,
storico
stadio
in
cui
il
QPR
gioca
dal
1917,
anche
se
tra
il
1931
e il
1933
e,
più
tardi,
nella
stagione
1962-1963
ha
giocato
le
partite
in
casa
nel
White
City
Stadium,
stadio
costruito
per
le
Olimpiadi
del
1908.
I
maggiori
risultati
degli
Hoops
(ossia
i
“cerchi”,
soprannome
che
deriva
dalla
fascia
di
anelli
azzurri
intorno
alla
maglia
bianca)
furono
raggiunti
nel
1967
(quando
vinsero
la
Coppa
di
Lega
Inglese)
e
nella
stagione
1975-1976
quando
solo
un
punto
li
divise
dal
Liverpool
campione
d’Inghilterra...
Eccoci
quindi
al
Fulham,
squadra
del
1879.
Il
punto
di
forza
del
club
è
dal
1896
il
Craven
Cottage,
stadio-gioiello
e
vero
fortino
per
le
partite
casalinghe.
L’impianto
è
situato
lungo
le
rive
del
Tamigi,
in
prossimità
di
Bishop
Park,
e il
nome
deriva
dalle
classiche
villette
a
schiera
inglesi
(i
cottages)
che,
nel
quartiere
di
Fulham,
sono
molto
frequenti.
Non
a
caso,
i
tifosi
del
Fulham
sono
comunemente
chiamati,
i
Cottagers.
A
pochi
passi
dallo
stadio
del
Fulham,
esattamente
a
pochi
passi
dalla
fermata
Fulham
Broadway
della
tube
(e
questo
spiega
il
motivo
di
tanto
astio...),
si
trova
lo
Stamford
Bridge,
mitico
stadio
di
proprietà
del
Chelsea,
prima
squadra
londinese
ad
alzare
la
Champions
League.
Era
infatti
il
19
maggio
2012
quando
i
Blues
(soprannome
derivante
dal
colore
della
maglia)
hanno
trionfato
all’Allianz
Arena
di
Monaco
contro
un
Bayern
che
nel
suo
stadio
partiva,
secondo
i
pronostici
estremamente
favorito.
È la
fine
di
un
incubo
e il
raggiungimento
di
un
sogno.
Quel
sogno
che
Roman
Abramovich
accarezzava
dal
2003,
quando
si
mise
alla
guida
del
Chelsea
portandolo
in
breve
tempo
ai
vertici
del
calcio
continentale.
Lo
stemma,
dal
1953,
rappresenta
un
leone
rampante
che
regge
uno
scettro,
emblema
dei
Conti
di
Cadogan,
allora
proprietari
del
club.
Oltre
a
ciò,
sono
presenti
due
rose
(in
onore
della
madrepatria)
e
due
palloni
da
calcio.
Oltre
alle
già
citate,
Londra
ospita
anche
altri
team,
meno
famosi
perché
offuscati
dalla
grandezza
mediatica
di
squadre
del
calibro
di
Arsenal
e
Chelsea,
come
il
Charlton
Atlethic,
il
Crystal
Palace,
il
Wimbledon,
il
Leyton
Orient
e il
Brentford.
Insomma,
se
si è
in
cerca
di
una
squadra
da
tifare,
nella
City,
c’è
solamente
l’imbarazzo
della
scelta...
C’è
poco
da
scegliere
invece
quando
si
parla
della
selezione
Nazionale,
in
particolare
in
un
Paese
nazionalista
come
l’Inghilterra,
dove
i
three
lions
–
soprannome
che
deriva
dai
tre
leoni
presenti
sullo
stemma
insieme
a 10
rose
rosse
e
bianche
(chiaro
riferimento
all’unione
tra
Lancaster
e
York)
–
godono
da
sempre
dell’incondizionato
appoggio
dei
tifosi
inglesi.
L’Inghilterra
ha
giocato
le
partite
casalinghe
nel
vecchio
Wembley
fino
al
2003
(anno
in
cui
è
stato
demolito).
Con
le
sue
facciate
in
pieno
stile
vittoriano,
l’impianto
aveva
come
simbolo
una
coppia
di
torri
di
38
metri
–
comunemente
chiamate
Twin
Towers
–
poste
all’ingresso
della
tribuna
principale,
la
North
Stand.
L’inaugurazione
del
nuovo
e
ultramoderno
Wembley
è
datata
24
marzo
2007,
giorno
in
cui
è
stata
organizzata
un’amichevole
che
vedeva
protagonista
la
selezione
Under
21
inglese.
Per
l’occasione,
le
“vittime
sacrificali”
designate
–
erano
infatti
in
molti
a
credere
che,
dato
l’evento,
la
partita
si
sarebbe
conclusa
con
una
facile
vittoria
dei
ragazzi
inglesi
–
erano
i
pari
età
italiani.
Tuttavia
le
previsioni
ebbero
un
riscontro
felice
e la
rocambolesca
partita
terminò
con
un
3-3
segnato
da
una
grande
prestazione,
condita
da
una
tripletta,
di
Gianpaolo
Pazzini.
Questi
ha
dalla
sua
anche
il
vanto
di
essere
stato
il
primo
a
violare
le
porte
del
nuovo
“Tempio
del
calcio”
dopo
appena
28
secondi
di
gioco.
La
nuova
struttura
è
segnata
dalla
presenza
del
Wembley
Arch,
un
arco
d’acciaio
alto
133
metri
e
lungo
315,
posto
sopra
alla
North
Stand.
L’arco,
oltre
all’onore
di
aver
modificato
la
skyline
londinese,
ha
soprattutto
l’importante
onere
di
sorreggere
la
copertura
dello
stadio.
Se
c’è
comunque
un
simbolo
che,
nonostante
tutto,
accomuna
ancor
oggi
i
due
stadi
è
senz’altro
il
palco
reale
che
è
stato
ricostruito
nel
nuovo
impianto
nella
medesima
posizione
del
vecchio
Wembley,
quasi
a
sottolineare
il
concetto
che
sopra
a
tutto
c’è
sempre
la
Corona!