[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

164 / AGOSTO 2021 (CXCV)


turismo storico

LE FONTANE DI PIETRO LOMBARDI NEI RIONI DI ROMA
IX / FONTANA DeL TIMONE
di Emanuel De Marchis

 

La Fontana del Timone si trova a Roma sulla sponda destra del fiume Tevere di fronte all’antico porto di Ripa Grande, nel rione Ripa. Questo fu il principale porto fluviale di Roma, dove approdavano le navi mercantili provenienti dall’alto Lazio, in simbiosi con il porto di Ripetta (come comprova la presenza della Fontana di Ripetta, conosciuta con il nome di Fontana del Navigatore o dei Navigatori, realizzata nel 1704 dall’architetto Alessandro Specchi con l’ausilio del collega Carlo Fontana). Sia il porto di Ripetta sia quello di Ripa Grande restarono operativi fino alla fine del XIX secolo, venendo poi dismessi dopo la costruzione dei muraglioni sul Tevere (1901) e in seguito all’evolversi dello sviluppo del trasporto ferroviario.

 


La Fontana del Timone venne realizzata totalmente in travertino su disegno dell’architetto Pietro Lombardi intorno al 1930, addossata al complesso monumentale di San Michele a Ripa Grande, costruito tra la fine del 1600 e l’inizio del 1700 dalla famiglia Odescalchi e utilizzato come orfanotrofio e in seguito come carcere minorile. L’opera prese la forma di un timone di una nave per rappresentare al meglio l’emblema del rione Ripa, anche se confacente parte del rione Trastevere.

 

A dare il via ai lavori per l’opera fu l’Ufficio Antichità e Belle Arti del comune di Roma, di seguito a una serie (nove nello specifico) di altre fontane, tutte realizzate dal Lombardi con il compito di rappresentare nel centro storico di Roma i diversi rioni, ognuno con una peculiarità differente dall’altro in base ai mestieri e alle botteghe competenti. Difatti, le nove fontane richiamano i simboli degli antichi rioni romani. Nel dettaglio, oltre alla Fontana del Timone, vi sono: la Fontana delle Anfore, la Fontana delle Arti, la Fontana dei libri, la Fontana della Botte, la Fontana della Pigna, la Fontana dei Monti, la Fontana delle Palle di Cannone, la Fontana delle Tiare.

 

L’opera in oggetto è formata principalmente da un timone, dal quale prende il nome, e da una barra, dalla quale zampilla l’acqua che viene poi raccolta in una piccola vasca sospesa a mezz’aria, di forma circolare con ampio bordo arrotondato. Essa si raccorda inoltre al catino con due volute laterali ai cui estremi si trovano eguali colonnine che si rifanno agli elementi portuali, come i maniglioni per l’attracco delle barche. Al centro dei maniglioni ci sono due bocchette che zampillano acqua potabile nella vasca di raccolta interrata che si apre sul basamento della fontana, rialzato da un gradino e pavimentato in porfido. Ai lati del timone sono posti due stemmi comunali con la sigla S.P.Q.R. Un terzo stemma a volute si trova al di sopra della fontana e rappresenta un’aquila con dentro un fascio littorio, data l’epoca dell’opera.

 

Per capire meglio questa fontana, che ai tempi d’oggi rimane isolata e sembra come abbandonata a se stessa, dobbiamo aprire una parentesi più approfondita sui porti sopra citati, che più di altri hanno mantenuto nel tempo la loro funzione. Questo per via dei preziosi commerci con le regioni Umbria e Toscana intessuti dal primo e per il collegamento diretto al mare che caratterizza il secondo. Più nel dettaglio, il porto di Ripetta era adatto per le barche di scarso tonnellaggio, chiamate “barcacce” (a ricordo c’è la fontana di Giovan Lorenzo Bernini chiamata appunto “Barcaccia”, situata nel centro di piazza di Spagna ). Queste piccole imbarcazioni erano deputate principalmente al trasporto del legname, del vino e del travertino. Al porto di Ripa Grande potevano invece attraccare velieri anche di notevole stazza, che portavano materiali di ogni genere oltre ai numerosi pellegrini che arrivavano a Roma via mare.

 


Tornando alla simbologia della fontana in questione, il timone e i maniglioni sono un tema centrato magnificamente per tale opera del Lombardi, in grado di far “rivivere” un porto ormai scomparso (fu demolito dopo l’Unità d’Italia, nel1861). Di esso oggi è peraltro rimasta traccia in una via denominata Porto di Ripa Grande, che si snoda dal ponte Ponte Sublicio al Lungotevere Ripa (tale arteria fa parte del rione Trastevere).

 

Come già accennato, con la costruzione dei muraglioni il porto scomparve, e con esso le due torri che lo sorvegliavano. Una venne distrutta per consentire la costruzione dell’ospizio di San Michele; l’altra per quella del lungotevere. Oltre a ciò, è da ricordare come l’area portuale sia caratterizzata da due scalinate sotto la banchina del San Michele e da una grande spianata antistante, dove si trovava un faro fatto edificare da papa Pio VII (sul trono pontificio dal 1800 al 1823) e poi decorato su iniziativa di Gregorio XVI (1831-1846). La demolizione di tali strutture risale anch’essa al 1901, e si rese necessaria per costruire il muraglione e il lungotevere. A memoria della storia precedente, rimane appunto la fontana del timone, ennesimo simbolo tracciato sul suolo di Roma da Pietro Lombardi.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]