turismo storico
LE FONTANE DI PIETRO LOMBARDI NEI
RIONI DI ROMA
IX / FONTANA DeL
TIMONE
di Emanuel De Marchis
La Fontana del Timone si trova a Roma
sulla sponda destra del fiume Tevere di
fronte all’antico porto di Ripa Grande,
nel rione Ripa. Questo fu il principale
porto fluviale di Roma, dove approdavano
le navi mercantili provenienti dall’alto
Lazio, in simbiosi con il porto di
Ripetta (come comprova la presenza della
Fontana di Ripetta, conosciuta con il
nome di Fontana del Navigatore o dei
Navigatori, realizzata nel 1704
dall’architetto Alessandro Specchi con
l’ausilio del collega Carlo Fontana).
Sia il porto di Ripetta sia quello di
Ripa Grande restarono operativi fino
alla fine del XIX secolo, venendo poi
dismessi dopo la costruzione dei
muraglioni sul Tevere (1901) e in
seguito all’evolversi dello sviluppo del
trasporto ferroviario.
La Fontana del Timone venne realizzata
totalmente in travertino su disegno
dell’architetto Pietro Lombardi intorno
al 1930, addossata al complesso
monumentale di San Michele a Ripa
Grande, costruito tra la fine del 1600 e
l’inizio del 1700 dalla famiglia
Odescalchi e utilizzato come
orfanotrofio e in seguito come carcere
minorile. L’opera prese la forma di un
timone di una nave per rappresentare al
meglio l’emblema del rione Ripa, anche
se confacente parte del rione
Trastevere.
A dare il via ai lavori per l’opera fu
l’Ufficio Antichità e Belle Arti del
comune di Roma, di seguito a una serie
(nove nello specifico) di altre fontane,
tutte realizzate dal Lombardi con il
compito di rappresentare nel centro
storico di Roma i diversi rioni, ognuno
con una peculiarità differente
dall’altro in base ai mestieri e alle
botteghe competenti. Difatti, le nove
fontane richiamano i simboli degli
antichi rioni romani. Nel dettaglio,
oltre alla Fontana del Timone, vi sono:
la Fontana delle Anfore, la Fontana
delle Arti, la Fontana dei libri, la
Fontana della Botte, la Fontana della
Pigna, la Fontana dei Monti, la Fontana
delle Palle di Cannone, la Fontana delle
Tiare.
L’opera in oggetto è formata
principalmente da un timone, dal quale
prende il nome, e da una barra, dalla
quale zampilla l’acqua che viene poi
raccolta in una piccola vasca sospesa a
mezz’aria, di forma circolare con ampio
bordo arrotondato. Essa si raccorda
inoltre al catino con due volute
laterali ai cui estremi si trovano
eguali colonnine che si rifanno agli
elementi portuali, come i maniglioni per
l’attracco delle barche. Al centro dei
maniglioni ci sono due bocchette che
zampillano acqua potabile nella vasca di
raccolta interrata che si apre sul
basamento della fontana, rialzato da un
gradino e pavimentato in porfido. Ai
lati del timone sono posti due stemmi
comunali con la sigla S.P.Q.R. Un terzo
stemma a volute si trova al di sopra
della fontana e rappresenta un’aquila
con dentro un fascio littorio, data
l’epoca dell’opera.
Per capire meglio questa fontana, che ai
tempi d’oggi rimane isolata e sembra
come abbandonata a se stessa, dobbiamo
aprire una parentesi più approfondita
sui porti sopra citati, che più di altri
hanno mantenuto nel tempo la loro
funzione. Questo per via dei preziosi
commerci con le regioni Umbria e Toscana
intessuti dal primo e per il
collegamento diretto al mare che
caratterizza il secondo. Più nel
dettaglio, il porto di Ripetta era
adatto per le barche di scarso
tonnellaggio, chiamate “barcacce” (a
ricordo c’è la fontana di Giovan Lorenzo
Bernini chiamata appunto “Barcaccia”,
situata nel centro di piazza di Spagna
). Queste piccole imbarcazioni erano
deputate principalmente al trasporto del
legname, del vino e del travertino. Al
porto di Ripa Grande potevano invece
attraccare velieri anche di notevole
stazza, che portavano materiali di ogni
genere oltre ai numerosi pellegrini che
arrivavano a Roma via mare.
Tornando alla simbologia della fontana
in questione, il timone e i maniglioni
sono un tema centrato magnificamente per
tale opera del Lombardi, in grado di far
“rivivere” un porto ormai scomparso (fu
demolito dopo l’Unità d’Italia,
nel1861). Di esso oggi è peraltro
rimasta traccia in una via denominata
Porto di Ripa Grande, che si snoda dal
ponte Ponte Sublicio al Lungotevere Ripa
(tale arteria fa parte del rione
Trastevere).
Come già accennato, con la costruzione
dei muraglioni il porto scomparve, e con
esso le due torri che lo sorvegliavano.
Una venne distrutta per consentire la
costruzione dell’ospizio di San Michele;
l’altra per quella del lungotevere.
Oltre a ciò, è da ricordare come l’area
portuale sia caratterizzata da due
scalinate sotto la banchina del San
Michele e da una grande spianata
antistante, dove si trovava un faro
fatto edificare da papa Pio VII (sul
trono pontificio dal 1800 al 1823) e poi
decorato su iniziativa di Gregorio XVI
(1831-1846). La demolizione di tali
strutture risale anch’essa al 1901, e si
rese necessaria per costruire il
muraglione e il lungotevere. A memoria
della storia precedente, rimane appunto
la fontana del timone, ennesimo simbolo
tracciato sul suolo di Roma da Pietro
Lombardi. |