[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

162 / GIUGNO 2021 (CXCIII)


turismo storico

LE FONTANE DI PIETRO LOMBARDI NEI RIONI DI ROMA
VII / FONTANA Della pigna
di Emanuel De Marchis

 

La fontana della Pigna si trova presso un piazzale ricco di cespugli, palme e alberi di pino, proprio di fronte alla Chiesa di San Marco, nel pieno centro di Roma, accanto a piccole aiuole contornate da corolle di tulipani. Essa è costituita giustappunto da una scultura a forma di pigna, da cui l’acqua zampilla a più getti andando a depositarsi su vari piani prima di arrivare a due vaschette poste a terra, valorizzate da lastre di travertino.

Ubicata di fronte all’altare della patria, questa suggestiva opera fa parte di altre nove fontanelle artistiche rionali riprodotte dall’architetto e scultore Pietro Lombardi a metà degli anni Venti, utili a sostituire i classici “nasoni” in ghisa. Realizzata interamente in travertino, tale fontana è costituita come detto da un’enorme pigna posta al centro di un fiore con grandi foglie che formano una sorta di doppio scalino inverso, sotto al quale trova una minuta vasca quadrangolare attorniata da quattro piccole colonne. In tale struttura, l’acqua potabile sgorga da due piccole bocche laterali.

 


Realizzata tra il 1925 e il 1927 e recentemente tornata allo splendore originario grazie a un restauro finanziato dal Rotary club, la fontana della pigna rappresenta l’omonimo Rione Pigna, il quale rimase abitato durante il Medioevo, diversamente da altri, facilitandone in tal modo il mantenimento urbanistico poi oggetto di diverse trasformazioni. Di grande importanza fu la riqualificazione viaria attuata tra il XVI e il XVII secolo. Tra l’altro, per parlare della fontana in oggetto non si può non parlare di una scultura dalla conformazione identica (ma realizzata in bronzo), nota come Pignone e situata oggi nel complesso dei Musei Vaticani. Quest’ultima risale ai tempi dell’antica Roma, dove era usata per scopi decorativi, con probabile allocazione presso il tempio di Iside al Campo Marzio, non distante peraltro dalle terme di Agrippa. Quanto al nostro rione Pigna, potrebbe anche prendere il nome da una grande vigna presente un tempo in loco (per corruzione, da “vigna” a “pigna” il passo è breve).

 


Quel che è certo è che l’emblema della pigna, presente nello stemma araldico del rione, fu scelto da Pietro Lombardi per una serie di ragioni. La pigna è considerata, tra l’altro, simbolo di fertilità (nonché fallico) e, più in generale, di prosperità e abbondanza, alludendo inoltre al più alto grado di illuminazione spirituale possibile. Ciò venne riconosciuto da varie culture antiche e il simbolo può essere non a caso trovato tra le rovine architettoniche indonesiane, babilonesi, egiziane, greche, romane, oltre che nelle antiche tavole sumere e cristiane, solo per citarne alcune. Appare infine nei disegni di molte tradizioni esoteriche. Il significato più lampante che possiamo trovare è però quello che l’associa allo “0”, quindi all’uovo cosmico, al principio, alla nascita (con la maturazione, la pigna si schiude lentamente per espletare i suoi semi maturi). Questo processo è il simbolo dell’estensione della coscienza che accompagna l’apertura della ghiandola pineale e l’apertura del Terzo Occhio. La metafora è una lezione da non sottovalutare e mentalmente stimolante rispetto a fenomeno esoterico a cui ci si può approcciare con un semplice esercizio. Per “rilevare” il terzo occhio, basta infatti chiudere gli occhi e, senza muoverli, “guardare” un oggetto vicino a noi.

Per elevare il proprio livello astrale e risvegliare i poteri nascosti, si dice che l’occhio deve essere rivolto verso l’interno. La tradizione occulta occidentale concorda con gli antichi testi orientali affermando che rivolgendo l’occhio all’interno di noi stessi possiamo ottenere accesso a una coscienza superiore, una più profonda comprensione della vita e della morte, un senso di pace e beatitudine, una riduzione dello stress e una nuova, complessiva sensibilità. E negli anni Venti del secolo scorso queste cose si sapevano di già, quindi è proprio con questo miscuglio di evocazioni, tipico di Roma, che deve aver voluto giocare Pietro Lombardi nella realizzazione della fontana presa in esame, che ancora oggi rinfresca turisti e romani che ogni giorno si affollano nella vicina piazza Venezia, “culla” del campidoglio e dell’altare della patria.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]