turismo storico
LE FONTANE DI PIETRO LOMBARDI NEI
RIONI DI ROMA
VII / FONTANA Della
pigna
di Emanuel De Marchis
La fontana della Pigna si trova
presso un piazzale ricco di cespugli,
palme e alberi di pino, proprio di
fronte alla Chiesa di San Marco,
nel pieno centro di Roma, accanto a
piccole aiuole contornate da corolle di
tulipani. Essa è costituita giustappunto
da una scultura a forma di pigna, da cui
l’acqua zampilla a più getti andando a
depositarsi su vari piani prima di
arrivare a due vaschette poste a terra,
valorizzate da lastre di travertino.
Ubicata di fronte all’altare della
patria, questa suggestiva opera fa parte
di altre nove fontanelle artistiche
rionali riprodotte dall’architetto e
scultore Pietro Lombardi a metà
degli anni Venti, utili a sostituire i
classici “nasoni” in ghisa. Realizzata
interamente in travertino, tale fontana
è costituita come detto da un’enorme
pigna posta al centro di un fiore con
grandi foglie che formano una sorta di
doppio scalino inverso, sotto al quale
trova una minuta vasca quadrangolare
attorniata da quattro piccole colonne.
In tale struttura, l’acqua potabile
sgorga da due piccole bocche laterali.
Realizzata tra il 1925 e il 1927 e
recentemente tornata allo splendore
originario grazie a un restauro
finanziato dal Rotary club, la fontana
della pigna rappresenta l’omonimo
Rione Pigna, il quale rimase abitato
durante il Medioevo, diversamente da
altri, facilitandone in tal modo il
mantenimento urbanistico poi oggetto di
diverse trasformazioni. Di grande
importanza fu la riqualificazione viaria
attuata tra il XVI e il XVII secolo. Tra
l’altro, per parlare della fontana in
oggetto non si può non parlare di una
scultura dalla conformazione identica
(ma realizzata in bronzo), nota come
Pignone e situata oggi nel complesso
dei Musei Vaticani. Quest’ultima
risale ai tempi dell’antica Roma, dove
era usata per scopi decorativi, con
probabile allocazione presso il tempio
di Iside al Campo Marzio, non distante
peraltro dalle terme di Agrippa. Quanto
al nostro rione Pigna, potrebbe anche
prendere il nome da una grande vigna
presente un tempo in loco (per
corruzione, da “vigna” a “pigna” il
passo è breve).
Quel che è certo è che l’emblema della
pigna, presente nello stemma araldico
del rione, fu scelto da Pietro Lombardi
per una serie di ragioni. La pigna è
considerata, tra l’altro, simbolo di
fertilità (nonché fallico) e, più in
generale, di prosperità e abbondanza,
alludendo inoltre al più alto grado di
illuminazione spirituale possibile. Ciò
venne riconosciuto da varie culture
antiche e il simbolo può essere non
a caso trovato tra le rovine
architettoniche indonesiane, babilonesi,
egiziane, greche, romane, oltre che
nelle antiche tavole sumere e cristiane,
solo per citarne alcune. Appare infine
nei disegni di molte tradizioni
esoteriche. Il significato più lampante
che possiamo trovare è però quello che
l’associa allo “0”, quindi all’uovo
cosmico, al principio, alla nascita (con
la maturazione, la pigna si schiude
lentamente per espletare i suoi semi
maturi). Questo processo è il simbolo
dell’estensione della coscienza che
accompagna l’apertura della ghiandola
pineale e l’apertura del Terzo Occhio.
La metafora è una lezione da non
sottovalutare e mentalmente stimolante
rispetto a fenomeno esoterico a cui ci
si può approcciare con un semplice
esercizio. Per “rilevare” il terzo
occhio, basta infatti chiudere gli occhi
e, senza muoverli, “guardare” un oggetto
vicino a noi.
Per elevare il proprio livello astrale e
risvegliare i poteri nascosti, si dice
che l’occhio deve essere rivolto verso
l’interno. La tradizione occulta
occidentale concorda con gli antichi
testi orientali affermando che
rivolgendo l’occhio all’interno di noi
stessi possiamo ottenere accesso a una
coscienza superiore, una più profonda
comprensione della vita e della morte,
un senso di pace e beatitudine, una
riduzione dello stress e una nuova,
complessiva sensibilità. E negli anni
Venti del secolo scorso queste cose si
sapevano di già, quindi è proprio con
questo miscuglio di evocazioni,
tipico di Roma, che deve aver voluto
giocare Pietro Lombardi nella
realizzazione della fontana presa in
esame, che ancora oggi rinfresca turisti
e romani che ogni giorno si affollano
nella vicina piazza Venezia,
“culla” del campidoglio e dell’altare
della patria. |