[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 158 / FEBBRAIO 2021 (CLXXXIX)


turismo storico

LE FONTANE DI PIETRO LOMBARDI NEI RIONI DI ROMA
III / FONTANA DELLE PALLE DI CANNONE

di Emanuel De Marchis

 

La Fontana delle Palle di Cannone, rappresentativa del rione Borgo, si trova in Via di Porta Castello, nel finale del passaggio fortificato noto come Passetto papale. Essa sorge sotto a un piccolo arco in travertino con al centro lo stemma del Comune di Roma ed è composta da un mascherone adagiato su una piramide formata da palle di pietra sovrapposte, chiaro riferimento alla vicina fortezza di Castel Sant’Angelo. L’acqua fuoriesce da tre cannelle, poste sulle palle da cannone in travertino, riversandosi a terra in due vaschette laterali. La fontana in questione fa parte del progetto di nove fontanelle artistiche commissionate nel 1925 all’architetto Pietro Lombardi dall’Ufficio Antichità e Belle Arti del Governatorato di Roma, destinate ad approvvigionare il centro storico della città, ricordando gli antichi rioni o elementi storici (in questo caso il presidio militare al papato assicurato dalla Mole Adriana).
 


A Roma si stima che le fontane sparse tra vie, vicoli e piazze, siano circa 2500, da quelle più antiche a quelle più moderne, da quelle disegnate e realizzate da grandi artisti, a quelle che hanno riutilizzato sarcofaghi romani o elementi architettonici provenienti da monumenti antichi. Non tutti sanno però che all’inizio del ventesimo secolo furono appunto commissionate alcune fontane che rispecchiassero le caratteristiche dei quartieri nei quali sarebbero state poste, le cosiddette fontanelle rionali. Per trovare chi le dovesse realizzare s’indisse nel 1924 un concorso, vinto dal citato architetto Pietro Lombardi, collaboratore di Marcello Piacentini, che primeggiò con il progetto legato alla Fontana delle Anfore, destinata a rappresentare il Rione Testaccio.

Al di là di quelle che costituiscono la fontanella del Lombardi, la capitale è piena di molte altre palle di cannone. La prima tappa di un immaginario “tour delle palle” è nel cuore della città, su via del Corso, a Palazzo de Carolis. Nel dettaglio, su una facciata del cortile di questo palazzo, c’è una delle tante iscrizioni che ornano i muri di Roma in cui si ricorda il giorno e l’ora precisa in cui una palla di cannone andò a schiantarsi contro questo palazzo (“un colpo di cannone francese lanciò una palla in questo luogo il giorno 20 giugno 1849 alle ore 3¾ pomeridiane”). La palla di cannone non è più presente purtroppo, al contrario di quanto avvenuto in altri luoghi che adesso andremo a descrivere. Con Piazza Venezia alle spalle e risalendo su via Quattro Novembre, possiamo per esempio visitare Palazzo Colonna e vedere al suo interno la palla franzosa (francese), entrata da una finestra aperta durante l’assedio subito dalla Repubblica Romana in quel 1849 per poi rimanere incastrata in uno scalino di marmo.
 


Dirigendoci verso il Tevere e attraversandolo da Ponte Fabricio, uno dei più antichi ponti Capitolini, passeremo sulla perla del fiume romano, l’isola Tiberina. Qui una palla di cannone sparata dai soliti francesi distrusse le mura della chiesa di San Bartolomeo all’Isola e si incastrò sulla parete opposta, fortunatamente non colpendo nessuno e rovinando solo una parte di muro. Proprio per non aver recato danni alle numerose persone che in quel momento si trovarono all’interno dell’edificio, essa fu poi chiamata la “palla del miracolo”. Percorrendo la via che arriva sulla terrazza del Gianicolo e che porta il nome dell’eroe dei due mondi Giuseppe Garibaldi, troveremo invece la chiesa di San Pietro in Montorio, anch’essa colpita e danneggiata dalle cannonate francesi. Il lato sinistro di quest’edificio infatti fu colpito e anche qui c’è una targa che ricorda quel terribile mese di giugno del 1849.

L’ultima tappa di questa nostra passeggiata ci conduce all’ingresso di Villa Pamphilj. Alla sinistra del cancello della maestosa entrata progettata e messa in opera dopo la battaglia di Roma dall’architetto Busiri Vici (1861-63) vennero infatti incastonate due palle di cannone. Come si potrà facilmente capire, la Capitale dopo la lotta estenuante contro i francesi era in sovrabbondanza di queste palle e l’architetto – per rievocare quegli eventi – decise appunto di incastonarne due all’ingresso della villa. Una leggenda metropolitana vuole che queste palle abbiano delle proprietà magiche, tanto da far esaudire i desideri di chi le accarezza.

Tornando alla fontana di Borgo oggetto di quest’articolo, c’è purtroppo da sottolineare come essa sia oggi malmessa e mal curata, evidentemente bisognosa di una qualche opera di restauro e pulizia. Nonostante ciò, e pur non essendo nel pieno del flusso turistico romano, rimane tuttora una meta imperdibile per tutti gli amanti della città e dei suoi scorci meno “pubblicizzati”.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]