turismo storico
LE FONTANE DI
PIETRO LOMBARDI NEI RIONI DI ROMA
III / FONTANA DELLE PALLE DI CANNONE
di Emanuel De Marchis
La Fontana delle Palle di Cannone,
rappresentativa del rione Borgo,
si trova in Via di Porta Castello, nel
finale del passaggio fortificato noto
come Passetto papale. Essa sorge sotto a
un piccolo arco in travertino con al
centro lo stemma del Comune di Roma ed è
composta da un mascherone adagiato su
una piramide formata da palle di
pietra sovrapposte, chiaro riferimento
alla vicina fortezza di Castel
Sant’Angelo. L’acqua fuoriesce da
tre cannelle, poste sulle palle da
cannone in travertino, riversandosi a
terra in due vaschette laterali. La
fontana in questione fa parte del
progetto di nove fontanelle artistiche
commissionate nel 1925 all’architetto
Pietro Lombardi dall’Ufficio
Antichità e Belle Arti del Governatorato
di Roma, destinate ad approvvigionare il
centro storico della città, ricordando
gli antichi rioni o elementi storici (in
questo caso il presidio militare al
papato assicurato dalla Mole Adriana).
A Roma si stima che le fontane sparse
tra vie, vicoli e piazze, siano circa
2500, da quelle più antiche a quelle più
moderne, da quelle disegnate e
realizzate da grandi artisti, a quelle
che hanno riutilizzato sarcofaghi romani
o elementi architettonici provenienti da
monumenti antichi. Non tutti sanno però
che all’inizio del ventesimo secolo
furono appunto commissionate alcune
fontane che rispecchiassero le
caratteristiche dei quartieri nei quali
sarebbero state poste, le cosiddette
fontanelle rionali. Per trovare chi
le dovesse realizzare s’indisse nel 1924
un concorso, vinto dal citato architetto
Pietro Lombardi, collaboratore di
Marcello Piacentini, che primeggiò con
il progetto legato alla Fontana delle
Anfore, destinata a rappresentare il
Rione Testaccio.
Al di là di quelle che costituiscono la
fontanella del Lombardi, la capitale è
piena di molte altre palle di cannone.
La prima tappa di un immaginario “tour
delle palle” è nel cuore della città, su
via del Corso, a Palazzo de Carolis.
Nel dettaglio, su una facciata del
cortile di questo palazzo, c’è una delle
tante iscrizioni che ornano i muri di
Roma in cui si ricorda il giorno e l’ora
precisa in cui una palla di cannone andò
a schiantarsi contro questo palazzo (“un
colpo di cannone francese lanciò una
palla in questo luogo il giorno 20
giugno 1849 alle ore 3¾ pomeridiane”).
La palla di cannone non è più presente
purtroppo, al contrario di quanto
avvenuto in altri luoghi che adesso
andremo a descrivere. Con Piazza Venezia
alle spalle e risalendo su via Quattro
Novembre, possiamo per esempio visitare
Palazzo Colonna e vedere al suo
interno la palla franzosa (francese),
entrata da una finestra aperta durante
l’assedio subito dalla Repubblica Romana
in quel 1849 per poi rimanere
incastrata in uno scalino di marmo.
Dirigendoci verso il Tevere e
attraversandolo da Ponte Fabricio, uno
dei più antichi ponti Capitolini,
passeremo sulla perla del fiume romano,
l’isola Tiberina. Qui una palla di
cannone sparata dai soliti francesi
distrusse le mura della chiesa di San
Bartolomeo all’Isola e si incastrò
sulla parete opposta, fortunatamente non
colpendo nessuno e rovinando solo una
parte di muro. Proprio per non aver
recato danni alle numerose persone che
in quel momento si trovarono all’interno
dell’edificio, essa fu poi chiamata la “palla
del miracolo”. Percorrendo la via
che arriva sulla terrazza del Gianicolo
e che porta il nome dell’eroe dei due
mondi Giuseppe Garibaldi, troveremo
invece la chiesa di San Pietro in
Montorio, anch’essa colpita e
danneggiata dalle cannonate francesi. Il
lato sinistro di quest’edificio infatti
fu colpito e anche qui c’è una targa che
ricorda quel terribile mese di giugno
del 1849.
L’ultima tappa di questa nostra
passeggiata ci conduce all’ingresso di
Villa Pamphilj. Alla sinistra del
cancello della maestosa entrata
progettata e messa in opera dopo la
battaglia di Roma dall’architetto Busiri
Vici (1861-63) vennero infatti
incastonate due palle di cannone. Come
si potrà facilmente capire, la Capitale
dopo la lotta estenuante contro i
francesi era in sovrabbondanza di queste
palle e l’architetto – per rievocare
quegli eventi – decise appunto di
incastonarne due all’ingresso della
villa. Una leggenda metropolitana vuole
che queste palle abbiano delle proprietà
magiche, tanto da far esaudire i
desideri di chi le accarezza.
Tornando alla fontana di Borgo oggetto
di quest’articolo, c’è purtroppo da
sottolineare come essa sia oggi malmessa
e mal curata, evidentemente bisognosa di
una qualche opera di restauro e
pulizia. Nonostante ciò, e pur non
essendo nel pieno del flusso turistico
romano, rimane tuttora una meta
imperdibile per tutti gli amanti della
città e dei suoi scorci meno
“pubblicizzati”. |