turismo storico
LE FONTANE DI
PIETRO LOMBARDI NEI RIONI DI ROMA
I / FONTANA DEI LIBRI
di Emanuel De Marchis
La Fontana dei Libri, collocata
in
via degli Staderari,
a pochi passi da piazza Navona, e
realizzata interamente in travertino, è
situata dentro una nicchia incorniciata
da un arco a tutto sesto con
l’iscrizione S.P.Q.R. e presenta una
testa di cervo fra quattro libri
antichi. Questi sono disposti due
per lato, collocati su mensole laterali
di marmo, mentre l’acqua fuoriesce da
due cannelle a forma di segnalibro e
cade in parte nella sottostante vasca
semicircolare e in parte direttamente
sul selciato.
Tutti gli elementi presenti nella
Fontana dei Libri, realizzata da
Pietro Lombardi nel 1927, hanno un
significato ben preciso in relazione
alla storia del rione. Il cervo, per
esempio, si trova anche sul timpano
della vicina chiesa di Sant’Eustachio
e ricorda l’evento della conversione al
cristianesimo di Eustachio (I-II
secolo), generale romano a cui apparve
un cervo con una croce luminosa fra le
corna. I libri, invece, rappresentano
l’antica Università della Sapienza
che si trova nel palazzo a cui è
addossata la fontanella (una vera bevuta
di cultura).
Il passato della Sapienza comincia nel
1303, allorché Benedetto Caetani
convince il suo predecessore Celestino V
ad abdicare, divenendo papa con il nome
di Bonifacio VIII. Sostenitore della
supremazia universale del papato,
Bonifacio si scontra con Filippo IV di
Francia e dopo aver redatto la bolla Unam
Sanctam, dove ribadisce la
supremazia del pontefice su tutte le
podestà della terra, scomunica il
sovrano francese nel 1303. In quello
stesso anno, con la bolla In suprema
praeminentia dignitatis, fonda
inoltre lo Studium Urbis, ossia
l’Università di Roma. Questa viene
collocata fuori dalle mura vaticane, nel
rione Trastevere, ubicazione che, pur
non risolvendo i vincoli esistenti tra
l’università e il clero, segna l’inizio
di un nuovo rapporto tra la città di
Roma e gli studiosi che in essa
giungevano da tutte le parti del mondo.
Lo Studium Urbis acquista man mano
importanza e prestigio e dal 1363 riceve
dalla città di Roma un contributo
stabile. La sede trasteverina non è più
sufficiente; così nel 1431 papa Eugenio
IV, per dare all’Università una
struttura più articolata, affianca al
rettore quattro amministratori e
provvede all’acquisto di alcuni edifici
nel rione Sant’Eustachio, tra piazza
Navona e il Pantheon. In quell’area
sorgerà duecento anni dopo lo storico
palazzo della Sapienza, oggi sede
dell’Archivio di Stato. Narra la
leggenda che la basilica di
Sant’Eustachio sorse sopra la casa di
Placido, generale dell’esercito
dell’imperatore Traiano (sul trono dal
98 al 117). Costui, andando a caccia
presso Tivoli, s’imbatté un giorno in un
cervo che fra le corna portava il volto
del redentore, emanando una luce
accecante. Cristo, guardandolo, gli
rivolse le seguenti parole: “Placido,
perché mi perseguiti? Io sono Gesù che
tu onori senza sapere”. Il generale dopo
la visione, decise di farsi battezzare
prendendo il nome di Eustachio o
Eustazio (derivante
dal greco Eustáchios,
ovvero “che dà buone spighe”),
e con lui si convertirono anche la
moglie e i due figli. Per questo, in
cima alla facciata, fu posta nel primo
Settecento una testa di cervo con la
croce.
Via degli Staderari, ove si trova
appunto la fontana, ricorda nel suo nome
gli antichi fabbricanti di stadere e
bilance (oggetti indispensabili nella
vita quotidiana), un tempo diffusissimi in questa
zona. C’è da precisare che questa via,
in precedenza, si chiamava “via
dell’Università”, proprio in riferimento
alla vicina Università della Sapienza,
mentre l’antica “via degli Staderari”
era parallela a questa e fu soppressa
allorché venne ampliato palazzo Madama.
Quest’ultimo deve a sua volta il nome a
Madama Margherita d’Austria, figlia
naturale di Carlo V e moglie del
duca Alessandro dei Medici, la quale,
rimasta vedova nel 1537, sposò in
seconde nozze Ottavio Farnese e
soggiornò a lungo nel palazzo: fu
allora che esso assunse il nome che
ancor conserva. A Margherita si fa
risalire l’apposizione, nel soffitto a
cassettoni della cosiddetta “sala dello
struzzo”, di uno scudo con raffigurato
per l'appunto
uno struzzo, nel quale si sarebbe dovuto
leggere un gioco di parole tra
“Autriche” (Austria) e “Autruche”
(struzzo), simbolo del passaggio del
palazzo alla sfera d’influenza
ispano-austriaca. In epoca seicentesca,
lo stemma nobiliare
mediceo avrebbe sormontato lo struzzo
con un’addizione successiva, collegandovisi mediante un nastro allacciato al
collo.
Oggi la Fontana dei Libri, viva e
prosperosa d’acqua (rovinata nel corso
degli anni da alcuni atti vandalici,
restaurata nel 1998, come ricorda
un'apposita targa, e poi in parte
nuovamente vandalizzata), è oggetto di una
vivace riscoperta anche da parte di
molti turisti, affascinati dalla sua
posizione centrale – a pochi metri dal
Senato, luogo fulcro della
politica italiana – e dalla sua capacità
di raccontare lo spazio attorno a
sé, dissetando sia il corpo sia il
desiderio di scoprire qualcosa in più
delle infinte storie di Roma. |