turismo storico
LE FONTANE DI PIETRO LOMBARDI NEI
RIONI DI ROMA
VI / FONTANA DEGLI
ARTISTI
di Emanuel De Marchis
La fontana degli artisti,
realizzata a Roma, in via Margutta,
dall'architetto Pietro Lombardi,
si mostra con un'ampia cornice marmorea
a forma di arco (sulla quale spicca la
scritta SPQR), addossata alla facciata
del palazzo che la sostiene e che ben
inquadra sul paramento murario questo
piccolo monumento dedicato agli artisti.
Con una base triangolare su cui poggiano
due cavalletti da pittore sostenenti
altrettanti mascheroni dall'espressione
contrapposta (uno cupo, l'altro
ridanciano), ci ricorda le emozioni più
note della vita, come appunto il pianto
e la risata. Sopra a tutto, svetta un
secchio di vernice e vari strumenti
utilizzati da chi dell'arte ne ha fatto
un mestiere, tra pennelli e scalpelli.
Alla base, in un susseguirsi continuo di
allusioni artistiche, troviamo invece
tre sgabelli, che sembrano a loro modo
sorreggere il peso dell'arte. L'acqua
zampilla dai mascheroni e dagli snodi di
un compasso scolpito ad arte nel bel
mezzo dell'opera, andandosi a
raccogliere in una vasca al di sopra del
manto stradale dalla quale confluisce
poi in una grata di ferro.
Pietro Lombardi, sorta di Giacomo
Della Porta del Novecento, fu lo
scultore e architetto al quale il comune
di Roma affidò la realizzazione di
alcune fontane che dovevano
simboleggiare il rione al quale
appartenevano, rifacendosi a un simbolo
preciso, evidente e assolutamente
riconoscibile, intorno al quale riunirsi
e nel quale riconoscersi. Il Lombardi
ebbe peraltro il merito di non indulgere
in opere ridondanti o vanagloriose, ma
pur non ostentando grandi magnificenze
progettuali le fontane risultano
piuttosto aggraziate e proporzionali,
nonché sempre congeniali al tema
proposto. I rioni presi in esame furono:
Campo Marzio, sant'Eustacchio, Pigna,
Borgo, Ripa, Tiburtino, Monti, Celio e
Trastevere. Il periodo di realizzazione
andò dal 1926 al 1929.
Rimanendo alla fontana degli artisti,
particolarmente degni di un
approfondimento sono i simboli
costituiti dalle maschere e dal
compasso.
La maschera o mascherone, comune a
innumerevoli popolazioni, è utilizzata
sin dall'età arcaica. Connessa a pitture
corporali, tatuaggi o scarificazioni,
essa si configura come un efficace mezzo
di comunicazione tra gli uomini e le
divinità, essendo uno strumento che
permette di alienarsi dalle convenzioni
spazio-temporali, al fine di proiettarsi
in un altro mondo, divino, rituale,
mistico. Colui che indossa una maschera
perde la propria identità per assumere
una diversa energia. Con
l'urbanizzazione diffusa e l'inevitabile
promiscuità che ne comporta, la maschera
ha perso progressivamente la sua valenza
rituale per essere inglobata in una
sfera puramente ludica, perdendo
gradualmente la relazione con le sue
originarie funzioni. Proprio in tale
contesto si è creata l'accezione
metaforica e negativa del termine, ma la
maschera non è solo quella dell'ipocrita
che la indossa per questioni di calcolo
e opportunità: essa è infatti anche
quella che un po' tutti noi indossiamo
automaticamente ogni qual volta ci
rapportiamo in società. Quanto al
compasso, che l'autore mette in
rilievo facendovi appunto fuoriuscire la
dissetante acqua (al pari di quanto
avviene coi mascheroni), rappresenta la
capacità, la volontà e il genio umano.
In altre parole, esso è un richiamo
all'ordine degli elementi e delle leggi
naturali che governano l'universo. Tale
strumento è tra l'altro antichissimo,
venendo utilizzato già dai greci, che
per primi definirono i principi della
geometria piana. In passato veniva
chiamato “sesto” per la sua capacità di
dividere la circonferenza in sei parti.
Viene adoperato, assieme al righello e
alle squadre, sia nella costruzione di
figure geometriche complesse sia nel
disegno di circonferenze complesse, che
nel disegno di archi.
Un'ultima nota: accanto all'arco
marmoreo appare una targa, lì
posta nel 1998, anno in cui la fontana è
stata restaurata (un ulteriore
intervento sarà effettuato nel 2016), e
nella quale vi è una dedica ai genitori
di Stefano Gasbarri, colui che
finanziando i lavori ridiede nuova luce
a questo piccolo, significativo
capolavoro di Pietro Lombardi. |