.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

contemporanea


N. 32 - Agosto 2010 (LXIII)

LA FONDAZIONE “EVA PERÓN”
Donde existe una necesidad nace un derecho

di Danilo Caruso

 

Nell’Argentina del passato la carica di presidentessa onoraria della Sociedad de beneficencia veniva riservata alla moglie del presidente della repubblica in carica.

 

Quando Perón fu eletto tuttavia le dame dell’oligarchia borghese rifiutarono di concedere questo ruolo ad Evita con l’ipocrita giustificazione che fosse troppo giovane ed inesperta.

 

Quando le rifiutarono pure di nominare al suo posto la madre, poiché le motivazioni reali di tutto ciò stavano nel disprezzo, la Società fu chiusa con atto governativo il 6 settembre 1946.

 

Potrebbe sembrare che questa misura di scioglimento sia unicamente un atto di vendetta, sennonché la pessima gestione di questa organizzazione, che controllava molte strutture ospedaliere, era già emersa nel 1939: tutti i dipendenti venivano sfruttati con pesanti turni lavorativi e sottopagati, nelle case-scuola (più simili a delle prigioni) anche i bambini erano costretti a lavorare e persino a mendicare, solamente il 5% dei fondi raccolti andava a sostegno dell’assistenza (tutto il resto concerneva spese di gestione).

 

La sua opportuna soppressione diede spazio al riordino, non fu il caso di Evita nella sostanza a determinarne la fine.

 

La Fundación María Eva Duarte de Perón fu istituita a metà del 1948, sempre con atto governativo (a fine 1950 sarà ridenominata Fundación Eva Perón). Al termine del 1947 operava però già la Cruzada de ayuda social María Eva Duarte de Perón con azioni poi proprie della Fundación.

 

La precedente Società di beneficenza non andava al di là del finanziamento di istituti preesistenti. Evita invece si preoccupò di intervenire con la creazione di opere anche in tutti quei campi che il settore pubblico non riusciva con facilità a tutelare.

 

Dedicava periodicamente molte ed intense ore ad incontrare personalmente nella sede del Ministero del lavoro i bisognosi che si recavano a porle richieste d’aiuto.

 

In un suo discorso chiarì che la Fundación « fue creada para cubrir lagunas en la organización nacional, porque en todo el país donde se realiza una obra, siempre hay lagunas que cubrir y para ello se debe estar pronto para realizar una acción rápida, directa y eficaz ». Il denaro della Fundación, che non passava dalle sue mani, proveniva da spontanee contribuzioni di privati o enti pubblici, o dal gettito di misure ad hoc. Tra il ’50 ed il ’53 furono scelte queste fonti:

1) aumento del 3% del biglietto d’ingresso all’ippodromo di Buenos Aires e tributo addizionale del 3% sulle scommesse;

2) trattenute degli stipendi del primo maggio e del 12 ottobre, e del 2% delle tredicesime;

3) l’intero gettito delle multe sui giochi d’azzardo;

4) deduzioni da miglioramenti salariali ai pubblici dipendenti; nelle vertenze di lavoro tra soggetti privati risolte da Evita c’era l’usanza di offrire una percentuale di qualche mensilità;

5) il 50% dell’avanzo utile prodotto dalle assicurazioni per le manifestazioni sportive.

Si rivela dunque falsa l’accusa che vorrebbe le opere sostenute con modi estortivi. Le imprese private contribuivano spontaneamente senza sollecitazioni o per ringraziamento o per l’ottenimento del credito bancario presso l’Istituto argentino di promozione industriale che Evita poteva rendere più facile.

Eva Perón non era Eva Kant: una commissione d’inchiesta della prima dittatura post-peronista accertò che i presunti fatti di estorsione e corruzione erano totalmente irreali e che tutto si era svolto nel rispetto della legalità.

Il fatto che lo Stato mettesse a disposizione della Fundación risorse economiche, materiali ed umane suscitò a suo tempo la reazione dell’opposizione parlamentare antiperonista, i cui esponenti nulla avevano obiettato negli anni antecedenti riguardo ai cospicui finanziamenti pubblici elargiti alla Sociedad de beneficencia.

Beneficiarono della straordinaria attività assistenziale diretta da Evita pure decine di paesi stranieri, cui furono forniti vestiti, alimenti e farmaci. In seguito al colpo di Stato del 1955 che depose Perón il positivo complesso di ciò che era stato prodotto dalla Fundación o fu destinato ad improprio e pessimo utilizzo o peggio ancora radicalmente cancellato. Questo un elenco non esaustivo di quanto attuato:

- ogni anno venivano distribuite enormi quantità di macchine per cucire, capi di vestiario, alimenti, libri, biciclette e giocattoli;

- 181 punti per la vendita di prodotti di prima necessità a prezzi ridotti furono creati per sostenere le famiglie più bisognose;

- più di 13.000 donne trovarono un’occupazione;

- quasi 2.400 furono gli alloggiati nelle case per anziani abbandonati (ne furono aperte 6);

- più di 16.000 bambini furono ospitati nelle case-scuola (20 comprese quelle in costruzione, dislocate in 16 province con una capacità di più di 25.000 posti);

- un’opera di monitoraggio medico-sanitario era rivolta a tutti i giovani che partecipavano agli annuali concorsi nazionali sportivi (nel 1949 furono 120.000);

- la Casa dell’impiegata a Buenos Aires, un edificio di 11 piani di cui 9 dormitori, forniva alloggio a tutte le lavoratrici bonaerensi senza dimora, con basso reddito e senza riferimenti familiari in città; aveva una capienza per 500 donne ed offriva un servizio di mensa quotidiana per 1.500 coperti accessibile a tutti ed a costi ridotti presso cui Evita aveva l’abitudine di cenare con i suoi collaboratori;

- poco più di 16.000 persone furono ospitate nelle 3 case di alloggio temporaneo in attesa di ricevere un’abitazione; la Fundación fece costruire case assegnate a decine di migliaia di famiglie (a poco più di 20.000 tra queste che emigrate si trovavano a Buenos Aires senza redditi era stato consentito nel 1948-50 di ritornare nella provincia d’origine ottenendo un’abitazione ed un’occupazione);

- 21 ospedali, distribuiti in 11 province, di cui 4 a Buenos Aires (avevano disponibilità di quasi 23.000 posti letto); altre 3 strutture specifiche erano riservate ai bimbi ed una agli ustionati; il completamento di due ospedali, tra cui quello dei bambini a Buenos Aires, fu sospeso dopo la caduta di Perón;

- furono edificati un migliaio di scuole e diverse colonie turistiche nel 1948-50;

- un milione e mezzo di bottiglie di sidro e di pan dolce venivano donati annualmente per Natale ai meno abbienti.

L’architettura e l’arredo delle opere della Fundación erano di altissimo pregio e riflettevano il più autentico spirito di fratellanza umana.

I servizi offerti erano gratuiti e di ottimo livello. Era costante un’efficace assistenza socio-sanitaria rivolta ai soggetti svantaggiati tutelati. I bambini più disagiati avevano la possibilità di raggiungere gli studi universitari passando per gradi attraverso le accoglienti e confortevoli case-scuola, città di studio e città universitarie.

La Ciudad infantil Amanda Allen, intitolata ad un’infermiera argentina della Fundación scomparsa in una sciagura aerea durante l’intervento di soccorso alle vittime di un terremoto in Ecuador, accoglieva a Buenos Aires soggetti emarginati tra i 2 ed i 7 anni. Il progetto di recupero seguiva il pensiero della pedagogista italiana Maria Montessori.

La Ciudad, che accudiva alcune centinaia di bimbi, fu chiusa dai militari golpisti nel 1955, e la sua connessa città per piccoli, divenuta quindi parco per benestanti, fu demolita nel ’64 per lasciare spazio ad un parcheggio.

Nelle case-scuola un gruppo di assistenti sociali curava i rapporti con le famiglie di provenienza dei bambini (che avevano un’età compresa tra 4 e 10 anni). Era desiderio di Evita che costoro non perdessero i loro rapporti con l’esterno a seconda della propria forma di soggiorno nell’istituto (in alcuni casi venivano affidati a dei tutori).

L’abbigliamento, che era di qualità, veniva rinnovato ogni sei mesi e poi distrutto. L’istruzione era curata attentamente anche con aggiuntivo insegnamento di sostegno, e per le bambine c’erano inoltre corsi integrativi che potevano riguardare l’arte, la musica, il ballo, la cucina e la cucitura.

Anche alle ragazze era prospettata la prosecuzione degli studi all’università nella Ciudad universitaria di Cordova da inaugurarsi secondo le previsioni nel 1956, ma il completamento suo e di quella di Mendoza dopo Perón fu bloccato dalla dittatura: la prima avrebbe potuto ospitare 400 studenti argentini e 150 stranieri.

Sulla stessa falsariga non si giunse neanche ad ultimare la ciudad estudiantil femminile, infatti le ragazze seguivano provvisoriamente l’istruzione secondaria permanendo nella casa-scuola.

Furono costruite 3 ciudades estudiantiles a Buenos Aires, Cordova e Mendoza per gli studenti provenienti da fuori. Alla Fundación si doveva altresì la mensa universitaria di La Plata in provincia di Buenos Aires.

Il nuovo governo golpista del ’55 sciolse la Fundación e chiuse le sue istituzioni. Il suo capitale fu in parte rubato e le sue sostanze materiali illecitamente sottratte. I servizi e l’assistenza precedenti furono giudicati fuori luogo, eccessivi e persino lussuosi. I mobili di tutte le strutture, ed i regali ricevuti da Evita nel suo viaggio in Europa, che in queste si trovavano, posti come abbellimento, furono rimossi.

Si distrussero flaconi per la raccolta del sangue, lenzuola e coperte perché recavano l’etichetta Fundación Eva Perón, i polmoni d’acciaio finirono sotto sequestro per lo stesso motivo.

Qualche altro esempio del destino che i militari e gli antiperonisti riservarono ai frutti dell’amorevole impegno di Evita per la difesa delle categorie sociali disagiate: un ospedale per i bambini fu trasformato in un hotel-casinò e la ciudad estudiantil di Buenos Aires fu addirittura adibita a luogo di reclusione di componenti del governo peronista.

Dopo parecchi studenti ebbero l’opportunità di proseguire a studiare fuori dell’Argentina con borse di studio estere grazie alla qualità del percorso formativo svolto che era stato all’avanguardia e supportato di tutto ciò che occorresse (vestiario, libri, attrezzature scolastiche, e così via).

Quanto accaduto in una casa-scuola convertita in centro di collocamento lavorativo è emblematico.

Le bambine, cui era stata tolta la possibilità di apprendere per andare a lavorare nelle abitazioni dei borghesi, protestarono dal cortile gridando: « Queremos que vuelva Perón!!! ».

Evita era scomparsa nel 1952, ma sino alla fine la sua fondazione aveva lavorato, pur avendo perso lo slancio dato dalla propria animatrice, per rimuovere il disagio sociale.

 



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.