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N. 27 - Marzo 2010
(LVIII)
flauto traverso
Dall’epoca classica a quella contemporanea
di Christian Vannozzi
Un
appassionato
di
strumenti
aerofoni
e
principiante
suonatore
di
flauto
traverso
non
può
fare
a
meno
di
raccontare
una
breve
storia
del
suo
strumento
preferito.
Il
flauto
traverso
fa
parte
della
grande
famiglia
degli
strumenti
aerofoni,
così
chiamati
perché
il
suono
è
prodotto
dalla
vibrazione
dell’aria
contenuta
all’interno
dello
strumento.
Tutti
i
flauti
fanno
parte
della
famiglia
dei
legni,
così
chiamati
perché
originariamente
il
loro
corpo
era
realizzato
in
legno.
La
prima
testimonianza
dell’esistenza
del
flauto
traverso
la
troviamo
in
un
libro
di
poesia
dell’antica
Cina:
il
She
King
che
risale
al
IX
secolo
prima
di
Cristo.
Anche
nell’antica
India
era
uno
strumento
molto
diffuso.
Era
invece
sconosciuto
nell’antico
Egitto
e
nell’America
precolombiana.
La
più
antica
rappresentazione
indiscutibile
del
flauto
traverso
è un
bassorilievo
etrusco,
di
una
necropoli
nei
dintorni
di
Perugia,
datato
dal
II
al I
secolo
avanti
Cristo.
Probabile
quindi
che
anche
gli
antichi
romani
conoscessero
ed
usassero
un
tipo
di
flauto
traverso.
Le
più
antiche
rappresentazioni
medievali
di
flauti
traversi
ci
sono
pervenute
dall'impero
bizantino,
grazie
ai
suoi
contatti
commerciali
con
gli
imperi
orientali,
nei
quali
lo
strumento
ha
avuto
origine.
Nell’Europa
occidentale
abbiamo
delle
raffigurazioni
a
partire
dal
1100.
Il
flauto
traverso
medievale
era
un
semplice
cilindro
di
legno
lungo
all’incirca
come
lo
strumento
moderno.
Purtroppo
non
è
stato
ritrovato
nessun
strumento
di
questo
periodo.
Il
1500
è il
secolo
che
segna
la
consacrazione
del
flauto
traverso.
Le
testimonianze
sul
flauto
si
fanno
più
precise
e
numerose.
Ci
sono
rimasti
circa
una
quarantina
di
flauti
rinascimentali
(la
gran
parte,
è
conservata
nei
musei
italiani)
che
possiamo
ancor
oggi
suonare.
Il
flauto
traverso
rinascimentale
è
generalmente
in
un
solo
pezzo,
di
forma
perfettamente
cilindrica,
in
legno,
con
sei
fori
per
le
dita
e
uno,
circolare,
per
l’imboccatura.
Il
suono
di
questo
tipo
di
strumento
era
molto
dolce
e
raffinato.
Insieme
al
tamburo
diventò
lo
strumento
militare
delle
truppe
di
fanteria,
specialmente
usato
dalle
truppe
tedesche.
Verso
la
fine
del
1600
ci
fu
per
il
flauto
una
grande
trasformazione:
la
forma
da
cilindrica
divenne
conica,
più
larga
verso
l’imboccatura,
più
stretta
verso
la
fine,
e,
ai
sei
fori
per
le
dita,
fu
aggiunta
una
piccola
chiave
per
produrre
la
nota
mi
bemolle.
Venne
inoltre
costruito
in
tre
pezzi
(come
i
flauti
contemporanei).
Questo
facilitava
la
portabilità
dello
strumento
e
permetteva.
Il
flauto
traverso
diventa
uno
strumento
solista
alla
pari
del
violino
e la
sua
grande
diffusione
fa
scomparire
il
flauto
dolce.
Riferimenti
bibliografici:
Dizionario
Enciclopedico
Universale
della
Musica
e
dei
Musicisti,
diretto
da
Alberto
Basso,
Il
Lessico,
vol.
II,
Torino,1983.
Giampiero
Tintori,
Gli
strumenti
musicali,
tomo
II,
Torino,
1971.
Claudio
Paradiso,
Il
flauto
in
Italia,
Roma,
2005.
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