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N. 66 - Giugno 2013 (XCVII)

SULLA FILOLOGIA
ORIGINE E SVILUPPI MODERNI - PARTE II

di Emilio Vaccaro

 

Ad Anversa cominciò l’edizione degli Acta Sanctorum (1643), tesoro delle vite dei santi greci (opera che da allora proseguì per tre secoli e mezzo).

 

Per il XVIII secolo, accanto a Bernard de Mountfaucon, autore di Paleographia Graeca (1708), Michelle Lequien (di Oriens Christianus, 3 voll., 1740, e Johann Jacob Reiske, (De cerimoniis aulae Bizantinae 2 voll., 1751-1754) non solo gli autori dell’epoca ricordarono Johann Albert Fabricius (Biblioteca Graeca) (1705-1728 in 14 voll., IV ed. a cura di Gottlieb Harles, 1790-1809, in 12 voll., con uno degli indici edito nel 1828).

 

Con la fine del XVIII sec. cominciò la fase di stagnazione; l’Illuminismo vide in Bisanzio un’epoca di decadenza e di dispotismo (Montesquieu, Voltaire in Francia, Hegel in Germania, Gibbon in Inghilterra); il Neoumanesimo si orientò verso l’immagine idealizzata dell’Antica Grecia.

 

La vera immagine dello stato bizantino e della cultura di Costantinopoli rimase per lungo tempo sconosciuta e questo non fu certamente favorevole anche al lavoro sui testi dell’età bizantina.

 

La situazione cambiò a partire dal terzo decennio del secolo XIX: la rivoluzione greca del 1821, il “filellenismo” europeo, la scoperta dei canti popolari greci, ai quali rivolse la propria attenzione pure Goethe, portarono a un maggior interesse per la storia del Paese anche durante l’epoca della turcocrazia, che adesso volgeva al termine, e dunque per Bisanzio; il Romanticismo assieme allo Storicismo rafforzarono la curiosità verso il mondo neogreco.

 

In Grecia si rifletté sul proprio passato e perciò si fece altrettanto rispetto al periodo bizantino, ancora presente nella religione ortodossa e nei suoi inni. Perciò gli studi filologici bizantini ricevettero un nuovo impulso – innanzitutto in unione con la filologia classica, ma poi anche attraverso l’inclusione della filologia neogreca -: in Germania nacque un nuovo Corpus scriptorum historiae Bizantinae fondato da B.G.Niebuhr (1776-1831) e continuato da I.Bekker (1785-1871); fra il 1828 e il 1897 apparvero 50 volumi, per lo più ristampe (con la traduzione latina) del corpus parigino (che costituirono però raramente un progresso dal vista critico testuale).

 

Stesso dìcasi per la Patrologia Graeca (a cura di J.P.Migne), in 161 volumi, apparsa in Francia (1800-1875). Verso la fine del XIX sec. furono degne di nota soprattutto le edizioni di Carl De Boors: Niceforo Patriarca (1880), Teofane Confessore (2 voll., 1883-1885), Teofìlatto Simocatta (1877), Giorgio Monaco (1904).

 

G.L.F.Tafel (1787-1860) attirò l’interesse con la sua edizione degli opuscola di Eustazio di Tessalonica, sulle opere retoriche; Zacharia von Lingenthal, invece sulle fonti giuridiche (Ius Graecoromanum, 8 voll., 1856-1884) A. Ellissen (1815-1872) presentò, con i suoi Analecta della letteratura medievale e neogreca (5 voll. 1855-1862), testi della letteratura bizantina (in lingua colta e d’uso). W. Wagner (1843-1880) si dedicò alla poesia bizantina in lingua popolare: Medieval Greek Text (1870); Carmina Graeca medii aevi o Rhodische Liebeslieder (1879) o Trois Poèmes grecs du moyen age inèdits recuellis (1881).

 

G.L.F.Tafel riconobbe tra i primi l’importanza della filologia bizantina come disciplina a se stante, la cui autonomia si realizzò grazie a Karl Krumbacher (1854-1909); segni esteriori ne furono la creazione all’Università di Monaco di una cattedra di Filologia Medievale e Neogreca (1896), il tutto non senza l’associazione di un Seminario di Greco Medievale e Neogreco (1897).

 

Tali fatti furono preceduti da lavori encomiabili portati avanti dallo stesso Krumbacher nell’àmbito della lingua come della letteratura (edizioni e saggi), dalla Storia della letteratura bizantina (1892, 1897 completamente rivista e con contributi di A. Ehrhard sulla letteratura teologica e di H.Gelzer sulla storia bizantina) e dalla fondazione della “Byzantinische Zitschrift” (1892), sino a oggi l’organo centrale della bizantinistica internazionale. Krumbacher fu così il fondatore della bizantinistica come disciplina autonoma e sistematica, che finì con l’abbracciare anche la storia bizantina, la storia dell’arte e del diritto, e altre discipline specialistiche.

 

Quel che accadde a Monaco riuscì a fornire il “la” e così anche in altri Paesi vennero istituite analoghe cattedre universitarie nacquero nuove riviste. In Germania la cattedra monacense rimase unica fino agli anni Sessanta del Novecento, ma poi ne sorsero di nuove in altre università sempre in Germania.

 

Una storia generale della disciplina del XX secolo venne data con maggiori dettagli in La filologia medievale e umanistica greca e latina nel secolo XX, a cura di E.Follieri, 2 voll., Roma, 1993.



 

 

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