N. 66 - Giugno 2013
(XCVII)
Ci vediamo domani
Quando la commedia fa riflettere
di Francesco Agostini
Se
guardassimo
con
occhi
distratti
la
locandina
del
nuovo
film
di
Andrea Zaccariello,
ovvero “Ci
vediamo
domani”,
penseremmo
immediatamente
a un
film
comico.
Già,
perché
basterebbe
la
sola
figura
di
Enrico
Brignano
a
rimandarci
a
spettacoli
come
“Tutto
suo
padre”
o
“Sono
romano
ma
non
è
colpa
mia”
per
far
viaggiare
la
nostra
mente
su
gag
e
situazioni
paradossali.
In
questa
pellicola,
invece,
Brignano
mostra
il
lato
più
malinconico
e
amaro
del
suo
essere
attore,
non
abbandonando
completamente
però
la
sua
innata
vena
comica,
che
poi
è
anche
il
suo
background
fondamentale.
In
“Ci
vediamo
domani”,
l’attore
romano
interpreta
Marcello
Santilli,
il
classico
italiano
un
po’
arruffone
che
è
attratto
dal
denaro
facile
e,
una
volta
ricevuta
la
liquidità
necessaria
in
prestito
da
un
amico
direttore
di
banca
(Ricky
Tognazzi),
decide
di
investirla
aprendo
un’agenzia
di
pompe
funebri.
Questa
scelta,
un
po’
macabra
e
fuori
dal
comune,
è
dovuta
al
fatto
che
Santilli
ha
scoperto
l’esistenza
di
un
piccolo
paese
pugliese
dove
vivono
solamente
ultraottantenni
e
quindi
prossimi
alla
morte.
Qui
stabilisce
la
sua
bottega
nella
stalla
del
vecchio
Palagonia,
interpretato
niente
meno
che
da
Burt
Young,
famoso
per
aver
ricoperto
il
ruolo
di
Paulie
Pennino,
il
cognato
iracondo
e
sconclusionato
della
saga
di
Rocky.
Stabilitosi
nel
paesino
pugliese,
Santilli,
già
provato
da
un
matrimonio
fallito
con
Flavia
(Francesca
Inaudi),
si
troverà
di
fronte
a
un’altra,
stranissima
realtà:
gli
anziani
non
stanno
male
per
niente,
anzi,
godono
di
ottima
salute
e
non
sono
affatto
intenzionati
a
morire!
Il
film
di
Zaccariello,
come
abbiamo
detto,
è,
più
che
una
commedia,
un
film
che
mira
a
far
riflettere
lo
spettatore
sui
grandi
temi
della
vita.
Il
titolo
“Ci
vediamo
domani”
si
riferisce
infatti
all’idea
che
l’immortalità
consista
nel
dire
sempre
“ci
vediamo
domani”,
per
spingerci
un
giorno
più
in
là,
lentamente
ma
inesorabilmente.
La
morte
è
quindi
un’illusione,
un
nemico
che
si
può
sconfiggere
tramite
un
grande
alleato,
l’amore.
Il
regista
romano
(all’esordio
in
un
lungometraggio
dopo
vari
corti
e
spot
pubblicitari)
ci
fa
capire
che
si
può
amare
la
stessa
persona
anche
per
tutta
la
vita,
come
ben
descritto
dalla
scena
del
discorso
di
Palagonia
sulla
lettera
che
aveva
dedicato
al
suo
amore
di
gioventù.
Chi
si
aspettava
un
classico
cinepanettone
da
questo
film
sarà
rimasto
nettamente
deluso.
Nella
pellicola,
sorretta
per
il
90%
del
tempo
da
un
bravissimo
Enrico
Brignano,
al
massimo
si
riesce
a
sorridere
ma
niente
più
perché,
d’altronde,
l’idea
del
regista
era
ben
altra.
Ottima
la
fotografia
di
Giancarlo
Lodi,
così
come
i
paesaggi
pugliesi
che
ben
si
sposano
con
il
lento
ritmo
narrativo
del
film
che
ci
spinge
alla
più
intimistica
riflessione.
In
conclusione,
il
film
di
Zaccariello
riesce
con
disinvoltura
a
passare
l’esame
del
debutto
a
pieni
voti
e
lascia
aperto
un
interrogativo
sul
possibile
secondo
film
del
regista
romano:
sarà
commedia
oppure
tragedia?