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MEDIEVALE


N. 23 - Novembre 2009 (LIV)

Filippo di Svevia e l’ascesa al trono di Alessio Angelo
Amore fraterno o desiderio di ricostruire un unico impero?

di Christian Vannozzi

 

Tutti gli storici che si sono occupati della Quarta Crociata hanno dovuto affrontare una particolare questione, e cioè quella della sua deviazione.

 

Alcuni l’hanno considerata casuale: non un risultato di premeditazione politica, ma una evoluzione naturale dei rapporti fra Oriente e Occidente, in occasione della fuga del legittimo erede al trono Alessio IV Angelo, per una fortuita combinazione di fattori politici e militari.

 

 

Per altri invece la crociata contro la capitale bizantina fu il frutto di un intrigo politico in cui concorsero Filippo di Svevia e l’espansionismo economico veneziano.

 

Questa tesi fu presentata dal Riant, in Le changement de direction de la quatrieme croisade, che vedeva in Bonifacio del Monferrato un esecutore della politica di Filippo di Svevia, continuatore della politica bizantina di suo padre Federico I e di suo fratello Enrico VI. Il Gregoire sottolineò gli interessi personali di Bonifacio in Oriente, il Frolow ha sottolineato la forte attrazione che le ricchezze e le reliquie di Costantinopoli esercitavano tra i crociati.

L’attenzione che Filippo, duca di Svevia, ed erede al trono imperiale d’Occidente, aveva per suo cognato, il giovane principe Alessio Angelo, può nascondere varie vicissitudini. Per esempio la decadenza dell’impero d’Oriente, rendeva Costantinopoli vulnerabile di fronte alle potenze occidentali. Federico I aveva già dimostrato la superiorità tecnico-militare delle truppe tedesche contro quelle bizantine. Costantinopoli sarebbe stata alla mercè di Federico se questi non avesse accettato doni in denaro da parte di Isacco Angelo, padre di Alessio.

Sicuramente la fuga del cognato, il giovane Alessio, forniva al duca di Svevia, che ambiva alla corona dell’impero, la giusta motivazione davanti alle corti occidentali e al papa, per intraprendere un’azione di forza contro la Costantinopoli dell’usurpatore Alessio III, zio del cognato del duca e figlio di Isacco.

Il ritorno al trono del legittimo erede e della basilissa Irene, sorella di Filippo, grazie a delle truppe tedesche, avrebbe reso possibile la ricostruzione di un unico grande impero in cui regnasse un unico imperatore e un unico Pontefice.

Filippo avrebbe infatti sempre esercitato la sua influenza politica e militare sull’impero greco che sarebbe stato relegato al ruolo di vassallo di fronte a quello tedesco. Il papa avrebbe invece potuto governare sull’intera Cristianità una volta sottomessa la Chiesa greca a quella latina.

Queste ragioni portarono gli storici a vedere nella presunta “deviazione” della Quarta Crociata sulla capitale bizantina, un mossa politico diplomatica del duca di Svevia, che non potendo scendere in campo in prima persona, essendo impegnato in Germania contro il duca Ottone, rivale per la corona imperiale, incarica il suo più fedele vassallo, Bonifacio di Monferrato, abilissimo comandante militare, a sostituirlo nell’impresa che avrebbe riunificato le due chiese ed i due imperi.
 


Riferimenti bibliografici:


A. FROLOW, Recherches sur la dèviation de la IV croisade vers Costantinople, Paris 1955.
H. GREGOIRE, The question of the Diversion of the Fourth Crusade, in “Byzantion”, 15, 1940-41, pp. 158-166.
P. RIANT, in Le changement de direction de la quatrieme croisade, in Revue des Quesions Historiques, 23, 1878.
R. DI CLARI, La Conquista di Costantinopoli, cur. A.M. Nada Patrone, Genova 1972.
NICETA CONIATA, Grandezza e catastrofe di Bisanzio, Milano1999.



 

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