N. 40 - Aprile 2011
(LXXI)
Filippo Mazzei
genio politico toscano
di Luca Lepori
Nel
pieno
dei
festeggiamenti
per
i
150
anni
dell’unità
d’Italia
rischiamo
di
dimenticare
la
genialità
e
l’intraprendenza
di
Filippo
Mazzei,
nonché
i
280
anni
della
sua
nascita.
Questo
“sconosciuto”,
nato
il
giorno
di
Natale
del
1730
a
Poggio
a
Caiano,
diventò
amico
dei
primi
cinque
presidenti
statunitensi
ed è
annoverato
fra
i
Founding
Fathers
of
the
United
States.
John
Fitzgerald
Kennedy
nel
suo
libro
A
Nation
of
Immigrants
afferma:
“La
grande
dottrina
‘Tutti
gli
uomini
sono
creati
uguali’
inserita
nella
Dichiarazione
d’Indipendenza
da
Thomas
Jefferson,
fu
parafrasato
da
uno
scritto
di
Filippo
Mazzei,
un
patriota
italiano
e
scrittore,
che
fu
un
vicino
amico
di
Jefferson
[…]
Questa
frase
appare
in
italiano
dalla
mano
di
Mazzei,
scritta
in
italiano,
diversi
anni
prima
rispetto
alla
stesura
della
Dichiarazione
d’Indipendenza.
Mazzei
e
Jefferson
spesso
si
scambiarono
idee
per
quanto
riguarda
la
vera
libertà
e
indipendenza”.
In
origine,
ciò
che
Mazzei
scrisse
fu:
“Tutti
gli
uomini
sono
per
natura
egualmente
liberi
e
indipendenti.
Quest'eguaglianza
è
necessaria
per
costituire
un
governo
libero.
Bisogna
che
ognuno
sia
uguale
all'altro
nel
diritto
naturale”.
Ma i
colpi
di
scena
non
finiscono
qui,
poiché
nella
Declaration
of
Independence
sembra
che
anche
la
dicitura
‘Pursuit
of
happiness’
(Ricerca
della
felicità)
sia
stata
suggerita
a
Jefferson
dal
cosmopolita
Mazzei.
Tutto
iniziò
nel
momento
in
cui
il
ventiquattrenne
Filippo
(1754)
si
recò
a
Londra
dopo
aver
svolto
l’attività
di
medico
a
Pisa,
Livorno,
Costantinopoli
e a
Smirne.
Lì
conobbe
Benjamin
Franklin
e
Thomas
Adams,
i
quali
lo
convinsero
a
recarsi
nella
colonia
della
Virginia:
“Tanto
Franklin
quanto
Adams
mi
dimostrarono
che
non
vi
era
aristocrazia,
che
il
popolo
non
aveva
la
vista
abbagliata
dallo
splendore
del
trono;
che
ogni
capo
di
famiglia
dava
il
voto
per
l’elezione
e
poteva
essere
eletto;
che
avevano
le
loro
leggi
municipali,
e
che
delle
leggi
inglesi
avevano
adottato
quelle
sole
che
lor
convenivano”.
Nel
1773
arrivò
in
Virginia
con
al
seguito
un
gruppo
di
agricoltori
lucchesi
poiché
il
suo
desiderio
principale
era
quello
di
impiantarvi
una
vigna.
Per
far
ciò,
Thomas
Jefferson,
futuro
presidente
degli
Stati
Uniti,
cedette
al
Mazzei
0,75
km²
della
sua
tenuta
di
Monticello
presso
Charlottesville
dando
vita
in
tal
modo
all’altra
tenuta,
quella
di
“Colle”.
Come
era
prevedibile
si
dedicò
alla
politica
e
ben
presto,
tramite
l’appellativo
di
“Furioso”,
firmò
i
suoi
libelli
politici,
i
quali
avevano
come
interlocutore
privilegiato
il
dispotico
governo
inglese.
Nel
maggio
1776
cominciò
a
scrivere
The
Instructions
of
the
Freeholders
of
Albemarle
County
to
their
Delegates
in
Convention”e
dopo
aver
partecipato
come
volontario
alla
guerra
d’indipendenza
americana,
nel
1778
si
recò
in
Europa
su
invito
di
Jefferson
e
Madison
al
fine
di
aiutare
la
causa
della
nascente
nazione
americana.
Soltanto
nel
1783
ritornò
in
America,
dopo
aver
svolto
una
multiforme
attività
volta
sia
alla
promozione
e
salvaguardia
dei
principi
che
guidarono
la
Rivoluzione
americana
che
alla
ricerca
e
messa
in
opera
dei
necessari
legami
e
scambi
fra
Virginia
e
stati
europei.
In
tal
periodo,
con
suo
grande
dispiacere,
non
gli
arrivò
la
nomina
di
console
e
nel
1785
lasciò
per
sempre
il
suolo
americano.
A
Parigi,
nel
1788,
furono
pubblicate
le
sue
Recherches
historiques
et
politiques
sur
les
États-Unis
de
l'Amérique
septentrionale,
le
quali
lo
misero
in
buona
luce
nei
confronti
di
re
Stanislao
Augusto
di
Polonia
di
cui
divenne
ben
presto
il
rappresentante
nella
capitale
francese.
Fu
Mazzei
che
presentò
Jefferson,
divenuto
nel
frattempo
diplomatico
a
Parigi,
a
Lavoisier
e
Condorcet;
nel
tardo
1788
egli
era
divenuto
parte
integrante
di
un
gruppo
che
comprendeva,
oltre
ai
già
citati
Jefferson
e
Condorcet,
personalità
di
spicco
come
Lafayette,
Morellet,
Dupont
de
Nemours,
e il
Duca
di
La
Rochefoucauld.
Per
le
loro
discussioni,
s’incontravano
a
turno
nelle
loro
rispettive
dimore
mettendo
sempre
chiaramente
in
luce
quanto
l’accelerata
crisi
della
Francia
fu
dovuta
alla
rivoluzione
avvenuta
in
America.
Non
essendo
d’accordo
con
la
piega
giacobina
presa
dalla
Rivoluzione
francese
di
cui
egli
fu
attento
spettatore,
nel
1791
si
spostò
in
Polonia,
dove,
neanche
a
dirlo,
contribuì
alla
formazione
della
Costituzione.
Dopo
un
anno,
l’irrefrenabile
Mazzei,
si
stabilì
definitivamente
a
Pisa
divenendo
successivamente
testimone
dell’ingresso
e
della
cacciata
delle
truppe
repubblicane
francesi
dalla
città.
Fu
un
assiduo
frequentatore
del
celebre
Caffè
dell’Ussero
sul
lungarno
pisano,
dove
durante
la
breve
occupazione,
probabilmente
intrattenne
rapporti
con
i
liberali
pisani.
Ciò
gli
costò
il
coinvolgimento
senza
danni
nei
processi
promossi
dal
bargello
nei
confronti
di
quest’ultimi.
Paolo
Bonacchi,
nel
suo
pamphlet
Filippo
Mazzei:
un
fiorentino
poco
conosciuto
amico
di
Jefferson,
afferma:
“Il
nostro
antico
toscano
(Mazzei)
è un
vero
e
proprio
ribelle
per
l'autogoverno
dei
cittadini,
per
la
democrazia
e la
libertà
[…]
emigrando
nel
1773
in
Virginia
egli
trasporta
in
terra
d'America
non
solo
le
piante
(viti
ed
olivi)
ed i
semi
(granoturco
conosciuto
in
Toscana
come
"cinquantino"
che
negli
Stati
uniti
prende
il
nome
di
Mazzei's
Corn)
della
sua
terra
d'origine,
ma
vi
porta
anche
una
parte
significativa
della
cultura
"politico-sociale"
legata
al
periodo
delle
autonomie
comunali
e
radicata
nel
popolo
[…]”
Proprio
a
questo
riguardo,
nel
libro
Dante
Alighieri,
un
fiorentino
nel
Far
West,
è
ventilata
la
possibilità
che
il
toscano
purosangue
Mazzei
sia
stato
uno
dei
promotori
dell’alternanza
a
strisce
verticali
bianco-rosse,
tipica
della
storia
della
Toscana,
nella
bandiera
degli
Stati
Uniti.
Filippo
Mazzei,
patriota
della
democrazia
e
della
libertà,
ha
lasciato
il
segno
nella
storia,
spetta
a
noi
ricordalo
nelle
celebrazioni
dei
150
anni
dell’unità
d’Italia.