N. 107 - Novembre 2016
(CXXXVIII)
RICORDANDO
FIDEL
IL
CARISMA,
LE
CONTRADDIZIONI
E IL
MITO
DEL
LÍDER
MÁXIMO
CUBANO
di
Matteo
Liberti
E
anche
Fidel
Castro
se
n’è
andato...
l’eroe
della
rivoluzione
cubana,
capace
di
edificare
uno
stato
comunista
a
due
passi
dagli
Stati
Uniti
e di
rimanere
al
potere
così
a
lungo
da
essere
percepito
come
“immortale”,
si è
spento
all’età
di
novant’anni;
avendo
peraltro
lasciato
da
circa
un
decennio
il
governo
nelle
mani
del
fratello
Raul
(per
via
delle
sempre
più
precarie
condizioni
di
salute).
E
proprio
quest’ultimo
ha
comunicato
al
mondo
la
scomparsa
del
Líder
Máximo,
com’era
anche
detto
Fidel,
nato
nel
villaggio
cubano
di
Birán
il
13
agosto
1926
e la
cui
luce
si è
spenta
nella
notte
dello
scorso
25
novembre
2016.
Con
lui,
oltre
all’uomo,
è
scomparsa
una
delle
icone
del
XX
secolo,
simbolo
per
molti
–
soprattutto
per
i
popoli
dell’America
Latina
–
del
condottiero
rivoluzionario.
Così
come
lo
era
stato
Ernesto
“Che”
Guevara,
suo
compagno
–
assieme
a
Raul
–
nella
rivoluzione
che
nel
1959
depose
il
despota
Fulgencio
Batista
portando
al
potere
lo
stesso
Fidel
(con
l’incarico
di
primo
ministro).
Fu
allora
che
Cuba
smise
di
essere
il
“parco
giochi”
per
i
ricchi
d’America,
divenendo
uno
stato
socialista
percepito
come
un
pericoloso
nemico
dagli
stessi
statunitensi;
un
“avamposto
sovietico”
in
cui
per
molto
tempo
non
metteranno
più
piede.
L’immagine
di
Castro,
barba
lunga,
sigaro
in
bocca
e
divisa
militare
sempre
indosso,
ha
attraversato
i
decenni
sostanzialmente
immutabile
–
peraltro
assumendo
a
volte
connotati
“pop”
oltre
a
quelli
rivoluzionari
– e
ha
testimoniato
una
realtà
altrettanto
immutabile:
la
resistenza
cubana
all’imperialismo
politico
ed
economico
di
matrice
statunitense.
Piaccia
o
no,
il
Líder
Máximo,
caso
più
unico
che
raro,
ha
saputo
tener
testa
–
forte
anche
di
un
prolungato
sostegno
da
parte
dell’Urss
–
alle
ingerenze
degli
Stati
Uniti,
fautori
a
danno
di
Cuba
di
un
embargo
ultradecennale.
Nel
1961,
attraverso
lo
sbarco
nella
Baia
dei
Porci
di
contingenti
di
esiliati
cubani
supportati
dalla
Cia,
gli
Usa
provarono
anche
il
colpo
di
mano,
ma
vanamente.
Si
sfiorò
invece
il
conflitto
nucleare
l’anno
seguente,
quando
l’installazione
di
missili
sovietici
a
Cuba
diede
vita
alla
cosiddetta
Cuban
Missile
Crisis,
risolta
diplomaticamente
tra
Usa
e
Urss
con
la
promessa
del
presidente
americano
Kennedy
di
non
pianificare
più
alcuna
invasione
dell’isola.
E a
proposito
di
presidenti
americani,
nel
corso
della
leadership
di
Castro
se
ne
sono
alternati
ben
undici...
Dodici
se
si
conta
il
neoletto
Donald
Trump,
non
ufficialmente
in
carica
al
momento
della
scomparsa
del
Líder
Máximo,
evento
rispetto
al
quale
il
miliardario
ha
peraltro
mostrato
un
inopportuno
entusiasmo,
accusando
il
defunto
di
non
essere
altro
che
un
“brutale
dittatore”.
No,
così
non
fu.
I
brutali
dittatori
del
Centro
e
Sud
America
furono
semmai
quelli
finanziati
proprio
dagli
Stati
Uniti
(dal
cileno
Augusto
Pinochet
all’argentino
Jorge
Rafael
Videla).
Nondimeno,
il
mantenimento
del
potere
da
parte
di
Castro
si è
basato
su
una
serie
di
coercizioni,
censure
e
altre
limitazioni
delle
libertà
tali
da
ascrivere
il
suo
nome
nella
categoria
degli
autocrati.
Il
fatto
che
le
strade
di
Cuba,
nelle
ore
dopo
la
sua
morte,
si
siano
riempite
di
dediche
e
scritte
in
suo
onore,
a
cui
hanno
fatto
eco
le
parole
di
rispetto
di
numerosi
leader
mondiali,
attesta
però
che
l’esperienza
di
Fidel
è
stata
ben
diversa
da
quella
di
un
dittatore
dedito
in
esclusiva
all’oppressione
del
proprio
popolo.
Semmai,
a
Cuba,
sono
molte
le
contraddizioni.
Da
una
parte
vi
regnano
infatti
condizioni
di
estrema
ristrettezza
economica,
dall’altra
vi
sono
numeri
da
record
per
quanto
riguarda
l’alfabetizzazione,
la
ricerca
medica
e la
lotta
alla
criminalità.
Questi
i
motivi
per
cui
gran
parte
del
mondo
ha
pianto
con
sincerità
la
scomparsa
dell’anziano
condottiero
cubano,
e
queste
le
contraddizioni
e le
storture
del
suo
governo
che
nel
corso
degli
anni
hanno
fatto
crescere
il
numero
degli
esuli,
accolti
in
primis
dagli
Usa
e
pronti
a
condurre
aspre
campagne
mediatiche
contro
Castro,
arrivando
anch’essi,
tra
le
strade
di
Miami,
a
festeggiarne
la
scomparsa.
Si
tratta
tuttavia
di
una
minoranza,
messa
in
ombra
dalle
citate
testimonianze
d’affetto
e
dichiarazioni
di
importanti
leader
nelle
quali
Fidel
è
tra
l’altro
definito
come
“una
figura
imponente
del
ventesimo
secolo”
(François
Hollande),
“simbolo
di
un’intera
era
della
storia
contemporanea”
(Vladimir
Putin),
“gigante
della
Storia”
(Evo
Morales).
Barack
Obama
si è
rimesso
al
futuro
giudizio
della
stessa
Storia,
ribadendo
peraltro
l’amicizia
con
il
popolo
cubano,
avviata
già
da
qualche
anno
(con
tanto
di
visita
ufficiale
all’Havana)
anche
grazie
alle
politiche
di
apertura
e
alle
riforme
intraprese
da
Raul
Castro.
Di
ben
altro
tenore,
come
visto,
le
intenzioni
del
neopresidente
Donald
Trump.
La
speranza
di
molti
è
che
nel
futuro
di
Cuba
non
vi
sia
una
“svendita”
agli
interessi
economici
statunitensi
e
che
possa
anzi
mantenersi
inalterato
–
seppur
accompagnato
da
nuove
libertà
– lo
spirito
di
fierezza
incarnato
per
oltre
mezzo
secolo
da
Fidel
Alejandro
Castro
Ruz
(questo
il
nome
all’anagrafe
del
Líder
Máximo).
Un’ultima
curiosità,
o
contraddizione
che
dir
si
voglia.
Pur
portavoce
delle
istanze
del
comunismo
e
dell’ateismo,
dopo
un
iniziale
divieto
Castro
ha
concesso
piena
libertà
di
culto
ai
cubani
(la
maggioranza
dei
quali
si
professa
cristiana)
e ha
stretto
la
mano
a
ben
tre
pontefici:
Giovanni
Paolo
II,
Benedetto
XVI
e
Francesco.
D’altronde
molti
analisti
hanno
riconosciuto
nello
stesso
Fidel
una
sorta
di
sacerdote
laico
della
rivoluzione,
una
figura
dai
contorni
che
sfumano
nel
religioso,
debitrice
forse
di
quella
cultura
gesuitica
che
è
diffusa
in
tanta
parte
di
Centro
e
Sud
America
e
che
il
Líder
Máximo
ha
saputo
incarnare
assieme
a
quella
rivoluzionaria.
“La
Storia
mi
assolverà”,
disse
Castro
nel
1953,
all’indomani
di
un
primo,
fallimentare
tentativo
di
deporre
Batista.
In
verità,
però,
la
Storia
non
assolve
e
non
condanna,
si
limita
semmai
ad
osservare,
a
registrare,
a
segnalare
che,
nella
notte
del
25
novembre
2016,
si è
spento
uno
dei
personaggi
più
carismatici
del
XX
secolo.
Che
alla
sua
scomparsa
segua
per
Cuba
un
futuro
sempre
migliore,
nel
nome
della
libertà
e,
in
memoria
della
propria
Storia,
della
piena
autonomia
da
ogni
indesiderata
ingerenza.
Hasta
siempre,
direbbe
Fidel.