N. 60 - Dicembre 2012
(XCI)
FEDERICO II GONZAGA, Duca di Mantova e Marchese del Monferrato
Tra politica, cultura e sfarzo nella Mantova del 1500
di Alba Giordano
Il 27 maggio 1500
nacque
a
Mantova
uno
dei
simboli
del
Rinascimento
italiano:
Federico
Gonzaga.
Figlio
del
marchese
Francesco
e di
Isabella
d’Este,
fin
da
piccolo
fu
destinato
a
dominare
lo
scenario
politico
del
tempo.
Nel
1502
il
padre
lo
fidanzò,
per
ragioni
politiche
ed
economiche,
alla
coetanea
Luisa
Borgia,
figlia
di
Cesare
e di
Carlotta
d’Albret.
Ma
già
all’età
di
nove
anni,
quando
il
padre
cadde
in
mano
veneziana,
grazie
al
sostegno
della
madre,
il
giovane
manifestò
il
suo
valore
cavalcando
verso
Mantova
e
facendo
capire
ai
sudditi
che
il
marchesato
avrebbe
resistito
ancora,
nonostante
l’assenza
del
padre.
Successivamente,
il
suo
destino
lo
condusse
a
Roma
dal
pontefice,
dove
fu
alloggiato
addirittura
negli
appartamenti
papali,
trattato
lussuosamente
e
vezzeggiato
dai
cardinali,
i
quali
erano
affascinati
dalla
cultura,
dalla
capacità
di
eloquio,
nonché
dell’avvenenza
del
ragazzo,
fatto
istruire
fin
dalla
giovanissima
età
della
madre,
donna
di
belle
lettere,
colta
e
assai
intelligente,
dal
gusto
raffinato
e
amante
dell’arte,
doti
che,
come
si
evince
già
in
questa
fase
adolescenziale
di
Federico,
avrebbe
trasmesso
anche
al
figlio.
Morto
nel
1513
Giulio
II,
il
pontefice,
Federico
rientrò
a
Mantova
con
sollievo
della
madre.
Ma a
corte,
di
quei
tempi,
non
si
respirava
aria
sana
e
soprattutto
in
famiglia
non
regnava
l’armonia.
In
questi
anni,
Federico
soggiornò
in
Francia
in
veste
d’ostaggio,
in
seguito
agli
accordi
intercorsi
tra
il
padre
e il
sovrano
francese,
ma
nonostante
ciò
venne
trattato
con
ogni
riguardo
dai
sovrani
e
infine,
a
causa
degli
accordi
franco-imperiali
nonché
alle
pressioni
paterne,
giunse
per
il
giovane
il
momento
di
rientrare
a
Mantova.
Preso
congedo
dal
re e
dalla
regina,
Federico
si
mise
in
viaggio
il
23
marzo
1517,
giungendo
il
13
aprile
a
Casale,
dove,
il
6,
erano
stati
stipulati
i
capitoli
delle
nozze,
per
lui
combinate,
tramite
la
negoziazione
di
Galeotto
Del
Carretto,
dalla
madre,
con
Maria
Paleologo,
primogenita
del
marchese
di
Monferrato
Guglielmo
IX.
Matrimonio
che
non
venne
mai
consumato
a
causa
della
tenerissima
età
della
sposa.
Aveva
solo
otto
anni!
Federico
divenne
marchese,
il
29
marzo
1519,
a
causa
della
scomparsa
del
padre.
In
relazione
al
diritto
di
primogenitura
vantato
dal
giovane,
il
padre
lo
nominò
suo
successore
nel
marchesato,
tuttavia,
a
causa
della
sua
giovane
età,
fu
posto
sotto
la
tutela
della
madre
e
dello
zio
cardinale
Sigismondo,
fino
al
compimento
del
ventiduesimo
anno
d’età.
Comunque,
il 3
aprile,
tutto
vestito
di
velluto
bianco,
con
scarpe
bianche,
con
"giuppone"
argenteo,
con
la
collana
d’oro
dell’Ordine
di
S.
Michele
e
con
una
sontuosa
cerimonia,
Federico,
già
riceveva
lo
scettro.
Fu
quello
l’inizio
di
un
ventennio
di
sfarzi
per
la
corte
mantovana,
con
pompe
stupefacenti
in
occasione
di
ogni
festeggiamento.
È
nota
la
dispendiosissima
Giostra,
per
la
ricorrenza
del
carnevale
del
febbraio
1520,
a
cui
parteciparono,
attratti
dai
ricchi
premi
messi
in
palio,
cavalieri
provenienti
da
ogni
parte
d’Italia.
In
questo
periodo
Federico
intrecciò
una
lunga
relazione
con
la
coetanea
Isabella
Boschetti,
sempre
avversata
dalla
madre,
da
cui
nacquero
due
figli:
Alessandro
ed
Emilia.
Successivamente
nominato
Capitano
generale
della
Chiesa,
combatté
con
fortuna
nel
1521
a
Parma
e a
Milano.
Nel
1530
fu
creato
duca
da
Carlo
V,
ottenendo,
allo
stesso
tempo,
da
papa
Clemente
VII
la
revoca
dell’annullamento
del
matrimonio
contratto
con
Maria
Paleologo,
divenuta
nel
frattempo
erede
del
marchesato
del
Monferrato;
morta
questa
improvvisamente,
ne
sposò
la
sorella,
tenendo
presente
i
vantaggi
che
sarebbero
scaturiti
da
questa
unione
e,
dopo
una
lunga
causa
(1533-1536).
ottenne
da
Carlo
V
l’investitura
del
Monferrato
alla
nuova
moglie
Margherita,
e
poco
dopo
il
riconoscimento
per
sé
del
marchesato.
Dalla
nuova
moglie
Federico
avrà
ben
cinque
figli.
Mecenate,
la
sua
corte
fu
frequentata
da
celebri
letterati
e da
artisti,
ai
quali
affidò
la
costruzione
e la
decorazione
di
ville
e
palazzi:
fra
questi
famoso
il
Palazzo
del
Te,
realizzato
dalla
maestria
e
dall’operosità
del
celebre
architetto
di
corte
Giulio
Romano
e
ospitante
la
storia
d’amore
con
la
Boschetti.
Appassionato
al
pari
della
madre,
d’antichità
ed
intenditore
d’arte,
ma
non
solo,
si
può
affermare
con
certezza
che
l’iconografia
nobilita
la
sua
prassi
politica
e la
pittura
esprime
le
sue
illusioni
di
grandezza.
Da
sempre
legato
all’imperatore,
si
circonda
di
opere
che
ricordano
ciò:
Il
camerino
dei
Cesari,
nel
palazzo
ducale,
ad
esempio,
coi
ritratti
degli
imperatori
dipinti
da
Tiziano
sublimano
di
romanità
la
sua
dipendenza
da
Carlo
V.
E il
ricorrere
altrove
dell’immagine
di
Giove
è
indice
del
suo
autoidentificarsi
con
questa
divinità
dominante:
troviamo,
sempre
nel
palazzo
ducale,
la
camera
delle
teste,
con,
nella
volta,
Giove
sul
trono
circondato
da
nubi.
È il
suo
modo
di
rendersi
protagonista
assoluto
del
suo
tempo,
un
grande
principe
in
un
piccolo
stato,
a
cui
diede
sfarzo
e
notorietà,
facendolo
divenire
scenario
dominante
della
politica
e
della
cultura
del
tempo.
Il
Duca
morì
nella
villa
di
Marmirolo
presso
Mantova
il
28
giugno
1540,
afflitto
dall’aggravarsi
di
una
malattia
che
ormai
da
tempo
lo
tormentava,
da
poco
preceduto
dalla
scomparsa
della
nobile
madre.
Aveva
solo
quarant’anni.