.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

ATTUALITà


N. 45 - Settembre 2011 (LXXVI)

 il Faust vincitore
una poetica ambientazione atemporale

di Leila Tavi

 

Il cerchio si stringe sui film in concorso a Venezia e, nonostante le deluse aspettative di molti miei colleghi, la visione del film di Sokurov per me è stata come restare in apnea nella calma delle acque dopo il fragore del festival, le corse frenetiche per non perdere il vaporetto, le scarse tre ore di sonno per notte e gli occhi feriti dai massacri familiari, le financial bubbles, le prostituzioni politiche, la gloria delle prostitute che, sicuramente a ragione, altri registi ci hanno proposto in questa 68esima edizione.

 

Per capire un film del genere bisogna essersi confrontati non solo con le varie stesure del Faust goethiano, ma con l’opera teatrale Doctor Faustus di Christopher Marlowe, con l’omonimo romanzo di Thomas Mann e con la leggenda del Faust; da ex allieva del prof. Paolo Chiarini ho avuto l’onore e il piacere di farlo.

 

Vorrei dissuadere alcuni miei colleghi dal dare giudizi assonnati e affrettati, non stiamo esprimendoci sulla morale di sceriffi e detective del XXI secolo a caccia di pervertiti o di finanzieri malavitosi, ci stiamo confrontando con l’arte, con la letteratura, con il Classicismo e con il Romanticismo, con il rapporto tra scienza e magia; intravediamo una responsabilità morale di scienziati e intellettuali, sentiamo la carnalità delle passioni e allo stesso tempo la caducità della carne.

 

Nel film non è la lotta tra il bene e il male a essere analizzata, ma lo scontro e l’interazione tra la razionalità della scienza e l’oscuro fascino dell’occulto, che nella Germania di fine Ottocento ha avuto come esito una spuria e pericolosa commistione, generatrice di quella cultura dell’eroismo temerario e nostalgico celebrato con il Walhalla e con i Beyreuther Festspiele wagneriani. Una fenomeno socio-culturale che ha fatto da sostrato all’ideologia nazionalsocialista; è evidente quindi un legame almeno con uno dei film della tetralogia di Sukorov.

 

In questo senso il messaggio del film è più vicino a quello del romanzo di Mann che a quello di Goethe, come il regista stesso ha, d'altronde, affermato. Faust nel film è uno scettico, un agnostico che scende a patti con il diavolo, come se nel profondo della sua anima dubitasse dell’esistenza del demonio fatto uomo, come se la sua vicinanza lo aiutasse a capire una parte dell’animo umano che lo scienziato fino a quel momento non aveva mai esplorato: l’irrazionale; Faust ne è attratto, sente il fascino della carne, della voluttà, della lascivia, perché la sua infelicità lo porta a cercare conforto al di fuori del mondo razionale, nell’illusione dell’amore, perché, confessa, sa troppo, ma non riesce a provare nulla.

 

Nel suo viaggio alla scoperta dei sensi si lascia guidare, come un bambino davanti a ciò che è sconosciuto, dal suo diavolo “custode”.

 

Quel diavolo deforme e decrepito, senza genitali e sofferente di dispepsia, cerca di disilludere il medico, sintetizzando a Faust in una sola frase ciò che lega una donna a un uomo: soldi, voluttà e convivenza. Anche il diavolo ha un amore morboso e reverenziale: per l’immagine di quel divino che l’ha ripudiato senza giusta motivazione, ignaro del fatto che, in realtà, è stato l’uomo a creare una personificazione per la natura animale del suo essere; è per questo che attraverso Faust il diavolo cerca di riconciliarsi non con il suo dio, ma con l’uomo.

 

Faust si lascia tentare, si lascia andare alla sensualità, cade nell’oblio, abbandona per un attimo l’acre odore dei cadaveri sezionati per inebriarsi con i profumi del bosco e della giovane carne di Margarete, a cui spiega i segreti della scienza, cercando di avvicinarla a essa paragonando lo studio al cucito.

 

L’amore della ragazza lo affrancherà dalla frenesia di scoprire solo allo scopo di ottenere fama e riconoscimenti accademici. La ragazza fa involontariamente cadere il vaso che contiene l’esperimento dell’homunculus fatto di oli eterici di asparago e tabasco, che Wagner, l’assistente di Faust, svela a Margarete essere il suo grande segreto, l’impresa che lo renderà più ricco e famoso di Faust.

 

Dopo una vita intera dedicata allo studio, alla solitudine, all’evoluzione della scienza, Faust vuole farsi, per una volta, guidare dai sensi e sceglie di farsi accompagnare in questo suo viaggio dal diavolo, che non è mai realmente suo padrone, piuttosto suo servitore.

 

Il diavolo in questa sua veste di pagliaccio si bagna nella fontana dove le donne vanno a lavare le loro vesti come un eunuco, come un giullare di cui tutti si fanno scherno. Bacia la bocca del crocifisso, della statua della Madonna in chiesa, nulla ha a che vedere con Mefistofele, l’antagonista di Dio; sembra un qualsiasi demone, un sottoposto del divino ma anche dell’uomo, a cui non è mai stata una spiegazione al senso della vita e dell’infinito, che si sente un Sisifo condannato a scontare in eterno la sua pena; è il diavolo a cercare Faust, perché è avido di risposte che l’imperscrutabile suo signore non gli ha fornito e che invece Faust conosce.

 

Il diavolo è affascinato dalla sapienza di Faust, ne è soggiogato, dominato, non vorrebbe ucciderlo perché lo avverte come un completamento della sua forza oscura, lo cerca, lo chiama, è sempre alle sue spalle, ma a una rispettosa distanza, lo lascia agire, non lo condiziona, suggerisce solo, non impone, lo lascia scegliere con libero arbitrio. Confessa a Faust che hanno ancora grandi cose da fare insieme.

 

Nella scena davanti al geyser in eruzione solo Faust sa dargli una spiegazione sui fenomeni naturali, il dio in cui il diavolo crede rimane, invece, immobile e in silenzio.

 

La natura del potere nel film si manifesta in diversi aspetti: il richiamo della carne, la materialità che è condizione di sopravvivenza dell’essere umano, il potere dell’oscurantismo e dell’ignoranza, ma anche la forza interiore che fa superare i limiti fisici.

 

Il Faust di Sukorov non decide di fermare l’attimo come quello di Goethe, va avanti, sempre avanti, con l’infinito atemporale che si rivela ai suoi occhi, mentre il diavolo rimane schiacciato dal tempo, resta indietro sepolto dal peso delle macerie e dall’ignoranza. Le ultime parole di Faust prima della dissolvenza sono: “Geist und Natur, mehr braucht man nicht” (Spirito e natura, non si ha bisogno di altro).



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.