Fake News nella Storia
dalla Propaganda Romana ai Social
Networks
di Antonella
Ferrante
Nel 32 a.C., Roma era divisa tra due
potenti leader: Marco Antonio e
Ottaviano. La lotta per il potere
non si giocava solo su un campo di
battaglia, ma anche nella percezione
dell'opinione pubblica. Ottaviano,
abile stratega nella comunicazione,
diffuse lettere falsificate che
descrivevano Marco Antonio come un
uomo sottomesso a Cleopatra, pronto
a tradire Roma per amore. Il popolo,
indignato, si schierò contro
Antonio, segnando la sua disfatta
politica e militare. Questo episodio
dimostra una verità eterna: la
manipolazione dell'informazione ha
radici antiche.
Ottaviano non si limitò a diffondere
lettere falsificate. Egli impiegò
una strategia comunicativa più
ampia, orchestrando un'intensa
campagna propagandistica. Fece
circolare voci e aneddoti che
dipingevano Marco Antonio come un
traditore imbelle e Cleopatra come
una pericolosa seduttrice.
Attraverso statue, monete e opere
d'arte, Ottaviano veicolò
un'immagine idealizzata di sé
stesso, presentandosi come il
salvatore di Roma. Questa strategia
di propaganda non solo incrinò la
fiducia del popolo in Marco Antonio,
ma consolidò il potere di Ottaviano,
che in seguito divenne il primo
imperatore romano con il nome di
Augusto. Ottaviano, o Augusto, non
fu l'unico a utilizzare la
propaganda nella Roma antica. Già
prima di lui, Giulio Cesare aveva
capito l'importanza di influenzare
l'opinione pubblica. Le sue
Commentarii de Bello Gallico non
erano solo resoconti delle sue
campagne militari, ma anche
strumenti di propaganda per
accrescere il suo prestigio e
giustificare le sue azioni.
La manipolazione delle informazioni
non è, tuttavia, un fenomeno
confinato all'antica Roma. Durante
il XX secolo, i regimi totalitari
hanno perfezionato l'arte della
propaganda. Joseph Goebbels,
ministro della propaganda del Terzo
Reich, utilizzò radio, cinema e
giornali per diffondere falsità,
fomentando l'odio e il consenso
verso il regime nazista. Goebbels
era maestro nell'uso delle tecniche
di comunicazione di massa, capace di
manipolare le emozioni e le
percezioni delle persone. Simili
metodi furono impiegati durante la
Rivoluzione Culturale in Cina, dove
la propaganda servì a consolidare il
potere di Mao Zedong. Attraverso
manifesti, slogan e campagne di
educazione ideologica, il governo
cinese riuscì a controllare e
indirizzare l'opinione pubblica,
spesso a scapito della verità e
della libertà di pensiero.
Nell'era digitale, le fake news si
diffondono a una velocità mai vista
prima. Con l'ausilio
dell'intelligenza artificiale, si
possono creare video falsi ma
incredibilmente realistici, noti
come deepfake, che possono
influenzare l'opinione pubblica
globale. Un esempio recente è quello
del “Fantasma di Kiev”, il presunto
pilota ucraino che avrebbe abbattuto
diversi aerei russi nei primi giorni
della guerra. Il video che ne
testimoniava le gesta si è rivelato
essere falso, tratto da un
videogioco, ma intanto era già
diventato virale, contribuendo a
rafforzare il morale delle truppe
ucraine. Questo esempio dimostra
come le fake news possano avere un
impatto immediato e significativo,
influenzando non solo la percezione
dei fatti, ma anche gli eventi
stessi.
Se un tempo la disinformazione era
nelle mani di governi e potenti,
oggi chiunque può diffonderla
attraverso i social media, con
conseguenze imprevedibili. Le
piattaforme social hanno amplificato
la portata e la velocità della
diffusione delle notizie false,
creando bolle di informazione e
polarizzando le opinioni. La
disinformazione può causare danni
reali, dalle interferenze nelle
elezioni alla diffusione di teorie
del complotto, fino a mettere a
rischio la salute pubblica, come nel
caso delle fake news sui vaccini.
La storia ci insegna che le fake
news non scompariranno mai.
Tuttavia, oggi abbiamo strumenti che
i nostri antenati non possedevano:
il pensiero critico, la verifica
delle fonti e l'accesso a
informazioni affidabili. Come gli
storici hanno smascherato miti del
passato, oggi è nostro dovere
imparare a riconoscere e combattere
la disinformazione. L'educazione
mediatica e la consapevolezza
digitale sono essenziali per
navigare nel mare delle informazioni
moderne. Insegnare alle nuove
generazioni come discernere tra
informazioni vere e false, e
promuovere una cultura della
verifica e del controllo delle
fonti, sono passi fondamentali per
contrastare l'ondata di
disinformazione.
In conclusione, la lotta contro le
fake news è una battaglia continua
che richiede impegno e
consapevolezza da parte di tutti
noi. Solo attraverso l'educazione e
la responsabilità individuale
possiamo sperare di costruire una
società più informata e resiliente
di fronte alle manipolazioni
dell'informazione.