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N. 121 - Gennaio 2018 (CLII)

euro 2004
grecia campione d'europa contro ogni pronostico

di Giuseppe Livraghi

 

La più grande impresa mai compiuta da una Nazionale di calcio: in ciò consiste, senza ombra di dubbio, il trionfo della Grecia nel Campionato Europeo del 2004, disputatosi in Portogallo.

 

Presentatisi all’appuntamento europeo a 24 anni di distanza dalla loro ultima e unica volta (risalente all’edizione del 1980, organizzata in Italia), gli ellenici, guidati dall’esperto allenatore tedesco Otto Rehhagel, sono inseriti in un girone di ferro con il Portogallo padrone di casa, le furie rosse della Spagna e l’incognita Russia: indicata dai più quale “vaso di coccio tra vasi di ferro, la selezione ellenica smentisce via via ogni pronostico, giungendo, con pieno merito, alla conquista dell’alloro europeo.

 

La favola ha inizio già nella gara inaugurale del torneo, al cospetto del Portogallo, piegato per 2-1 allo stadio do Dragão di Oporto grazie alle reti di Karagounis al 7’ e di Basinas (su rigore) al 51’, che rendono inutile la realizzazione portoghese, giunta a gara ormai conclusa (al 90’) da parte di un giovane destinato a un grande futuro: Cristiano Ronaldo.

 

Ormai rotto il ghiaccio, gli uomini di Rehhagel, guidati in campo dall’esperto capitano Traianos Dellas (colonna della Roma), riescono a uscire indenni anche dal successivo impegno (giocato sempre ad Oporto, ma allo stadio do Bessa Século XXI), pareggiando per 1-1 con la Spagna.

 

Alla rete iberica realizzata da Morientes al 28’ risponde Charisteas al 66’, mantenendo intatte le possibilità di qualificazione: infatti, l’ultima giornata del girone oppone, allo stadio Algarve di Faro, la Grecia a una Russia ancora a secco di punti e già matematicamente eliminata, mentre nell’altra gara si confrontano le due compagini iberiche, con il Portogallo costretto a vincere per conquistare la qualificazione.

 

Nella gara teoricamente più facile, i greci soffrono l’orgoglio dei russi, decisi a uscire dalla kermesse in modo dignitoso; finisce, infatti, col successo russo, per 2-1, ma la rete realizzata (opera di Zizis Vryzas) vale il secondo posto (cioè la qualificazione al turno successivo), beffando la Spagna: gli ellenici, appaiati agli spagnoli in seconda piazza, hanno la meglio sulle furie rosse per via del maggior numero di reti realizzate.

 

Già si comincia a parlare di impresa, ignari del fatto che il meglio deve ancora arrivare, poiché nei turni successivi i greci hanno la meglio, nell’ordine, dei Campioni in carica della Francia, della favorita Repubblica Ceca e nuovamente del Portogallo.

 

Ma andiamo con ordine: nei quarti di finale, allo stadio José de Alvalade di Lisbona, una Francia troppo sicura di sé viene piegata da un acuto di Charisteas al 65’, che proietta la Grecia tra le prime quattro dell’Europeo, in compagnia del Portogallo, dell’Olanda e della Repubblica Ceca. La semifinale con i cechi è epica.

 

Allo stadio do Dragão di Oporto, dopo aver brillantemente neutralizzato i temibili attaccanti Koller e Baroš, gli ellenici hanno la meglio all’ultimo minuto del primo tempo supplementare, grazie a un silver goal di Dellas (in una delle rare proiezioni offensive della sua carriera): a quindici secondi dalla fine del primo tempo supplementare, il difensore romanista s’avventa su un calcio d’angolo calciato da Tsiartas, bruciando sul tempo i difensori cechi e deviando in rete di testa il pallone dell’1-0.

 

Per i cechi non c’è più tempo per recuperare, sicché la gara termina lì, al primo tempo supplementare; non è, quindi, errato affermare che quello del difensore ellenico sia sostanzialmente (ma non ufficialmente) una specie di golden goal, che vale il biglietto per la finale, in programma il successivo 4 luglio allo stadio da Luz di Lisbona: avversario, come nell’incontro inaugurale, il Portogallo padrone di casa.

 

Ormai la Grecia non è più snobbata, ma i più sono convinti che, scottati dall’inattesa sconfitta di 22 giorni prima, i lusitani abbiano ormai “preso le misure” ai bianco-azzurri, potendo far loro l’atteso trofeo. Invece, gli uomini di Rehhagel riescono a compiere l’ultimo passo verso la gloria, coronando il loro sogno: dopo aver chiuso ogni varco ai fantasiosi attaccanti portoghesi, gli ellenici passano al 57’, con il solito Charisteas, lesto nel deviare in rete di testa un calcio d’angolo calciato da Basinas.

 

I successivi, confusi, assalti del Portogallo non portano a nulla: la Grecia, forte di una difesa ferrea (nessuna rete incassata nelle tre gare a eliminazione diretta disputate), è sul trono d’Europa, per la prima volta, alla sua seconda partecipazione alla kermesse europea.

 

Contro ogni pronostico.



 

 

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