.

home

 

progetto

 

redazione

 

contatti

 

quaderni

 

gbeditoria


.

[ISSN 1974-028X]


RUBRICHE


attualità

.

ambiente

.

arte

.

filosofia & religione

.

storia & sport

.

turismo storico



 

PERIODI


contemporanea

.

moderna

.

medievale

.

antica



 

EXTEMPORANEA


cinema

.

documenti

.

multimedia



 

ARCHIVIO


 

 

 

 

 

 

 

.

filosofia & religione


N. 51 - Marzo 2012 (LXXXII)

le dispute medioevali sull'eucarestia
tra corpo e spirito

di Dalia Fortini

 

Il Medioevo è considerato dai manuali di storia contemporanea come il secolo buio, un secolo caratterizzato dall’ignoranza e dalla morte della cultura.

 

In realtà il Medioevo è stato un periodo di fermento culturale, certamente legato alla Chiesa, ma pur sempre un tempo dove si cercava di unire culturalmente laddove le invasioni, le divisioni, le nuove condizioni territoriali e l’instabilità non permettevano un equilibrio non solo a livello territoriale ma anche culturale.

 
La ragione umana viene indagata, i pensatori cominciano a chiedersi quali sono i limiti dell’uomo, quali i limiti della ragione, del pensiero umano. Proprio grazie a Carlo Magno, grande sostenitore della cultura, la dimensione dell’importanza dell’insegnamento, delle scuole, del latino, non viene dimenticata.

 
Le materie più insegnate all’epoca sono la grammatica, l’arte di comporre le frasi, la logica e la retorica, l’arte di saper ben condurre i processi linguistici. Si approfondiscono quindi vere e proprie scienze del linguaggio, si fa attenzione a una struttura coerente, di senso, proprio perché il rischio, durante quel periodo, è perdere la dimensione stabile della realtà.


E così sono a oggi famose le dispute sulla cultura, una delle più importanti è quella sull’eucaristia che soprattutto dal secolo nono all’undicesimo imperversa negli ambienti cattolici.

 

Sant’Agostino si interessa per primo dell’argomento, molto prima, e parla della stessa come signum sacrum, segno sacro, mettendo in evidenza con la parola “segno” l’ulteriorità che viene implicata nel pane e nel vino.

 

Un segno appunto ha proprio la funzione di segnalare, di mostrare un’intenzione che va oltre, un’assenza quindi, una differenza.


A partire dal nono secolo le cose cambiano. Amalario di Metz sostiene che il Cristo, ritenuto figlio di Dio, morto e risorto, è realmente nell’eucaristia, è necessario che il corpo del Cristo risorto sia lì, si trovi nel pane spezzato.

 

Perciò comincia ad affacciarsi un serio problema che vede i cattolici come cannibali che mangiano il corpo e il sangue della loro divinità.

 

Prova a risolverlo Floro da Lione, che dà la sua soluzione: ciò che si attua nell’eucaristia non è carnale, è molto più che carnale, è lo stesso Dio che si dona, ma la realtà della presenza eucaristica è quella della virtù divina.

 
Comincia poi una netta separazione tra quello che è sensibile, corporale, e quello che è spirituale, quindi invisibile, in latino corporaliter e spiritualiter. I due sembrano apparentemente inconciliabili.

 

Si parla di sembianza, di somiglianza visibile, la realtà fisica solo come apparenza, mentre sostanzialmente si dice che il logos, la ragione divina, la potenza divina, si attua in modo invisibile nel sacramento, che partecipa dello spirito del Signore.

 

Solo chi ha fede vede. Radberto, del monastero di Corbie, torna all’idea che il pane e il vino siano realmente il corpo e il sangue di Gesù; la virtù nel sacramento, produce un effetto oggettivo, reale.

 

Ma il problema di come unire il segno, la realtà oggettiva, con la verità reale che c’è in quel corpo fisico rimane un serio problema.

 
L’Europa intanto si spacca; si divide nei tre regni che verranno assegnati ai figli di Carlo Magno. Nel XII secolo d.C. Berengario di Tours ritorna a ciò che aveva detto sant’Agostino affermato la realtà del segno nell’eucaristia.

 

Non si può dire che nel pane ci sia la corporalità del Cristo, ma la spiritualità certamente sì. Berengario insiste: l’apparenza è solo apparenza, bisogna leggere oltre, andare oltre.


Certo Berengario non ha molta fortuna, soprattutto perché le sue tesi vengono esaminate dal Concilio e viene condannato per una frase considerata non propriamente ortodossa: “Non il vero corpo e sangue, ma solo sacramento. Questo non può in modo sensibile essere spezzato o masticato”.

 

Viene condannato per l’opposizione sottolineata sopra tra spirituale e corporale. Inizialmente Berengario ritratta, ma poi nello Scriptum contra sinodum riparte all’attacco contro le decisioni del Concilio.


Il concetto di transustanziazione appare per la prima volta con Lanfranco di Pavia. Lui parla infatti di conversione della sostanza, substantialiter convertitio, dove le apparenze visibili non sono che gli accidenti della sostanza (per riprendere il vocabolario aristotelico, della filosofia greca), ma la sostanza è autonoma. C’è una sorta di intelligibilità della presenza reale del Signore nell’eucaristia dunque.


All’interno delle dispute teologiche c’era un dinamismo che al tempo è stato fonte della cultura stessa, un percorso della ragione verso la razionalità, almeno dal punto di vista letterario, e non politico, perché nella politica imperversavano non pochi problemi, anche a livello di politica ecclesiastica.

 

Il dinamismo della ragione nello studio di se stessa, nella sua ansia di raggiungere un’unità attraverso la molteplicità sia del linguaggio, del pensiero, che della realtà, impegna personalità come sant’Anselmo e san Tommaso che sono una tappa importante sia a livello filosofico che teologico.


Dire che il Medioevo è stato privo di personalità letterarie e culturali, un secolo morto, è dunque uno sbaglio, probabilmente uno sbaglio che deriva più da un’ideologia che non dalla realtà stessa.



 

 

COLLABORA


scrivi per InStoria



 

EDITORIA


GBe edita e pubblica:

.

- Archeologia e Storia

.

- Architettura

.

- Edizioni d’Arte

.

- Libri fotografici

.

- Poesia

.

- Ristampe Anastatiche

.

- Saggi inediti

.

catalogo

.

pubblica con noi



 

links


 

pubblicità


 

InStoria.it

 


by FreeFind

 

 

 

 

 

 

 

 


[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE]


 

.