filosofia & religione
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ESCATOLOGIA E STREGONERIA
LA CACCIA ALLE STREGHE
E L’AVVENTO DELL’ANTICRISTO
di Enrico Targa
La capacità della concezione
demonologica della stregoneria di creare
attorno a sé una teoria, una filosofia
della storia che non si limitava a
indicare cose ma distribuiva a chi vi
aderiva compiti urgenti da disbrigare
nel crepuscolo del mondo, si sposava
all’atra capacità di quella visione,
quella di generare pratiche capaci di
alimentarla.
L’esperienza del giudice Henry Boguet
(1550-1619), che nel 1598 presiedette
una caccia alle streghe a Saint Claude,
nella Borgogna, e che descrisse la sua
esperienza nel Discours exécrable des
Sorciers (1602), è illuminante. Come
Bodin, anche Boguet credeva che la
stregoneria fosse un crimine
eccezionale, sia per la sua enormità che
provocava un allarme sociale, sia perché
è un reato che si consumava di notte e
in segreto, e che quindi va perseguito
in maniera del tutto straordinaria, non
valendo le nominale misure giuridiche
nell’affrontare le streghe.
Tra le misure consigliate da Boguet, che
egli stesso aveva applicato a Saint
Claude, persino le voci correnti e i
pettegolezzi popolari, che anzi nelle
questioni di stregoneria sono un indizio
quasi infallibile di colpevolezza
«le
bruit commun est presque infallible en
faict de sorcellerie».
Questo semplice fatto generava,
ovviamente, nuove imputazioni,
alimentando il fenomeno della caccia, e
le nuove imputazioni servivano a loro
volta quali conferme di quella
tradizione che da millenni asseriva
l’esistenza della stregoneria.
Le strutture intellettuali e le pratiche
giudiziarie si saldavano insieme, in un
meccanismo infernale, sostenendosi a
vicenda e garantendo ciascuna la
credibilità e l’affidabilità delle
altre. Boguet credeva difatti che la
stregoneria fosse maggiormente
abbondante nell’epoca della venuta
dell’Anticristo, del cui imminente
arrivo anzi l’accresciuta attività delle
streghe è un segno. Dunque è l'imminente
conflagrazione finale del mondo che fa
comparire un gran numero di streghe e
rende più urgente la loro punizione; e
d’altro canto, proprio la loro scoperta
è un indizio di quell’avvento
incombente.
In questo l’accertamento della
veridicità dei singoli fatti non aveva
nessuna importanza; quando una delle
donne imputate durante la caccia di
Saint Claude confessò, per evitare la
tortura, di essersi accoppiata con il
diavolo sotto forma di un pollo, Boguet,
a cui l’accoppiamento di un essere umano
con un gallinaceo sembrava essere
impossibile dal punto di vista
anatomico, corresse la confessione
sostituendo al domestico pollo un’oca.
Che il diavolo fosse corporeo, come
credeva Bodin, o fosse incorporeo, come
diceva Boguet; che le streghe si
accoppiassero con il demonio in una
foggia anziché in un’altra, erano
dettagli secondari rispetto al quadro
generale il quale diceva che era in
corso una guerra contro il demonio e i
suoi agenti, le streghe; che tale guerra
concerneva il destino del mondo e della
Francia in particolare; che la scoperta
della strega era a un tempo, sia
conseguenza di tale guerra che prova del
suo essere in atto. Tali erano le
motivazioni che rendevano forte e
potente la credenza la credenza della
stregoneria in uomini che si sentivano
investiti in prima persona in quel
conflitto.
L’idea che la stregoneria fosse
un’attività particolarmente virulenta
negli ultimi tempi del mondo non era
propria del solo Bodin, e anzi conobbe
grande popolarità tra i dotti che, alla
fine del Cinquecento, si occupavano di
streghe.
Pierre Crespet, priore del convento
celestino di Soissons e autore di
un’opera intitolata De la hayne de
Satan et malins esprist contro l'homme
(1590), riteneva che i diavoli
rifugiatisi nelle Indie dopo il trionfo
della fede cristiana in Europa, fossero
stati cacciati anche da lì dall’attività
dei missionari, ed erano perciò riparati
in Francia, nazione il cui vero culto
vacillava e ove la vera fede stava
andando in bancarotta (in quel periodo
la Francia era insanguinata dalle guerre
di religione e nel 1594 salì al torno il
calvinista Enrico di Borbone re di
Navarra poi convertitosi al
cattolicesimo). Una volta rifugiatisi in
Francia, i demoni hanno suscitato orde
di streghe e di eretici allo scopo di
rovinare del tutto la religione e di
ridurre la nazione in rovina.
Le streghe e gli eretici sono dunque i
barbarz che assediano la
cittadella della cristianità e che vanno
assolutamente debellati a ogni costo, in
una guerra che non conosce tregua né
zone franche. La lotta contro le streghe
è una lotta cosmica, che non riguarda la
punizione di questo o di quel maleficio,
ma abbraccia l’intero destino della
cultura umana. I demoni sanno che Dio ha
fissato un numero massimo degli eletti
destinati a salvarsi; quando quel numero
sarà raggiunto, il mondo subirà il
giudizio universale e tutti i demoni
saranno precipitati per sempre
nell’inferno.
È
appunto per evitare questo destino che i
demoni cercano di far dannare più uomini
e donne che sia possibile, in modo da
procrastinare il giudizio di Dio sul
mondo, perché il raggiungimento del
numero degli eletti è pericolosamente
vicino, soggiungeva Crespet. Dunque il
fervore dei demoni e l’accresciuta
attività delle streghe è direttamente in
relazione con l’avvicinarsi del
millennio.
Anche il teologo calvinista Lambert
Daneau (Beaugency 1530 - Castres 1595),
che nel 1574 aveva redatto un trattato
sulle streghe intitolato De
veneficiis, riteneva che queste
ultime rappresentassero veri e propri
nemici pubblici del genere umano,
colpevoli di lesa maestà verso Dio,
traditrici di Dio e del genere umano,
ribelli e transfughe dalla divinità.
Tutto, nell’uso dei mezzi magici, è
illecito; anche il ricorso alla medicina
magica, al puro scopo di guarire le
malattie è una malvagia ribellione
nei confronti di Dio.
Tuttavia, benché le streghe siano sempre
esistite, quella attuale è l’epoca che
le vede fiorire nel loro massimo numero,
perché è quella in cui il mondo rifiuta
con maggiore ostinazione la parola
divina e la luce del Vangelo,
esponendosi in tal modo al giusto
giudizio di Dio che condanna questo
secolo tramite la tirannia e la servitù
del diavolo (non a caso Daneau traeva
ispirazione dal movimento dei
monarcomachi calvinisti composto da
François Hotman l’autore di
Francogallia del 1573 in cui, sulla
base di una analisi della storia
istituzionale della monarchia francese,
accusava l'autorità persecutrice dei re
e invocava il primato dell'assemblea
popolare contro gli abusi dei sovrani,
Teodoro di Beza, autore del trattato
Du droit des magistrats sur leurs sujets
(1575), Odet de La Noue, Johannes
Althusius e il riformatore scozzese John
Knox).
Dal canto suo il minorita Pierre Nodé
autore di una Declamation contre l'erreur
execrable des maleficiers, sorciers,
enchanteurs, magiciens, devins, &
semblables observateurs de superstitions
(1578, 78 pag.) metteva in aperta
relazione la questione della senescenza
del mondo, ormai avviato alla sua età
finale, con la prossima venuta
dell’Anticristo, di cui le streghe e gli
eretici sono l’avanguardia destinata a
intraprendere la guerra contro i veri
cristiani. Del resto, l’idea che il
fenomeno della stregoneria fosse da
inquadrare sullo sfondo di un conflitto
soprannaturale in atto non rimase
confinata in Francia.
Martin del Rio, nelle sue
Disquisitionum magicarum,
faceva cenno al fatto che i malefici
delle streghe rappresentassero vendette
per i peccati degli uomini, che Dio
irroga alla comunità per punire i suoi
peccati (e in quelle vendette Dio
permette persino che siano vessate
creature innocenti).
Anche in Inghilterra tale credenza è ben
attestata: William Perkins (sostenitore
della dottrina della
«doppia
predestinazione»
e contribuì a far conoscere in
Inghilterra il pensiero di Teodoro di
Beza, di cui pubblica in inglese il
famoso grafico La Catena d’Oro
che illustra questo concetto), nel suo
A Discourse of the Damned Art of
Witchcraft riteneva che la strega
andasse punita al di là dell’eventuale
maleficio compiuto: se vi fosse una
strega buona, essa andrebbe punita
ugualmente, anzi con maggiore durezza,
perché il peccato di lesa maestà contro
Dio e il pericolo per la comunità
sarebbe maggiore.
La strega buona, presentandosi come
benefica e innocua, sarebbe infatti
capace di diffondere il suo metodo
seducente e ribelle a Dio con maggiore
efficacia della strega cattiva, odiata e
temuta da tutti. Come chiariva Perkins,
ciò che va punito nella strega non è il
singolo maleficio, ma l’alto grado di
pericolosità sociale della strega.
Il tema della labes mundi in
associazione al tema della presenza
delle streghe tornava poi nel ministro
anglicano Thomas Cooper, secondo il
quale vi era in atto uno stato di
guerra spirituale che opponeva, in
questi ultimi giorni del mondo, i fedeli
cristiani alle streghe. Si trattava
infatti della lotta finale tra il
diavolo e si suoi accoliti (le streghe)
da un lato, e Dio e le autorità da Lui
preposte a contrastare il male: la
magistratura e il clero, destinate al
compito cui Dio le ha inviate, vale a
dire a punire i ribelli riversando su di
loro l’ira divina. In molti autori della
fine del Cinquecento e dell’inizio del
Seicento, anche se non in tutti la
credenza dell’esistenza delle streghe
era molto di più della semplice
persuasione del fatto che una persona
possa danneggiare qualcun altro tramite
un’aggressione magica.
Questa persuasione si inseriva in una
visione molto più complessa che
coinvolgeva strutture culturali molto
generali e profonde; le streghe avevano
agli occhi di questi autori, a che
vedere con il percorso della storia e
della civiltà umana, con il ruolo del
clero e della magistratura. Né si
trattava di un’ideazione meramente
accademica, ma che tendeva a diventare
prassi e a spingere all’azione coloro
che la condividevano.
I sostenitori di questa concezione
ritenevano infatti di essere soldati in
una guerra e di dover agire di
conseguenza: Bodin e Boguet vi
parteciparono da magistrati, processando
ed eliminando le streghe; Crespet
prendeva parte al conflitto religioso in
Francia schierandosi con la Lega
Cattolica; Cooper e Perkins quali
sostenitori del clero anglicano contro
le opinioni dei dissidenti inglesi molto
più tiepidi sulla repressione della
stregoneria.
Proprio dalle file dei dubbiosi
proveniva una profonda comprensione dei
meccanismi scatenati dalla credenza
della stregoneria e delle conseguenti
cacce alle streghe alla fine del
Cinquecento. George Gifford (c.
1548–1600), un predicatore dissidente
inglese che nel 1587 redasse un trattato
su demoni e streghe intitolato A
Dialogue Concerning Witches and
Witchcrafts (pubblicato nel 1593),
riteneva che non vi fosse dubbio che la
legge divina contenuta nella Scrittura
riservasse alle streghe la morte come
punizione, ma era convinto anche del
fatto che incrudelire con sommo zelo
contro povere vecchiette nascondesse, in
realtà, non un pio zelo verso Dio ma una
sorta di furia rabbiosa.
Questa furia nasce dalle azioni che sono
attribuite alle streghe: la perdita dei
raccolti, l’insorgere delle malattie, la
morte del bestiame. Ma dove mai le
Scritture attribuiscono simili azioni
alle streghe?
Tutto ciò nasce dal fatto che si tributa
troppo potere ai demoni: il potere di
indurre burrasche, di governare i
fulmini, di far soffiare i venti, non
spetta al diavolo ma soltanto a Dio
solo, anche se il diavolo inganna gli
uomini e fa creder loro che queste siano
sue prerogative. In fondo, chi tributa
troppo al diavolo, cade nella stessa
illusione della strega che pensa,
falsamente, di possedere davvero simili
poteri. Risultato di ciò è che si crede
che, finché vi siano le streghe, nessuno
possa vivere in sicurezza, e dunque si
inizia a cercarle follemente.
Di qui il fenomeno della caccia alle
streghe, in cui i sospetti diventano
indizi, gli indizi prove, la confessione
pronunciata da un diavolo un fatto
accertato e schiacciante. E questi
comportamenti, soggiungeva Grifford, che
avvengono sotto lo zelo verso Dio, in
realtà nulla hanno a che vedere con la
gloria di Dio; chi più odia la
stregoneria, infatti, più è infettato di
stregoneria esso stesso. L’analisi del
fenomeno della caccia alle streghe
compiuta da Gifford portava a un’ovvia
conclusione: senza il sentimento di
allarme sociale che la presenza della
strega provocava, la caccia sarebbe
stata impossibile; né sarebbe stato
possibile tale allarme senza una
struttura teorica che identificasse la
presenza attiva del diavolo, dotato di
enormi poteri, come nemico che si
annidava nella comunità tramite i suoi
agenti.
Questa struttura, alla fine del
Cinquecento, riceveva enormi conferme:
da una tradizione millenaria che fin da
Omero sosteneva l’esistenza delle
streghe; dalla Scrittura, che sanciva la
morte come pena per il reato di
stregoneria; da una filosofia
millenaristica della storia che voleva
il mondo, prossimo alla fine, quale
campo di battaglia tra delle potenze
opposte del bene e del male; da una
concezione che affidava a clero e
magistratura ruoli sociali e contribuiva
a rafforzare il prestigio e l’autorità.
Tutte queste conferme, unite assieme in
un’unica teoria sintetica, quella della
stregoneria, rendevano la credenza
nell’esistenza delle streghe non solo
possibile, ma razionale; solo quando,
nel corso del XVII secolo, la critica
dissolse l’unità di tutti questi
elementi tale credenza poté apparire
irrazionale, così come può apparire
irrazionale ai lettori contemporanei. Ma
forse il fatto che benché la sintesi
della teoria della stregoneria sia
andata perduta, singoli elementi di essa
sopravvivono, può aiutarci a comprendere
meglio il fenomeno della credenza nelle
streghe nel Cinquecento; in fondo ancora
oggi molti vi è la convinzione che il
momento storico attuale sia
caratterizzato a una guerra del bene
contro il male e utilizzano tale
convinzione come guida nelle proprie
azioni e decisioni.
Tali convinzioni non sono tipiche solo
di società rozze e arretrate, ma anche
di società moderne e persino
post-moderne. La persuasione di essere
investiti di una missione storica, il
prendere parte a un processo di portata
generale, è un elemento ancora molto
attivo nella nostra cultura, e ha
portato a conseguenze più drammatiche
(pensiamo al Regime del Terrore
giacobino e ai totalitarismi del
Novecento definiti da molti storici
odierni
“religioni
laiche”)
di quelle che avvenivano nell’ambito
dell’apparentemente incomprensibile e
irrazionale credenza nell’esistenza
delle streghe alla fine del Cinquecento
in Europa.
Frammenti importanti del mondo che
produsse le streghe vivono comunque tra
noi, prova ne è i numerosi libri e testi
di demonologia pubblicati recentemente
come il Manuale di demonologia di Simone
Iuliano, i libri di Padre Amorth e la
Summa daemoniaca di padre Josè A. Fortea.
Riferimenti bibliografici:
Robert
Mandrou, Magistrati e streghe nella
Francia del Seicento, Laterza, Bari
1979.
Giordano Berti, Storia della
stregoneria. Origini, credenze,
persecuzioni e rinascita nel mondo,
Mondadori, Milano 2019.
Franco Cardini, La strega nel
Medioevo, Sea Dupliart, Firenze
1977.
Vincenzo Tedesco, Inquisizione,
eresia e magia nel tardo Medioevo,
La Vela, Lucca 2020.
AA. VV., La stregoneria. Diavoli,
streghe, inquisitori dal Trecento al
Settecento, a cura di Sergio Abbiati,
Attilio Agnoletto, Maria R. Lazzati,
Mondadori, Milano 1984. |