contemporanea
Rommel e la Maneuver Warfare Doctrine
sui successi della "volpe"
di Sara Santella
Erwin Rommel è sicuramente uno dei
personaggi che hanno incarnato, in
maniera superba, la grandezza militare
tedesca oltre a presentarsi come un
valido caso di studio per capire fin
dove possa spingere un uso sapiente di
una leadership forte e concreta.
Conscio delle sue capacità di comando,
mostrate già da giovane Tenente durante
il Primo Conflitto Mondiale, Rommel
scriverà un libro, Attack che ci
rimanda uno spaccato della Maneuver
Warfare Doctrine, chiamata anche
maneuver-based operations o
maneuver-oriented operations che fu
messa in campo originariamente dal
Generale Oskar von Hutier nella
battaglia di Riga del 1 settembre 1917,
tanto che la perifrasi Hutier tactics
è corretta e spiegabile con tale
riferimento.
Il libro, che influirà sul modo di
condurre la guerra nel secondo conflitto
mondiale e che verrà considerato quasi
come un Vangelo per le giovani classi
dei soldati tedeschi, esplicita principi
generali partendo dall’esperienza sul
campo di Rommel, filtrandola attraverso
le sue osservazioni in merito.
Rommel si distingue nella 12° battaglia
dell’Isonzo nella quale, non solo riesce
ad avere una buona conduzione delle
truppe in territorio montano e sotto
condizioni meteo avverse, ma riesce
anche a vincere in modo spettacolare,
tanto che, tale battaglia, rimarrà nella
storia italiana con l’epiteto di “la
disfatta di Caporetto”.
L’obiettivo principale che Rommel
propone alle sue truppe è la presa della
città di Trieste, obiettivo non semplice
da conseguire in quanto vedeva gli
italiani in un’ottima posizione
difensiva. I tedeschi, arrivati dopo
lunghe marce notturne e stretti in
alloggi inadeguati, conducono l’attacco
il 24 ottobre 1917 supportati dal
contingente austriaco.
Ciò che permetterà la riuscita
dell’operazione, oltre alle innate
capacità di leadership di Rommel
e al suo talento nell’intendere lo
Schwerpunkt, è la velocità e la
sorpresa con cui le operazioni sono
condotte. Rommel fu in grado di
infiltrarsi velocemente nella seconda
linea difensiva del nemico e spingersi,
il giorno successivo, fino alla terza.
Era maestro nel mantenere “the
momentum of the attack” e lo faceva
rinforzando e sfruttando il successo
delle operazioni offensive precedenti.
Tramite la nuova manovra, che sortiva di
per sé sorpresa in quanto si stagliava
contro la banale riproposizione del
semplice attacco frontale dei nemici, fu
possibile far crollare l’intera
resistenza italiana. È sicuramente
difficile, infatti, trovare un esempio
più fine nella conduzione di operazioni
da parte di truppe di fanteria tanto
che, tale battaglia, studiata a fondo,
continua ad essere un ottimo spunto di
riflessione e insegnamento.
Dottrina vuole che, nell’attacco, le
forme di manovra più comuni siano
accerchiamento, infiltrazione,
penetrazione e attacco frontale. La
Maneuver Warfare Attack è una
tattica completa e diabolica in quanto
prevede l’uso combinato e simultaneo di
tutte queste manovre. Si incardina sulla
ricerca o creazione di un vuoto nelle
linee nemiche al fine di evitarle o
bypassarle. Ciò è utile in quanto, da
tale vuoto, sarà possibile scavalcare
l’attrito di un territorio fortemente
irregolare e condurre una manovra di
infiltrazione o una di penetramento.
Le difficoltà insite nell’utilizzo della
Maneuver Warfare Attack sono
molteplici e vanno soppesate con cura
quando si decide di sortire un attacco
adoperandola in quanto potrebbero
spostare l’ago della bilancia in favore
degli avversari. Bisogna, infatti,
mantenere una buona mobilità, un elevato
grado di riservatezza, flessibilità,
condurre operazioni indipendenti,
austerità logistica, addestramento
mirato e realistico e impiegare una
fanteria leggera motivata.
A livello operativo è molto importante
la gestione opportuna delle informazioni
affinché siano protette da un elevato
grado di sicurezza, l’utilizzo di
sotterfugi e manovre diversive. A
livello tattico, nel caso posto in
essere da Rommel, infiltramento e
penetrazione si fondono l’una all’altra.
Prima dell’attacco viene solitamente
svolta una ricognizione delle linee
nemiche per tracciare le zone vuote
mentre durante l’esecuzione si trae
vantaggio da ciò che il terreno offre,
dal tempo e da qualsiasi debolezza o
incertezza del nemico e del suo
schieramento.
Rommel proponeva sempre primariamente
l’infiltrazione, per attaccare
sfruttando il fattore sorpresa ma,
qualora l’infiltrazione fosse fallita,
era pronto alla conduzione di una
manovra di penetrazione agevolata da
armi di supporto, quali machine guns,
mentre ulteriori elementi avrebbero
creato una gap per potersi
infiltrare e sfondare le linee nemiche
passo dopo passo e destabilizzare così
il fronte nemico.
Importante, e da tenere a mente, è che
l’infiltrazione e la penetrazione in
territorio nemico non erano
assolutamente da considerarsi
l’obiettivo, ma semplicemente un mezzo
per conseguirlo. L’obiettivo è, infatti,
rompere il fronte nemico per prendere le
aree logistiche e di comando,
soprattutto quelle localizzate nelle
retrovie.
Per condurre manovre così complesse e
strutturate bisogna tener conto di una
molteplicità di fattori che renderebbero
una gestione non ottimale della
situazione qualora fossero addossate in
capo a una sola persona. Rommel lo
sapeva bene e infatti dava ai Comandanti
la libertà di agire, se possibile. Le
unità di ricognizione furono inoltre
aiutate dallo stesso Rommel che, sempre
presente sul campo di battaglia a fianco
ai suoi uomini, conduceva osservazioni
visive con il suo binocolo o addirittura
con un telescopio.
Nell’incertezza della guerra è però
tutto possibile e bisogna esser
preparati a un’eventuale fuga di
informazioni o ancora a situazioni di
smascheramento. Se quindi, per battere
il nemico, non è possibile contare sulla
segretezza tanto vale fare rumore e
usare un massiccio fuoco di supporto.
Rommel usava bene le sue mitragliatrici
avendo cura egli stesso nel piazzarle e
posizionarle e inoltre parlando con ogni
unità di mitragliatori per spiegare
chiaramente quale fosse il loro compito
e cosa ci sia aspettava dal loro operato
così da non farli sentire una mera
appendice dell’arma. La mitragliatrice
permette una soppressione veloce della
prima linea del nemico e, nel mentre,
svolge funzione di copertura per le
unità che possono avvicinarsi ai fianchi
dello schieramento nemico (Aufrollen).
Dopo di ciò, le forze si muovono rapide
attraverso il gap e si infiltrano. La
concentrazione di tali forze nel punto
più debole della resistenza del nemico
al fine di colpire in profondità è
chiamato Schwerpunkt (heavy
force). Questo diventerà ben presto
un obiettivo primario per la Wermacht
(esercito nazionale tedesco) tanto
che spingerà von Hindenberg ad asserire
che “un attacco senza uno Schwerpunkt è
come un uomo senza carattere”. Entrambi,
Aufrollen e Schwerpunkt, rimangono mezzi
per assolvere il fine generale.
Ulteriore richiesta della Maneuver
Warfare è disporre di riserve forti
e preparate.
Rommel riuscì a guidare le sue
truppe perché era egli stesso per primo
a dare l’esempio. In più occasioni
disobbedì ordini scritti in quanto aveva
chiaramente compreso l’intento del suo
Comandante e sapeva che l’ordine
conseguente era stato inviato senza
essere pienamente a conoscenza della
situazione in atto su campo. Questo
atteggiamento e questa capacità di
rapida presa della decisione, oltre che
di discernimento, lo portò, ad esempio,
a un magistrale attacco sul monte
Matajur.
Se è vero che bisogna disobbedire
l’ordine all’occorrenza, bisogna
comunque farlo con ragionevolezza.
Rommel, infatti, nella 12° battaglia
dell’Isonzo dimostrò di avere buona
iniziativa ma le sue azioni furono
comunque guidate dal Comandante, il
quale definiva chiaramente l’intento da
perseguire avvalendosi anche di un Alto
Comando, d’accordo alla delega ai vari
livelli e di subordinati che sapevano
usare correttamente la libertà concessa.
La maggior parte delle battaglie
condotte da Rommel avvengono in
territori aspri come quello di montagna,
la logistica gioca qui un ruolo
importante. La fanteria era ben
addestrata in merito e i Comandanti
avevano appreso la lezione dalla storia,
perciò non portavano con sé grandi
quantitativi di armi o di cibo ma erano
addestrati a usufruire e a farsi bastare
ciò che il nemico lasciava dietro di sé,
sia per il vitto che per le armi e
conseguenti munizioni.
Inoltre, Rommel fu un mago nelle
comunicazioni su larga distanza e fu
capace di mantenere sempre alto il “momentum
of the attack”, grazie anche alle
sue capacità di leadership che
continuerà a mostrare anche nel Secondo
Conflitto Mondiale.
Nel Febbraio del 1941, Rommel,
ormai Generale, comanda le sue
Deutsches Afrika Korps
in Africa. Per l’ennesima volta, ha solo
un modesto esercito a disposizione e
forti problematiche legate alla
logistica, ma ciò non gli impedì di
rallentare e creare non pochi problemi
all’8° Armata inglese. Gli inglesi
credettero che dipendesse dalle note
capacità individuali di Rommel, che gli
garantirono l’appellativo di Desert
Fox e lo fecero assurgere al ruolo
di Generale più ammirato tra le fila
dell’esercito inglese tanto che lo
stesso Churchill ne fece le lodi,
durante un suo discorso alla House of
Commons.
Tali caratteristiche sicuramente non
possono essere negate o celate, ma c’è
un valore aggiunto che permetterà alla
Germania di avere successo. La questione
che ci fa pensare che il successo della
“Volpe del Deserto” non fosse dovuto
solo alle sue spiccate capacità
personali è riassunta nella seguente
domanda: come fece Rommel a trasformare
45.000 soldati tedeschi in pensatori
flessibili e veloci? E perché non è
riuscito a fare lo stesso con i 55.000
italiani che anche comandava?
In realtà la Germania mostrò le stesse
caratteristiche in tutti i teatri di
Guerra in cui prese parte tanto che, un
esempio simile lo dà anche Kesselring
nella Campagna d’Italia. La
caratteristica che darà il valore
aggiunto alla Germania nella conduzione
delle campagne durante le due guerre è
il concepirsi e muoversi come
un’organizzazione.
A Rommel rimane quindi il merito di aver
saputo giostrare e condurre in maniera
corretta un’organizzazione complessa
che, tuttavia, aveva già iniziato a
delineare e mettere in pratica le sue
linee guida in merito a formazione e
addestramento dei soldati oltre che
della dottrina in merito. |