[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 150 / GIUGNO 2020 (CLXXXI)


contemporanea

Rommel e la Maneuver Warfare Doctrine

sui successi della "volpe"

di Sara Santella


Erwin Rommel è sicuramente uno dei personaggi che hanno incarnato, in maniera superba, la grandezza militare tedesca oltre a presentarsi come un valido caso di studio per capire fin dove possa spingere un uso sapiente di una leadership forte e concreta.

 

Conscio delle sue capacità di comando, mostrate già da giovane Tenente durante il Primo Conflitto Mondiale, Rommel scriverà un libro, Attack che ci rimanda uno spaccato della Maneuver Warfare Doctrine, chiamata anche maneuver-based operations o maneuver-oriented operations che fu messa in campo originariamente dal Generale Oskar von Hutier nella battaglia di Riga del 1 settembre 1917, tanto che la perifrasi Hutier tactics è corretta e spiegabile con tale riferimento.

 

Il libro, che influirà sul modo di condurre la guerra nel secondo conflitto mondiale e che verrà considerato quasi come un Vangelo per le giovani classi dei soldati tedeschi, esplicita principi generali partendo dall’esperienza sul campo di Rommel, filtrandola attraverso le sue osservazioni in merito.

 

Rommel si distingue nella 12° battaglia dell’Isonzo nella quale, non solo riesce ad avere una buona conduzione delle truppe in territorio montano e sotto condizioni meteo avverse, ma riesce anche a vincere in modo spettacolare, tanto che, tale battaglia, rimarrà nella storia italiana con l’epiteto di “la disfatta di Caporetto”.

 

L’obiettivo principale che Rommel propone alle sue truppe è la presa della città di Trieste, obiettivo non semplice da conseguire in quanto vedeva gli italiani in un’ottima posizione difensiva. I tedeschi, arrivati dopo lunghe marce notturne e stretti in alloggi inadeguati, conducono l’attacco il 24 ottobre 1917 supportati dal contingente austriaco.

 

Ciò che permetterà la riuscita dell’operazione, oltre alle innate capacità di leadership di Rommel e al suo talento nell’intendere lo Schwerpunkt, è la velocità e la sorpresa con cui le operazioni sono condotte. Rommel fu in grado di infiltrarsi velocemente nella seconda linea difensiva del nemico e spingersi, il giorno successivo, fino alla terza. Era maestro nel mantenere “the momentum of the attack” e lo faceva rinforzando e sfruttando il successo delle operazioni offensive precedenti.

 

Tramite la nuova manovra, che sortiva di per sé sorpresa in quanto si stagliava contro la banale riproposizione del semplice attacco frontale dei nemici, fu possibile far crollare l’intera resistenza italiana. È sicuramente difficile, infatti, trovare un esempio più fine nella conduzione di operazioni da parte di truppe di fanteria tanto che, tale battaglia, studiata a fondo, continua ad essere un ottimo spunto di riflessione e insegnamento.

 

Dottrina vuole che, nell’attacco, le forme di manovra più comuni siano accerchiamento, infiltrazione, penetrazione e attacco frontale. La Maneuver Warfare Attack è una tattica completa e diabolica in quanto prevede l’uso combinato e simultaneo di tutte queste manovre. Si incardina sulla ricerca o creazione di un vuoto nelle linee nemiche al fine di evitarle o bypassarle. Ciò è utile in quanto, da tale vuoto, sarà possibile scavalcare l’attrito di un territorio fortemente irregolare e condurre una manovra di infiltrazione o una di penetramento.

 

Le difficoltà insite nell’utilizzo della Maneuver Warfare Attack sono molteplici e vanno soppesate con cura quando si decide di sortire un attacco adoperandola in quanto potrebbero spostare l’ago della bilancia in favore degli avversari. Bisogna, infatti, mantenere una buona mobilità, un elevato grado di riservatezza, flessibilità, condurre operazioni indipendenti, austerità logistica, addestramento mirato e realistico e impiegare una fanteria leggera motivata.

 

A livello operativo è molto importante la gestione opportuna delle informazioni affinché siano protette da un elevato grado di sicurezza, l’utilizzo di sotterfugi e manovre diversive. A livello tattico, nel caso posto in essere da Rommel, infiltramento e penetrazione si fondono l’una all’altra.

 

Prima dell’attacco viene solitamente svolta una ricognizione delle linee nemiche per tracciare le zone vuote mentre durante l’esecuzione si trae vantaggio da ciò che il terreno offre, dal tempo e da qualsiasi debolezza o incertezza del nemico e del suo schieramento.

 

Rommel proponeva sempre primariamente l’infiltrazione, per attaccare sfruttando il fattore sorpresa ma, qualora l’infiltrazione fosse fallita, era pronto alla conduzione di una manovra di penetrazione agevolata da armi di supporto, quali machine guns, mentre ulteriori elementi avrebbero creato una gap per potersi infiltrare e sfondare le linee nemiche passo dopo passo e destabilizzare così il fronte nemico.

 

Importante, e da tenere a mente, è che l’infiltrazione e la penetrazione in territorio nemico non erano assolutamente da considerarsi l’obiettivo, ma semplicemente un mezzo per conseguirlo. L’obiettivo è, infatti, rompere il fronte nemico per prendere le aree logistiche e di comando, soprattutto quelle localizzate nelle retrovie.

 

Per condurre manovre così complesse e strutturate bisogna tener conto di una molteplicità di fattori che renderebbero una gestione non ottimale della situazione qualora fossero addossate in capo a una sola persona. Rommel lo sapeva bene e infatti dava ai Comandanti la libertà di agire, se possibile. Le unità di ricognizione furono inoltre aiutate dallo stesso Rommel che, sempre presente sul campo di battaglia a fianco ai suoi uomini, conduceva osservazioni visive con il suo binocolo o addirittura con un telescopio.

 

Nell’incertezza della guerra è però tutto possibile e bisogna esser preparati a un’eventuale fuga di informazioni o ancora a situazioni di smascheramento. Se quindi, per battere il nemico, non è possibile contare sulla segretezza tanto vale fare rumore e usare un massiccio fuoco di supporto.

 

Rommel usava bene le sue mitragliatrici avendo cura egli stesso nel piazzarle e posizionarle e inoltre parlando con ogni unità di mitragliatori per spiegare chiaramente quale fosse il loro compito e cosa ci sia aspettava dal loro operato così da non farli sentire una mera appendice dell’arma. La mitragliatrice permette una soppressione veloce della prima linea del nemico e, nel mentre, svolge funzione di copertura per le unità che possono avvicinarsi ai fianchi dello schieramento nemico (Aufrollen).

 

Dopo di ciò, le forze si muovono rapide attraverso il gap e si infiltrano. La concentrazione di tali forze nel punto più debole della resistenza del nemico al fine di colpire in profondità è chiamato Schwerpunkt (heavy force). Questo diventerà ben presto un obiettivo primario per la Wermacht (esercito nazionale tedesco) tanto che spingerà von Hindenberg ad asserire che “un attacco senza uno Schwerpunkt è come un uomo senza carattere”. Entrambi, Aufrollen e Schwerpunkt, rimangono mezzi per assolvere il fine generale. Ulteriore richiesta della Maneuver Warfare è disporre di riserve forti e preparate.

 

Rommel riuscì a guidare le sue truppe perché era egli stesso per primo a dare l’esempio. In più occasioni disobbedì ordini scritti in quanto aveva chiaramente compreso l’intento del suo Comandante e sapeva che l’ordine conseguente era stato inviato senza essere pienamente a conoscenza della situazione in atto su campo. Questo atteggiamento e questa capacità di rapida presa della decisione, oltre che di discernimento, lo portò, ad esempio, a un magistrale attacco sul monte Matajur.

 

Se è vero che bisogna disobbedire l’ordine all’occorrenza, bisogna comunque farlo con ragionevolezza. Rommel, infatti, nella 12° battaglia dell’Isonzo dimostrò di avere buona iniziativa ma le sue azioni furono comunque guidate dal Comandante, il quale definiva chiaramente l’intento da perseguire avvalendosi anche di un Alto Comando, d’accordo alla delega ai vari livelli e di subordinati che sapevano usare correttamente la libertà concessa.

 

La maggior parte delle battaglie condotte da Rommel avvengono in territori aspri come quello di montagna, la logistica gioca qui un ruolo importante. La fanteria era ben addestrata in merito e i Comandanti avevano appreso la lezione dalla storia, perciò non portavano con sé grandi quantitativi di armi o di cibo ma erano addestrati a usufruire e a farsi bastare ciò che il nemico lasciava dietro di sé, sia per il vitto che per le armi e conseguenti munizioni.

 

Inoltre, Rommel fu un mago nelle comunicazioni su larga distanza e fu capace di mantenere sempre alto il “momentum of the attack”, grazie anche alle sue capacità di leadership che continuerà a mostrare anche nel Secondo Conflitto Mondiale.

 

Nel Febbraio del 1941, Rommel, ormai Generale, comanda le sue Deutsches Afrika Korps in Africa. Per l’ennesima volta, ha solo un modesto esercito a disposizione e forti problematiche legate alla logistica, ma ciò non gli impedì di rallentare e creare non pochi problemi all’8° Armata inglese. Gli inglesi credettero che dipendesse dalle note capacità individuali di Rommel, che gli garantirono l’appellativo di Desert Fox e lo fecero assurgere al ruolo di Generale più ammirato tra le fila dell’esercito inglese tanto che lo stesso Churchill ne fece le lodi, durante un suo discorso alla House of Commons.

 

Tali caratteristiche sicuramente non possono essere negate o celate, ma c’è un valore aggiunto che permetterà alla Germania di avere successo. La questione che ci fa pensare che il successo della “Volpe del Deserto” non fosse dovuto solo alle sue spiccate capacità personali è riassunta nella seguente domanda: come fece Rommel a trasformare 45.000 soldati tedeschi in pensatori flessibili e veloci? E perché non è riuscito a fare lo stesso con i 55.000 italiani che anche comandava?

 

In realtà la Germania mostrò le stesse caratteristiche in tutti i teatri di Guerra in cui prese parte tanto che, un esempio simile lo dà anche Kesselring nella Campagna d’Italia. La caratteristica che darà il valore aggiunto alla Germania nella conduzione delle campagne durante le due guerre è il concepirsi e muoversi come un’organizzazione.

 

A Rommel rimane quindi il merito di aver saputo giostrare e condurre in maniera corretta un’organizzazione complessa che, tuttavia, aveva già iniziato a delineare e mettere in pratica le sue linee guida in merito a formazione e addestramento dei soldati oltre che della dottrina in merito.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]