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N. 121 - Gennaio 2018 (CLII)

erik satie
l'eclettismo in musica

di Alessandro Di Meo

 

Le opere del compositore francese Erik Satie si contraddistinguono per la commistione di generi musicali molto diversi tra loro, che spaziano dallo stile classico all’avanguardia impressionista di inizio Novecento, influenzando la musica francese del XX secolo.

 

Erik Satie nacque a Honfleur, nella Normandia, nel 1866, città dove trascorse tutta la sua infanzia e dove prese le prime lezioni di musica; trasferitosi definitivamente a Parigi nel 1878, entrò l’anno successivo in conservatorio, ma subì costantemente l’ostilità dei suoi docenti che lo accusavano di non avere talento.

 

Nel 1885 Satie lasciò il conservatorio e tentò di intraprendere la carriera militare arruolandosi nell’esercito, ma dopo pochi mesi si ammalò di polmonite e fu riformato; decise allora di trasferirsi a Montmartre e di dedicarsi interamente alla musica, continuando da autodidatta la sua formazione.

 

A Montmartre Satie divenne un cliente del locale Le chat noir, frequentato da numerosi artisti come Picasso, il poeta Patrice Contamine e il compositore Claude Debussy, che strinse una forte amicizia con Satie e ne orchestrò le Trois Gymnopediés, tre composizioni per pianoforte scritte nel 1888, in forma di valzer lento, caratterizzate da innovazioni armoniche antiaccademiche e da uno stile fortemente personale; per tutta la sua vita, del resto, Satie non aderì mai a nessuna delle avanguardie musicali, preferendo comporre brani in uno stile eclettico in grado di combinare la musica classica con le melodie popolari e con la musica suonata nei cabaret.

 

Alla fine dell’Ottocento Satie pubblicò altre due raccolte di brani per il pianoforte, le Ogives e le Gnossiennes; il musicista raccontò di essersi ispirato alle vetrate di Notre Dame per comporre le Ogives, brani caratterizzati da una scrittura sperimentale basata sull’abbandono delle linee di battuta e sulla contrapposizione tra due frasi musicali speculari scritte in modo da rappresentare il disegno di una vetrata.

 

Le Gnossiennes, composte tra il 1890 e il 1897, sono anch’esse caratterizzate dalla scrittura priva di battute, ma presentano una maggiore complessità rispetto alle raccolte precedenti, con sezioni contrastanti all’interno dei singoli brani che conferiscono una maggiore drammaticità.

 

Nel 1893 Satie compose il brano forse più sperimentale della sua intera produzione, Vexations, un unico tema che dev’essere ripetuto per 840 volte, come indicato nella nota dell’autore; la prima esecuzione pubblica dell’opera avvenne nel 1963 a New York e vide alternarsi dieci pianisti che suonarono ininterrottamente per quasi venti ore.

 

Nei primi anni del Novecento Satie continuò a comporre prevalentemente musica per il pianoforte, realizzando tra le altre cose la raccolta di “Notturni”, pubblicata nel 1919, il balletto Jack in the box (1900), successivamente orchestrato, Le Piccadilly (1904) in cui fonde la music hall con la tradizione classica, e la Sonatine Bureaucratique, una composizione satirica in cui la musica descrive la giornata tipica di un impiegato.

 

Nello stesso periodo Satie iniziò anche a scrivere composizioni orchestrali, come La Belle Excentrique - Fantaisie sérieuse (1920) per pianoforte e orchestra di music hall, trascrizione da una suite per pianoforte a quattro mani.

Il successo giunse nel 1917 quando Satie compose la musica per il balletto di Léonide Massine, Parade, su testo di Jean Cocteau, con la coreografia di Sergej Djaghilev e la scenografia di Picasso; il balletto, realizzato negli anni della Prima Guerra Mondiale, attraverso la celebrazione dell’arte circense e del music hall intendeva lanciare un’accusa alla brutalità del conflitto.

 

All’inizio degli anni Venti Satie si cimentò con l’opera, componendo il Socrate, un dramma sinfonico per voci e piccola orchestra, accolto con freddezza dal pubblico francese; negli stessi anni il compositore riprese lo studio dello stile contrappuntistico tipico della musica barocca, pur non abbandonando la musica da balletto – nel 1924 Satie compose Relache – ma il pubblico non comprese la sua volontà di cambiare stile e giudicò il suo ritorno a uno stile più classico una bizzarria.

 

Satie morì nel 1925; nonostante la sua produzione musicale sia una delle più innovative del Novecento, caratterizzata da un eclettismo di fondo che lo portò a effettuare incursioni nell’Impressionismo e nel Simbolismo, l’ostilità del mondo accademico ha impedito un pieno apprezzamento della sua opera, che ha avuto un’autentica riscoperta nella seconda metà del secolo scorso, quando numerose sue composizioni pianistiche sono state utilizzate come colonne sonore in film e nella pubblicità.

 

Il personaggio di Satie, con i suoi comportamenti bizzarri e con i titoli enigmatici delle sue composizioni, ha finito per oscurare il compositore, giudicato un epigono dell’Impressionismo musicale francese, e ancora oggi la sua opera è oggetto di ricostruzioni sbrigative, che non tengono conto delle innovazioni introdotte da Satie nella musica classica, anticipando molte caratteristiche delle avanguardie, ma senza cadere negli eccessi della musica atonale dominante nella prima metà del Novecento.



 

 

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