N. 93 - Settembre 2015
(CXXIV)
l’EPOPEA DI ALESSANDRO MAGNO
IL GRANDE CONDOTTIERO TRA MITO E STORIA - PARTE Xi
di Paola Scollo
Nei confronti delle donne Alessandro ha manifestato una dote che Arriano non ha esitato a definire sophrosyne, temperanza. Un primo esplicito esempio in tal senso giunge dall’incontro con Ada, regina di Caria, a cui il Macedone restituì il trono. Alessandro mostrò notevole rispetto anche nei riguardi di Barsine, principessa persiana che aveva scelto come concubina dopo la battaglia di Isso del 333 a.C. Con questa donna, che lo accompagnò durante tutta la spedizione in Asia, intrattenne uno dei rapporti amorosi più duraturi della sua vita, segnato peraltro dalla nascita di un figlio di nome Eracle.
Barsine
non
è
stata
l’unica
donna
devota
ad
Alessandro.
Nel
327
a.C.,
nel
corso
della
spedizione
in
Oriente,
il
sovrano
fu
folgorato
dalla
bellezza
di
Roxane,
la
più
bella
delle
donne
asiatiche
dopo
la
moglie
di
Dario.
Osservandola
danzare,
il
giovane
se
ne
innamorò
perdutamente.
Pur
avendo
la
facoltà
di
trarla
prigioniera,
scelse
di
sposarla.
A
ben
vedere,
le
nozze
potrebbero
essere
interpretate
come
frutto
di
una
scelta
politica,
in
quanto
la
giovane
donna
era
figlia
del
satrapo
della
Battriana
Oxiarte.
Con
ogni
probabilità
Alessandro,
attraverso
il
proprio
matrimonio,
può
aver
desiderato
sottolineare
il
legame
tra
due
popoli
-
quello
greco
e
quello
persiano
- e
due
culture
apparentemente
distanti.
Roxane
rimase
accanto
ad
Alessandro
anche
in
punto
di
morte,
cogliendo
con
un
bacio
l’estremo
alito
di
vita.
E in
nome
di
tale
amore
non
esitò
a
commissionare
l’omicidio
di
Statira,
la
figlia
di
Dario
III
che
Alessandro
aveva
sposato
in
seconde
nozze
nel
324.
Tuttavia
nel
310
a.C.
la
sorte
caina
non
si
fece
attendere.
Roxane
e
Alessandro
IV,
il
figlio
che
aveva
dato
al
sovrano,
vennero
assassinati
in
Macedonia
per
ordine
del
generale
Cassandro,
che
l’anno
seguente
ordinò
inoltre
l’uccisione
di
Barsine
e di
Eracle.
Arriano
nell’Anabasi
loda
il
comportamento
magnanimo
e
temperante
di
Alessandro
nei
confronti
della
madre,
della
bellissima
moglie
e
dei
figli
di
Dario.
Nella
notte
in
cui
aveva
ripreso
l’inseguimento
del
sovrano
persiano,
Alessandro
sentì
provenire
dalla
tenda
di
Dario
un
pianto
di
donne.
Volle
subito
sapere
chi
fossero.
Un
tale
rispose:
«Sono,
o
re,
la
madre,
la
moglie
e i
figli
di
Dario.
Quando
fu
annunciato
loro
che
è in
tuo
possesso
l’arco
e il
mantello
del
re e
che
anche
lo
scudo
di
Dario
è
stato
riportato,
innalzano
lamenti
credendo
Dario
morto»
(Arr.,
Anab.
II
12.
4).
A
tali
parole
il
giovane
inviò
Leonnato,
uno
degli
eteri,
a
riferire
che
Dario
era
ancora
in
vita
e
che,
fuggendo,
aveva
abbandonato
sul
carro
armi
e
mantello.
Leonnato
disse
poi
che
venivano
loro
garantiti
i
diritti
della
condizione
regale
e
ogni
altro
onore.
Alessandro
avrebbe
dunque
continuato
a
chiamarle
regine,
poiché
muoveva
guerra
a
Dario
non
per
odio
personale
ma
per
l’affermazione
della
sovranità
in
Asia.
Arriano
ricorda
infine
che
Alessandro
insieme
a
Efestione
si
recò
personalmente
presso
di
loro.
Stando
alle
fonti,
in
seguito
alla
battaglia
di
Isso
Dario
desiderò
sapere
se
le
figlie,
la
moglie
e la
madre
fossero
ancora
in
vita.
Venuto
a
sapere
che
erano
vive,
che
continuavano
a
custodire
il
titolo
di
regine
e
gli
onori
cui
erano
abituati
presso
la
corte
persiana,
volle
indagare
sulla
fedeltà
della
moglie.
L’eunuco
giurò:
«O
re,
tua
moglie
è
come
tu
l’hai
lasciata
e
Alessandro
è il
migliore
e il
più
temperante
tra
tutti
gli
uomini».
A
tali
parole
Dario
tese
le
mani
al
cielo
e
pregò
così:
«Zeus
re,
cui
è
affidata
la
cura
di
governare
la
sorte
dei
re
fra
gli
uomini,
conserva
tu
ora
per
me
il
comando
sui
Persiani
e
sui
Medi,
così
come
tu
me
lo
hai
dato.
Ma
se
per
te
io
non
devo
essere
più
re
dell’Asia,
non
trasmettere
a
nessun
altro
il
mio
potere
se
non
ad
Alessandro»
(Arr.,
Anab.
IV
20.
2 -
3).
Dario
aveva
scorto
in
Alessandro
il
medesimo
onore
che
vi
aveva
rintracciato
il
satrapo
Oxiarte,
quando
aveva
deciso
di
dargli
in
sposa
la
figlia
Roxane.
È
impossibile
non
scorgere
dietro
tale
narrazione
un
tono
quasi
propagandistico
volto
sia
ad
alimentare
un’immagine
positiva,
magnanima
e
rispettosa
di
Alessandro
sia
a
ridimensionare
la
dimensione
più
fredda,
cupa
e
intemperante
del
suo
carattere.
Eppure,
dietro
ogni
racconto
si
cela
sempre
un
orizzonte
di
verità.
Pur
essendo
giovane,
potente
e
all’apice
del
successo,
Alessandro
non
si
lasciò
travolgere
da
piaceri
smodati
e
passioni
eccessive.
Scelse
di
rispettare
la
sposa
di
Dario
ed è
proprio
per
tale
misura,
modus,
che
continua
ad
essere
per
noi
Magnus.
Anche
in
questo.