N. 87 - Marzo 2015
(CXVIII)
L’EPOPEA DI ALESSANDRO MAGNO
IL GRANDE CONDOTTIERO TRA MITO E STORIA - PARTE V
di Paola Scollo
L’esistenza
di
Alessandro
Magno
non
è
stata
percorsa
esclusivamente
da
trionfi
e
successi,
ma
anche
da
sconfitte,
vuoti
e
perdite.
Anzi,
sono
proprio
i
momenti
in
cui
il
giovane
sovrano
viene
attraversato
dalla
sofferenza
quelli
che
contribuiscono
a
svelare
il
volto
più
umano
e
fragile
della
sua
personalità.
Occorre
comunque
ricordare
che,
anche
nel
modo
di
affrontare
e
vivere
il
dolore,
Alessandro
ha
mostrato
di
possedere
una
natura
eccezionale
e
straordinaria.
L’episodio
più
significativo
in
tal
senso
è
forse
rappresentato
dalla
morte
del
fedele
compagno
e
amico
Efestione.
Della
formazione
e
della
fanciullezza
di
Efestione
non
si
hanno
molte
informazioni.
Figlio
di
Amintore,
dovette
ricevere
un’educazione
di
tutto
rilievo
a
Pella,
al
seguito
di
Aristotele.
Ebbe
una
carriera
militare
fulminante
e
notevole.
Giovanissimo
prese
parte
al
seguito
di
Filippo
II,
padre
di
Alessandro,
sia
alla
spedizione
danubiana
del
342
a.C.
sia
alla
battaglia
di
Cheronea
del
338.
Ottenne
la
prima
importante
missione
politica
in
occasione
della
battaglia
di
Isso
nel
333
quando,
dopo
la
resa
della
città
di
Sidone,
fu
chiamato
a
scegliere
il
nuovo
sovrano
(Curzio
IV
1.
16).
Dopo
l’assedio
di
Tiro
nel
332
fu
posto
al
comando
della
flotta
macedone.
In
occasione
della
celebre
battaglia
di
Gaugamela
del
331
fu
alla
guida
dei
somatophylakes,
i
sette
membri
della
guardia
del
corpo
di
Alessandro
cui
spettava
l’onore
di
combattere
a
fianco
del
sovrano
(Diodoro
Siculo
XVII
61.
3).
Acceso
sostenitore
del
progetto
politico
e
culturale
di
Alessandro
volto
a
promuovere
la
fusione
tra
Greci
e
Persiani,
Efestione
entrò
a
far
parte
della
famiglia
reale
in
seguito
alle
nozze
con
Dripetide,
sorella
minore
di
Statira,
seconda
moglie
di
Alessandro,
e
figlia
di
Dario
III
di
Persia.
Durante
la
spedizione
macedone
in
Asia
ricoprì
sempre
posti
di
rilievo,
trovandosi
alla
guida
dei
cavalieri
e
degli
eteri.
Dopo
l’arrivo
a
Susa,
gli
fu
conferita
la
carica
di
chiliarca,
la
seconda
autorità
dell’impero
dopo
quella
del
sovrano.
Efestione
non
rappresentava
per
Alessandro
semplicemente
un
generale,
un
consigliere,
una
guida
per
il
suo
esercito:
«Fu
di
gran
lunga
il
più
caro
di
tutti
gli
amici
del
re,
allevato
alla
pari
con
lui
e
custode
di
tutti
i
suoi
segreti»
(Curzio
III
12.
16).
Si
trattava
di
un
legame
che
andava
ben
oltre
la
stima
e la
fiducia
reciproca:
un
sentimento
profondo
e
totalizzante
che
accompagnò
e
guidò
i
due
giovani
per
tutto
il
corso
delle
loro
brevi
ma
intense
esistenze.
Tale
rapporto
fu
marcato
da
gesti
e
atti
volutamente
simbolici.
A
tal
proposito
Arriano
riferisce
che,
all’inizio
della
spedizione
in
Asia,
durante
la
visita
di
Troia
i
due
giovani
vollero
identificarsi
con
Achille
e
Patroclo
(I
12.
1).
Alessandro
corse
nudo
verso
la
tomba
di
Achille
per
deporre
una
corona
di
fiori
ed
Efestione
lo
imitò,
onorando
il
sepolcro
di
Patroclo.
L’esplicito
riferimento
agli
eroi
omerici
cela,
secondo
gli
interpreti
moderni,
un
rapporto
non
semplicemente
amicale,
ma
un
sostrato
erotico.
A
ben
vedere,
già
Eliano
commentava
l’episodio
nel
modo
seguente:
«Alessandro
pose
una
ghirlanda
sulla
tomba
di
Achille
ed
Efestione
una
su
quella
di
Patroclo,
volendo
con
ciò
significare
che
era
l’erómenos
di
Alessandro,
così
come
Patroclo
lo
era
stato
di
Achille»
(XII
7).