[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

192 / DICEMBRE 2023 (CCXXIII)


ambiente

CLIMA E COP28

SE SI TRASCURA L’URGENZA DEL PROBLEMA

di Giovanna D’Arbitrio

 

La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023, nota come COP28, si è tenuta all’Expo City di Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, sotto la presidenza degli Emirati Arabi Uniti. Dopo due settimane di contrasti e negoziati è stato approvato un accordo, accolto con soddisfazione del presidente della COP28, Sultan Al Jaber, dei delegati e del capo delle Nazioni Unite per il clima, Simon Stiell.

Bisogna comunque mettere in rilievo che in realtà non c’è stato un impegno esplicito a eliminare i combustibili fossili, come richiesto da molti paesi e diversi scienziati, è stato invece raggiunto un “compromesso” che sollecita le nazioni ad abbandonare i combustibili fossili “in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”.

In effetti anche se il testo presentato ai delegati invita le nazioni a contribuire all’eliminazione dei suddetti combustibili, non solo non può imporre loro di farlo, ma include anche diverse “scappatoie” che non porteranno a una rapida soluzione del problema, a quanto affermano autorevoli scienziati. Dopo l’approvazione dell’accordo, inoltre, molti delegati pensavano che ci sarebbe stato un dibattito sul testo.

In particolare l’Alleanza dei piccoli Stati insulari, ben 39 paesi, non erano in aula quando l’accordo è stato approvato. E pertanto Anne Rasmussen di Samoa, pur riconoscendone “molti elementi positivi”, ha mostrato la sua delusione per una “numerosa serie di lacune”. Insomma tanti sono i pareri e spesso in contrasto tra loro. Eccone alcuni, tra i quali i commenti di António Guterres, John Kerry, lo scienziato Bill Hare, Harjeet Singh.

António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha affermato dopo l’accordo: «Che vi piaccia o no, l’eliminazione dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi». E John Kerry ha invece dichiarato: «Anche se nessuno qui vedrà rispecchiate completamente le proprie opinioni, il fatto è che questo documento invia un segnale molto forte al mondo». Kerry ha annunciato che Stati Uniti e Cina hanno concordato di aggiornare le loro strategie a lungo termine, invitando altre parti a unirsi a loro, sollecitando inoltre lo sviluppo di un insieme di “tecnologie a zero e basse emissioni”.

Lo scienziato Bill Hare di Climate Analytics è apparso alquanto deluso nel dichiarare che “nel complesso, il testo sembra una grande vittoria per i Paesi produttori di petrolio e gas e per gli esportatori di combustibili fossili (…) non c’è nessun impegno a eliminare gradualmente i combustibili fossili. Nessun impegno a raggiungere il picco delle emissioni entro il 2025.Un testo che apre la porta a false soluzioni su larga scala”.

Anche Harjeet Singh, responsabile di Climate Action Network International ha mostrato un certo pessimismo, affermando: «Dopo decenni di tentennamenti, la Cop28 ha finalmente puntato i riflettori sui veri responsabili della crisi climatica: i combustibili fossili. È stata definita la direzione, da tempo attesa, di abbandonare carbone, petrolio e gas. Tuttavia, la risoluzione è inficiata da scappatoie che offrono all’industria dei combustibili fossili numerose vie di fuga, basandosi su tecnologie non provate e non sicure. L’ipocrisia delle nazioni ricche continua a espandere massicciamente le attività legate ai combustibili fossili, mentre si limita a rendere un ruolo di facciata alla transizione verde».

E infine perfino il cinema si è interessato di recente ai problemi climatici in diversi film, tra i quali emerge Il male non esiste, di Ryusuke Hamaguchi, vincitore del Leone d’Argento al Festival di Venezia 2023. Il film racconta la storia di Takumi e sua figlia Hana che vivono in armonia con la Natura in un bosco vicino Tokyo insieme a pochi abitanti. Purtroppo il progetto di aprire un glamping (camping di lusso con resort) proprio sulla strada che i cervi percorrono per abbeverarsi, minaccia di inquinare la purezza dell’acqua della sorgente che è vita per uomini e animali. Gli abitanti si oppongono insieme a Takumi e Hana e alla fine un dramma inaspettato cambierà il destino di tutti.

Più ironico nel trattare lo stesso tema appare il film di chiusura del Festival di Cannes 2023, Un anno difficile, diretto da Olivier Nakache e Éric Toledano, una commedia su clima, paradossi e contraddizioni della nostra società. Il film racconta la storia di due amici, Albert e Bruno (Pio Marmaï e Jonathan Cohen), che vivono di espedienti, entrambi pieni di debiti e ridotti sul lastrico per una forma di consumismo compulsivo, ritenuto una delle cause di inquinamento. Nel tentativo di cambiare vita, cominciano a frequentare gruppi di attivisti che lottano per l’eco-responsabilità, lanciando l’allarme sul futuro climatico del pianeta.

Comunque al di là di paradossi e contraddizioni, il problema climatico esiste e diventa sempre più necessario cercare delle soluzioni, finora mai trovate e attuate per l’opposizione di alcuni paesi nelle varie COP a partire da quella di Rio del 1992 fino all’attuale COP28, dalla quale a quanto pare non si tiene conto dell’urgenza del problema che minaccia la vita stessa sulla Terra.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]