CLIMA E COP28
SE SI TRASCURA L’URGENZA DEL
PROBLEMA
di Giovanna D’Arbitrio
La
Conferenza delle Nazioni Unite sui
cambiamenti climatici del 2023, nota
come COP28, si è tenuta
all’Expo City di Dubai dal 30
novembre al 12 dicembre 2023, sotto
la presidenza degli Emirati Arabi
Uniti. Dopo due settimane di
contrasti e negoziati è stato
approvato un accordo, accolto con
soddisfazione del presidente della
COP28, Sultan Al Jaber, dei
delegati e del capo delle Nazioni
Unite per il clima, Simon Stiell.
Bisogna comunque mettere in rilievo
che in realtà non c’è stato un
impegno esplicito a eliminare i
combustibili fossili, come richiesto
da molti paesi e diversi scienziati,
è stato invece raggiunto un
“compromesso” che sollecita le
nazioni ad abbandonare i
combustibili fossili “in modo
giusto, ordinato ed equo,
accelerando l’azione in questo
decennio critico, in modo da
raggiungere lo zero netto entro il
2050, in linea con la scienza”.
In effetti anche se il testo
presentato ai delegati invita le
nazioni a contribuire
all’eliminazione dei suddetti
combustibili, non solo non può
imporre loro di farlo, ma include
anche diverse “scappatoie” che non
porteranno a una rapida soluzione
del problema, a quanto affermano
autorevoli scienziati. Dopo
l’approvazione dell’accordo,
inoltre, molti delegati pensavano
che ci sarebbe stato un dibattito
sul testo.
In particolare l’Alleanza dei
piccoli Stati insulari, ben 39
paesi, non erano in aula quando
l’accordo è stato approvato. E
pertanto Anne Rasmussen di Samoa,
pur riconoscendone “molti elementi
positivi”, ha mostrato la sua
delusione per una “numerosa serie di
lacune”. Insomma tanti sono i pareri
e spesso in contrasto tra loro.
Eccone alcuni, tra i quali i
commenti di António Guterres, John
Kerry, lo scienziato Bill Hare,
Harjeet Singh.
António Guterres, segretario
generale delle Nazioni Unite, ha
affermato dopo l’accordo: «Che vi
piaccia o no, l’eliminazione dei
combustibili fossili è inevitabile.
Speriamo che non arrivi troppo tardi».
E John Kerry ha invece dichiarato:
«Anche se nessuno qui vedrà
rispecchiate completamente le
proprie opinioni, il fatto è che
questo documento invia un segnale
molto forte al mondo». Kerry ha
annunciato che Stati Uniti e Cina
hanno concordato di aggiornare le
loro strategie a lungo termine,
invitando altre parti a unirsi a
loro, sollecitando inoltre lo
sviluppo di un insieme di
“tecnologie a zero e basse
emissioni”.
Lo scienziato Bill Hare di Climate
Analytics è apparso alquanto deluso
nel dichiarare che “nel complesso,
il testo sembra una grande vittoria
per i Paesi produttori di petrolio e
gas e per gli esportatori di
combustibili fossili (…) non c’è
nessun impegno a eliminare
gradualmente i combustibili fossili.
Nessun impegno a raggiungere il
picco delle emissioni entro il
2025.Un testo che apre la porta a
false soluzioni su larga scala”.
Anche Harjeet Singh, responsabile di
Climate Action Network International
ha mostrato un certo pessimismo,
affermando: «Dopo decenni di
tentennamenti, la Cop28 ha
finalmente puntato i riflettori sui
veri responsabili della crisi
climatica: i combustibili fossili. È
stata definita la direzione, da
tempo attesa, di abbandonare
carbone, petrolio e gas. Tuttavia,
la risoluzione è inficiata da
scappatoie che offrono all’industria
dei combustibili fossili numerose
vie di fuga, basandosi su tecnologie
non provate e non sicure.
L’ipocrisia delle nazioni ricche
continua a espandere massicciamente
le attività legate ai combustibili
fossili, mentre si limita a rendere
un ruolo di facciata alla
transizione verde».
E infine perfino il cinema si è
interessato di recente ai problemi
climatici in diversi film, tra i
quali emerge Il male non esiste, di
Ryusuke Hamaguchi, vincitore del
Leone d’Argento al Festival di
Venezia 2023. Il film racconta la
storia di Takumi e sua figlia Hana
che vivono in armonia con la Natura
in un bosco vicino Tokyo insieme a
pochi abitanti. Purtroppo il
progetto di aprire un glamping
(camping di lusso con resort)
proprio sulla strada che i cervi
percorrono per abbeverarsi, minaccia
di inquinare la purezza dell’acqua
della sorgente che è vita per uomini
e animali. Gli abitanti si oppongono
insieme a Takumi e Hana e alla fine
un dramma inaspettato cambierà il
destino di tutti.
Più ironico nel trattare lo stesso
tema appare il film di chiusura del
Festival di Cannes 2023, Un anno
difficile, diretto da Olivier
Nakache e Éric Toledano, una
commedia su clima, paradossi e
contraddizioni della nostra società.
Il film racconta la storia di due
amici, Albert e Bruno (Pio Marmaï e
Jonathan Cohen), che vivono di
espedienti, entrambi pieni di debiti
e ridotti sul lastrico per una forma
di consumismo compulsivo, ritenuto
una delle cause di inquinamento. Nel
tentativo di cambiare vita,
cominciano a frequentare gruppi di
attivisti che lottano per
l’eco-responsabilità, lanciando
l’allarme sul futuro climatico del
pianeta.
Comunque al di là di paradossi e
contraddizioni, il problema
climatico esiste e diventa sempre
più necessario cercare delle
soluzioni, finora mai trovate e
attuate per l’opposizione di alcuni
paesi nelle varie COP a partire da
quella di Rio del 1992 fino
all’attuale COP28, dalla quale a
quanto pare non si tiene conto
dell’urgenza del problema che
minaccia la vita stessa sulla Terra.