[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

164 / AGOSTO 2021 (CXCV)


antica

SULL’ELLENISMO

PRIMO FENOMENO DI INTEGRAZIONE GLOBALE?

di Antonio Di Palo

 

Della globalizzazione tendiamo con giusta ragione a collocarne l’alba tra il XX e XXI secolo. Il fenomeno è ormai ben noto e con questo termine si intende “la diffusione su scala mondiale, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione, di tendenze, idee e problematiche”, come recita la definizione di Oxford Languages. Essa ha significato un’integrazione culturale di massa di seguito a una massiccia integrazione economica e politica che ha praticamente annullato molte delle barriere conosciute dagli uomini.

 

Ma questo fenomeno tipicamente del XX e del XXI secolo è stato in realtà esperito dai popoli anche durante l’ellenismo che, con modalità, ambizioni e confini geopolitici differenti, li aveva già resi “genti del mondo”.

 

L’ellenismo (noto anche come età alessandrina o età ellenistica), termine coniato da Johann Gustav Droysen, storico e politico tedesco dell’Ottocento, indica nella storiografia moderna quel periodo storico-culturale del Mondo Antico  – espressione con la quale ci si riferisce alle parti della terra note ai popoli europei prima dei viaggi di Cristoforo Colombo – che generalmente si fa partire dalla morte di Alessandro Magno fino alla nascita formale dell’Impero Romano, caratterizzato dalla diffusione della civiltà “ellenica” nel mondo mediterraneo, eurasiatico e orientale, e dalla sua fusione con le culture dell’Asia Minore, dell’Asia Centrale, della Siria e della Fenicia, dell’Africa del Nord, della Mesopotamia, dell’Iran e dell’India con la conseguente nascita di una civiltà detta appunto “ellenistica”.

 

È stato un momento di enorme importanza che è riuscito a segnare il mondo indelebilmente, provando per la prima volta a uniformare un’unica visione del mondo, trovando però diversi ostacoli nel farlo.

 

Facciamo un passo indietro, l’evento cruciale che sancì l’ascesa della nuova cultura ellenistica, molto probabilmente, fu la crisi del modello politico greco, che portò sia all’esasperazione dei suoi cittadini nei confronti delle interminabili guerre tra le diverse poleis sia alla convinzione che la pace e l’unità potessero essere raggiunte solo attraverso l’intervento di un principe straniero. È in questo contesto di debolezza politica e di fratture sociali che Filippo II di Macedonia si impone sulla scena greca conquistandola militarmente (e passando alla storia anche e soprattutto per questo) nel 338 a.C. con la vittoria della battaglia di Cheronea.

 

Poi ci fu l’avvento di Alessandro, che seguì Filippo, e iniziarono a registrarsi diversi passi indietro riguardo le libertà alle varie poleis – come vedremo a breve tutto il concetto di città-stato verrà infatti drasticamente ridimensionato – ma nonostante ciò i successi del principe macedone fecero pregustare alla popolazione greca anche il coronamento di un grande sogno: la vittoria della Grecia unita contro il popolo persiano e il possibile conseguente abbraccio greco a tutte le terre fino ad allora conosciute.

 

Nel 334 a.C Alessandro Magno passa il Bosforo per attaccare l’impero persiano, cimentandosi in uno sforzo che può, per le conseguenze che ebbe, essere considerato uno degli eventi epocali nella storia del Mondo Antico.

 

La predisposizione mostrata dal popolo greco verso questa impresa ci suggerisce, in ogni caso, un aspetto che molti storici hanno analizzato, e cioè che in realtà le spinte “ellenistiche”, e quindi le origini di tutto il fenomeno, provengano da più lontano rispetto alla spedizione di Alessandro e addirittura ancor prima della successione a Filippo, affondando le sue radici nella civiltà greca e mediterranea del tempo che al massimo il macedone ha saputo interpretare conferendogli ulteriore slancio.

 

Come è chiaro fin da subito, quindi, il mondo ellenistico dal punto di vista geografico ha compreso un’area immensa se si pensa alla percezione dei confini di quell’epoca che andava dall’Italia meridionale all’India e aveva in Alessandria d’Egitto il suo centro più rilevante. L’ellenismo pose fine anche a un limite fino a quel momento parso invalicabile, e cioè quello tra le culture occidentali e quelle orientali. Con l’età ellenistica, per la prima volta, questa barriera viene eliminata aprendo il varco, in questo modo, anche alla successiva diffusione della civiltà romana.

 

La cultura ellenica, venendo a contatto con le tradizioni e le credenze delle diverse popolazioni, divenne cultura “ellenistica” e la koinè (una “nuova” lingua greca semplificazione di quella originaria) si trasformò, molti anni prima dell’inglese, nella lingua usata degli gli affari politici ed economici di rilievo e della cultura di tutti i territori facenti parte dell’universo ellenistico, esercitando un potente ruolo di unificazione.

 

Un’unificazione necessaria dal momento in cui la polis fino ad allora conosciuta, e cioè il fulcro dell’economia, delle strutture sociali, dei valori morali, della religione e del rapporto con il mondo che i cittadini greci avevano da tantissimi anni, viene messo in crisi dalla costruzione di vasti stati territoriali soggetti al potere centrale di un sovrano assoluto. Le poleis non muoiono, ma, per quanto provino a non trasformarsi definitivamente, sono sempre più eliminate dalla grande politica e ridotte a municipi posti sotto la protezione dei grandi stati e fra essi contesi.

 

Anche l’importanza che Atene conserva ancora nel III secolo, quale “capitale morale”, va rapidamente declinando, pur riuscendo la città a non perdere le sue tradizionali peculiarità. Questo porta l’uomo greco ad affacciarsi al mondo e a trasformarsi da cittadino della polis a cittadino del mondo, cosa mai accaduta prima di allora per qualsiasi popolo di cui si ha conoscenza. Ma soprattutto le città crescono, si espandono e si popolano vertiginosamente: Alessandria, Pergamo, Antiochia divengono centri economici, culturali e politici con un’edilizia fiorente, e infatti l’urbanesimo sarà un altro tratto distintivo di tutto questo periodo.

 

L’obbiettivo resta sempre quello ambizioso di uniformare, in questo caso le città  – ma, si badi bene, senza omologarle dato che sarebbe stato impossibile viste comunque le unicità e le diversità di ognuna –, pur essendo esse diventate ormai contenitori di etnie tra le più disparate. Possiamo dire, infatti, che probabilmente questo è stato anche il primo tentativo di costituire città “globali” e aperte, arricchite dalle differenze di chi le viveva: delle città cosmopolite e culturalmente integrate e variegate, come quelle in cui ci imbattiamo oggi quando atterriamo a Vienna piuttosto che a Bruxelles. Da qualche parte si è pur cominciato a immaginare ciò che poi è accaduto. Dopo la morte di Alessandro alcune città greche pensarono di poter riconquistare la loro libertà ma le ribellioni costarono al popolo dure repressioni.

 

La koinè fu anche la lingua della letteratura ellenistica e si rivelò fondamentale per il consolidamento definitivo della “civiltà del libro”. In età arcaica e per parte dell’età classica, infatti, la letteratura era fruita esclusivamente oralmente, è con l’età ellenistica che la comunicazione letteraria per la prima volta muta e diventa anche lettura individuale.

 

Questo altro incredibile passo in avanti mostra però anche dei limiti: la civiltà del libro appartiene soltanto a un pubblico ristretto ed elitario e i ceti bassi ne restano esclusi. Si differenzia così una cultura alta da una cultura popolare che intanto continua a svilupparsi per le strade in forme abbastanza tradizionali. Ed è forse questo il motivo principale per cui si può parlare di ellenismo come “tentativo” non sufficientemente completo di uniformazione di un mondo: la cultura i fatti non permeano nelle masse che, pur diventate agglomerati di “cittadini del mondo”, restano escluse da importanti settori della vita pubblica.

 

Il rapido scemare della civiltà orale e la sempre più imponente funzione del libro furono anche i fattori che portarono alla nascita della filologia, disciplina nuovissima che meriterebbe una trattazione a parte e che per ovvi motivi ci permetteremo di non approfondire.

 

Anche la scienza raggiunse vette importanti e venne resa fruibile più massicciamente grazie al libro. Nacque la figura dello scienziato di professione, dedito allo studio e alla ricerca e il primato di questa rigogliosità scientifica e tecnica spettò senza dubbio ad Alessandria, dove la Biblioteca e il Museo attrassero tutti gli scienziati più grandi dell’epoca, diventando un crocevia di contaminazione scientifica di prim’ordine nel panorama del mondo di allora. Tantissimi, tra l’altro, i manuali di varie discipline scientifiche che ci sono pervenuti direttamente dall’ellenismo, testi che hanno racchiuso teorie che sono state la base teorica e il sistema di principi per ricerche e ulteriori passi in avanti che si verificheranno nei secoli a venire.

 

L’ellenismo è stato il primo grande esperimento di integrazione culturale scaturito da un progetto geopolitico, ma l’integrazione realizzatasi, oltre a essere prodotto degli allargamenti e delle conquiste macedoni, ha rappresentato essa stessa la sponda teorica su cui si è basato il progetto alessandrino: portare la cultura ellenica ovunque e farla incontrare con tutte le altre.

 

Oggi è estremamente semplice per noi pensare il mondo come un posto nel quale poter ascoltare canzoni sudcoreane o guardare serie TV indiane. Non è anomalo per noi preoccuparci di ciò che accade in Nagorno Karabakh o in Medio Oriente, perché sentiamo che tutto questo riguarda anche noi, e forse potremmo anche evitare di descrivere ciò come modo di pensare il mondo: questo è a tutti gli effetti il nostro mondo, la nostra dimensione spazio-temporale.

 

Ma per gli uomini del periodo che va dalle imprese di Alessandro Magno all’imporsi di Roma la contaminazione culturale fu cosa totalmente nuova. I cittadini mediterranei conducevano le loro vite nella dimensione “ristretta” della polis e mai avevano pensato di doversi preoccupare dei popoli orientali, di condividerne taluni problemi o addirittura un repertorio linguistico.

 

L’incredibile apertura degli orizzonti politici e psicologici fu anche ingiusta dal punto di vista sociale in alcuni suoi aspetti perché, come abbiamo visto, se è vero che i confini si allargarono a dismisura offrendo molte opportunità, l’urbanizzazione dei centri più importanti lasciò nelle “periferie” delle campagne tantissime categorie e classi che non furono capaci di trasferirvisi e che furono lasciate al di fuori della vera vita politica, economica e sociale. Anche la disuguaglianza centro urbano-periferia che non ci sembra niente di particolarmente nuovo, fu un dramma psicosociale del tutto inedito per quei popoli.

 

Saranno poi i Romani a sfruttare l’enorme possibilità di non avere più barriere culturali tra occidente e oriente, costituitasi grazie all’ellenismo, per farne una creatura ancora più integrata – il latino non subirà semplificazioni come il greco, ad esempio – anche grazie alla rilevanza ancora più marcata del centro (“Roma caput mundi”) e all’atteggiamento e la costituzione da “impero” che assumerà. 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]