N. 16 - Aprile 2009
(XLVII)
LA
CONTESSA SANGUINARIA
Biografia tra
realtà e leggenda di
Elizabeth Bathory
di Laura Novak
Elisabeth Bathory vi
lascerà senza fiato, vi condurrà da lettore o spettatori
in un affascinante mondo sotterraneo, intriso di mito ma
anche di autentica ferocia.
I suoi comportamenti border line sono stati ispirazione
per poemi, racconti, romanzi, film e perfino musica,
soprattutto nell’ultima porzione del secolo scorso.
Solo nel 2009 saranno ben due i film in uscita ispirati
alla sua figura.
Uno, in particolare, diretto ed interpretato dalla soave
Julie Delpy, sembra aver catturato la critica all’ultimo
Festival di Berlino appena concluso per le atmosfere ben
riuscite, fosche e crudeli.
Elisabeth Bathory, il cui vero nome è Erzsebet, nasce da
una famiglia altolocata ungherese nel 1560. La famiglia,
a cui appartenevano eroi di guerra, nobili e
aristocratici in vista, era da sempre corredata da
personaggi eccentrici, alcuni addirittura considerati
pericolosi.
Ogni suo riferimento biografico, tralasciando i fatti
incontestabili come la sua morte o i luoghi della sua
vita, è stato probabilmente trattato con molta fantasia
ed un pizzico abbondante di leggenda.
Nonostante ciò la sua figura, nelle attitudini
terrificanti del suo essere, è immersa in mistero, a
tratti davvero oscuro.
Dopo essere cresciuta in un castello della Romania, la
sua adolescenza viene interrotta, all’età di 15 anni, da
un matrimonio forzato con un uomo di sette anni più
grandi di lei, Fernet Nadasdy.
Il promesso sposo, considerato un giovane guerriero
coraggioso e deciso, passa molto tempo lontano dal
castello di famiglia in Ungheria, dove Elisabeth è
costretta a vivere dopo le nozze.
Elisabeth, spesso sola, inizia la sua lenta discesa
verso la pratica della magia nera.
Una sua zia, condannata per lesbismo e stregoneria la
inizia all’ambiguità sessuale, mentre una strega locale,
passata alla cronaca, con il nome di Dorothea, la
incoraggia alla pratica estrema dei rituali magici.
E’ proprio in questo contesto che inizia a manifestare i
primi sintomi d’instabilità mentale.
La sua ferocia ha sfogo soprattutto contro la servitù.
Se nemmeno il marito potesse considerarsi magnanimo nei
comportamenti riguardo i servi disobbedienti, Elisabeth
supera la decenza umana.
Rimane famosa la sua violenta punizione ad una serva di
12 anni, che, in piena notte, era stata colta in un
tentativo di fuga dal castello. Ricondotta dalla sua
padrona, Elisabeth sceglie per lei una morte atroce: la
ragazza, richiusa in una gabbia, troppo piccola per
rimane in piedi e, allo stesso modo, per riuscire ad
accovacciarsi, viene fatta dondolare senza troppa fretta
su una fossa piena di pali appuntiti.
Il corpo della ragazza, così, lentamente e ferocemente,
viene smembrato e lacerato senza pietà.
La morte e la sua potenza d’emozione, diventano una
droga per Elisabeth.
Si pensa che abbia iniziato ad uccidere, solo per il
gusto di farlo e per esigenza d’istinto, nel 1585 per
finire nel 1610. Forse la prima vera serial killer della
storia.
In preda alla febbre della pazzia, inizia a deliziarsi
del gusto del sangue, con cui, si racconta, si
concedesse lunghi bagni, convinta di ricavarne
freschezza e giovinezza eterna.
Nel 1601 il marito Nadasdy, muore per cancrena dopo la
perdita di un arto, lasciandola vedova a 40 anni.
Le uccisioni aumentano; non solo serve del suo palazzo,
ma giovani donne dei villaggi vicini e addirittura,
piccole figlie di nobiluomini locali, alle quali la
Contessa si offre come tutrice.
La sua nomina di sanguinaria contessa del terrore,
oltrepassa le mura del castello, fino a giungere
all’imperatore Mattia II.
All’epoca la contessa però è donna di enorme potere; lo
zio, principe della Transilvania è stato re di Polonia;
inoltre è nipote dell’allora primo ministro ed è
creditrice di numerosi uomini di prestigio, ai quali il
marito, appena deceduto, aveva prestato ingenti somme di
denaro.
Il re, quindi, tenta una ricerca cauta della verità.
Nel 1610 una squadra di suoi funzionari arriva al
Castello, per richiedere un colloquio chiarificatore con
la Contessa.
La leggenda ha tramandato addirittura il racconto della
spedizione, in cui horror e misticismo si fondono in una
situazione al limite della realtà.
Dopo aver scovato le prigioni sotterranee, dove, ancora
incatenate, le vittime ormai morte avevano il loro
riposo, gli inviati imperiali si ritroveranno davanti a
scene di orgie sessuali sanguinolente, dove le vittime,
giovani e belle, sono sottoposte a torture inenarrabili.
La contessa, che in un ultimo disperato tentativo di
salvarsi tenta, senza esito, una fuga rocambolesca,
viene catturata ed imprigionata.
Il processo inizia nel 1611. I testimoni raccontano
eventi disgustosi. Le vittime potrebbero arrivare ad un
ammontare complessivo di 600 persone, uccise con
modalità diverse: da attizzatoi infilati nel naso,
all’asporto di organi, al prosciugamento lento del
sangue, all’impalatura, a pire incandescenti.
Elisabeth viene condannata ad essere murata viva
all’interno di una stanza del suo castello. Morirà nel
1614.
Sulla sua figura non esistono però solo leggende e miti
ingigantiti dal suo carisma e dalla sua personalità
malata. Numerosi sono gli storici che hanno tentato di
delineare il giusto confine tra la verità storia e la
verità del popolo.
Il lavoro da compiere è sicuramente molto complesso.
Spessissimo le due verità si alimentano una con l’altra
per arrivare maggiormente in profondità.
Di Elisabeth sono state raccontate numerosi aspetti,
probabilmente deviati dal quel misto di reverenza e
paura che in quegli anni contadini e mezzadri provavano
per il loro padrone feudatario.
Elisabeth di certo era ricca, giovane e diafana, dagli
occhi penetranti e la chioma corvina.
Elisabeth forse, poi, era adoratrice di Satana, prima
donna vampira, amante del conte della Transilvania,
lesbica e misantropa.
Di certo è stata una donna dall’enorme ascendente,
suggestiva e, con molte probabilità, realmente crudele,
pazzamente visionaria.
Un personaggio grondante di fascino, di cui il cinema
non poteva non sfruttarne la misteriosa bellezza.
Dopo un’eclettica interpretazione di Palma Ricasso nel
1974, sarà onere di Julie Delpy, attrice e regista,
ridare vigore ad un personaggio, ormai svelato in ogni
suo aspetto più torbido.
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