N°
172
/ APRILE 2022 (CCIII)
attualità
A PROPOSITO DI
REFERENDUM SULLA GIUSTIZIA
BREVI
RIFLESSIONI
di Giovanna D’Arbitrio
Senza dubbio la drammatica guerra in Ucraina assorbe
tutta l’attenzione di giornale e tv a tal punto che
nemmeno si parla più di Covid e persistenti
varianti, nonché di altri importanti problemi
nazionali. Di elezioni amministrative sì, però, di
quelle se ne parla, o a esse spesso si fa
riferimento in varie trasmissioni.
E benché il 12 giugno 2022 avranno luogo non solo
tali elezioni, ma anche i referendum sulla
giustizia, poco di essi si discute e l’informazione
in verità scarseggia sui 5 quesiti ammessi dalla
Corte Costituzionale lo scorso febbraio: la riforma
del CSM, l'abolizione della legge Severino, i limiti
agli abusi della custodia cautelare, la separazione
delle funzioni dei magistrati e la loro equa
valutazione.
I referendum sono abrogativi e purtroppo molte
persone non sanno nemmeno come si vota, quando
avverranno e in che cosa consistano. Insomma la
proposta di riforma del CSM avanzata dal
Guardasigilli Marta Cartabia viene trascurata da
giornali e dalle tv che evitano di ricordare il
prossimo appuntamento del 12 giugno, mettendone a
rischio il quorum. Ne hanno parlato in un incontro
Giuseppe Rippa e Sabino Cassese.
Ci sembra giusto
citare la presentazione del libro del professor
Sabino Cassese “Il
governo dei giudici” (Ed. Laterza)
che evidenzia le carenze del sistema
giudiziario: “La
situazione della giustizia in Italia è peculiare. Da
un lato si assiste a una dilatazione del ruolo dei
giudici, dall'altro a una crescente inefficacia del
sistema giudiziario.
Molti osservatori concordano sul fatto che la
magistratura sia diventata parte della governance
nazionale; che vi sia una indebita invasione della
magistratura nel campo della politica e
dell'economia; che in qualche caso la magistratura
cerchi persino di prendere il posto della politica,
controllando anche i costumi, oltre ai reati,
proponendosi finalità palingenetiche delle strutture
sociali, stabilendo rapporti diretti con l'opinione
pubblica e con i mezzi di comunicazione.
In questo contesto, le procure hanno acquisito un
posto particolare, tanto che molti esperti parlano
di una 'Repubblica dei PM', divenuti un potere a
parte, con mezzi propri, che si indirizzano
direttamente all'opinione pubblica, avvalendosi
della 'favola' dell'obbligatorietà dell'azione
penale, utilizzando la cronaca giudiziaria come
mezzo di lotta politica e trasformando l'Italia in
una 'Repubblica giudiziaria.
L’indipendenza è divenuta autogoverno. Familismo ed
ereditarietà hanno aumentato separatezza e
autoreferenzialità. Ci si attendeva razionalità e si
è avuto populismo giudiziario. Ci si attendeva
giustizia e si sono avuti giustizieri”.
In un significativo incontro il professor Cassese ne
ha discusso con Giuseppe Rippa, direttore di
Quaderni Radicali e Agenzia Radicale, noto politico
e autore di diversi libri, incontro in cui sono
stati ribaditi i concetti già espressi nel suddetto
libro: in effetti da un lato si assiste a una
dilatazione del ruolo dei giudici e un’indebita
invasione della magistratura nel campo della
politica e dell’economia, dall’altro a una crescente
inefficacia del sistema giudiziario.
Senza dubbio Cassese e lo stesso Giuseppe Rippa
hanno offerto un’analisi chiara e realistica degli
aspetti negativi della giustizia in Italia, parlando
della durata dei processi civili e penali,
confrontando i dati della giustizia italiana con
quelli di Francia e Usa, evidenziando l'indice di
gradimento sceso nel nostro Paese a un misero 30%,
la distorsione dell'accusa resa pubblica e
quant’altro.
E anche se la Riforma Cartabia non risolverà tutti i
problemi, oltretutto in un contesto politico
difficile, a quanto pare senza il successo dei
referendum la crisi della giustizia non verrà mai
affrontata.
Secondo Giuseppe Rippa, solo una forte spinta
popolare potrà far superare le chiusure a riccio
delle corporazioni. Insomma è un dovere civico
andare a votare per i referendum: il quorum, che si
tenta di non far raggiungere, è determinante per una
svolta che restituisca la fiducia della gente nella
magistratura.