I primi mesi del 2022 sono stati
caratterizzati da alcuni
appuntamenti elettorali di notevole
rilevanza. Sebbene si sia dato ampio
spazio sulla stampa alle elezioni
francesi vinte da Macron, hanno
ricoperto altrettanto grande
importanza le elezioni in Colombia
tenutesi al primo turno il 29 maggio
e al ballottaggio il 19 giugno
scorso. Le urne hanno reso
vittorioso il candidato di sinistra
Gustavo Petro, il quale è riuscito
così ad accantonare decenni di
storia politica colombiana
nonostante gran parte
dell’establishment gli fosse contro.
Nonostante il grande traguardo, le
sfide del nuovo presidente sono
tante, sia a livello interno che
estero, e non è per nulla scontato
che egli riesca a farvi fronte in
maniera efficace. Risulta quindi
essere interessante inquadrare nel
loro contesto le recenti
consultazioni e comprendere perché
queste potrebbero essere considerate
tra le elezioni più importanti della
Colombia. Il voto di quest’anno è
stato senza ombra di dubbio quello
più indeciso e combattuto della
storia recente colombiana. Il
percorso che ha portato alle
elezioni è stato lungo e tortuoso e
fino alla fine non si è potuto
prevedere il risultato verso l’una o
l’altra parte. La sfida principale
si è avuta tra il candidato di
sinistra Gustavo Petro e il
candidato della destra populista
Rodolfo Hernandez.
La particolarità di questo confronto
è stata nel fatto che il paese è
sempre stato governato da forze di
destra, o al più di centro-moderate,
questo per le più svariate ragioni,
tra cui anche le non indifferenti
ingerenze straniere (leggasi
statunitensi) nella politica
colombiana. Questa volta è stata la
prima vera occasione in cui le forze
di sinistra hanno giocato veramente
la partita in maniera diversa,
riuscendo così a vincere la
presidenza.
Per quanto riguarda i candidati,
essi provengono da contesti molto
diversi. Il vincitore Gustavo Petro
è stato nei decenni passati un
membro del movimento di guerriglia
M19, scioltosi a fine anni ’80, per
poi diventare uno dei protagonisti
indiscussi della politica colombiana
degli ultimi 30 anni. Ciò a
testimonianza di quanto la storia
della Colombia sia stata sempre
permeata dalla presenza dei
movimenti guerriglieri clandestini,
siano essi di destra o sinistra.
L’irregolarità del territorio, unito
a una scarsa organizzazione delle
forze governative, ha permesso a
queste formazioni di nascondersi e
di costituire una gravissima
minaccia per il potere centrale (al
pari dei narcotrafficanti se non
oltre) per svariati decenni a questa
parte.
Tra gli incarichi più importanti
ricoperti da Petro vi è quello di
sindaco di Bogotà tra il 2012 e il
2014, considerata essere la seconda
carica più importante del paese, di
deputato, di senatore e infine 3
volte candidato alla presidenza. Al
primo turno ha ottenuto 8 milioni di
voti, pari al 40% delle preferenze,
mentre nel secondo turno ha vinto
con il 50,4% contro il 47% delle
preferenze verso Hernández.
Il programma di Petro non è stato
quello classico delle sinistre
sudamericane assimilabile a quello
delle sinistre terzomondiste o di
stampo castrista. Al contrario, le
tematiche trattate in campagna
elettorale sono state avvertite come
moderne e attuali dai cittadini,
quali maggiori sforzi in politiche
ambientali a tutela delle foreste
colombiane, riforme del sistema
economico odierno e alla tutela dei
diritti delle donne e delle
minoranze. Particolari sforzi sono
stati compiuti da Petro per
conquistare ampie fette
dell’elettorato femminile, così come
anche quelle dei giovani e di tutte
quelle regioni che storicamente sono
state avverse a politiche di
sinistra. Visti i risultati, è
evidente che la retorica dell’ex
sindaco di Bogotà ha attecchito in
pieno nei cuori dei cittadini
colombiani.
Mentre da un lato il candidato Petro
cercava di coprire in lungo e in
largo il territorio della Colombia
con i suoi comizi, il candidato di
destra Rodolfo Hernandez ha
preferito un approccio più statico,
affidandosi per lo più ai social
media, tanto da guadagnarsi il
nomignolo “vecchietto di Tik Tok”.
La sua campagna elettorale si
centrata principalmente sulla lotta
alla corruzione, avvertita dalla
maggior parte della popolazione come
il maggiore dei mali del paese anche
più del narcotraffico e delle
diseguaglianze sociali. Nonostante
il programma, il modo di esprimersi
del candidato è stato quanto meno
controverso, colmo di gaffe di non
poco conto e insulti diretti verso i
propri avversari. Questo ha portato
la stampa ad associare Hernandez a
tutta quella schiera di politici
moderni, in primis Trump e
Bolsonaro, che fanno uso di un
populismo molto basso per poter
portare dalla propria parte grandi
fette di elettorato.
In principio Rodolfo Hernandez nasce
come imprenditore che poi si butta
in politica, ricoprendo peraltro
anche il ruolo di sindaco della
città di Bucaramanga. Nonostante la
sconfitta, la forza di Hernandez è
stata la sua identificazione nel
candidato antisistema, occupando
così la speculare e opposta parte
della barricata rispetto a Petro. A
conferma di ciò nel corso delle
elezioni Hernandez ha rifiutato
svariate volte l’appoggio dei leader
dei partiti conservatori storici, in
maniera da distanziarsi agli occhi
degli elettori nei confronti di
quella viene vista come “la vecchia
politica”.
Una prima riflessione può essere
fatta sulla natura dei candidati
stessi. Infatti sebbene essi abbiano
rappresentato due diverse anime
della Colombia, colpisce come
nessuno dei due appartenga alla
dirigenza politica classica
colombiana e anzi rappresenti quel
sentimento anti-establishment
proprio sia degli elettori di destra
così come di quelli di sinistra.
L’origine di questo orientamento
della società colombiana può essere
spiegato parzialmente dalla storia
recente del paese. La Colombia sta
infatti uscendo da decenni di
violenza causata sia dalle guerre
contro il narcotraffico sia dai
conflitti contro i guerriglieri
nella giungla. Il costante
fallimento dei vari governi
nell’arginare questo spargimento di
sangue ha portato la popolazione a
cercare la necessità di
pacificazione nazionale in nuove
forze politiche asistemiche e
apartitiche.
Altra causa di questo malessere
diffuso è la situazione economica
disastrata del paese, a causa della
quale la povertà e le diseguaglianze
delle fasce più basse della
popolazione vengono accentuate. La
popolazione avverte come
responsabile il modello economico su
cui è stato costruito il paese dai
governi negli ultimi decenni, motivo
per il quale Petro e Hernandez sono
stati considerati gli unici a poter
fornire un’alternativa per la
rinascita di una Colombia moderna.
Dal punto di vista economico, la
Colombia ha registrato nel 2021 una
crescita del Pil del 10,6%. Questo
dato tuttavia non trasmette il
quadro reale della situazione nel
paese, dove abitano circa 20 milioni
di poveri, equivalente circa al 40%
della popolazione, e una larga fetta
della popolazione rimane ad oggi
disoccupata e senza alcuna tutela.
Oltre a ciò si aggiunge anche il
delicato processo di pace tuttora in
atto a seguito degli accordi tra lo
stato e i guerriglieri delle FARC
nel 2016. Nonostante siano passati 6
anni, il governo non è ancora
riuscito a riprendere il controllo
di intere aree del paese, dove gli
ex guerriglieri si sono messi al
servizio dei narcos e hanno portato
avanti un dominio locale sul
territorio.
I progetti di Petro per la Colombia
sono ambiziosi e sono volti a
risolvere, o quanto meno tamponare,
queste particolari problematiche.
Per quanto nobili siano gli ideali
del neo-presidente, egli dovrà prima
o poi misurarsi con la realtà.
Infatti è opinione diffusa tra la
popolazione colombiana che Petro non
sia mai stato un uomo d’azione, cosa
che lo ha contraddistinto anche
mentre ricopriva la carica da
sindaco a Bogotà, dove a detta di
molti non avrebbe apportato grandi
cambiamenti alla capitale.
La sua proposta di vietare nuove
esplorazioni petrolifere, oltre ad
aver adirato un gran numero di
imprenditori e lavoratori, potrebbe
non essere realizzabile. Infatti
l’industria petrolifera è uno dei
due pilastri su cui si regge
l’economica colombiana, oltre
all’agricoltura, e tagliare le
esplorazioni vorrebbe dire togliere
lavoro a una gran fetta di
professionisti, aggravando così la
già stremata situazione
occupazionale del paese.
Le altre proposte di Petro hanno
come linea guida quella di
ridistribuire la ricchezza tra le
varie fasce sociali, come ad esempio
fornire un’istruzione superiore
gratuita o riformare il sistema
sanitario pubblico e allo stesso
tempo aumentare la tassazione delle
fasce più abbienti. Il maggior
problema di Petro nel realizzare il
suo piano di riforme sarà nel
Congresso, dove il suo partito non
avrà a disposizione una maggioranza
assoluta tale da poter governare
senza necessità di alleanze. Le sue
forze saranno nel suo partito, Pacto
Histórico, e nel partito Comunes che
insieme rappresentano circa il 35%
dei seggi disponibili. Creare una
coalizione disposta a supportarlo
nel suo piano di riforma non sarà
semplice, e questa non sarà altro
che la prima di tante sfide che il
neo presidente dovrà affrontare.
Dal punto di vista della politica
estera, con la vittoria di Petro la
Colombia ha rotto radicalmente i
suoi legami con il passato. È
infatti passata dall’essere un
alleato chiave degli Stati Uniti nel
Sud America all’avere un governo di
sinistra che potenzialmente potrebbe
mettere in discussione anni e anni
di ingerenze in casa propria.
Proprio la Colombia insieme al Cile
sono sempre state considerate
colonne portanti del sistema a guida
statunitense dell’America Latina,
anche dopo il periodo di dittature
destrorse caratterizzanti gli anni
della Guerra Fredda.
Eppure nonostante questo passato a
impronta atlantista anche Colombia e
Cile hanno ceduto a governi di
sinistra, con Petro a Bogotà e
Gabriel Boric a Santiago. Ciò ha
scosso non poco i piani di
Washington per la regione, la quale
sperava di aver archiviato gli anni
in cui doveva impegnarsi attivamente
per tenere a bada il cosiddetto
“giardino di casa” sudamericano. E
potrebbe non essere finita. Infatti
Colombia e Cile potrebbero essere
solo l’antipasto di una portata ben
più ricca e catastrofica per la Casa
Bianca: la svolta a sinistra del
Brasile. Infatti a ottobre 2022 si
svolgeranno le elezioni nel più
grande e importante stato
dell’America Latina, portando allo
scontro Bolsonaro contro un
resuscitato Lula, il quale se
dovesse vincere rovinerebbe anni e
anni di pianificazione statuniense
per tutto il continente.
In conclusione, la Colombia con
l’elezione di Petro si trova a un
punto di svolta epocale nella sua
storia recente. Non solo la sinistra
ha per la prima volta una vera
occasione per migliorare
sensibilmente le condizioni dei
cittadini colombiani, ma essa ha
anche la possibilità di mostrare
come si possa dare un concreto
segnale di rottura rispetto a una
classe politica che per anni ha
solamente peggiorato le cose, o al
più è rimasta indifferente al corso
degli eventi.
Per quanto i buoni propositi
abbondino, è estremamente difficile
che Petro riuscirà interamente nel
suo intento riformatore. Tuttavia
anche solamente avviare un
cambiamento potrebbe mostrare ai
colombiani come è possibile cambiare
rotta anche quando il mare è in
burrasca e come la Colombia sia in
grado di salvarsi, soprattutto da se
stessa.