N. 30 - Giugno 2010
(LXI)
LA CROCE DI LORENA ALL’ISOLA D’ELBA
tracce di una dominazione
di Marcello Camici
“Volendo
visitare
Portoferraio,
m’imbarcai
colla
mia
consorte,
con
Rosenberg
e
Thurn
il
dì
26
giugno
1769
a 4
ore
dopo
pranzo
sulle
mie
fregate
a
Livorno,
ed
avendo
avuto
un
vento
possibile
con
mar
vecchio
assai
forte
e
notte
calma,
s’arrivò
la
mattina
del
dì
27 a
ore
8 a
rimburghio
(rimorchio)…
Il
golfo
di Portoferraio
è
molto
grande,
ben
tagliato
dalla
natura
e
bello;anche
il
porto,
il
quale
è
vastissimo,
è
uno
dei
più
belli
del
Mediterraneo.
Nell’entrata
del
golfo
vi
sono
verso
terra
delle
secche
ed è
soggetto
a
certi
venti
subitanei
assai
pericolosi
per
i
bastimenti;il
porto
poi
di
mezzo
ha
moltissimo
fondo
ed è
sicuro
da
per
tutto
da
tutti
i
venti,
non
essendo
aperto
che
un
poco
da
parte
della
tramontana,
ed
il
braccio
della
città
lo
chiude.
La
darsena
nel
porto
stesso
ha
tanto
fondo
che
vi
entra
fin
al
suo
ponte
qualunque
nave
di
terra
tutta
armata.
Il
difficile
poi
del
golfo
di Portoferraio
è
l’uscita,
ma
di
questa
stagione
quasi
ogni
sera
s’alza
un
piccolo
vento
di
terra
chiamato
“crepacuore”
col
quale
si
esce
benissimo.
La
città
dalla
parte
della
Darsena
fa
un
bel
colpo
d’occhio,
essendo
fabbricata
in
anfiteatro
sulla
scesa
del
monte...”
(Gasparri)
Queste
sono
parole
scritte
da
Pietro
Leopoldo
d’Asburgo
Lorena
nella
lunga
relazione
che
fece
quando
visitò
nel
1769
Portoferraio,
nell’isola
d’Elba,
che
apparteneva
al
granducato
di
Toscana.
"…
La
parte
che
appartiene
alla
Toscana
è di
un
miglio
o
due
di
diametro
da
tutte
le
parti
della
città
di
Portoferraio,
e
oltre
questa
non
contiene
che
tre
o
quattro
case
sparse
per
la
campagna..
”
(Gasparri)mentre
quasi
tutta
l’Elba
apparteneva
al
principe
di
Piombino
con
capitale
a
Marciana
e al
re
di
Napoli
solo
la
città,
il
porto
e la
fortezza
di
Longone
con”…
estensione
del
tiro
del
cannone
intorno
alla
medesima
fortezza..."
(Gasparri)
Il
dominio
degli
Asburgo
Lorena
all’Elba
è
ancora
oggi
testimoniato
dalla
presenza
di
due
Croci
di
Lorena:
una
posta
a
pochi
metri
dal
livello
del
mare,
all’ingresso
della
darsena
di
Portoferraio,
sopra
la
garitta
(casotto
della
sentinella)
di
osservazione
del
bastione
chiamato
batteria
di
S.
Francesco
e
l’altra
sopra
una
garitta,
in
alto,
al
Forte
Falcone
che
domina
tutta
la
città.
Entrambe
sono
in
pietra
e
forse
per
questo
motivo
hanno
resistito
al
tempo
e
all’incuria.
La
Lorena
è
una
regione
della
Francia
nord-orientale
e la
Croce
di
Lorena
è
una
croce
con
doppia
traversa:
è
chiamata
anche
croce
patriarcale.
Sulla
piccola
traversa
superiore
è
rappresentato
il
titolo
della
croce
INRI.
Durante
la
seconda
guerra
mondiale
il
generale
De
Gaulle
la
inserì
nella
bandiera
francese
a
significare
“Francia
libera”:
movimento
di
liberazione
e
resistenza
contro
il
nazifascismo.
Era
di
colore
rosso
in
opposizione
alla
croce
uncinata,
la
svastica
del
terzo
Reich,
di
colore
nero
su
sfondo
rosso.
La
Croce
a
doppia
traversa
nacque
come
croce
della
casata
dei
duchi
d’Angiò
che
avevano
come
stemma
un
blasone
azzurro
con
all’interno
gigli
reali
(fiordalisi
dal
francese
“Fleur
de
Iys”)
e
poi
del
ducato
di
Lorena
che
aveva
come
stemma
uno
scudo
d’oro
con
una
banda
trasversale
rossa
dove
si
trovano
tre
piccole
aquile
d’argento.
Angiò
è
un’antica
provincia
francese
attraversata
dalla
Loira
che
la
divide
in
due
parti:
nord
e
sud.
Deve
il
suo
nome
al
popolo
celtico
degli
Andecavi.
Oggi
corrisponde
al
dipartimento
Maine-et-Loire
con
capoluogo
la
città
di
Angers.
La
forma
a
croce
con
doppia
traversa
rappresenta
un
reliquario
contenente
un
frammento
della
vera
croce
venerato
dai
duchi
d’Angiò
e
che
Luigi
I
(1339-1384)
lo
fece
ricamare
sul
suo
vessillo.
Questo
reliquario
–conservato
a
Baugè-
aveva
una
doppia
traversa.
Fu
con
Renato
d’Angiò
–
nato
nel
1409-
che
avendo
sposato
Isabella
di
Lorena
e
divenendo
perciò
duca
di
Lorena,
la
Croce
assume
il
nome
per
il
quale
è
più
nota:
Croce
di
Lorena.
Renato
d’Angiò
era
conte
di
Bar,
Provenza,
Piemonte
e
Guisa,
duca
di
Calabria,
Angiò
e
Lorena.
La
Croce
di
Lorena
è
legata
alla
vicenda
della
liberazione
della
Francia
dagli
inglesi,
in
quanto
Renato
d’Angiò
era
al
fianco
di
Giovanna
d’Arco.
Con
Renato
d’Angiò
la
Croce
di
Lorena
si
lega
alla
vicenda
delle
crociate
in
quanto
Renato
divenuto
duca
di
Lorena
assunse
il
titolo
di
re
di
Gerusalemme
poiché
nella
linea
di
discendenza
del
ducato
di
Lorena
vi
era
Goffredo
di
Buglione(1060-1100),
duca
della
Bassa
Lorena.
Crociato
in
Terra
Santa
nella
prima
crociata:
dopo
la
presa
di
Gerusalemme
fu
proclamato
re
di
Gerusalemme
ma
lui
preferì
al
titolo
di
re
l’appellativo
di
“guardiano
del
Santo
Sepolcro”.
Durante
questo
periodo
nacquero
vari
ordini
cavallereschi
fra
cui
l’Ordine
di
Sion
(Gerusalemme)
fondato
da
Goffredo
di
Buglione
nel
1099.
Renato
d’Angiò,
in
quanto
duca
di
Lorena,
divenne
Timoniere
di
questo
ordine
cavalleresco
ed
ebbe
come
successori
Botticelli
e
Leonardo
da
Vinci.
Ma
se
Renato
d’Angiò
è
rimasto
legato
alla
memoria
della
Croce
di
Lorena
non
bisogna
dimenticare
che
egli
fu
anche
autore
dell’opera
letteraria
“Le
battaglie
e
l’ordine
della
cavalleria
e il
governo
dei
principi”.
Questa
opera
esiste
oggi
nella
traduzione
del
manoscritto
di
Rosslyn-Hay
conservato
nella
biblioteca
di
lord
William
Sinclair.
Come
è
arrivata
la
Croce
di
Renato
d’Angiò
Lorena
sulle
garitte
di
osservazione
delle
fortificazioni
medicee
di
Portoferraio
?
Nel
1733
morì
Augusto
II
re
di
Polonia
che
era
duca
e
principe
elettore
di
Sassonia,
col
nome
di
Federico
Augusto
I, e
re
di
Polonia,
col
nome
di
Augusto
II.
Questa
morte
mise
in
scompiglio
le
famiglie
reali
europee
per
la
successione.
Nacque
un
conflitto
detto
“Guerra
di
successione
polacca”.
I
Francesi
e
gli
Spagnoli
sostenevano
alla
successione
Stanislao
Leszczynski
padre
della
regina
di
Francia
mentre
Carlo
VI
imperatore
(casata
di
Asburgo)
arciduca
d’Austria,
re
di
Boemia
ed
Ungheria
insieme
con
la
Russia
sosteneva
Augusto
III
figlio
primogenito
di
Augusto
II
alla
successione
del
trono
polacco.
Nel
1735
si
pose
fine
alla
guerra
di
successione
polacca
con
un
accordo
che
fissava
Augusto
III
fosse
riconosciuto
re
di
Polonia,
che
S.
Leszczynski
fosse
duca
di
Lorena,
che
Francesco
Stefano
duca
di
Lorena
e di
Bar
e
sposo
di
Maria
Teresa
d’Asburgo
figlia
di
Carlo
VI
d’Asburgo
dovesse
avere
il
granducato
di
Toscana
in
linea
perpetua
mascolina
in
cambio
della
Lorena
consegnata
al
Leszczynski.
Il
matrimonio
di
Maria
Teresa
con
Francesco
di
Lorena
diede
origine
alla
dinastia
Asburgo
Lorena.
Nel
1736
l’accordo
fu
ratificato
a
Vienna
quando
ancora
viveva
e
governava
in
Toscana
il
granduca
Giangastone
dei
Medici.
"…
Il 9
luglio
del
1737
morì
Gio.
Gastone,
e
senza
strepito
o
nuova
lite
fu
assunto
al
trono
d’Etruria
Francesco
di
Lorena,
prendendone
possesso
in
suo
nome
il
principe
di
Craon;
e le
guarnigioni
toscane
di
Livorno
e
Portoferraio
prestarono
il
nuovo
giuramento
in
mano
dei
rispettivi
comandanti…"
(Ninci).
Il
passaggio
dei
poteri
potè
avvenire
così
facilmente
anche
perché
il
granduca
Giangastone
dei
Medici
non
aveva
eredi.
All’Elba
e a
Portoferraio,
con
Giangastone
si
chiude
il
dominio
mediceo
iniziato
con
Cosimo
I e
si
apre
il
periodo
degli
Asburgo
Lorena
perdurato
fino
all’annessione
della
Toscana
al
regno
d’Italia,
salvo
un
breve
periodo
dal
1801
al
1807
quando
con
Napoleone
Bonaparte
il
granducato
fu
trasformato
in
Regno
d’Etruria
sotto
la
famiglia
dei
Borbone.
Francesco
di
Lorena
fu
poi
eletto
nel
1745
imperatore
austro-ungarico
col
titolo
di
Francesco
I.
Durante
il
governo
della
Toscana,
Francesco
di
Lorena
ebbe
particolare
attenzione
per
le
mura
di
difesa
della
città
di
Portoferraio.
Le
fortificazioni
vennero
rinforzate
e fu
edificata
(1737)
la
batteria
all’ingresso
della
darsena
medicea,
nel
tratto
della
Linguella,
chiamata
di
San
Francesco
ancora
oggi
esistente.
Sopra
una
garitta
di
questa
batteria
c’è
la
Croce
di
Lorena
a
testimoniare
la
presenza
del
casato
dei
Lorena.
La
stessa
Croce
si
trova
sopra
una
garitta
di
osservazione
posta
nel
luogo
più
alto,
al
forte
Falcone,
da
dove
osserva
tutta
la
città.
L’interesse
degli
Asburgo
Lorena
per
la
Toscana
e in
particolare
per
l’Elba
si
concretizza
anche
col
successore
di
Francesco
di
Lorena
Asburgo,
il
secondogenito
Pietro
Leopoldo
che
successe
al
padre
nel
titolo
di
arciduca
della
Toscana.
"…
Morto
tre
anni
appresso
l’imperatore
granduca,
fu
assegnata
la
Toscana
all’arciduca
Pietro
Leopoldo,
secondogenito
di
Francesco
I,
sposato
all’infanta
Maria
Luisa
figlia
di
Carlo
III,
re
di
Spagna.
L’Etruria
vide
con
piacere
nel
1763
i
nuovi
sovrani
nel
suo
seno;
e
Portoferraio
ancora
con
l’Elba
ne
goderono
(1769)
la
real
presenza
pochi
anni
appresso…"
(Ninci).
Di
questa
real
presenza
a
Portoferraio
nell’isola
d’Elba
ho
riferito
all’inizio.
Riferimenti bibliografici:
A.
Gasparri,
“Scrive
il
Granduca”
Lo
Scoglio
n.
19,
1988.
L.
Gardner,
“La
linea
di
sangue
del
Santo
Graal”,
New
Compton
Editori,
2006.
G.
Ninci,
“Storia
dell’isola
d’Elba”,
A.
Forni
Editore,
Ristampa
anastatica
1979.