ALLA RICERCA DELL’EL DORADO
LA IMPRESE SUDAMERICANE DI SIR
WALTER RALEIGH
di Enrico Targa
La spedizione El Dorado di Raleigh,
nota anche come il primo viaggio di
Raleigh in Guiana, fu una spedizione
militare ed esplorativa inglese
guidata da Sir Walter Raleigh che
ebbe luogo durante la guerra
anglo-spagnola nel 1595.
La spedizione partì nel febbraio
1595 per l’esplorazione del fiume
Orinoco sulla punta nord-est del Sud
America nel tentativo di trovare la
leggendaria città di El Dorado.
Raleigh conquistò per primo
l’insediamento spagnolo di San José
de Oruña nella colonia di Trinidad,
insieme al governatore Antonio de
Berrío, anch’egli alla ricerca della
città. Dopo aver interrogato De
Berrío, Raleigh e gli inglesi
presero possesso della colonia che
usarono come base per la loro
esplorazione. Nonostante fosse
inseguito da una forza spagnola
Raleigh navigò con successo lungo il
fiume e le insenature, penetrando
per circa 400 miglia (640 km) negli
altopiani della Guiana.
Purtroppo per gli inglesi la
spedizione non portò alla scoperta
di nessuna città d’oro o città
perduta; Raleigh una volta tornato
in Inghilterra esagerò il suo
racconto (inserendo racconti di
avvistamenti delle mitiche donne
guerriere delle Amazzoni e della
presenza del mitico popolo dei
Blemmi). Tuttavia, la spedizione
portò a un’importante alleanza con i
nativi della regione, che avrebbe
avuto un impatto duraturo sulla
futura colonizzazione dell’area. Con
l’Inghilterra in guerra con la
Spagna nel 1585, i corsari inglesi
iniziarono a razziare i possedimenti
spagnoli e portoghesi e a condurre
commerci violando le leggi spagnola.
Sir Walter Raleigh godeva già da
diversi anni di una grande stima da
parte della regina Elisabetta I, in
virtù delle sue precedenti imprese
in mare che includevano la famosa
Cattura della Madre de Deus.
Poco dopo, tuttavia, Raleigh subì
una breve prigionia per aver sposato
segretamente una delle dame di
compagnia della regina, Elizabeth
Throckmorton (dama della regina
Elisabetta), e per averle dato un
figlio. Nel tentativo di ristabilire
la sua influenza presso la regina,
Raleigh, promise la conquista di un
“impero ricco d’oro e più redditizio
del Perù”, seguendo una delle tante
vecchie mappe che indicavano
l’esistenza presunta della città.
Raleigh mirava a raggiungere il lago
Parime negli altopiani della Guyana
(la presunta ubicazione della città
all’epoca). Raleigh lasciò Plymouth
il 6 febbraio 1595 e salpò verso le
Azzorre per imbarcare nuovi
rifornimenti prima della traversata
dell’Atlantico: durante la
traversata cattura due navi una
spagnola e una fiamminga che gli
procurarono molte scorte di vino
spagnolo e una grande quantità di
armi da fuoco.
Raggiunti i Caraibi alla fine di
marzo Raleigh pianifica la conquista
della colonia spagnola di Trinidad
un’isola situata nel Golfo di Paria
adiacente alle coste del Venezuela –
in particolare il principale
insediamento di San José de Oruña,
fondato da Berrio nel 1592.
Sbarcando ed esplorando il sud
dell’isola Raleigh scoprì con
stupore molte piantagioni di tabacco
e canna da zucchero di buona qualità
e il 4 aprile con un centinaio di
soldati si impadronì della palizzata
di Puerto de España travolgendo la
piccola guarnigione spagnola prima
di spingersi nell’entroterra con
l’intento di catturare San José de
Oruña.
L’effetto sorpresa premiò la
temerarietà degli inglesi: il
sindaco Alvaro Jorge e il
governatore de Berrio furono fatti
prigionieri. Raleigh acconsentì alle
richieste di grazia del governatore
a patto che gli fornisse
informazioni utili alla ricerca
della città d’oro (l’inglese liberò
cinque capi indiani tenuti
incatenati e alla fame da Berrio).
Onde evitare di essere travolti
travolti da un eventuale
controffensiva gli inglese eressero
un forte e pochi giorno dopo ,il 15
aprile, Raleigh partì dalla sua base
con un centinaio di uomini portando
provviste per quasi un mese ma
dovevano partire il più velocemente
possibile: gli era giunta la notizia
di una massiccia spedizione spagnola
nell’area.
Questa voce si è rivelerà fondata;
una forza spagnola guidata da un
capitano Felipe de Santiago, uno
degli ufficiali fidati di Berrio,
con un certo numero di canoe partì
dalla sua base sull’isola Margarita
alla ricerca di Raleigh. Gli inglesi
iniziarono il più rapidamente
possibile la navigazione del fiume
Orinoco e man mano che proseguivano
attraverso il fiume, si aprirono una
miriade di corsi d’acqua, ma Raleigh
e i suoi uomini risalirono il fiume
percorrendo prima il fiume Manamo.
Mentre la spedizione si dirigeva
sempre più lontano, Raleigh e i suoi
uomini iniziarono presto a soffrire
per il caldo e le piogge tropicali;
la giungla si faceva più fitta e
l’equipaggio dovette aprirsi un
varco nella volta vegetazione e una
guida indiana sparì nel nulla. Per
loro fortuna gli inglesi trovarono
un villaggio di indiani molto
pacifici dove si procurarono non
solo una guida, ma anche pesce, pane
e pollame. Dopo essersi rifocillati
ripartirono attraverso un tratto in
cui la giungla era fitta e nel giro
di pochi giorni raggiunsero la
savana della valle dell’Orinoco. Il
morale dell’equipaggio si è
risollevato: uno di loro preso
dall’entusiasmo, decise di nuotare
ma è fu divorato da un coccodrillo e
quest’episodio ebbe un impatto
devastante sul morale degli uomini;
si resero conto che il fiume qui
pullulava di rettili.
Nonostante l’ambiente ostile il 27
aprile gli inglesi riuscirono a
respingere l’attacco di Santiago
(fece ritorna sull’isola di
Margherita) e a catturare le guide
indiane degli spagnoli, cibo e molte
canoe. Il giorno successivo la
spedizione raggiunse l’ampia
confluenza del Rio Caroni (è il
secondo fiume per importanza del
Venezuela, dopo l’Orinoco. Ha una
lunghezza complessiva di 952 km;
nasce dal Tepui Kukenán e sfocia
nell’Orinoco nelle vicinanze di
Ciudad Guayana). Qui Raleigh
incontrò altre tribù di indigeni;
prima il popolo Warao e poi i Pemon.
Dopo aver mostrato la loro vittoria
sugli spagnoli rappresentata da una
canoa catturata, gli inglesi
stabilirono con successo relazioni
pacifiche. Nel territorio antistante
alla confluenza del Rio Canori
Raleigh entrò in un grande
villaggio, forse vicino all’odierna
Ciudad Guayana, governato da un
anziano capotribù di nome Topiawari;
Raleigh fece amicizia presentandosi
come un acerrimo nemico un nemico
degli spagnoli sapendo bene che
quest’ultimi erano detestati dai
nativi.
Ed ecco la tanto attesa notizia:
Topiawari raccontò a Raleigh di una
ricca cultura che viveva sulle
montagne convincendo facilmente gli
inglesi che quella cultura fosse una
propaggine della ricca cultura Inca
del Perù doveva essere la
leggendaria città di Manoa. Prima di
partire per la mitica città di Manoa
Raleigh lasciò due dei suoi uomini
come ostaggi e prese in cambio il
figlio di Topiawari; questo scambio
suggellò un’alleanza tra inglesi e
indigeni in funzione antispagnolo.
Alcune delle navi rimasero nel
villaggio per fare rifornimento in
vista del viaggio di ritorno mentre
Raleigh e Kemys iniziarono le
ricerche guidati dal figlio di
Topiawari. Risalirono il fiume
Caroní, inviando esploratori alla
ricerca di oro e miniere, stringendo
alleanze con tutti i nativi che
incontravano (gli suoi esploratori
riportarono delle rocce nella
speranza che ulteriori analisi
potessero rivelare il minerale
d’oro). Mentre si spingevano oltre,
Raleigh notò un cambiamento nel
paesaggio e descrisse un tepuy
(montagna a cima piatta ). Vide e
registrò il più grande, il Monte
Roraima: un monte alto quasi 2.800
metri e in sommità si possono
osservare una vegetazione e una
fauna, oltre a un paesaggio, unici
al mondo.
Vi si trovano diversi tipi di piante
carnivore e delle minuscole rane
nere che non saltano, gli unici
vertebrati dell’area. La montagna è
delimitata su tutti i lati da
scogliere che si innalzano per 400
metri (1.300 piedi). Inoltre,
Raleigh osservò circa dodici
cascate: “più alte di qualsiasi
guglia di chiesa” che avesse visto.
Una volta sbarcati gli inglesi
sbarcati camminarono a piedi per
avere una visione più ravvicinata e
accurata e descrissero l’area
circostante come la più bella che
avessero mai visto.
Proprio il Roraima fu d’ispirazione
ad Arthur Conan Doyle per scrivere
il romanzo Il mondo perduto. Il
monte compare anche nel film
L’ignoto spazio profondo di
Werner Herzog. Al di là della
fascinazione per aver visto un
ambiente naturale unico al mondo la
spedizione aveva percorso quasi 400
miglia (640 km) nell’entroterra e
con l’arrivo della stagione delle
piogge Raleigh conscio di aver fatto
abbastanza diede l’ordine di tornare
indietro. Una volta tornati al
villaggio di Topiawari, il figlio
accettò di tornare in Inghilterra
con Raleigh aa una volta battezzato
assunse il nome di Gualtero.
Dopo essersi unito all’altro
equipaggio rimasto nel villaggio,
Raleigh tornò a Trinidad ma lungo la
strada apprese da un cacicco di una
miniera d’oro vicino al Monte
Iconuri e mandò Lawrence Keymis con
un piccolo distaccamento a indagare.
Keymis si avvicinò al luogo, che in
realtà era a poche miglia da Santo
Tomas ; osservò una grande cascata
(oggi Llovizna Falls) e sebbene non
abbia visto la miniera, dalla
qualità della roccia di quarzo che
ha visto e conservato, ha garantì
che il luogo era ricco di pietre
preziose e altre ricchezze. Raleigh
tornò a San José de Oruña e
miracolosamente, a parte l’attacco
del coccodrillo, non aveva perso
uomini a causa delle malattie o
degli stenti. Una volta arrivato al
forte fu presa la decisione di
tornare in Inghilterra, ma non prima
di portare via tutti gli oggetti di
valore e di radere al suolo il
fortilizio nonostante le proteste di
de Berrío. Raleigh sbarcato
sull’isola Margarita saccheggiò
l’intera isola e lasciò a terra de
Berrío.
Il 13 luglio, Raleigh finalmente
incontrò Preston e Somers e gli fu
detto delle loro straordinarie
imprese: della cattura di Caracas,
La Guaira e Coro. I Venti contrari
li costrinsero ad abbandonare l’idea
di cercare la colonia di Roanoke
(insediamento inglese nella Carolina
del Nord) e arrivarono in
Inghilterra entro la fine di agosto
1595.
Una volta arrivato in Inghilterra
Raleigh fu accolto con lodi poco
brillanti. Un finanziatore di nome
Cecil rimase deluso dalla mancanza
di bottino e oro considerando che
aveva investito un capitale
considerevole nella spedizione; un
assessore londinese fece esaminare
le rocce e le considerò prive di
valore anche se contenevano dell’oro
(da altri accusato di frode per aver
nascosto l’oro in regioni remote del
Devon e della Cornovaglia). Dopo
queste accuse Raleigh si infuriò e
decise di scrivere e pubblicare un
resoconto esagerato della spedizione
con il titolo di The Discovery of
rich and beautiful empire of Guiana,
un’opera che in qualche modo
esagerava l’intera regione.
Nonostante ciò, il libro divenne
popolare non solo in Inghilterra, ma
anche in Francia e nei Paesi Bassi.
Raleigh rimandò Kemys in Guyana
l’anno successivo per rinnovare
l’alleanza con gli indiani (in
realtà lo scopo della missione era
quello di ottenere informazioni
strategiche per un’eventuale
colonizzazione inglese: bisognava
mappare l’Orinoco, registrare le
tribù amerindie e preparare rapporti
geografici, geologici e botanici del
paese.
Kemys questa volta si spinse molto
più all’interno lungo le rive del
fiume Essequibo e raggiunse quello
che credeva erroneamente fosse il
lago Parime. Descrisse con
accuratezza la costa della Guiana
nel suo Rapporto sul secondo
viaggio in Guiana dopo il suo
ritorno. Nel frattempo l’integerrimo
e sfortunato De Berrío appena
possibile partì con una spedizione
spagnola formata da 470 uomini al
comando di Domingo de Vera Ibargoyen
alla ricerca di El Dorado.
Mentre avanzavano nell’entroterra,
tuttavia, gli amerindi, ora alleati
con l’Inghilterra, attaccarono e
distrussero l’intera forza di Vera e
Berrio perdendo 350 uomini. Gli
altri cercarono di ritirarsi ma
subito dopo le malattie e la
carestia ridussero i sopravvissuti a
solo un pugno di uomini. Tornando a
Raleigh nel 1617 fu rilasciato dal
carcere per ordine di Giacomo I
tornò per continuare la sua ricerca
di El Dorato in una seconda
spedizione, ma cercò di evitare ogni
conflitto con gli spagnoli. Con
Kemys e suo figlio, Watt Raleigh si
pose alla ricerca di una supposta
miniera d’oro presso il monte
Iconuri.
A
ogni modo, Raleigh si ammalò e
rimase al campo sull’isola di
Trinidad. Kemys proseguì nel fiume
Orinoco e Watt venne ucciso in una
battaglia con gli spagnoli al
comando di Diego Palomeque de Acuña
durante il saccheggio di Santo Tome
de Guayana . Non venne reperito
dell’oro e Kemys scoraggiato e
sentendosi responsabile per la morte
del figlio di Walter, decise poco
dopo di suicidarsi (Kemys, infatti,
aveva già avvisato Raleigh via
lettera del disastro della
spedizione e della morte di suo
figlio). Kemys tentò di spararsi con
la propria pistola, ma dal momento
che si ferì solo di striscio decise
di finirsi con una pugnalata al
cuore.
Al ritorno di Raleigh in
Inghilterra, re Giacomo I ordinò che
gli fosse tagliata la testa per aver
disobbedito agli ordini di evitare
ogni conflitto con gli spagnoli. Il
primo colonizzatore inglese delle
Americhe venne decapitato nel 1618.
Dopo quasi cento anni nel 1713, la
Spagna e la Gran Bretagna firmarono
il Trattato di Utrecht, in base al
quale gli inglesi accettarono di
impedire ai loro cittadini di
visitare le colonie spagnole in
America Latina senza la previa
approvazione dei funzionari
coloniali. Con la posizione
aggressiva adottata dagli indiani
nei confronti degli odiati spagnoli,
questi non tornarono mai in forze
nella regione. Ciò permise ad altri
paesi europei (francesi, inglesi e
olandesi) di stabilire colonie
nell’area nei due secoli successivi
con la creazione della Guyana
olandese, della Guyana francese e
della Guyana britannica.
All’inizio del XIX secolo, quando
più esploratori arrivarono nella
regione, l’esistenza del Lago Parime
fu definitivamente smentita dalla
spedizione (1799-1804) nelle
Americhe del grande geografo tedesco
Alexander von Humboldt. A partire
dall’inizio del XX secolo sono state
portate a termine una serie di
spedizioni che hanno avuto come
scopo la ricerca del Paititi (la
città perduta degli Inca), da alcuni
individuato come il vero El Dorado.
La prima di queste spedizioni fu
quella intrapresa dall’esploratore
inglese Percy Fawcett, nel 1925.
Nel 1987-1988, una spedizione
guidata da John Hemming della
Royal Geographical Society non
riuscì a scoprire alcuna prova
dell’antica città di Manoa
sull’Isola di Maracá nel centro-nord
di Roraima. I membri della
spedizione sono stati accusati di
saccheggio di manufatti storici ma
un rapporto ufficiale della
spedizione lo descriveva come
“un’indagine ecologica”.
Riferimenti bibliografici: