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N. 118 - Ottobre 2017 (CXLVIII)

Il New Look
SULLa politica estera di Dwight Eisenhower

di Giovanni De Notaris

 

Nel 1952 l’eroe di guerra Dwight Eisenhower divenne il 34° presidente degli Stati Uniti. Contrappose a una blanda strategia del contenimento del comunismo quella del cosiddetto roll back, e cioè bisognava non solo attenuare l’espansione territoriale dell’Unione Sovietica e del comunismo stesso, ma anche spingerli a tornare indietro riducendo la loro sfera di influenza. Il neopresidente decise così di potenziare le armi, e soprattutto quelle nucleari, per usarle come deterrente contro il nemico.   

 

La sua dottrina detta del “New Look” comprendeva oltre al potenziamento militare anche la richiesta agli alleati di un contributo militare maggiore abbinato a un aumento delle cosiddette covert operations. La sua dottrina che appunto richiedeva una lotta senza quartiere alla minaccia comunista aveva come parte essenziale le azioni segrete della CIA, a cui il presidente ordinò una maggiore presenza clandestina in Germania Est o in altri paesi satelliti dell’Unione sovietica. Questo col tempo avrebbe permesso di ridurre le spese militari, perché un investimento spregiudicato nelle armi avrebbe potuto danneggiare anche i valori della democrazia americana oltre alla sua stessa economia.

 

La dottrina del “New Look” destinava inoltre, come accennato, un ruolo determinante agli alleati che dovevano fornire uomini e mezzi per diminuire così le spese militari americane e il dispiego di truppe all’estero.

 

L’Europa aveva quindi un ruolo centrale nel contenimento del comunismo, ma i vari paesi europei non volevano o potevano contribuire in maniera determinante ai compiti militari e strategici loro assegnati. E fu questo uno dei motivi per cui sotto la sua presidenza aumentarono in maniera esponenziale le operazioni della CIA, diretta da Allen Dulles, utili a rafforzare gli alleati degli Stati Uniti e a rovesciare i regimi politici alleati dell’Unione Sovietica come ad esempio l’Iran di Mohammed Mossadeq.

 

In un primo momento gli Stati Uniti avevano appoggiato Mossadeq, ex membro del parlamento iraniano ma, nel 1953, la CIA spinse verso la deposizione del primo ministro iraniano per paura che cedesse alle lusinghe sovietiche, in quanto il suo paese aveva bisogno di una stabilità che lui non riusciva a garantire.

 

Eisenhower, in un primo momento, ritenne invece più opportuno fargli un prestito di 100.000.000 di dollari per dare più stabilita al suo governo. La CIA però insisteva sul fatto che se l’Iran avesse virato a sinistra avrebbe provocato un effetto domino in altri paesi mediorientali che si sarebbero così votati alla causa comunista.

 

Cosicché nel luglio del 1953 ci fu il colpo di stato, e nel giro di un paio di mesi la CIA fece cadere il governo ricorrendo a sanguinose sollevazioni popolari e anche alla Guardia imperiale del vecchio Scià per cacciare Mossadeq, che finì la sua vita agli arresti domiciliari circa un decennio dopo i fatti. Al potere fu rimesso lo Scià Reza Palhevi, un burattino degli Stati Uniti, utile per controllare lo scacchiere mediorientale.

 

Allo stesso tempo Eisenhower decise un intervento più diretto anche in America latina, da un lato promuovendo aiuti economici, dall’altro intensificando le azioni di intelligence per rovesciare regimi ostili, come accadde, sempre nel 1953, per il Guatemala.

 

La CIA tentava già da anni di rovesciare il regime di Jacobo Arbenz per sostituirlo con il colonnello Carlos Castillo Armas. Nel 1954 cominciò uno stanziamento di soldi per organizzare dall’interno un colpo di stato ma i militari guatemaltechi non avevano il coraggio di rovesciare Arbenz. Così si provvide a un blocco navale sperando di spaventare il presidente che, infatti, sotto pressione e per paura di essere deposto, cominciò a ridurre le libertà civili e a arrestare centinaia di persone uccidendo molti di loro e facendo così il gioco degli Stati Uniti.

 

Nel mese di giugno Armas provò il colpo di stato con circa 300 ribelli, ma fu un bagno di sangue. Dopo qualche giorno dei caccia di fabbricazione americana decollarono dal Nicaragua e bombardarono il paese. Arbenz allora passò il potere a una giunta militare che dopo qualche tempo però si dissolse lasciando a Armas la presidenza.

 

Ma nonostante questi successi Eisenhower cominciava a dubitare dei metodi fino ad allora usati dalla CIA e così decise di trovare delle alternative per comprendere meglio i modi di prevenire le infiltrazioni sovietiche in altri paesi.

 

Sempre nel 1954 varò quindi una commissione presieduta dal rettore del Massachusetts Institute of Technology James Killian. Bisognava aprirsi a nuove tecnologie potenziando la sorveglianza elettronica, prima che quella militare. Il rapporto della commissione sollecitava infatti il presidente a investire in aerei spia e satelliti per sorvegliare il nemico. Fu questo infatti il periodo in cui nacque il famoso areo spia U-2.

 

Nel 1955 Eisenhower dovette quindi riconoscere che i metodi della CIA non erano più validi e decise così di imporre nuove direttive per combattere il comunismo usando più che altro una politica di persuasione che spingesse i vari paesi a comprendere che l’ideologia sovietica non avrebbe potuto risolvere i loro problemi, sperando così in un avvicinamento agli ideali del suo paese. Bisognava ad esempio promuovere manifestazioni di scontento nei paesi satelliti dell’Unione Sovietica.

 

Nel frattempo però la minaccia comunista era arrivata più vicino di quanto il presidente si aspettasse.

 

Nel 1959 era ormai chiaro che con Fidel Castro il comunismo era penetrato con forza nell’emisfero americano. Così l’anno seguente cominciarono i piani per rovesciare il dittatore cubano senza però ricorrere all’invasione dell’isola, auspicando che sollevazioni interne avrebbero fatto collassare il regime.

 

Nell’agosto del 1960 il presidente e il direttore della CIA decisero per l’addestramento di un gruppo paramilitare di 500 cubani in Guatemala, ma già nell’autunno si capì come il regime fosse sempre più forte e saldo al potere. A quel punto la CIA cominciò a pensare a un’invasione su vasta scala. Ma questo fu un problema che il vecchio generale lasciò in eredità al suo giovane successore John F. Kennedy.



 

 

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