N. 73 - Gennaio 2014
(CIV)
A TON OF... EDITORS
10.10.2013, DATA UNICA A MILANO
di Andrea Bajocco
Dopo l’unica data estiva italiana all’interno dell’Ypsigrock
Festival
di
Castelbuono
(Palermo),
gli
Editors
tornano
nel
Bel
Paese,
all’Alcatraz
di
Milano.
Un
evento
imperdibile
(e
presto
sold
out)
in
particolar
modo
per
chi
aveva
in
mano
il
biglietto
per
il
live
previsto
a
fine
agosto
(con
The
Xx
come
spalla)
all’A
Perfect
Day
Festival,
kermesse
poi
cancellata
nonostante
una
prima
edizione
molto
ben
riuscita,
lasciando
a
bocca
asciutta
chi
già
contava
i
giorni
prima
di
rimettere
piede
nel
Castello
Scaligero
di
Villafranca
di
Verona.
Già dalle prime ore del pomeriggio, nonostante le condizioni
atmosferiche
che
andavano
peggiorando,
all’esterno
del
locale
si
registra
una
forte
affluenza
di
pubblico,
centinaia
di
ragazzi
in
fila
pronti
ad
accaparrarsi
i
posti
a
ridosso
del
palco.
Alle 20 iniziano i concerti e ad aprire sono i Balthazar,
gruppo
indie-rock
belga
che
nel
2012,
dopo
l’esordio
di
due
anni
prima
con
Applause,
hanno
inciso
il
secondo
album,
Rats.
Tuttavia le attese sono tutte per gli Editors, nella loro
nuova
formazione
a
seguito
dell’addio
di
Chris
Urbanowicz
che
in
disaccordo
con
le
intenzioni
musicali
del
resto
della
band
aveva
lasciato
il
gruppo
nell’aprile
2012,
a
ridosso
delle
sessioni
di
registrazione
del
nuovo
album,
The
weight
of
your
love,
uscito
il
primo
luglio
dell’anno
seguente.
Al
posto
di
Urbanowicz
si
sono
aggiunti
Justin
Lockey
e
Eliott
Williams,
e a
beneficiare
di
questo
cambio
è
stato
il
nuovo
lavoro
le
cui
sonorità,
come
già
accaduto
nel
2009
con
In
this
light
and
on
this
evening,
differiscono
completamente
dai
lavori
precedenti.
Il
tempo
all’Alcatraz
passa
in
fretta,
complice
un
gradevole
dj
set
che
aiuta
a
ingannare
l’attesa.
Poi,
verso
le
21:30
le
luci
si
spengono.
È il
momento.
Tom
Smith
e
soci
salgono
sul
palco
pronti
a
presentare
i
brani
nuovi
senza
comunque
tralasciare
i
migliori
pezzi
passati.
Si
parte
con
la
nuova
Sugar
ma
si
passa
subito
al
primo
album
(The
back
room,
del
2005)
con
Someone
Says
e
all’emozionante
Smokers
outside
the
hospital
doors,
punta
di
diamante
del
vero
capolavoro
degli
Editors:
An
end
has
a
start,
album
della
consacrazione
datato
2007.
Il
concerto
prosegue
e il
pubblico
salta
e
balla
sulle
note
di
Bones
e
Eat
raw
meat
=
blood
drool.
Si
passa
quindi
a
Two
hearted
spider
che
riporta
un
po’
di
calma.
Una
calma
apparente,
si
riparte
infatti
subito
con
You
don’t
know
love
e
All
sparks.
Il
gruppo
di
Birmingham
si
presenta
molto
cresciuto
rispetto
all’ultimo
tour
italiano,
datato
dicembre
2009.
I
componenti
sembrano
aver
finalmente
trovato
fiducia
nei
propri
mezzi;
sanno
come
far
pendere
il
pubblico
dai
loro
strumenti
e se
a
tutto
questo
si
aggiunge
la
straordinaria
abilità
di
intrattenimento
di
Tom
Smith,
il
risultato
è di
prim’ordine.
Il
concerto
continua
con
due
pezzi
nuovi:
la
bellissima
Formaldehyde
e
A
ton
of
love,
singolo
di
presentazione
dell’album.
Solo
una
parentesi.
Si
torna
subito
indietro
negli
anni
con
Like
treasure,
An
end
has
a
start,
Bullets
e
In
this
light
and
on
this
evening.
Il
concerto
fino
a
questo
momento
è
stato
movimentato
e
mentre
la
stanchezza
inizia
a
farsi
sentire,
Tom
si
presenta
a
bordo
palco
con
la
chitarra
acustica,
unico
strumento
ad
accompagnarlo
durante
un’onirica
esecuzione
di
The
phone
book
che
il
pubblico
ha
ascoltato
quasi
in
silenzio,
a
non
voler
disturbare
la
voce
profonda
del
cantante.
Il
pezzo
è
riuscito
perfettamente,
risultando
con
tutte
le
probabilità
il
migliore
della
serata.
Si
ricomincia
con
Munich,
The
racing
rats
e
Honesty,
alla
fine
della
quale
a
prendersi
una
meritata
pausa
è il
gruppo.
Manca
poco,
purtroppo.
Al
ritorno
sul
palco
vengono
proposte
nei
bis
Bricks
and
mortar
e
Nothing,
prima
di
proporre
la
versione
estesa
di
Papillon.
Oltre
8
minuti
di
puro
delirio.
Il
dulcis
in
fundo
di
un
concerto
veramente
ben
riuscito,
a
conferma
di
come
i
ragazzi
di
Birmingham
non
sbaglino
un
colpo,
né
in
studio
né
soprattutto
dal
vivo.