“Qualunque cosa
faccia il mercato azionario, la gente vuole sapere
come l’ha fatta, perché, e per quale motivo non ha
fatto qualcosa di diverso”
Richard S. Wurman, professore al Massachusetts
Institute of Technology di Boston ed uno dei massimi
esperti mondiali di gestione dell’informazione, ben
descrive con queste parole l’ansietà da informazione
che affligge il nostro tempo.
Lo studio dei mercati
finanziari finalizzato ad una previsione tendente a
matematiche certezze, è destinato ad avere sempre
più un ruolo primario per l’economia globale. Una
simile tendenza è stata fotografata dalla rivista
Science attraverso un’indagine dalla quale si evince
che “due studiosi su quattro che hanno ricevuto il
dottorato in fisica teorica ad Harvard, lavorano a
Wall Street ... dei circa venti che hanno ricevuto
il dottorato in fisica teorica durante gli ultimi
cinque anni dall'università di Stanford, solo due o
tre lavorano ancora nel campo della fisica, mentre
otto o nove stanno lavorando nella finanza”.
Ma che tipo di
relazione potrà mai esistere fra la fisica teorica e
la finanza? Perché le istituzioni finanziarie,
secondo quanto riporta il “The AIP Bullettin of
Physics News” , si interessano così tanto ai fisici
teorici fino al punto di garantire loro uno
stipendio base spesso superiore ai 100.000 dollari
all’anno?
L’ Econofisica
Gli scienziati
evidenziano come, da qualche decennio, lo studio dei
fenomeni fisici abbia subìto una grande
trasformazione che non è semplicemente metodologica
o strumentalmente innovativa, ma che riguarda
soprattutto la visuale prospettica da cui vengono
esaminati i fenomeni naturali.
Il “riduzionismo”, il concetto di “equilibrio
asintotico”, la “linearità” dei modelli, che hanno
caratterizzato da sempre la fisica newtoniana,
stanno lasciando il posto allo studio delle
dinamiche non lineari. “L’introduzione massiccia dei
calcolatori", afferma Luca Pellegrini, "ha permesso
lo studio delle dinamiche non lineari in maniera
nativa e senza la necessità di effettuare
approssimazioni. La fisica e la matematica, da quel
momento in avanti, sono state interessate da un
proliferare di nuovi concetti come quelli di caos
deterministico, frattali e complessità, che ne hanno
letteralmente rivoluzionato l’approccio creando
nuovi settori di ricerca”. Tali strumenti sono poi
stati esportati verso altre discipline: la
cosmologia, la biologia, la sociologia ed anche l’economia.
Alcuni sistemi
complessi in fisica sono, ad esempio, i fenomeni
meteorologici, il moto browniano e la dinamica dei
liquidi. In simili sistemi, piccole perturbazioni si
amplificano fino a generare modelli del tutto
imprevedibili secondo leggi deterministiche; modelli
che comunque si dimostrano robusti e stabili.
Esaminiamo più da vicino uno di questi fenomeni,
forse il più noto a livello generale.
Nel 1963, il
meteorologo americano Edward Lorenz pubblicò i
risultati di una sua ricerca “Deterministic
Nonperiodic Flow” nella quale esponeva il
comportamento dinamico di un modello teorico come
quello di uno strato di fluido che presenta moti
convettivi a causa di una differenza di temperatura
applicata fra la superficie inferiore e quella
superiore. Un tale modello è in grado di descrivere
sia i moti convettivi dell’atmosfera che quelli di
un fluido allo stato liquido.
Il modello è costituito da un sistema di tre
equazioni differenziali del primo ordine, non
lineare...
...le variabili x, y,
z sono dette variabili di stato ovvero la loro
conoscenza consente di determinare lo stato fisico
del sistema mentre , r, b sono dei parametri
idrodinamici caratteristici del modello studiato. Il
grado di incertezza sulle condizioni iniziali, per
quanto piccolo, porterà ad una indeterminatezza
crescente esponenzialmente che rende impossibile una
previsione delle condizioni meteorologiche dopo un
tempo relativamente breve. Differenze
impercettibili, dell’ordine della sesta cifra
decimale ed oltre, nella conoscenza delle condizioni
iniziali del sistema, determinano evoluzioni del
fluido che divergono esponenzialmente.
E’ per questo motivo
che lo stesso Lorenz ha voluto sintetizzare il
problema con il noto aforisma “Se una farfalla batte
le ali a Città del Messico, a Londra può scatenarsi
un uragano”.
Il comportamento di un fluido dinamico è perciò
legato al cosiddetto caos deterministico. Questo
termine non deve trarre in inganno: caos in quanto
imprevedibile, deterministico, in quanto se
conoscessimo le condizioni iniziali del sistema con
infinita precisione, saremmo in grado di monitorare
l’evoluzione del sistema allo stesso modo e con la
stessa certezza del moto di una sfera che rotola
lungo un piano inclinato.
Il mercato globale
presenta le medesime caratteristiche di un sistema
complesso governato da dinamiche non lineari, caos
deterministico e processi stocastici. Per Eugene
Stanley, professore di fisica alla Boston
University, dal punto di vista della meccanica
statistica, l'economia è un semplice fenomeno e
conoscere le leggi della fisica facilita,
indubbiamente, il compito di maneggiare ampi set di
dati. Ecco quindi spiegato il connubio fra fisica ed
economia, connubio dal quale, nel 1997, ebbe
origine una nuova branca della fisica: l’Econofisica.
Applicazioni
Il rischio sui mercati
di importanti fluttuazioni nei valori dei listini, è
oggetto di approfondite indagini e studi da parte
degli econofisici. Le probabilità che tale rischio
si concretizzi, di norma, risultano essere molto più
elevate rispetto alle semplici previsioni
statistiche. Un’ipotesi formulata per l’origine di
un simile fenomeno attribuisce agli operatori una
linea di condotta equiparabile al “comportamento del
branco”.
Secondo questo
modello, le reti di informazione crescono fino a
spingere interi “cluster” di operatori a muoversi
sulla base delle notizie acquisite; a tale movimento
di gruppo, segue di norma un rallentamento e poi una
ripartenza in base a nuove notizie. Un simile
modello offre previsioni non lontane da quelle dei
mercati reali.
Studiando
accuratamente l’andamento dei listini, un gruppo di
studiosi dell’Università di Boston ha rilevato la
presenza di una relazione secondo la quale la
fluttuazione di un prezzo si muove come l’inverso
della quarta potenza della sua frequenza,
indipendentemente dalle proporzioni della
fluttuazione medesima. Questa legge di potenza non è
prevedibile con i tradizionali modelli di
fluttuazioni.
Vale la pena citare brevemente il modello di mercato
sviluppato da Victor Eguíluz, del Niels Bohr
Institute di Copenhagen, e Martín Zimmermann,
dell’Università di Buenos Aires.
Nel loro modello, gli agenti di Borsa sono
rappresentati dai vertici di una rete di connessioni
casuali. Gli agenti connessi tra loro rappresentano
gruppi di investitori che condividono le stesse
informazioni, opinioni o strumenti di analisi e
fanno acquisti identici. Il modello ha portato a una
legge di distribuzione delle fluttuazioni di mercato
in ottimo accordo con i dati reali.
Alcuni fra i risultati più importanti conseguiti
dagli econofisici includono lo studio empirico e
teorico delle leggi di scala nei fenomeni economici,
l’analisi delle transizioni di stato, lo studio dei
sistemi ad agenti multipli interagenti e la
simulazione attraverso i mercati artificiali.
Conclusioni
Le ultime scoperte
scientifiche nel campo della chimica, della fisica,
della biologia, e di molte altre branche del sapere
umano, tendono ad assegnare un ruolo sempre più
importante all’evoluzione dei sistemi secondo
dinamiche non lineari. I sistemi complessi regolati
dal caos deterministico, dall’auto-organizzazione e
da configurazioni frattaliche, sembrano regnare
ovunque nell’universo: dall’atomo alla società
umana. Le scienze economiche non possono sottrarsi a
questa realtà; anche se ad oggi, al suo decimo
compleanno, l’econofisica non ha ancora prodotto
risultati rilevanti, almeno a livello
macroeconomico, gli esperti del settore sono
concordi: il suo destino è ormai tracciato, ad essa
spetta il gravoso compito di illuminarci sul futuro
andamento globale dei mercati.
Riferimenti
bibliografici:
Science - 1 aprile 1994
The AIP Bullettin of Physics News - n.174 - 15
aprile 1994
Luca Pellegrini, “L’Intelligenza nascosta
dell’Universo” in ScienzaeConoscenza n.12-2005
Le Scienze online - 2 gennaio 2001