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N. 74 - Febbraio 2014 (CV)

DURAN DURAN
ricordi dagli OTTANTA a oggi
di Andrea Bajocco

 

Birmingham. È il 1978 quando Nick Rhodes (tastierista) e John Taylor (bassista), compagni al liceo, fondano, con Stephen Duffy alla voce, i Duran Duran, per il cui nome i componenti della band si sono ispirati a Durand Durand, il “cattivo” del cult movie di fantascienza Barbarella.

 

Dopo appena tre concerti, lasciano improvvisamente il gruppo Stephen Duffy e Simon Colley, che ne era entrato a far parte poco tempo prima, in occasione del secondo evento dal vivo. La vita, fino a quel momento breve e poco fruttuosa, dei Duran Duran rischia di cessare dopo neanche due anni.

 

E probabilmente così sarebbe andata a finire se durante una festa-casting organizzata al Rum Runner – locale dove solitamente provava la band – non si fossero aggiunti Roger Taylor (batterista), Andy Taylor (chitarrista) e, soprattutto, Simon Le Bon, che diverrà il nuovo frontman. Quest’ultimo è stato consigliato personalmente da quella che al tempo era la sua ragazza e che, casualmente, lavorava proprio al Rum Runner.

 

Lo stile dei Duran Duran sarà presto catalogato come “New Romantic”, espressione che comprenderà, tra gli altri, anche gli Spandau Ballet. Questo anche per via delle atmosfere – riconducibili in qualche modo al primo David Bowie – e per l’aggressivo look con cui si presenta la band. “La prima cosa che pensai fu: ‘Diamine, assomiglia a Elvis Presley!’ [...] e sapevamo che avrebbe avuto un gran successo con le ragazze [...] indossava degli attillatissimi pantaloni leopardati rosa, e furono questi a rendere grandioso il suo ingresso”.

 

Con queste parole, Andy Taylor ha commentato le prime impressioni del gruppo sul provino di Simon Le Bon. E così fu. Il cantante diventa infatti in breve tempo un idolo per le teenager, tanto da diventare oggetto di romanzi e film (Sposerò Simon Le Bon di Clizia Gurrado del 1985 diventerà un vero “caso letterario” da cui è stato ricavato anche un teen movie).

 

Il 1981 è l’anno del debutto in studio per i ragazzi di Birmingham; la casa discografica EMI produce il primo album, Duran Duran. Il primo singolo estratto, Planet Earth, riceve parecchi consensi, ma è con Girls on Film (e in particolare con il relativo video sexy) che i Duran si impongono nelle classifiche, nelle quali rimangono per 118 settimane.

 

È soltanto l’inizio della scalata verso il successo.

 

A un anno di distanza dal primo lavoro, viene proposto Rio, l’album con il quale sfondano definitivamente le porte dell’immortalità meritando, nei lontani Stati Uniti un disco di platino. Il disco – complice la presenza nella tracklist di pezzi del calibro di Hungry Like the Wolf, Rio, My Own Way e Save a Prayer – si “pubblicizza” da solo; c’è tuttavia da sottolineare il fondamentale contributo del regista Russell Mulcahy che ne ha diretto i videoclip (fenomeno in grande crescita nei primi anni ’80). A tal proposito Andy Warhol ha dichiarato “[...] Ogni notte mi masturbo guardando i video dei Duran!”.

 

Nel 1983 esce Seven and the Ragged Tiger e per la prima volta i Duran Duran ricevono note negative dai critici e dagli addetti ai lavori per il presunto scarso impegno profuso nella creazione del nuovo album. Ciò nonostante, anche grazie alla presenza di canzoni come The Reflex e New Moon on Monday, il disco risulta un successo e porta a casa 3 dischi di platino, di cui 2 ottenuti negli Stati Uniti.

 

Il 12 novembre del 1984 viene alla luce il primo album live: Arena. Il concerto-evento di riferimento si è svolto a Oakland durante il Sing Blue Silver Tour e per l’occasione è stata realizzata anche una VHS con l’immancabile regia di Mulcahy. Oltre alle tracce dal vivo, è stato inserito un pezzo inedito, The Wild Boys, con cui i 5 di Birmingham si presentano al Festival di Sanremo scatenando lungo tutto lo “Stivale” una vera “Duranmania”.

 

Sul più bello la crisi. Lo stress del successo attanaglia i vari componenti che, in un momento di pausa della band, esplorano nuovi orizzonti e prendono strade diverse.

 

John e Andy formano un “supergruppo”, i Power Station, insieme a Robert Palmer (cantante amatoriale) e Tony Thompson (già batterista dei Chic). Invece, Simon, Nick e Roger (che ha partecipato in realtà a entrambi i progetti) fondano gli Arcadia, il cui unico album (So Red the Rose, 1985) riceve numerosi attestati di stima.

 

Al momento della reunion sono rimasti soltanto 3 dei componenti della formazione originale: John, Simon e Nick. Con i “nuovi” Duran Duran escono due album, Notorious (del 1986, il cui titolo è una dichiarazione d’amore al “Maestro del crimine” Alfred Hitchcock) e Big Thing (1988). Entrambi non avranno grande successo nonostante il primo presenti qualche pezzo interessante, su tutti Notorious e Skin Trade.

 

Il biennio 1989-1990 porta al gruppo la presenza costante di Sterling Campbell (batterista) e Warren Cuccurullo (chitarrista che in passato ha collaborato, tra gli altri, con Frank Zappa). Non solo. Nel 1990 esce Liberty, il lavoro che deve rappresentare la rinascita. Solo a parole, purtroppo. L’era della “Duranmania” sembra essere ormai superata...

 

Con Warren Cuccurullo a pieno regime, gli ormai 4 rappresentanti della band reagiscono e tirano fuori, nel 1993, un nuovo disco: Duran Duran (meglio conosciuto come The Wedding Album, dalla foto di copertina che rappresenta appunto un matrimonio). Due singoli (Ordinary World e l’onirica Come Undone) rappresentano la risalita del gruppo, come cenere e fuoco rappresentano la rinascita per una fenice. Il tour non manterrà le promesse a causa di seri problemi che affliggono le corde vocali di Simon Le Bon. Una nuova, ripida discesa attende la band che, nel 1995, pubblica Thank You, album di cover.

 

Tra il 1997 e il 2001, dopo l’addio di John e Sterling, vengono prodotti due album che risultano dei veri flop. Medazzaland (1997), pubblicato soltanto negli Stati Uniti e in Giappone dato che la casa discografica, visti gli scarsi risultati raggiunti, non lo ha ritenuto adatto al pubblico europeo e Pop Trash (2000).

 

Tuttavia, come sempre successo nella storia dei Duran Duran, la novità è dietro l’angolo. Torna infatti la line up originale, al completo e i 5 rimarranno uniti fino al 2006. Il frutto è Astronaut, del 2004 che, nonostante tutto, non rappresenta altro che l’ennesimo flop della band.

 

La formazione cambia ancora. Andy Taylor se ne va e rimangono in 4. Il peggio deve ancora venire. L’album successivo, Red Carpet Massacre (2007) risulta l’album meno venduto dei Duran Duran. Ormai sembra finita davvero.

 

Nei momenti di difficoltà, come si è visto, Simon Le Bon e soci tirano fuori la grinta e così, nel 2010 tornano all’antico e pubblicano All You Need is Now, album che ricorda per le sonorità i primi della band. E puntualmente torna il successo, sulla cresta del quale viene annunciato un tour che, purtroppo, sarà annullato per i soliti problemi alle corde vocali di Simon.

 

Nel febbraio del 2013 i 4 si sono rimessi in gioco e si sono chiusi, nuovamente, in sala registrazione. I continui alti e bassi della band non danno possibilità di pronostici, bisogna soltanto aspettare e sperare che ci stupiscano ancora una volta con un album all’altezza di quello che sono stati realmente i Duran Duran.



 

 

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