[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 201 / SETTEMBRE 2024 (CCXXXII)


antica

DOPO ALESSANDRO
LA TUMULTUOSA NASCITA DEI REGNI ELLENISTICI
di Matteo Liberti


Babilonia, notte del 10 giugno 323 a.C.: non ancora trentatreenne, colpito da un’improvvisa febbre, muore Alessandro Magno, celeberrimo condottiero macedone a capo di un impero che si estende dal Mediterraneo all’odierno Pakistan. Su tali immensi domini mettono subito gli occhi i suoi diadochi, o “successori” (dal greco diádochoi), generali che lo hanno servito con fedeltà e che adesso sono pronti a guerreggiare per accaparrarsi i territori migliori. È questo l’antefatto della nascita dei “regni ellenistici”, nuove formazioni statali protagoniste di un’epoca che farà da ponte tra mondo greco e mondo romano.

 

Tutti contro tutti

 

In teoria i legittimi eredi di Alessandro erano il fratellastro Filippo III Arrideo e il nascituro figlio Alessandro IV, concepito con la moglie Rossane. Il primo soffriva però di gravi disturbi psichici che lo resero una pedina dei diadochi (verrà eliminato nel 317 a.C. per volontà di Olimpiade, madre di Alessandro), mentre il secondo sarà sempre troppo piccolo per prendere in mano la situazione. Dopo ripetuti dibattiti, i generali decisero di affidare al generale Perdicca il ruolo di “reggente” dell’impero. Questi avrebbe poi dovuto assegnare agli altri i singoli territori imperiali. L’accordo fu trovato a Babilonia nei giorni seguenti la morte di Alessandro. Tuttavia i generali e i loro eredi, detti epigoni (da epìgonoi, “discendenti”), si ritrovarono molto presto ai ferri corti. «Il quarantennio successivo alla scomparsa di Alessandro Magno vide quindi sfaldarsi il suo impero attraverso una serie infinita di guerre tra i suoi stessi successori», conferma la storica Franca Landucci Gattinoni, autrice de Il testamento di Alessandro. La Grecia dall’impero ai regni (Laterza) e L’ellenismo (Il Mulino). Le zone in ballo più rilevanti erano la Macedonia, l’Egitto e la vasta area siriano-persiana, nei cui interstizi sorgevano possedimenti minori (spesso ex satrapie, unità territoriali dell’impero persiano conquistate da Alessandro). Tra i diadochi più indocili vi fu Tolomeo, deciso a fare dell’Egitto, a lui assegnato, una potenza indipendente. Contro di lui si mosse lo stesso Perdicca, ucciso però nel 321 a.C. in una congiura ordita dai suoi ufficiali. Seguì un caotico “tutti contro tutti” in cui le alleanze militari mutavano di continuo. Nel 311 a.C. svanì inoltre l’ultima speranza che l’impero potesse tornare a un erede legittimo di Alessandro: suo figlio, dodicenne, fu infatti ucciso a sangue freddo per ordine di Cassandro, uno degli epigoni (erede del generale Antipatro). Poi, nel 307 a.C., si registrò la prima proclamazione di un diadoco a re. Protagonista ne fu Antigono Monoftalmo (“con un solo occhio”, l’altro lo aveva perso in battaglia), sotto il cui controllo vi erano varie zone dell’Anatolia e Atene. Il suo gesto fu presto imitato da altri diadochi, pronti a proclamarsi sovrani dei rispettivi territori; continuando intanto a farsi la guerra.

 

Nuova geografia politica

 

Tra le battaglie più importanti vi fu quella di Ipso (301 a.C.), dove morì il Monoftalmo, sconfitto da una coalizione in cui spiccavano Lisimaco (all’epoca re di Macedonia e di Tracia) e Seleuco, sovrano di Babilonia. L’evento sancì l’impossibilità di riportare in vita l’impero – come era nelle intenzioni del Monoftalmo – e fu seguito dalla nascita di nuovi stati indipendenti. I diadochi iniziarono frattanto a sparire dalla circolazione, finché nel 281 a.C. morì l’ultimo di loro, Seleuco. «La sua scomparsa segnò la fine di un’epoca: a partire da quel momento i confini dei vari regni iniziarono infatti a stabilizzarsi, dando vita a una nuova geografia del potere che per molto tempo non subirà particolari trasformazioni», spiega la storica. Da quando rimasero solo gli epigoni, subentrò inoltre un periodo relativamente pacifico che favorì anche gli scambi commerciali. Quanto alla nuova geografia politica, la situazione dei regni principali era la seguente: la Macedonia (con le città della Grecia) era finita in mano agli Antigonidi, discendenti di Antigono I, la Siria (assieme alla Mesopotamia e alla Persia) era controllata dai Seleucidi, eredi di Seleuco I, e l’Egitto (che includeva parte della Libia e della costa palestinese) brillava sotto i Tolomei, esponenti di quella che, nata con Tolomeo I, era forse la dinastia più potente. Tale status quo permarrà all’incirca fino al I secolo a.C., quando a sconvolgere nuovamente le carte geografiche ci penserà l’espansionismo di Roma.

 

Fermenti ellenistici

 

Il periodo che va dalla scomparsa di Alessandro Magno al sorgere dell’impero romano è noto come ellenismo, o età ellenistica, termine usato a partire dal XIX secolo per riferirsi alla massiccia diffusione che ebbero l’arte, la cultura e la lingua greca, espressione delle élites al potere nei vari regni. I valori della civiltà greca, varcando i confini, trovarono tra l’altro nuova linfa nell’incontro con le culture locali. Il regno che più di tutti fu espressione dello spirito ellenistico fu quello egizio, nato con Tolomeo I – incoronatosi “faraone” nel 305 a.C. – e sviluppatosi con i suoi successori. La capitale, Alessandria d’Egitto, divenne il cuore stesso dell’ellenismo, sede della più vasta biblioteca dell’antichità (oltre mezzo milione di volumi). «Tale spazio è legato in modo indissolubile a tutta la cultura ellenistica, anche perché posto all’interno del Museion, luogo in cui vivevano in comunità scienziati, letterati, filologi e dotti di corte», riprende l’esperta. «Tale centro contribuì tra le altre cose all’affermarsi della koinè, “lingua comune” basata sul dialetto attico che divenne essenziale per le comunicazioni a tutti i livelli sociali». La città era inoltre sede di un grande porto dominato dal celebre “faro di Alessandria”, completato sotto Tolomeo II e tra le sette meraviglie del mondo antico. Altri centri di rilievo del cosmo ellenistico furono Antiochia (fondata da Seleuco I e a lungo capitale del suo impero), Pella (città natale di Alessandro) e l’intramontabile Atene, luoghi che attrassero sia i mercanti sia i più illustri intellettuali, accolti in biblioteche, musei e scuole prestigiose. Degna di nota fu anche Pergamo, capitale dell’omonimo regno staccatosi nel III secolo a.C. da quello siriano, che sotto la dinastia degli Attalidi divenne un fiorente centro culturale ricco di monumenti (come l’altare di Zeus, parte del quale è oggi al Pergamonmuseum di Berlino). Dall’impero seleucide si staccò nel II secolo a.C. anche il regno greco-battriano, dislocato tra Pakistan e India e teatro di una curiosa fusione tra elementi greci e indiani.

 

Roma pigliatutto

 

Se il regno egizio era contrassegnato dalla solidità e quello siriano dalla vastità, a caratterizzare la Macedonia fu la precarietà, dovuta alla perdita della potenza militare di un tempo e al fatto che molte città greche si ritrovarono tagliate fuori dalle maggiori rotte commerciali. «Un tempo centro pulsante dei domini di Alessandro, il regno di Macedonia si ritrovò in breve trasformato in una sorta di arretrata periferia», aggiunge Landucci Gattinoni. Spopolata e sempre più impoverita, fu non a caso questa una delle prime monarchie ellenistiche a cadere sotto i colpi di Roma, che la prese nel 168 a.C. – a seguito della battaglia di Pidna, vicino al monte Olimpo – e la ridusse a provincia vent’anni più tardi. Dopodiché, pur con modi e tempi diversi, quasi tutti i regni andranno incontro allo stesso destino. I Seleucidi, già provati dalle spinte secessioniste e dalle incursioni dei nomadi delle steppe, cedettero nel 64 a.C., quando nacque la provincia romana di Siria. Nel frattempo anche Pergamo e altri centri erano passati o stavano per passare a Roma, mentre tra i grandi regni l’unico a mantenere una relativa forza autonoma per buona parte del I secolo a.C. fu il solito Egitto tolemaico. Fino alla battaglia di Azio del 31 a.C., quando la flotta romana di Cesare Ottaviano, futuro Augusto, piegò la regina Cleopatra VII, ultima dei Tolomei (alleatasi con l’intraprendente Marco Antonio, suo amato). L’anno seguente, mentre l’Egitto passava sotto l’egida di Roma, Cleopatra morì suicida e insieme a lei tramontò per sempre l’età ellenistica, lasciando in consegna al nascituro impero romano una preziosissima eredità artistica e culturale.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]