Estate, mare,
magico cerchio di donne sotto l’ombrellone, discorsi,
confronti, bilanci dopo una vita fatta di dure lotte e
sacrifici per "tenere unita" la famiglia: quasi tutte
sposate da tanti anni con lo stesso uomo, qualche
divorziata, un paio di vedove.
Siamo la
generazione delle madri-insegnanti, quelle che hanno
lavorato a casa e nelle scuole, quelle che, anche se non
sono scese in piazza con le femministe agitando i
reggiseni, hanno comunque appoggiato le loro lotte e
combattuto concretamente e seriamente nella vita
quotidiana per cambiare qualcosa nel rapporto di coppia
e nell’educazione di figli e alunni.
Qualche marito
passa accanto a noi e ci guarda con sospetto,
bonariamente, pensando che borbottiamo contro di loro,
come del resto fanno gli uomini parlando delle mogli. Un
giorno un signore romano, nostro amico, scimmiottando A.
Sordi ha detto scherzando: - ‘A stregheee , che state a
fa’, un sabba? –
Sabba no, sfoghi
si! Quanti problemi con questi benedetti, amati uomini,
quanti stupidi litigi, incomprensioni talvolta anche per
futili motivi, quanta fatica per ritagliarsi un po’ di
"spazio vitale", per non annullarsi completamente, per
difendere la propria identità.
Spesso il
discorso cade sulle nostre figlie, ragazze intelligenti,
educate bene, tutte laureate a pieni voti: solo qualcuna
è sposata e ha dei figli, le altre lavorano qua e là in
Italia o all’estero. Cosa hanno conquistato le donne di
oggi rispetto alla nostra generazione? Fra loro ci sono
meno insegnanti, più medici, avvocati, ingegneri e così
via, ma molte non riescono ad arrivare al matrimonio,
pur desiderandolo, ed inoltre sono molto più esposte a
pericoli di tutti i generi. Viaggiano, stanno molto
fuori casa per lavorare o divertirsi, tornano a casa
tardi e sempre più spesso s’imbattono in violenza,
stupro e morte. Noi mamme siamo sempre preoccupate per
le nostre figlie e facciamo mille raccomandazioni, anche
se sappiamo che sono molto responsabili, serie, attente
nella scelta delle amicizie.
Ci chiediamo,
tuttavia, con stupore come mai nel nostro civile mondo
occidentale gli uomini sentano ancora il bisogno di
violentare una donna, spesso anche in gruppo, malgrado
ci sia tanta libertà sessuale e le opportunità di
incontri con l’altro sesso siano sicuramente aumentate
rispetto al passato.
Sono forse
atavici, ancestrali istinti che albergano nell’inconscio
collettivo maschile, legati all’indelebile sequenza "conquista-saccheggio-stupro"
, difficile da sradicare ancor oggi, oppure il rapporto
uomo-donna sta attraversando una profonda crisi?
Forse entrambi
gli aspetti sono presenti: non solo stiamo vivendo sulla
nostra pelle una nuova Età dei Barbari, ma anche una
disperata solitudine, un dialogo uomo-donna sempre più
ostacolato dal frastuono del mondo esterno che distrae e
distoglie da una ricerca dell’intimità dei sentimenti.
Anche l’AMORE è
entrato nel ciclo consumistico "usa e getta"?
Un dato
allarmante ci giunge anche dalla civilissima
Inghilterra, dove sono in grande aumento gli aborti tra
le minorenni. Uso di droghe, superficialità, totale
mancanza di senso di responsabilità, un impressionante
"anticipo dei tempi" nell’approccio alla sessualità,
sono diventati fenomeni largamente diffusi ovunque.
Ma dove sono i
genitori, i nonni, gli zii, le scuole, gli educatori,
gli psicologi, gli assistenti sociali? Chi veglia sui
giovani? Chi li aiuta a "crescere"?
Negli anni ’70
lessi il libro di E. G. Bellotti "Dalla Parte delle
Bambine" e ne condivisi il contenuto, qualche tempo fa
ho apprezzato quello della Lipperini "Ancora dalla Parte
delle Bambine" che denuncia i mali dell’educazione
moderna e i condizionamenti generati dai mass media e da
una generale svalutazione dei principi etici .
Negli anni ‘70
le battaglie per divorzio ed aborto furono conquiste
necessarie per sottrarre tante donne a drammatiche
situazioni, furono tappe per una conquista di dignità e
rispetto e molte di noi, pur essendo personalmente
contrarie per un profondo rispetto del valore della vita
e della famiglia, le sostennero e le ritennero valide
proprio per un diffuso senso di solidarietà.
Oggi, tuttavia,
il dilagare di divorzi e aborti,gestiti spesso con
grande superficialità, ci costringe a riflettere sui
cambiamenti in atto nella nostra società che stanno
coinvolgendo e danneggiando soprattutto i giovani.
Si può
comprendere che si arrivi all’aborto in situazioni di
degrado, di miseria, ignoranza, o quando vi siano
particolari, gravi motivi, ma come si può accettare che
nei nostri "civili" paesi la sessualità venga gestita in
modo così irresponsabile? Quali esempi, quali attenzioni
e cure ricevono oggi bambine ed adolescenti che,
abbandonate a se stesse, si rovinano la vita o
addirittura diventano spesso le vittime di un’efferata
violenza?
Giovani e meno
giovani, tutti, dovremmo forse riscoprire la bellezza
dei sentimenti, il rispetto verso se stessi e gli altri,
l’importanza della famiglia e soprattutto il significato
"divino" della nostra vita sulla Terra.