[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

171 / MARZO 2022 (CCII)


contemporanea

Donetsk e Luhansk
STORIA DELLE due regioni contese dell'Ucraina

di Francesco Giannetti

 

Il presidente russo Vladimir Putin ha riconosciuto che il Donbass è parte integrante della storia e della cultura russa. E ricorda gli aiuti dati all'Ucraina in cambio di alcune rinunce mai ratificate. Ma perché si parla di Donbass? Questa regione si può considerare come la madre di tutte le battaglie per Vladimir Putin, anche per porre un argine al progressivo allargamento della Nato in Europa orientale. La ricca regione carbonifera nel sud-est del Paese, dove vive una consistente comunità russofona, è per lo zar il cuscinetto ideale, anche per rosicchiare territorio a Kiev ed indebolirne le pretese di entrare nell'orbita occidentale.

E dall'attenzione sul Donbass nasce il conflitto del 2014; Donetsk e Luhansk le due "repubbliche" filorusse in territorio ucraino: un conflitto mai veramente cessato, che ha già causato almeno 14mila morti. I due territori sono contigui e si trovano a ridosso del confine fra Ucraina e Russia. La Repubblica di Donetsk ha anche uno sbocco sul mare di Azov. Le due repubbliche insieme coprono un'area di quasi 17mila chilometri quadrati, dove vivono circa 3,7 milioni di persone. Entrambe le repubbliche fanno parte della regione mineraria ucraina del Donbass. Le due repubbliche sono nate in seguito alle manifestazioni di militanti filorussi contro il nuovo governo filo occidentale, insediatosi all'inizio del 2014 in Ucraina dopo le proteste popolari del'Euromaidan a Kiev. Nelle due Repubbliche separatiste vi sono ricchi giacimenti di carbone e per la Russia di Putin essi non possono essere persi fornendo invece risorse minerarie di questo calibro all’Europa.

La Repubblica Popolare di Donetsk e quella di Luhansk non sono riconosciute internazionalmente se non dall' Ossezia del Sud, anche questo stato a riconoscimento limitato. Vengono proclamate, unilateralmente, il 12 maggio 2014. L'importanza delle due repubbliche è di essere parte del Donbass, dove oltre 770mila ucraini hanno il passaporto russo, su una popolazione di circa 5 milioni di abitanti e secondo Mosca negli ultimi giorni altri 950mila residenti hanno fatto la stessa richiesta. Con la "madre Russia" c'è un legame antico, rafforzato da una Chiesa ortodossa locale che si è staccata da quella ucraina per legarsi a Mosca. Un legame rafforzato dall'insofferenza della popolazione verso lo Stato centrale, perchè le condizioni generali di vita, dall'uscita dell'Ucraina dall'Urss, nel 1991, sono peggiorate sempre di più e dalle pulsioni secessioniste. Tutto esplode nel 2014, quando dopo la rivolta filo-Ue di Maidan e la cacciata di Viktor Yanukovich dal potere, Mosca in reazione decide l'annessione della penisola della Crimea, nel sud dell'Ucraina. Da quel momento parte la mobilitazione anche del Donbass, con gruppi militari delle regioni di Luhansk e Donetsk che riescono in breve tempo a prendere il controllo diparte della regione, grazie all'appoggio occulto di Mosca, che fornisce denaro e armi (attraverso gruppi come il Wagner considerato da molti il braccio armato del Ministero della Difesa russo e del GRU servizio di informazione fondato da Lenin nel 1918).

I secessionisti vittoriosi sul campo dichiarano l'indipendenza dall'Ucraina proclamando la nascita della Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Luhansk. In seguito organizzano un referendum, che secondo i leader ribelli ha un esito bulgaro: la stragrande maggioranza della popolazione vota a favore dell'annessione alla Russia. Gli sforzi della diplomazia internazionale per riportare la stabilità nell'area e porre fine al conflitto portano agli accordi di Minsk, che vengono sottoscritti sia dai filo-russi che da Kiev, sotto il cappello delle potenze occidentali, Francia e Germania e della Russia. I combattimenti sulla carta devono finire ed il Donbass deve tornare sotto il controllo dell'Ucraina, in cambio di una maggiore autonomia. Ma le intese sottoscritte nella capitale bielorussa non sono risolutive, perché in parte non attuate per responsabilità di entrambe le parti. Mosca non è formalmente parte nel conflitto e quindi non si sente vincolata. Mentre le autorità di Kiev, su pressione della frangia nazionalista del Paese, non riescono a concedere l'autonomia ai separatisti. Ed il conflitto è quindi destinato a proseguire.

Donbass significa “bacino del Donec” e il Donec è un fiume affluente del Don che attraversa quella parte di Ucraina. È una regione storica, nel senso che non corrisponde a una divisione amministrativa attuale. È invece formalmente divisa tra tre dei 24 oblast ucraini (l’equivalente delle regioni italiane): quello di Luhansk, più a est, quello di Donetsk e quello di Dnipropetrovsk, più a ovest. L’intero Donbass cominciò a essere chiamato così verso la fine dell’Ottocento, quando la regione assunse una particolare importanza economica grazie ai suoi molti giacimenti di carbone.


Dal 2014, quando la Russia invase la penisola della Crimea, nel sud dell’Ucraina, e finì con l’annetterla, parti dell’oblast (regione) di Luhansk e dell’oblast di Donetsk, circa un terzo dell’intero Donbass, sono uscite dal controllo dello stato ucraino: in quel periodo la Russia sobillò, armò, aiutò e finanziò gruppi militari filo-russi anche nell’est dell’Ucraina, permettendo quindi ai ribelli del Donbass di prendere il controllo di parte del territorio.

I secessionisti dichiararono l’indipendenza dall’Ucraina e organizzarono dei referendum per cercare di entrare a far parte della Russia. Si voleva riprodurre ciò che era successo in Crimea . Di fatto nel Donbass non esisteva un movimento che chiedesse l'annessione alla Russia ma le difficoltà economiche, sempre più gravi dal 1991 in poi, spingevano molti a pensare che la situazione potesse migliorare tornando sotto il controllo russo anche perchè, nella regione, in precedenza si viveva meglio grazie all’industria del carbone. A questo si aggiungeva il fatto che molti degli abitanti del Donbass sono etnicamente e culturalmente russi: molti a scuola hanno studiato la versione sovietica della storia, parlano il russo, e guarda la televisione russa. Le città di Luhansk e Donetsk furono ripopolate dopo il tragico "Holomodor" (La Grande Carestia) di Stalin che portò alla morte circa un quarto della popolazione ucraina.

All’inizio del 2015 gli accordi di Minsk stabilirono la fine dei combattimenti e il ritorno all’Ucraina delle regioni ribelli, in cambio di più autonomia. Ma benché fossero stati firmati sia dal governo ucraino sia da quello russo, gli accordi non sono mai stati davvero rispettati. Il Donbass è ancora una zona di guerra, con tanto di trincee e centri abitati abbandonati perché localizzati lungo la linea del fronte. Il governo ucraino definisce le due repubbliche autoproclamate “territori temporaneamente occupati” (dalla Russia) e chiama il fronte “linea amministrativa”. In Russia invece si parla del conflitto nell’est dell’Ucraina come di una guerra civile. L’attuale divisione degli oblast di Donetsk e Luhansk non riflette comunque divisioni culturali, etniche o storiche pre-esistenti, è solo il risultato degli scontri di sette anni fa.

Anche se ufficialmente le due regioni sono gestite da leader ucraini, la Russia esercita un forte controllo. Chi vive nelle due repubbliche autoproclamate è invitato a richiedere la cittadinanza russa e abbandonare quella ucraina e può votare alle elezioni russe pur non avendo la cittadinanza vera e propria. Come moneta non si usa la grivnia ucraina, ma il rublo e la lingua ucraina è bandita, così come la celebrazione delle feste ucraine. I due leader sono definiti da Kiev “terroristi separatisti”: Pushilin, 40 anni, quasi dal nulla e senza un profilo militare, si è imposto nel 2014 come primo rappresentante dei separatisti filo-russi che in nell'Ucraina dell'Est avevano autoproclamato la Repubblica popolare di Donetsk (Dpr) successiva alla rivolta di piazza Majdan quando il presidente Viktor Janukovich fu deposto. Al contrario Pasechnik, 52 anni, è un militare con un passato nei servizi segreti di Kiev ed è in carica dal 2017.

Alle organizzazioni internazionali non è, in linea generale, consentito l’accesso alle zone separatiste di Donetsk e Luhansk, quindi la maggior parte delle informazioni proviene dalle testimonianze di chi abbandona quei territori o da ciò che può arrivare attraverso i social network; si sa che la popolazione soffre di scarsità di beni di consumo e di una mancanza di servizi.

 

 

Riferimenti bibliografici:

 

P. Bushkovitch, Breve storia della Russia. Dalle origini a Putin, Einaudi, 2013
G. Cella, Storia e geopolitica della crisi ucraina. Dalla Rus' di Kiev a oggi, Carocci, 2021.
 

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]