Don Ernesto Ricci
STORIA DI UN SACERDOTE (E DI UN
UOMO) STRAORDINARIO
di Riccardo Renzi
La presente trattazione ha per
oggetto d’indagine la biografia e
l’opera del sacerdote Don Ernesto
Ricci sino al 1946. D’innanzi a tale
figura, nell’immediato, ci si chiede
come un’umile sacerdote, privo di
proprie ricchezze e appartenente a
un’umilissima famiglia, abbia fatto
ad attuare così grandi progetti per
la collettività.
La figura di Don Ricci, per
grandezza d’animo e tenacia nel
portare a termine i propri progetti
nonostante le scarsissime risorse
economiche, può senza dubbio essere
avvicinata a quella di altre grandi
figure della contemporaneità
cattolica, come quella di Madre
Teresa di Calcutta o di San Giovanni
Bosco.
Ernesto fu il primo di quattro
figli. Nacque l’11 giugno del 1887
presso Monte San Martino, borgo a
metà strada tra il mare e gli
Appennini in provincia di Macerata.
Il padre Erminio Ricci e la madre
Rosa Pierini, provengono da famiglie
modestissime e per sopravvivere
coltivano un piccolo terreno di loro
proprietà vicino il fiume Tenna. I
genitori erano ferventi cattolici e
il giorno dopo che Ernesto venne
alla luce, lo portarono da padre
Giuseppe Rossi per farlo battezzare.
Così è riportato nel registro
battesimale: «Ego subscriptus
baptizavi infantem heri natum circa
horam 10 ante merid. Ex legitimis
coniugibus Emilio Ioannis Ricci et
Rosa Josephi Pieroni, cui imposita
sunt nomina Ernestus, Stephanus,
Aloysius. Patrini fuere Lauretus
Clementis Battestini et Maria eius
uxor Quinzani».
Ernesto fu poi battezzato all’età di
due anni, il 26 maggio 1889,
dall’arcivescovo di Fermo, Amilcare
Malagola. Egli trascorse l’intera
infanzia in condizioni modestissime,
ma decorose. In casa c’era però una
grande ricchezza: la fede religiosa:
l’intera giornata era scandita dalla
preghiera e si ringraziava sempre
Dio per il poco che si aveva.
A Monte San Martino non mancavano
famiglie ridotte in condizione di
assoluta povertà e i genitori di
Ernesto facevano il possibile per
aiutarle, anche a costo di restare
loro con un pasto in meno. Il
piccolo assisteva contento a tali
gesti di grande carità. Per tutta la
vita ricorderà i preziosissimi
insegnamenti dei genitori.
Nel 1893, all’età di sei anni, fu
iscritto alla prima elementare. Il
suo maestro, Nicola Piroli, si rese
conto fin da subito delle grandi
qualità del bambino. In poco tempo,
il maestro, iniziò a servirsi di
Ernesto per aiutare i compagni di
classe in difficoltà. Il bambino,
infatti, non solo era rapido
nell’apprendimento, ma aveva anche
grandi capacità pedagogiche con i
compagni. Concluse le classi
elementari, il giovane, dimostrò
attitudini e volontà per proseguire
gli studi, ma le condizioni
economiche della famiglia non
permisero che si potesse trasferire
in un altro paese. Così venne
affidato a Don Carlo Rossi, per
continuare gli studi da privatista.
Restò sotto alla guida del parroco
sino al 1903.
Terminati gli studi da privatista
con il parroco di Monte San Martino
e più volte dimostrata la volontà di
prendere i voti, sul finire del
1903, il giovane Ernesto, dopo aver
superato brillantemente l’esame di
ammissione al quarto ginnasio del
seminario, decise di iscriversi al
Seminario arcivescovile di Fermo.
Durante gli anni trascorsi presso il
Seminario Don Ernesto amava leggere,
oltre ai libri di testo anche le
vite dei santi e gli scritti dei
padri della chiesa, nella loro
lingua originale. Stando alle
testimonianze di due suoi compagni
di corso, Mons. Marcello Manfroni e
Mons. Vincenzo Vagnoni, Ernesto si
distingueva nello studio, eccellendo
nel latino e riportando numerosi
attestati di lode.
Superati il liceo e il ginnasio con
ottimi voti, Ernesto si dedicò allo
studio teologico, approfondendo la
dogmatica, la storia della Chiesa e
la Patristica. Ci sono giunti i voti
che il giovane sacerdote aveva
ottenuto nei quattro anni del corso
teologico:
I Corso: Anno scolastico 1907-08
Luoghi teologici: 7,5
Inter. S. Scrittura: 10
Storia Ecclesiastica: 10
Lingue sacre: 7,5
Morale: 9
S. Liturgica: 10
Esegesi bib.: 9
II Corso: Anno scolastico: 1908-09
Dogmatica: 9
Inter. S. Scrittura: 9,5
Storia Ecclesiastica: 9
Morale: 9
S. Liturgica: 9
Esegesi bib.: 10
III Corso: Anno scolastico 1909-10
Esegesi: 9
Morale: 10
Storia Ecclesiastica: 9,5
Dogmatica: 10
Diritto canonico: 9,5
Archeologia: 9,5
IV Corso: Anno scolastico 1910-11
Esegesi: 10
Morale: 9,5
Storia Ecclesiastica: 9,5
Dogmatica: 10
Diritto canonico: 9,5
Archeologia: 10
Il 31 luglio 1910, Ernesto ricevette
dall’arcivescovo di Fermo S.E. Mons.
Carlo Castelli l’ordine del
suddiaconato. L’11 marzo 1911
ricevette l’ordine del diaconato e
il 25 luglio fu consacrato
sacerdote. Al momento della
consacrazione, come riportato da
molte fonti, Ernesto era
sinceramente commosso, poiché ormai
da molti attendeva tale momento.
Mons. Vincenzo Vagnoni, suo
coetaneo, così sintetizza il suo
giudizio su Ernesto: «È stato un
sacerdote esemplare per pietà, per
zelo inesauribile, in pienezza di
comunione con Dio».
Dopo essere stato ordinato
sacerdote, seguì un corso di
perfezionamento presso Padre Celanzi.
Successivamente l’Arcivescovo lo
inviò per sei mesi come cooperatore
di Don Michele Migni a Cerreto di
Montegiorgio. Dall’inizio del 1912
venne nominato professore di lettere
nel seminario e rettore della chiesa
del Carmine. Proprio presso il
Carmine, il parroco, in qualità di
rettore della chiesa portò avanti
l’opera da tempo funzionante a
favore degli Artigianelli.
Quest’opera raccoglieva nei giorni
festivi i ragazzi delle famiglie più
povere di Fermo, per farli
partecipare alla Messa, istruirli
nella dottrina cristiana, dare loro
la possibilità di ricrearsi. Ogni
domenica, ai ragazzi più assidui e
disciplinati venivano dati
pacchi-dono con varie vivande. Don
Ernesto, per poter seguire i ragazzi
anche nell’adolescenza, istituì un
circolo, a cui dedicò tutto il suo
impegno.
Tra il 1916 e il 1919, durante la
prima guerra mondiale, fu inviato
prima presso gli ospedali di Ancona
e di Urbino, poi fu nominato
aiutante cappellano al campo di
prigionieri austro-ungarici a
L’Aquila.
Tornato a Fermo, egli riprese il
ministero sacerdotale nella chiesa
del Carmine, l’insegnamento di
storia civile al liceo e di quella
ecclesiastica nel corso teologico
presso il Seminario. Inoltre, Don
Ernesto teneva il sacramento della
Confessione nell’attigua chiesa di
San Domenico e per volere
dell’Arcivescovo seguiva il
movimento dell’Apostolato della
Preghiera. Insieme a Mons. Domenico
Nisi, parroco di Amandola,
presiedeva il comitato diocesano dei
Congressi Eucaristici.
Dopo il Concordato tra Stato
Italiano e Santa Sede del 1929, con
l’introduzione dell’insegnamento
della religione nelle scuole
pubbliche, al parroco fu affidato
l’insegnamento di tale disciplina
presso l’Istituto Tecnico
Industriale di Fermo. Gli studenti
avevano rispetto e stima di Don
Ernesto, poiché conoscevano la sua
attività verso tutti i bisognosi.
Negli anni Trenta, su proposta
dell’arcivescovo di Fermo Castelli,
fu nominato cappellano del circolo
dei balilla. Don Ernesto accettò
l’incarico, poiché era l’unico modo
per svolgere il ministero
sacerdotale tra i giovani.
Fu anche direttore spirituale delle
ragazze dell’Istituto Sagrini e dei
ragazzi del Collegio Fontevecchia,
che ospitava in gran parte studenti
dell’Istituto Industriale,
provenienti da fuori provincia e
fuori regione.
Il 20 giugno 1944 le truppe alleate
insieme ai partigiani liberarono la
città dall’esercito tedesco. Fermo
era stremata. Così tuonava La voce
delle Marche: «la guerra ha
costretto molti al digiuno e non
pochi alla fame». A Fermo gli unici
due istituti ad assistono la
popolazione furono la Conferenza di
San Vincenzo de’ Paoli e le Dame di
carità che dal 1944 al 1951
distribuiscono in città 546 razioni
di pane al giorno. Tra gennaio e
aprile del 1945, furono organizzate
cucine popolari presso l’asilo
infantile di San Giuliano, l’ospizio
di Santa Caterina e in
arcivescovado.
Don Ernesto visse le sofferenze
causate dalla guerra, aiutando i più
bisognosi, gli ultimi. Tra il 1935 e
1936 accolse nella sacrestia della
chiesa del Carmine e nel cortile
adiacente, molti ragazzi e ragazze,
sostenendoli con vestiti e cibo.
Negli anni della guerra continuò ad
accogliere chi aveva bisogno,
facendosi aiutare dalle suore di
Maria Bambina nella distribuzione
del pane. Don Ernesto si rese subito
conto che tale situazione
emergenziale sarebbe durata anche
dopo la fine della guerra,
necessitava dunque la fondazione di
un istituto emergenziale duraturo.
L’occasione si presentò il 20 giugno
del 1946, con lo sgombero dell’ex
ospedale di Santa Maria della Carità
(l’ospedale era situato
nell’edificio che anticamente fu
sede del brefotrofio degli esposti),
attiguo alla chiesa del Carmine.
Così il parroco poté spostare
l’opera assistenziale dalla
sacrestia all’ex ospedale. Qui riunì
tutti i bambini poveri della città,
affinché potessero essere accuditi,
istruiti e introdotti al mondo del
lavoro. Nei primi mesi della sua
nascita il luogo fu chiamato
«Ricreatorio di Don Ricci», mentre
il primo ottobre del 1946 divenne il
«Collegio degli artigianelli del S.
Cuore» (“La Voce delle Marche”,
Ripresa/67 (24 marzo 1946).
Riferimenti bibliografici:
ISTAT, Popolazione residente e
presente dei comuni. Censimento dal
1861 al 1971.
“La Voce delle Marche”, Ripresa/12
(18 febbraio 1945).
“La Voce delle Marche”, Ripresa/38
(12 agosto 1945).
“La Voce delle Marche”, Ripresa/4, 8
(24 dicembre 1944, 21 gennaio 1945).
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(13 agosto 1950).
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di Monte San Martino, a. 1887,
titolo Anagrafe, stato civile e
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Mare, Grafiche Fioroni, 2014;
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profonda cultura religiosa,
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