[ISSN 1974-028X]

[REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE CIVILE DI ROMA N° 577/2007 DEL 21 DICEMBRE] *

 

N° 150 / GIUGNO 2020 (CLXXXI)


attualità

IL CASO DMITRIEV E LE FOSSE COMUNI IN KARELIA
MEMORIE DI TERRORE STALINIANO

di Leila Tavi
 

Jurij Alekseevič Dmitriev (Юрий Алексеевич Дмитриев) potrebbe essere una delle malinconiche figure della graphic novel ВЫ-ЖИВШИЕ (Vy-živšie, Sopravvissuti) che il Музей истории ГУЛАГА (Muzej istorii GULAGA), il Museo della storia del GULAG di Mosca ha pubblicato a marzo del 2019 per far conoscere ai giovani le dimenticate storie di coloro che durante il Terrore staliniano sono divenuti ombre nei GULAG.

 

Dmitriev ha dedicato una vita a ridare dignità e un nome a migliaia di vittime delle persecuzioni politiche degli anni Trenta in Unione Sovietica. Difensore dei diritti umani e direttore di una delle sedi dell’Associazione Memorial che si trova nella regione russa al confine con la Finlandia, la Карелия (Karelija, Carelia), Dmitriev rischia una condanna di quasi venti anni di carcere per un’accusa di pedofilia.

 

Già incriminato per pedo-pornografia alla fine del 2016, per alcune foto della figlia adottiva minorenne Наташа (Natašja) ritrovate nel suo computer e che lo storico ha dichiarato essere una documentazione di come l’anoressia stesse consumando la ragazza, è stato assolto dall’accusa nell’aprile 2018 dal tribunale di Петрозаводск (Petrozavodsk), dopo aver scontato parte della pena in carcere e parte agli arresti domiciliari. 

 

Due mesi dopo, nel giugno del 2018, la Corte Suprema della Carelia ha annullato il verdetto del tribunale di Petrozavodsk e ordinato un secondo processo, così Dmitriev è stato di nuovo arrestato. Gli autori del blog THE DMITRIEV AFFAIR, insieme a varie altre iniziative a supporto dello storico russo, sta facendo opera di sensibilizzazione affinché l’opinione pubblica e la stampa estera siano informati del fatto che l’arresto di Dmitriev non sia un caso isolato e che i capi di imputazione potrebbero essere, proprio come nei processi farsa del periodo staliniano, un modo tenere all’oscuro il popolo russo riguardo a un doloroso passato.

 

Prima di essere processato nel 2016, Dmitriev stava lavorando all’ultima stesura di un libro frutto di nove anni di ricerche, allo scopo di togliere dall’oblio i nomi di 64.000 cittadini e cittadine sovietiche che furono deportati in Carelia da diverse parti dell’URSS e furono rinchiusi nei GULAG. Tra il 1931 e il 1933 tali detenuti furono impiegati in massa nella costruzione di un canale che avrebbe messo in collegamento il mar Baltico con il mar Bianco, il Беломорско-Балтийский канал (Belomorsko-Baltijskij kanal), intitolato, in occasione dell'inaugurazione avvenuta il 2 agosto 1933, proprio a Stalin. Molti perirono di stenti durante i lavori per l’apertura del canale. Grazie al lavoro di ricerca di Dmitriev siamo venuti a conoscenza del fatto che oltre un terzo degli attuali residenti in Carelia discende dai deportati arrivati in massa in Carelia da varie regioni periferiche dell’Unione Sovietica e detenuti nei GULAG, costretti ai lavori forzati. 

 

Alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, una delle principali indagini di ricerca effettuate da Dmitriev ha portato alla scoperta di due siti, Сандармо́х (Sandarmoh), una zona boschiva vicino a Медвежьего́рск (Medvežegorsk), capoluogo della Carelia, e Кра́сный Бор (Krasnyj Bor), una cittadina nei pressi di San Pietroburgo. In quei luoghi Dmietriev ha rinvenuto due fosse comuni dove sono stati gettati i corpi di migliaia di vittime di esecuzioni di massa avvenute tra il 1937 e il 1938. Si tratta, per la precisione, di oltre 9500 persone di cinquanta nazionalità differenti. Grazie a questa importantissima scoperta di Dmitriev, dal 1998, ogni 5 agosto dell’anno, si commemorano a Sandarmokh e a Krasnyj Bor, divenuti santuari della memoria, le vittime delle repressioni.

 

Un altro eminente storico russo è stato arrestato in circostanze poco chiare: Сергей Колтырин (Sergej Koltyrin), ex direttore del Медвежьегорский районный музей (Medvež’egorskij rayonnyj muzej), il museo distrettuale di Medvežegorsk, ha subito lo stesso trattamento di Dmitriev. L’arresto per lui è giunto nel maggio del 2019, con la stessa accusa di pedofilia e, malato di cancro, è morto a maggio di questo anno nell’ospedale della prigione. Come per Dmitriev, la procura ha invalidato la sentenza del tribunale di Medvežegorsk, che il 6 marzo 2020 ha ordinato il rilascio di Koltyrin, considerate le sue gravissime condizioni di salute, così da permettergli di rivedere i suoi parenti prima di morire, ma i procuratori hanno presentato ricorso contro la decisione del giudice e Koltyrin è deceduto prima che il ricorso potesse essere annullato.

 

In Russia le pratiche culturali della memoria sono decisamente inadeguate, se confrontate con i milioni di vittime causati dalle persecuzioni politiche d’epoca sovietica. Come Alexander Etkind spiega nel suo saggio Post-Soviet Hauntology: Cultural Memory of the Soviet Terror, mentre i Paesi dell’Europa occidentale vivono nel costante ricordo delle vittime delle deportazioni, in una sorta di “mnemonic age” o “memory fest”, in Russia l’“amnesia” totale avvolge i fatti storici relativi alle vittime delle Grandi Purghe. Sicuramente un’autocelebrazione della potenza sovietica senza macchia e senza paura serve a rinforzare l’attuale establishment politico, ma l’amnesia è solo a livello istituzionale, considerato che i sondaggi sociologici hanno dimostrato come i russi ancora oggi non abbiano dimenticato il terrore sovietico. Anche se l’interpretazione che viene fornita di questo terrore differisce a seconda della zona della Russia e dello status sociale, in questa sorta di memoria collettiva è racchiusa una tangibile solidarietà tra differenti comunità e generazioni.

 

La cultura post-sovietica ha rielaborato la memoria del terrore sovietico, in una terra, come ricorda Etkind, dove milioni di persone non sono state sepolte e dove i morti ritornano come “non morti” nei romanzi, nei film e in altre forme di espressione culturale che riflettono, plasmano e possiedono la memoria delle persone.

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[ iscrizione originaria (aggiornata 2007) al tribunale di Roma (editore eOs): n° 215/2005 del 31 maggio ]