N. 12 - Maggio 2006
DISBOSCAMENTO
Distruzione di habitats
di
Matteo Liberti
Vi
è un’azione antropica che provoca quotidianamente
grossi ed irreparabili danni per moltissime specie
animali e vegetali, nonché per l’uomo stesso: il
disboscamento forsennato dei terreni.
Il
professor Lino Vaccari (1873-1951), importante
botanico italiano, discutendo sulle cause indirette di
depauperamento della fauna, invitava a riflettere:
“Basta per un momento solo riflettere che le specie
silvane hanno assoluto bisogno dell’ombra, del verde e
dei frutti delle foreste, per comprendere quale
strazio nel mondo faunistico compia l’uomo
disboscando. Se il cinghiale, il capriolo, il daino,
il muflone, il cervo e tutti gli altri mammiferi e
l’infinito stuolo di uccelli della foresta sono così
diminuiti non solo in Italia, ma anche nel resto del
mondo, dobbiamo attribuire gran parte della colpa
proprio al taglio dei boschi.”
Cerchiamo di approfondire il concetto di bosco, al
fine di poter comprendere meglio i vari aspetti che lo
caratterizzano e l’importanza che esso può assumere
per la vita di molte specie: un bosco è un estensione
di terreno in cui vegetano piante legnose ed arboree
in quantità ed in specie più o meno varie e
differenti, ma che nasconde e cura, al suo interno,
altre forme di vita non vegetali.
Il
bosco ha una biologia assai complessa, di cui fanno
parte, oltre gli alberi, quei numerosi animali che con
essi convivono, sia sopra che sotto il terreno
boschivo.
Non
si tratta, quindi, di una semplice, benché
notevolmente pittoresca, macchia di verde,
bensì di un luogo di vita vegetale ed animale
assai elaborato.
Questo complesso sistema ecologico si regge su un
equilibrio di forze tra le varie componenti che vi
appartengono, gli alberi e gli animali vari, come
detto, ma anche l’aria, il suolo e talvolta l’uomo.
Il
disboscamento annulla forzatamente questo equilibrio
naturale, sostituendo alle foreste colture di altro
tipo oppure lasciando, più radicalmente, il terreno
completamente denudato. Una eccezione a questi due
casi si può presentare qualora ci si limiti a
modificare (e vari possono esserne gli scopi) una
o più parti di terreno boschivo, generando però,
ugualmente, un suo impoverimento.
Oltre al fascino di cui un bosco comunque dispone,
quel che viene distrutto è ben altro: senza gli
alberi, infatti, il suolo va molto più facilmente
incontro ad un disseto idrogeologico determinante una
forte erosione; e senza gli alberi, ancora, tutto un
ecosistema è destinato a morire o a trasferirsi
altrove.
Le
foreste, inoltre, producono ossigeno ed eliminano
l'anidride carbonica, costituendo pure (aspetto non
trascurabile) un insostituibile patrimonio
economico.
Nel
complesso, le funzioni fondamentali del bosco si
possono quindi esplicare in tre fattori diversi:
produttivo; ecologico protettivo;
estetico ricreativo.
Ancora il botanico: “I boschi sono un bene
inapprezzabile e utile per tanti aspetti (nel senso
climatologico, igienico, idraulico, agricolo ed
economico); la loro distruzione, coll’insterilimento
delle montagne, ci ha attirato molte desolanti
calamità, la lenta popolazione delle nostre ricche
miniere, e disastri e rovine maggiori…”
Già
all’inizio del secolo scorso la necessità delle
foreste nell’economia della natura sembrava dover
essere fin troppo evidente, eppure l’Italia ancora
faceva bella mostra all’Europa dei suoi terreni tenuti
pericolosamente aridi e denudati: “Le nostre Alpi e
l’Appennino sono oramai brulli di piante, un dì folti
di alberi annosi e di alto fusto.” E ancora:
“L’agricoltura coi metodi seguiti specialmente in
Italia e in qualche altro paese, è riuscita la
peggiore nemica di tutte quelle specie sedentarie che
vivono al di fuori dei boschi, perché l’agricoltore ha
cercato di aumentare la superficie coltivabile
distruggendo anche le numerose siepi naturali e
artificiali, tutti i cespugli, ha ridotte le ripe e le
prode alla minore superficie possibile, ha tagliato i
vecchi tronchi con rami bucati. In questo modo ha
tolto dalla campagna i luoghi prediletti e necessari
al riparo e alla nidificazione di tante specie
d’uccelli e le ha fatte allontanare in cerca di
località più adatte.”
Non
l’agricoltura, in effetti, ma l’agricoltore, e
in particolar modo quello moderno, sembrava essere il
nemico originale dei nidi nei boschi e di tutti gli
equilibri presenti in natura. Maggior produttività a
scapito di un sostanziale impoverimento.
Lo
stesso spargimento di concimi, se esagerato (e ciò
avveniva particolarmente nelle colture intensive),
poteva alterare l’odore del terreno fino a renderlo
addirittura velenoso, disperdendo così tutto lo stuolo
di insetti che a loro volta richiamavano gli uccelli e
altri piccoli mammiferi.
In
definitiva, anche se la caccia fosse improvvisamente
cessata in ogni luogo, qualora non fosse
contemporaneamente cessato anche l’eccessivo
disboscamento, un grande numero di animali avrebbe
continuato inevitabilmente a sparire.
La
custodia dei boschi, combinata con la tutela
dei monti in generale, avrebbe dovuto mirare alla
prevenzione, “coi mezzi suggeriti dalla scienza e
dalla pratica”, di tutti quei pericoli che
potevano generarsi per queste riserve di verde.
I
boschi erano da considerarsi come un vero e proprio
bene nazionale, e non dovevano per questo essere
rovinati e alterati, bensì governati e ben tutelati,
resi se possibile migliori ed anche di maggior
profitto, col fine generale di conseguire la
prosperità e la ricchezza di tutti.
Di
rilevo, a tal proposito, un pensiero contenuto nelle
Norme Direttive per la custodia dei boschi
compendiate da un selvicoltore, che si distingue
oltretutto per la sua attualità: “Noi deploriamo
oggi la frequenza delle inondazioni; e, se potessimo
volgere a beneficio del rimboschimento delle nostre
montagne il denaro che ogni anno si disperde per
riparare ai dilagamenti dei nostri torrenti e fiumi, i
gravi danni che dobbiamo lamentare sarebbero assai
ridotti di numero e di quantità.”
Riferimenti bibliografici:
Lino
Vaccari, Per la protezione della fauna italiana,
Tivoli 1912
Fioravante Bosco, Il disboscamento: concausa antropica
del dissesto idrogeologico,
Norme Direttive per la custodia dei boschi e la tutela
dei monti compendiate da un selvicoltore, Stab. Tip. G. B. Monauni, Trento 1901
Luigi Amaduzzi, Della necessita di una legge
protettrice degli uccelli insettivori, Taranto 1900
Ghigi Alessandro, Per la protezione degli uccelli e il
ripopolamento dei boschi, Stab. Tip. Successori Monti,
Bologna 1901
Http://web.infinito.it/utenti/s/smponte/italia/scuola/franee/Frane/Glossario/Disboscamento.htm |