N. 26 - Luglio 2007
DISASTRI NATURALI
Terremoti, uragani,
vulcani
di
Matteo Liberti
I
cosiddetti disastri naturali sono oggi un
fenomeno che sempre più di frequente chiede di essere
ascoltato. O meglio, rispetto al passato, quel che è
cambiato è l'atteggiamento collettivo, condizionato
dall'esplosione dei media e dal fatto che oggi, più
che nelle epoche precedenti, appare quasi
inconcepibile un'incapacità umana a domare le
cosiddette forze della natura.
Ad
ogni modo le statistiche ci riferiscono, a
scorrerne qualcuna, che la minaccia proveniente da
fenomeni naturali come terremoti, eruzioni, uragani,
inondazioni, desertificazione, è un problema rilevante
e da affrontare (per quanto possibile) con estrema
risolutezza…
Nelle sole isole britanniche sembra ci sia in media un
terremoto ogni quattro giorni… il dieci per cento
della popolazione mondiale vive poi sotto la minaccia
di più di 1.500 vulcani attivi… e tsunami dalle onde
colossali viaggiano attraverso gli oceani ad una
velocità di centinaia di chilometri orari…
Oltre l’allarmismo, proviamo a vedere, seppur in
maniera veloce ed estremamente riassuntiva, di cosa si
tratta, cosa sono e come nascono questi disastri
naturali.
I
terremoti:
Il
terremoto è sostanzialmente causato dal movimento dei
piatti tettonici, sezioni individuali che, unite
assieme, costituiscono la superficie della Terra, un
po’ come i vari elementi di un pallone da calcio.
Quando due piatti tendono a spostarsi, l’ammasso
pietroso che li divide viene smosso e si verifica un
movimento sismico ed improvviso sulla superficie
terrestre, un terremoto.
La
Terra è costituita da tre strati principali:
Il
nucleo, al suo centro;
Il
manto, uno strato semifuso e mobile vicino al nucleo;
La
crosta terrestre, lo strato in cui noi viviamo.
La
crosta si estende su 12 piatti tettonici individuali.
Sotto la crosta, la radiazione dal centro della Terra
scalda il manto semifuso a temperature di oltre
5000°C...
Ora, i fluidi, anche la pietra fusa, quando riscaldati
sono colpiti da un processo che produce uno
spostamento nella zona di liquido più freddo, creando
così una corrente. Da qui si produce il movimento dei
piatti tettonici che, seppur lentissimo, può produrre
ogni anno sconvolgimenti degni di un’arma militare. Il
punto dove il terremoto è più forte è ovviamente
quello in cui si svolge l’attività sismica,
l’epicentro. Da qui viaggiano per chilometri le onde
sismiche…
I vulcani:
Tra i fenomeni naturali, veder eruttare un vulcano è
senza dubbio tra le esperienze più terrorizzanti.
La loro potenza di fuoco è estremamente distruttiva ed
impossibile da domare.
Si
calcola che circa un decimo della popolazione mondiale
viva sotto il pericolo di vulcani.
Secondo il Smithsonian Institute sono 1511 i vulcani
attivi in tutto il globo, più molti altri inattivi che
potrebbero però riattivarsi in qualsiasi
momento.
Così come i terremoti, anche i vulcani si formano in
particolari punti della crosta terrestre, le linee di
fallo. Quando due piatti tettonici collidono, si può
determinare il giusto contesto per un’attività
vulcanica.
L’acqua intrappolata nella crosta può provocare delle
reazioni all’interno del manto terrestre. Quando
l’acqua si mischia nel manto, si produce un
abbassamento del punto di fusione di quest'ultimo, che
inizia a fondersi dando origine al magma.
Essendo meno denso della pietra solida, il magma
comincia a risalire attraverso la crosta terrestre. La
pietra incontrata nel suo percorso tende a fondersi,
aumentando così il volume magmatico.
Il
flusso del magma si ferma solo quando incontra uno
strato di pietra con una pressione superiore alla sua.
A quel punto si raggruppa sotto la superficie della
terra in una sorta di camera magmatica.
Quando la pressione all’interno della camera aumenta,
il magma riesce finalmente ad attraversare
completamente la costa terrestre, formando, sulla
superficie, il vulcano.
Giunto sulla superficie terrestre, il magma prende il
nome di lava.
Le
eruzioni Vulcaniche variano nell'intensità e nella
forma secondo due fattori:
La
quantità di gas contenuta nel magma;
La
sua viscosità.
In
generale, le eruzioni maggiormente esplosive
sono date da un alto livello di gas e da una elevata
viscosità.
Ovviamente sono occorsi milioni di anni ed
elevatissime quantità di lava ed eruzioni affinché si
formassero vulcani delle dimensioni dell’Etna o del
Vesuvio…
Gli uragani ed i tornado:
Con la grande copertura mediatica dedicata ai tornado
ed agli uragani che stanno colpendo l’America, si
potrebbe pensare che sia questa la zona maggiormente
tormentata da questi fenomeni, ma anche nel resto del
mondo la loro presenza non è da meno, anzi...
Probabilmente il record negativo è europeo, in
particolare del Regno Unito. Qui, secondo i dati
dell’università di Chicago, ci sarebbero circa 33
tornado ogni anno, in un’area che è 38 volte più
piccola di quella statunitense.
Ma
come si formano i tornado?
Succede che flussi di aria calda e di aria fredda si
scontrano, generando un’area rotante di bassa
pressione che produce nubi temporalesche. L’aria
all’interno di un fronte di bassa pressione risale
creando un effetto di risucchio. A questo punto l’aria
calda che è sul livello del terreno inizia a vorticare
sempre più velocemente. Queste fortissime correnti di
aria creano un vortice di vento, un tornado,
che può raggiungere (sebbene assai raramente) i
cinquecento chilometri orari. Li dove la punta del
tornado tocca il terreno, si genera la sua più alta
forza distruttrice.
Altra cosa sono gli uragani.
Da
definizione, un uragano è un temporale con un centro
di bassa pressione tipico dei paesi tropicali. Nel sud
est asiatico sono meglio conosciuti come tifoni,
nell’oceano indiano come cicloni.
Gli uragani possono provocare venti impetuosi, onde
enormi e pesanti inondazioni. Nel 1998, l’uragano
Gilbert produsse venti da 250 chilometri orari
uccidendo 318 persone e devastando parte della
Giamaica, per non parlare di New Orleans e del recente
Katrina.
Gli uragani sono alimentati dall’energia calda
rilasciata dalla condensazione del vapore acqueo. La
condizioni migliore per il formarsi di un uragano è
poi data da una temperatura dell’acqua (sulla
superficie) di circa 26 gradi e mezzo.
L’aria calda sopra le acque tropicali aumenta
rapidamente quando viene ulteriormente riscaldata dal
mare, iniziando a girare e roteare creando un’area di
bassa pressione, il cosiddetto occhio, ben
visibile dal satellite.
Gli uragani si muovono di solito abbastanza
lentamente, ad una velocità di circa 30-40 chilometri
orari, portando piogge torrenziali, temporali e venti
molto forti. Le zone più a rischio sono ovviamente
quelle costiere.
Una volta giunto sulla terraferma, un uragano può
provocare danni molto estesi e per più giorni
consecutivi, ma senza più acqua calda a rinvigorirlo,
è destinato a morire rapidamente, come del resto tutto
quel che ha incontrato lungo il suo breve ma intenso
cammino...
Riferimenti
bibliografici:
Clive
Ponting, Storia verde del mondo, SEI, Torino
1992
http://www.bbc.co.uk/science/hottopics/naturaldisasters/floods_storms.shtml
http://hurricanes.noaa.gov/ |